Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
Capita di sovente, nella stortura democratica dello Stato di diritto all’incontrario, che una vittima di soprusi, violenze e abusi di potere diventi carnefice, di non si sa cosa: prima, agli occhi del giudizio che domina con il potere di una legge fatta ad uso e consumo dei potenti e poi, agli occhi dei cori malcerti e sottomessi che non vedono quanto colludano con questo stesso potere di giudizio e di condanna sociale, tanto temuto quanto consapevolmente o inconsapevolmente difeso e supportato.
Così è nella cronaca del caso che per i media è Mattia, un bambino ischitano che a pochi anni di vita si è visto togliere il diritto di essere protetto da sua madre, e il caso di sua madre appunto, Mariarosaria Di Meglio.
Quest’ultima, portata avanti oltre che dalla sua cultura, dalla sua dignità e dalla sua conoscenza del diritto, acquisita, immagino, per forza di cose nello strenuo combattimento contro questo Stato di non diritto, è una madre che nessuno ha davvero sostenuto, oltre i limiti indotti da questa legge senza diritto.
Una madre accusata, mentre l’abuso la circondava con l’intenzione di toglierle il suo bambino dalle braccia, di non collaborare con questo potere arcigno, peggio, di aggravare la situazione facendo della sua casa, dimora familiare, affetto e amore materno, una fortezza da espugnare, con la forza, certo, solo con la forza. Non si è attenuta (questa la sua colpa) al protocollo che prevede tonalità morbide per l’esecuzione di una condanna così disumana quanto quella di strappare l’amore all’amore. Si è chiusa in casa, con sua madre e suo figlio, supplicando una vera vicinanza, fattiva, una solidarietà da parte delle mamme del vicinato, le quali non hanno potuto fare niente contro le divise e gli attrezzi degli espugnatori, i quali, dicono, certo dispiace, ma facciamo solo il nostro lavoro. Una violenza ripresa da una telecamera, un video dell’orrore su cui riflettere.
L’impotenza e la paura davanti ad un potere di fronte a cui si resta impotenti, conduce spesso alla collusione con questo stesso potere, soprattutto (e forse solo) quando l’abuso non tocca sulla pelle e allora, anche per la paura inconscia di “fare la stessa fine”, come si dice, si finisce per colludere con il carnefice, invece di difendere la vittima. Così nascono le dinamiche del coro. E si ascolta un coro ambiguo, in questo video, fatto di dolore, da una parte, e preoccupato solo di favorire l’approccio morbido voluto dal protocollo del potere con i suoi abusi, dall’altra parte.
Non collaborativa, così, resta solo questa donna, con sua madre e il suo bambino. Non collaborativa come lo si dice di un carcerato che non voglia fare i nomi dei compagni della sua banda. Non collaborativa come un omicida che non voglia confessare.
Oggi, questa antica denominazione è usata in tutt’altro verso. Oggi non collaborativi non sono i colpevoli, bensì gli innocenti; essere non collaborativi vuol dire non stendere un tappeto rosso all’invasore. Al menzognero. Al prepotente appoggiato dal potere. Al maligno.
Cornut’ e mazziat’ si direbbe a Napoli, ma questo è un proverbio estendibile in tutta Italia.
A conclusione del misfatto, l’ipocrisia neanche tanto subdola di questo potere ridotto alla violenza plateale, ha chiamato l’ambulanza, per il bambino, per curarlo d’urgenza da tutte le violenze subite, compresa quest’ultima, quella statale.
Questo bambino, un giorno, divenuto grande, avrà meno voglia di lottare contro sua madre che non ha potuto difenderlo dalla violenza del rapimento (come spesso purtroppo capita ai figli strappati a forza dai genitori, a beneficio delle case famiglie e dei loro benefattori, lo Stato), e più voglia invece di lottare contro la vera violenza, in tutte le sue forme, comprese quelle legali.
Dove lo hanno portato? Casamicciola. Nella stessa casa famiglia che, nel lungo corso di questo processo, si è trovata sotto i riflettori dello scandalo (maltrattamenti di minori) per il quale una suora è stata arrestata.
Intanto la casa famiglia è viva e vegeta. Poi, se per una volta l’innocente viene difeso dalla legge, che colpa ne ha questa donna, con il suo bambino, che la legge non ha difeso?
Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
Per approfondire la vicenda:
https://www.ildispariquotidiano.it/it/il-piccolo-mattia-collocato-presso-la-casa-famiglia/