DI WILLIAM BOWLES
Global Research
Picco del Petrolio? Perchè non Picco dell’Acqua che, dopo tutto, è molto più importante per la vita di quanto sarà mai il petrolio e viene consumata in quantità enormi dallo stesso sistema economico che ha masticato il petrolio?
In effetti, l’acqua è un segno molto più potente e rilevante, più di quanto lo sia il petrolio, del modo in cui il capitalismo distrugge il pianeta.
Nonostante sia anche questa una risorsa limitata, è anche una risorsa rinnovabile attraverso il processo di riciclaggio, cosa che viene fatta dalla natura in un altro dei suoi incredibili cicli che mantengono stabile la biosfera; cosa che chiamiamo omeostasi e in cui si incontrano chimica, biologia e fisica. L’acqua è così di gran lunga più emblematica dell’irrazionalità della produzione capitalistica di quanto sia il petrolio, poichè anche una risorsa rinnovabile è consumata dal capitalismo. Per questo non riesco proprio a capire il fatto che alcuni a sinistra (i quali penso dovrebbero sapere meglio) si sono corrotti nelle bugie del “Picco del Petrolio”.
“Essere a corto di petrolio” è essenzialmente un problema per il capitalismo, non per voi e per me. In effetti, “essere a corto di petrolio” forse è una benedizione mascherata. Pensate solo, potremo trovarci nuovamente a vivere in un mondo senza sacchetti di plastica! [1]
Chiaramente, petrolio e gas sono risorse non rinnovabili [2], e poi è così ogni altro elemento, miscela e composto presente sulla terra [3]. Cosa rende il petrolio così importante è la sua centralità per la produzione capitalistica e specialmente la sua capacità di dichiarare guerra, è per questo che ci sono tutte le storie su questo [4]. Ma perchè la sinistra si è corrotta in queste bugie del “Picco del Petrolio”?
Sospetto che parte del problema stia nella posizione ideologica della sinistra, che se da un lato si oppone giustamente al consumismo, uno stile di vita che in definitiva consuma tutto, dall’altro deve confrontarsi con la questione ben piú difficile di porre un’alternativa.
Il petrolio è diventato il simbolo dello stile di vita capitalistica, tuttavia è assurdo sostenere che cesseremo di usare il petrolio, almeno in tempi brevi. La questione reale è come potrebbe essere consumato e chi decide in modo critico?
Va anche assunto il fatto che noi che viviamo in Occidente abbiamo assorbito l’ideologia dell’Impero e questa include quelli tra noi di sinistra, i quali suppongono che la natura e la quantità dei loro consumi non è trattabile, a meno che il corso del capitalismo non faccia questo per loro.
Certo, noi potremmo “essere a corto di petrolio”, ma allora? Siamo anche a corto di elio. Ma lasciatemi riformulare questo: noi “siamo a corto” di fonti economicamente produttive di petrolio. E per economicamente produttive, intendono redditizie da estrarre, non che ci sia scarsità.
Poi c’è il problema del riscaldamento globale/cambiamento climatico cui indubitabilmente, sotto forma di diossido di carbonio, il bruciare combustibili fossili è una causa fondamentale. Ma un contributo anche più infiammabile al riscaldamento globale è il gas metano (che trattiene calore dieci volte più del diossido di carbonio), prodotto in enormi quantità dalla carne bovina per tutti quei miliardi di hamburger. Ancora una volta, il problema non è la produzione di per sé, ma le quantità e le inevitabili alterazioni e disuguaglianze che la monocoltura crea e perpetua.
Perciò il consumo di petrolio, allo scopo di soddisfare le richieste degli azionisti, è solo un aspetto di un capitalismo consuma-tutto. Scegliere il petrolio, distinguere un caso speciale per questo, sembra inutile e proprio come il “problema della sovrappopolazione”, un gigantesco depistaggio, che dirige lontano dalla soluzione reale alla nostra crisi.
La verità è che le economie capitalistiche non vogliono cambiare il modo in cui “fanno affari” proprio come le società che spesso sono restie all’introduzione di nuovi modi di fare le cose perchè li ritengono non proficui o troppo costosi da implementare.
Se la ricerca del profitto è l’unica forza trainante allora è che stiamo per essere a corto di petrolio e di un sacco di altre cose. E non dimentichiamoci che la singola più grande consumatrice di petrolio nel pianeta è la macchina militare USA.
Indubbiamente poichè il petrolio è così essenziale alle economie capitalistiche e via via che si fa più costoso estrarlo, diventa (un’altro ancora, se importante) motivo di conflitto ma non più di quanto altri materiali sono strategicamente critici, specialmente i cosiddetti elementi rari della terra tanto richiesti dal settore elettronico.
Quindi perchè si è puntata l’attenzione sul petrolio e non inizialmente dalla sinistra ma dall’industria petrolifera stessa?
Durante i cento anni passati le maggiori potenze occidentali si sono assicurate le risorse petrolifere. Due guerre mondiali e un numero incalcolato di guerre “minori” sono state combattute per l’accesso al petrolio, e il suo possesso. Il problema quindi non è la sua abbondanza o scarsità, ma chi controlla e chi determina come viene usato?
La cronaca dei media in Occidente potrebbe essere la nostra guida quanto al ruolo del petrolio nelle nostre economie dove si suppone che l’accesso al petrolio è un nostro diritto donatoci da Dio, quindi ascoltiamo costantemente il motivo “sicurezza energetica” e ora subito seguito dal motto “picco del petrolio”.
Ci sono nuovi giacimenti di petrolio e gas che vengono scoperti continuamente ma non sono più concentrati in pochi luoghi. Quindi non è che il mondo sia “a corto di petrolio” ma gli accessi dell’Occidente alle scorte mondiali sono ora limitati non solo dal loro costo di estrazione [5] ma dal fatto che ciò comporta per l’Occidente, principalmente per gli USA che hanno bisogno di controllare sempre più luoghi, la necessità di espandere le proprie basi militari. Ciò diventa un circolo vizioso di consumo, produzione, espansione e guerra.
Il petrolio, insieme a molte altre risorse (incluse le persone) alimenta l’inesauribile espansione della produzione capitalistica. Dimentichiamo il “picco del petrolio”, sbarazziamoci invece del capitalismo e dopo potremo decidere come migliorare, come condividere e mantenere le risorse della Terra tra tutti i suoi abitanti, presenti e futuri.
NOTE
[1]. Apparentemente, noi “consumiamo” 600 milioni di tonnellate di plastica ogni anno, e viene tutta prodotta dal petrolio.
[2]. A meno che non appoggiate la teoria dell’abiogenesi, ovvero l’origine non organica del petrolio (pagina in inglese, ndt). Ma anche se questa ipotesi fosse corretta, i materiali grezzi di cui è fatto il petrolio sono pure limitati proprio come qualsiasi altra cosa. Guardate anche questo (documento in inglese, ndt) per alcuni riferimenti al “Picco del Petrolio”.
[3]. Attualmente, la terra è una rete importatrice di energia e materiale, è questo che rende i pianeti così speciali siccome funzionano in maniera antientropica a differenza praticamente di qualsiasi altra cosa nell’universo.
[4]. Nonostante la competizione tra economie fu una delle cause essenziali delle due Guerre Mondiali, in entrambi i casi il petrolio ha agito da catalizzatore. Nella Prima guerra Mondiale, fu la spinta della Germania verso est, dove questa minacciò i beni e l’accesso alle risorse dell’Impero Britannico. Nella seconda, l’invasione di Hitler, ancora verso est, fu essenziale per fare il pieno alle sue armate e in seguito, fu l’embargo Usa sugli accessi al petrolio del Giappone, ancora una volta ad Est, che segnalò l’attacco a Pearl Harbor.
[5]. In ogni caso, il “costo” non è determinato dal suo reale costo di estrazione, ma da quale prezzo viene disposto sul mercato mondiale. Non sarebbe stata una buona cosa se il petrolio fosse diventato così costoso a causa dell’effettiva scarsità oppure come adesso, a causa della flessione economica, che il suo consumo è sceso radicalmente? Saremmo stati costretti a incentrarci su risorse alternative, come il gas o un gran numero di alternative. Ci sarebbe stata la volontà di fare così.
Titolo originale: “Peak Oil? Why not Peak Water”
Fonte: http://www.globalresearch.ca
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25.09.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DONATO PINTO