Neoguerre europee: inclusive, ecocompatibili, a cervello zero

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Di Nestor Halak per Comedonchisciotte.org

C’erano già dei segnali da tanto tempo, ma devo ammettere che mi sono pienamente reso conto della gravità della mutazione che ha subito la società occidentale e soprattutto quella europea, solo pochi anni fa, esattamente in occasione della “pandemia” quando per far fronte ad una emergenza più creata ad arte che reale, sono state prese misure straordinarie, irrazionali e incoerenti. Ci siamo improvvisamente trovati all’interno di un tipo di situazione che non mi pareva più possibile potesse verificarsi nei nostri “ragionevoli” paesi e ciò in conseguenza della crescita scientifica, civile e sociale che credevo si fosse verificata e consolidata quantomeno a partire dal dopoguerra.

Che la società contemporanea potesse di nuovo infilarsi in una sorta di delirio paranoico e irragionevole senza che la grande maggioranza delle persone se ne rendesse neppure conto, mi pareva oramai qualcosa fuori dai tempi, impossibile da ripetersi, anche se situazioni simili si erano verificate ripetutamente nella storia.

Come potevano i bonari e ragionevoli governanti dell’occidente, pensavo, che finora più o meno bonari e ragionevoli lo erano spesso stati quanto meno all’interno dei propri confini, essersi trasformati all’improvviso in burattini malevoli e dolosi in mano ad un potere sfuggente, pronti a qualsiasi misfatto verso i loro stessi popoli pur di portare avanti i loro progetti scellerati? E d’altra parte, come potevano questi popoli, benestanti, scafati ed istruiti farsi convincere che una epidemia parainfluenzale più severa del solito fosse la peste nera?

Avrebbe dovuto essere sufficiente guardarsi attorno, eppure i fatti stanno a dimostrare che non è così. Oramai la realtà virtuale era diventata più forte di quella reale. Paradossalmente da tutta la faccenda “pandemia” ne è uscita molto meglio la società africana, cui di solito non diamo molto credito, dove infatti i danni procurati non tanto dalla malattia, ma dalle reazioni alla malattia sono stati di gran lunga inferiori.

L’occidente pandemico, isterico e paranoico, mi pareva irriconoscibile rispetto a quello nel quale ero cresciuto. Ma ne ho preso atto: la maggioranza al contrario, sembrava non accorgersene e, soprattutto, non volersene accorgere.

Pareva abbastanza ovvio pensare che l’emergenza sanitaria sarebbe finita nel momento stesso in cui si fosse cessato di fare “tamponi”, ma quando il fatto è successo davvero, di nuovo mi è parsa irreale la subitanea accettazione da parte della massa della nuova realtà: com’è che una persona terrorizzata oramai da anni dai quotidiani bollettini dei morti, convinta della necessità di andarsene in giro con una pezzuola sulla faccia e di farsi iniettare da sana misteriose pozioni, poteva così rapidamente dimenticare  tutto senza neppure porsi qualche domanda?

La verità  è che quasi tutti sono incredibilmente disposti a credere ad una narrazione sufficientemente ripetuta e ad eseguire senza discutere,  e soprattutto senza pensare, gli ordini che di volta in volta  vengono diramati dalla televisione e dai telefonini perennemente tra le mani,  per quanto mutevoli e contraddittori possano essere. A raccontarla qualche decina di anni fa, non ci avrebbe creduto nessuno, sarebbe parso un racconto di fantascienza come infatti ce n’erano di simili.

Ma non era affatto finita li, i burattini malevoli, dato che nessuno metteva in dubbio il loro operato, sono rimasti al potere con tutti i loro progetti e, dato il buon successo ottenuto, smessi i tamponi, hanno ben pensato di passare ad altro. Così, in sostituzione della morte nera, si sono subito attivati a propagandare ciò che sembrava oramai impensabile e definitivamente screditato in Europa: la buona, vecchia guerra.

Tutti i media, sempre guidati dalla televisione e dai telefonini, hanno improvvisamente cominciato ad assuefare il pubblico alla guerra e alle sue cupe atmosfere. Lasciato cadere il virus assassino, aiutati anche dal fatto che i più anziani erano stati allevati nel clima della guerra fredda, hanno costruito un nuovo spauracchio, la Russia del sanguinario dittatore Putin, che per quanto riluttante ad impegnarsi e accomodante fosse stata fino ad allora, è stata alla fine costretta a reagire alle incessanti provocazioni. Che cos’era questa reazione, in vero molto misurata, se non la prova provata che le bestiali orde bolsceviche erano di nuovo in procinto di invadere la civile Europa? Per la verità era sempre accaduto il contrario, ma fa niente: licenza poetica.

Lo stupefacente è che nonostante lo scontro sia stato previsto ricercato e voluto con tutti i mezzi possibili, l’occidente è parso completamente impreparato non appena la realtà ha cominciato a differire dalle previsioni incredibilmente ottimiste secondo le quali la Russia avrebbe dovuto subitaneamente crollare di fronte alle irresistibili sanzioni, disarcionando il malvagio Putin e dividendosi da sola in innocui pezzetti. Nessuno, pare, aveva pensato a cosa fare nel caso la Russia avesse resistito almeno un poco senza arrendersi agli ucraini che erano superiori per definizione in quanto armati, addestrati e diretti dalla Nato. Forse l’eventualità pareva troppo stravagante ai think tank per prenderla in considerazione.

Con la guerra che proseguiva, l’occidente è subito apparso debole sia dal punto di vista militare, che industriale, che sociale. Gli eserciti europei, si sapeva, sono poco più di una barzelletta: probabilmente la stessa Ucraina sarebbe al momento in grado di arrivare facilmente a Berlino. L’unica forza militare seria, per quanto enormemente esagerata dalla propaganda, è  in pratica l’esercito statunitense, o meglio l’aeronautica e la marina, ma anch’ esso è più una macchina per far soldi, come tutto in occidente, che una forza militare.

Se ci sono voluti mesi di sforzi mondiali congiunti per mettere insieme un corpo di spedizione in grado di sconfiggere un paese povero, piccolo e arretrato come l’Iraq, c’è da pensare che neanche in anni la Nato sarebbe in grado di fare qualcosa di simile in Europa contro un avversario di status comparabile al proprio. Di fatto tutti i numerosi conflitti successivi alla II guerra mondiale combattuti dagli Stati Uniti in giro per il mondo, sono stati contro paesi quasi indifesi: erano solo la parodia della guerra per di più con esiti incerti dal punto di vista militare e decisamente negativi da quello politico. Come si può in tali condizioni pensare di sfidare una potenza nucleare come la Russia? Evidentemente solo sottovalutandola in maniera grottesca.

Dal punto di vista industriale – e la produzione industriale è la  parte più importante in una guerra moderna – l’occidente esce da decenni di progressiva finanziarizzazione e dematerializzazione dell’economia e trasferimento della produzione di beni reali in paesi terzi al solo fine di poter lucrare sulla differenza dei salari e dei costi. E’ quindi solo dopo essersi impegnati fino al collo in un conflitto per procura che ci si accorge che il potenziale produttivo non è in grado di fronteggiare una guerra vera contro un nemico vero? Saranno anche i soldi a vincere la guerra, ma i cannoni ci vogliono pure, almeno se il nemico non è in vendita.

Dal punto di vista sociale, la guerra trova un occidente grasso e svogliato, indebolito da folli politiche di immigrazione di massa che hanno minato le stesse basi etniche delle nazioni, da altrettanto folli ideologie di distruzione delle basi fondanti dell’identità occidentale propagandate come un nuovo vangelo, da impulsi suicidi giustificati da inaffidabili scenari di cambiamenti climatici e perfino dalla recente follia pandemica. Fuori da poche migliaia di deficienti, dove pensano di trovare le truppe per invadere la Russia? Truppe che anche qualora esistessero, non sarebbero in grado di rifornire?

Sembra insomma che, schizofrenicamente,  da una parte si voglia per forza sfidare i russi alla guerra e dall’altra, anziché prepararsi, si faccia il possibile per rendersi sempre più deboli. Credono forse di vincere la guerra con le politiche green? Pare di sì. Probabilmente la vittoria dovrebbe arrivare come una magia new age in chiave gotica, in virtù delle nostre superiori vibrazioni. In mancanza di truppe, l’unica opzione realistica che resta è quella atomica,  ma sfortunatamente anche i russi hanno le atomiche, forse anche più efficienti delle nostre: non era acclarato che un conflitto atomico, non ha vincitori? O forse pensano che un primo colpo, se ben assestato, specie se si mettono abbastanza missili in Ucraina, in Finlandia, in  Svezia, missili che devono fare poca strada per arrivare al bersaglio, possa impedire al nemico una rappresaglia efficace? Ma ne siamo sicuri? Siamo sicuri che, parafrasando Mussolini, con solo pochi milioni di morti ci si possa sedere al tavolo dei vincitori? E se poi non funziona? Forse il numero dei morti non ha importanza, purché ci sia parità di genere. Anche LGBT+, naturalmente. Oppure si conta che i russi si arrenderanno volentieri non appena adeguatamente circondati?

Ancora una volta, chi si salva dall’incantamento della propaganda onnipresente, ha una netta impressione di irrazionalità, di follia, di cose fatte a caso, senza piani di riserva, di una classe dirigente  incapace di vedere l’insieme della situazione. D’altra parte la stessa Russia sembra avere notevoli difficoltà nel rendersi conto del senso delle politiche occidentali e continua ad inseguire miraggi di accordo.

Eppure la malafede della controparte era già chiara all’epoca di Euromaidan e ribadita con gli accordi di Minsk primo e secondo (c’è pure la confessione di dolo dei protagonisti), ma ancora nella primavera del 22, subito dopo l’inizio dell’Operazione Speciale, nuovi compromessi furono quasi raggiunti con la mediazione dell’infido (ma almeno infido pro domo sua) Erdogan e l’intesa prevedeva clausole non molto diverse dai Minsk: questa volta indipendenza anziché autonomia degli oblast di Donesk e Lugansk, riconoscimento di fatto della sovranità russa sulla Crimea, impegno alla neutralità dell’Ucraina. Il minimo indispensabile per non dichiararsi sconfitti. Nessun riferimento alla “denazificazione” che in pratica non può che significare un cambio di regime a Kiev.

Viene da chiedersi: questo sarebbe stato sufficiente alla risoluzione della questione ucraina dal punto di vista russo? Ricordo che il cuore del problema è l’espansione progressiva della Nato verso est fino ad incorporare parti stesse del mondo russo come è certamente il caso dell’Ucraina. Aveva forse un qualche senso l’impegno del governo Zelensky, fantoccio Nato,  a non aderire alla Nato? Anche se garantito da Parigi, Londra e Washington? L’Ucraina di Zelensky non è già membro della Nato a tutti gli effetti pratici tranne il formalismo giuridico? Non sta forse combattendo una guerra per conto della Nato con i soldi e le armi della Nato? E’ un paese indipendente che può trattare in politica estera o è già un protettorato occidentale con un governo nato da un colpo di stato organizzato dalla Cia? Cosa faceva pensare ai russi che un accordo ulteriore con le stesse inaffidabili controparti  che avevano già tradito i primi potesse questa volta essere rispettato? Come pensavano di costringere l’Ucraina non tanto a non entrare nella Nato, ma ad uscirne? Tutto questo mi è sempre sembrato piuttosto misterioso.

In un certo senso, paradossalmente, il famoso intervento di Boris Johnson può essere visto come una benedizione per i russi: ha evitato loro di impantanarsi per qualche anno ancora nella rasputiza di un ennesimo accordo farsa. E viene da chiedersi: il prossimo accordo sarà ancora su questa falsariga? Forse no: mi pare che lo stesso Putin abbia recentemente confessato di essere stato in passato piuttosto “naive” nei suoi rapporti con l’occidente.

Ma il massimo dell’irragionevolezza sembra comunque appannaggio della vecchia Europa. Gli americani qualche successo importante l’hanno ottenuto, primo fra tutti la separazione dell’Europa dalla Russia, che se collaboranti avrebbero garantito la loro marginalizzazione sul piano mondiale,  e hanno ottenuto la rovina dell’industria europea loro temibile concorrente, per non parlare della soddisfazione di essere riusciti a provocare una guerra civile nel mondo russo.

Il bilancio degli europei, al contrario, è fallimentare sotto ogni punto di vista e, ragionevolmente, non poteva che esserlo: lo avrebbe capito un bambino. Ma evidentemente non uno Scholz o un Macron, o una Van der Layen o anche una Giorgia Meloni.  Hanno semplicemente gettato alle ortiche l’accesso conveniente all’ energia, alle materie prime e ad un mercato importante per le loro merci. Tutto in cambio di una guerra in casa.

Incredibilmente i leader del continente continuano a dimostrarsi persino più bellicisti dei neocons americani, fremono per una guerra che deve necessariamente svolgersi sul loro territorio e non su quello di Washington e dalla quale hanno tutto, ma proprio tutto, da perdere.  Persino al punto al quale siamo arrivati, cioè a guerra quasi persa, insistono e continuano a rilanciare, col rischio sempre presente di una catastrofe nucleare. Un comportamento più stupido di così, è riuscito solo agli ucraini.

Invocare la dipendenza e la subordinazione agli Stati Uniti, non basta più: questi europei ci mettono molto del loro e mi paiono alla fine pienamente responsabili della loro rovina. Sarebbe infatti bastato molto poco per evitare di essere trascinati nella situazione attuale, non sarebbe stato neppure necessaria una ribellione aperta od un cambio di campo, bastava non collaborare, mantenersi equilibrati, tirare indietro, mandare a quel paese la Nuland, non farcisi mandare da lei e le cose non sarebbero mai arrivate fino a questo punto.

A quanto pare ci sono dei periodi nella storia in cui intere nazioni si fanno prendere da una sorta di follia autodistruttiva e i nostri giorni sembrano uno di quei momenti. Col senno del poi ci sembra incredibile che i pragmatici ed efficienti olandesi del seicento si siano fatti prendere dalla febbre del tulipano o che i popoli europei dell’era moderna consentissero ad essere terrorizzati da un pugno di fanatici religiosi che seri e compunti disputavano su fatti inesistenti con ragionamenti ridicoli.

Chi prenderebbe sul serio oggi le streghe che volano al sabba sulle scope? (Forse qualcuno sì)  Eppure prendiamo molto sul serio fior di ciarlatani televisivi che un giorno ci dicono che le pezzette sul viso non servono a nulla e quello successivo che ci salvano la vita, oppure ci ordinano di prepararci alla guerra perché i cavalli cosacchi stanno per abbeverarsi alle fontane di Roma.

Non c’è molta differenza coi tulipani. Anzi, negli ultimi anni mi pare di assistere ad un declino intellettuale progressivo. I lettori più anziani ricorderanno di aver sentito parlare in televisione i politici della prima repubblica, ebbene tutti, indipendentemente dal colore politico, davano l’impressione di essere ben preparati, di sapere di cosa stavano parlando, di aver fatto una sorta di scuola ed era facile capire che non sarebbe stato facile per nessuno batterli sul piano dialettico.

Provate ad ascoltare quelli che vanno per la maggiore adesso: faticano a mettere assieme un ragionamento coerente, sembrano non sapere quasi nulla del mondo, parlano per lo più per slogan e si contraddicono a distanza di pochi giorni. Probabilmente sono lo specchio dei loro elettori. Nessuno propone più visioni differenti della società, tentano di dare un colore ai loro partiti sostanzialmente intercambiabili azzuffandosi su questioni irrilevanti, ma senza mai non solo mettere in dubbio, ma neppure parlare dei fondamenti dell’attuale sistema di potere sui quali sono tutti d’accordo come si è d’accordo sull’esistenza della gravità: il primato dell’oligarchia economica sulla politica, il liberismo, il mito del mercato, i miti sanitari e ecologici, l’Unione Europea, la Nato, la subordinazione agli Stati Uniti, l’appoggio ad Israele qualunque cosa faccia, il politicamente corretto, l’auto da fé da imporre ai rieducandi.

La popolazione, sempre più instupidita dalla propaganda incessante, da un’istruzione sempre più carente, dai telefonini (qui non prende? sei riuscito col wifi?), dai social, dalle imprese filantropiche degli oligarchi “visionari”, rincoglionita di sigle al posto dei nomi e di serie televisive inclusive, ecocompatibili, gay friendly e a cervello zero, non riesce neppure più ad immaginare che possa esistere una visione alternativa delle cose e gli pare che il progresso consista nel mettere una terza o magari una quarta opzione alla voce sesso dei formulari on line.

Intanto la propaganda bellica va avanti e pian piano la guerra per imporre una democrazia di cui si sono perse le tracce, viene sdoganata, diventa normale, come le pezze sul viso e la cura obbligatoria per sani. Forse, chissà, la guerra vera e propria a casa nostra non ci sarà, soprattutto perché, a quanto pare, non ci sono proprio i mezzi per farla, ma un’economia di guerra mi sembra probabile e sarà una buona scusa per distruggere quel che resta del benessere degli europei. D’altra parte se agli americani, all’uno per cento degli americani, non volete più comprargli i vaccini, comprategli almeno le armi, costosissime e fragili, ma molto glamour: hanno da campà pure loro, no?

Io intanto ho prenotato le vacanze estive: con certi Micronapoleon in giro, fosse mai che siano le ultime.

Di Nestor Halak per Comedonchisciotte.org

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