FONTE: MOVISOL.ORG
Dal generale sconquasso della classe politica italiana, sta violentemente emergendo, al momento, una sola figura dotata di grandissime capacità affabulatorie: Matteo Renzi. Nonostante il contributo di idee che porta sia clamorosamente distruttivo – una radicalizzazione dell’esperimento liberista che, dal ’92, ci ha portato a questo stato di cose – , egli emerge a cospetto di avversari latitanti ed impotenti. Mentre monopolizza i salotti televisivi raccontando barzellette (soprattutto quando racconta di ciò che avrebbe fatto a Firenze!), i suoi avversari non trovano neanche il coraggio di denunciare la sua storia politica che in appena 8 anni, tra la Provincia ed il Comune di Firenze, dovrebbe già chiaramente inserirlo tra quei campioni della malapolitica che oggi sono avvolti dalle nebbie del giacobinismo. La cosa è strana, ma se si osservano i circoli finanziari e culturali che si sono collocati intorno a Renzi, risulterà chiaro il perché di questa particolare protezione di cui sta godendo il sindaco di Firenze.
Le sue amicizie pericolose con Ledeen
Durante questi anni di osservazione del primo cittadino fiorentino, abbiamo progressivamente intravisto in lui le impronte del profilo dispotico e narcisista. Un Nerone dei tempi moderni, un disinvolto utilizzatore delle leggi, del ricatto, della minaccia; un utilizzatore straordinario del metodo del doppio standard: imputare e rimproverare agli altri ciò di cui egli stesso è stato disinvolto utilizzatore, dall’uso arbitrario delle leggi, alla gestione improvvida delle risorse pubbliche. Lo stiamo vedendo anche in questi giorni: chiede che alle primarie del centro-sinistra possano partecipare tutti i cittadini, di qualsiasi orientamento politico, perché – accusa strumentalmente – altrimenti si ricorre a “pratiche staliniste” di schedatura dei cittadini! Ma come, proprio lui che si ispira al Pd statunitense, accetta di lasciare aperta la possibilità che uno stesso elettore voti prima per un partito/coalizione e poi per l’altro/a?
Quando abbiamo appreso di suoi contatti con la destra neo-conservatrice americana di matrice fascista, quello che a noi stessi poteva apparire un giudizio troppo severo su di lui, ci è sembrato invece pienamente confermato.
Il Corriere fiorentino del 6 settembre[1] riportava la inquietante notizia della vicinanza tra Marco Carrai – considerato l’eminenza grigia e il procacciatore di fondi di Renzi – e Michael Ledeen.
Su Ledeen abbiamo scritto molto e grazie al motore di ricerca interno di Movisol.org potrete trovare molto materiale su di lui, tuttavia è bene ricordare anche qui di seguito chi egli sia.
Ledeen, famoso per il libro “Fascismo universale” è già stato persona non grata in Italia; sono noti i suoi collegamenti con la Loggia P2 ed il Sismi, e le sue simpatie fasciste, dannunziane e guerrafondaie. Nel 2002 egli afferma: “La potenza formidabile di una società libera dedicata ad una sola missione è qualcosa che [i nostri nemici] non riescono a immaginare … La nostra vittoria inaspettatamente rapida in Afghanistan è il preludio di una guerra molto più vasta, che con tutta probabilità trasformerà il Medio Oriente per una generazione almeno e ridefinirà la politica di molti paesi più vecchi in tutto il mondo». Quindi, Ledeen profetizzava già nel 2002 la stagione di destabilizzazione del Medio-oriente che ha riguardato tutto l’ultimo decennio ed è ancora lungi da finire. Alla faccia dell’ex sindaco Giorgio La Pira che tanto lavorò per la pace in Medio-oriente ed a cui Renzi dice di ispirarsi!
Da quasi trent’anni Ledeen è il protagonista di alcuni degli episodi più spettacolari dello spionaggio, che vanno dallo scandalo Iran-Contra, alle operazioni di insabbiamento per proteggere i mandanti della Strategia della Tensione in Italia, compreso l’assassinio di Aldo Moro e il massacro della Stazione di Bologna, al Billygate che costò la rielezione a Carter. Sempre a lui sono riconducibili le prove false relative alle fantomatiche armi di distruzione di massa che Saddam Hussein avrebbe posseduto e grazie a cui è stata avviata la seconda guerra contro l’Iraq.
Ledeen è sostenitore del fascismo delle origini, quello dannunziano sostenuto anche da Renzo De Felice: un fascismo universale, non nazionalista. Dedito alle pratiche spiritiste – proprio come i martinisti che si celavano dietro i giacobini della rivoluzione francese – ritiene che il tempo attuale sia nella giusta direzione in quanto: “Lo stile politico dannunziano, la politica della manipolazione di massa, la politica dei miti e dei simboli, è diventata la norma del mondo moderno”.
Alla luce di tutto questo, considerati gli sconcertanti silenzi interni al suo stesso partito circa le spese pazze sostenute da Renzi in Provincia, ed il bilancio fallimentare della sua gestione come sindaco di Firenze, rileviamo che Renzi è stato individuato da ambienti potentissimi a livello internazionale, riconducibili ai neo-con fascisti americani, come colui i cui profili caratteriali saranno utili a procrastinare il periodo di supremazia della finanza sulle democrazie, e l’eliminazione degli stati nazionali.
Siamo ben consapevoli che a molti questo giudizio, vista la simpatia emanata dal personaggio, possa apparire azzardato. Tuttavia, per chi ne conosce l’opera, la permalosità e la vendicatività tipiche del narcisista, o per chi comprende le dinamiche della geopolitica nel suo funzionamento dietro le quinte, dove vengono prese le decisioni che i media non rendono visibili ai più, questo profilo risulterà tutt’altro che esagerato.
Follow the Money – Seguite i Soldi
Seguiamo i soldi e le relazioni. Il Corriere fiorentino[2] documenta di una cena, tenuta nei primi del 2012, in un lussuoso hotel di Milano con una nutrita compagine di imprenditori in cui non hanno mancato la presenza due uomini indicati come molto vicini a lui, l’ex assessore Giuliano da Empoli e il fidato Marco Carrai che erano reduci da una visita negli Stati Uniti, dove erano volati per stringere accordi con importanti ambienti finanziari. Quali, ci viene da domandare e in cambio di che cosa?
Nell’articolo pubblicato su Il Foglio “Chi scende in camper”[3] si apprende chi sono gli uomini del candidato presidente. Proviamo ancora a seguire i soldi e gli interessi.
Marco Carrai è l’uomo di fiducia, tesse rapporti col mondo finanziario e assicura i contatti con la nobiltà fiorentina, è legato a Comunione e Liberazione, rimandiamo ad un profilo dettagliato su La Nazione Firenze[4] Carrai è amministratore delegato di Firenze Parcheggi, siede nel board della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze, ma è presente in tanti consigli direttivi, come ad esempio L’Associazione Culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini[5], di cui vi invitiamo a scorrere i nomi dei soci per trovare conferme di questa analisi. Egli è membro anche dell’associazione noprofit Eunomia, in cui ricopre la figura di responsabile relazioni esterne per la promozione e la realizzazione di attività formative; un canale questo che alimenta il salotto buono delle relazioni internazionali, e che ha visto sin dalla prima edizione del 2005 la partecipazione di Micheal Ledeen, come qui alleghiamo[6].
Per essere vicino ai manager internazionali, al milanese Paolo Fresco (ex ad di Fiat, ex di Capitalia, ex General Electric), Renzi concesse il fiorino d’oro riservato ai fiorentini.
È assai significativa la presenza del manager David Serra, numero uno del potente hedge-fund (fondo speculativo) Algebris, che stando al Foglio e al settimanale “Il Mondo” riveste il ruolo di contributors di idee del programma renziano. Sebbene sia evidente che Renzi garantisca gli interessi finanziari contro quelli della popolazione, ci resta incomprensibile che questo suo profilo non emerga in modo chiaro nel dibattito politico. Sarebbe così semplice smontare sul nascere la fascinazione collettiva del giovane di spirito che viaggia in camper. Per la riduzione del debito pubblico, Renzi propone una serie di alienazioni del patrimonio pubblico e di cessioni di aziende quotate, tanto che la rivista “Il Mondo” in modo criptico nota che si tratta di “impegni da fare impallidire il piano annunciato 20 anni fa agli investitori internazionali sul panfilo Britannia”. Questo piano sarebbe in continuità con le politiche finanziarie predatorie di cui l’Eurosistema è l’elemento chiave, politiche che al contempo falcidiano le economie degli stati sovrani per indurle giocoforza a ricercare una unione superiore: più Europa, per l’appunto, non meno Europa! Ecco la contiguità di un candidato che pur di arrivare al successo è disposto a garantire la tenuta di un sistema finanziario decotto.
Sarebbero tanti altri i nomi da approfondire, ma prova è che stia tessendo tali e tante relazioni, dall’invito per il Big Bang di Luigi Zingales all’amicizia con il banchiere Lorenzo Bini Smaghi, Presidente della Fondazione Palazzo Strozzi, ex Membro del board della BCE, nonché nipote di quella Fioretta Mazzei così cara al sindaco Giorgio La Pira.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, ci ammonisce il proverbio: Renzi nelle scelte economico-sociali sta contraddicendo tutta l’opera del “Sindaco Santo” e si pone in continuità con le tesi liberiste del cattolico Don Luigi Sturzo, che ingaggiò sui quotidiani una fervente battaglia contro lo stesso La Pira e contro Enrico Mattei, che invece fecero di tutto per risollevare l’Italia.
Il non-programma politico di Matteo Renzi
Renzi stesso non lo ha definito un programma, introducendo le 26 pagine che dovrebbero rappresentare il suo manifesto politico, ma che di politico hanno ben poco. A leggere questo documento non si scorge affatto quella novità e quella freschezza, che Renzi sembrava promettere con il suo giovane viso. A leggerlo bene, questo documento porta una serie di formule liberiste che di nuovo hanno ben poco, accanto a qualche slogan e molta ideologia. Si rimane delusi a sfogliare quelle poche pagine scarne di idee e Renzi stesso sostiene che:” Qui non troverete né proclami, né promesse, perché la formula magica per risolvere i problemi dell’Italia non esiste” e ancora “Ecco perché non ha senso proporre l’ennesima ricetta calata dall’alto. Quel che serve è un’occasione per mettere in rete le migliaia di idee e di esperienze che fanno dell’Italia un Paese molto migliore di come ce lo raccontano i media e la politica”. A questo punto la domanda che viene spontanea è: ma Renzi ha una idea di come portare fuori l’Italia dalla crisi o vuole agire solamente da “collettore” di idee? Questa maniera di scimmiottare la “democrazia dal basso” di stampo grillino non ci sembra affatto sinonimo di leadership, né tantomeno una qualità per un futuro aspirante premier.
Questo partire dal basso e fare della sussidiarietà il filo conduttore del suo non-programma è l’aspetto più controverso, perché questo processo conduce allo sfaldamento della società civile e dello stato nazionale come già abbiamo avuto modo di scrivere in passato[7]. La sua continuità programmatica e politica con il governo Monti poi è impressionante: maggiore integrazione europea (ergo maggiore cessione di sovranità nazionale); dismissione del patrimonio pubblico; riduzione del 20-25% degli investimenti e dei trasferimenti alle imprese; obbligo per le Università di stabilire accordi con almeno tre banche per erogare mutui agli studenti; accelerazione sulle liberalizzazioni; priorità alle manutenzioni e alle piccole e medie opere; attrazione degli investimenti stranieri (Renzi lo sa che sono comunque un debito?); politiche del lavoro incentrate sulla flexsecurity (la precarizzazione del lavoro vista da sinistra); nessun ritocco alla riforma previdenziale introdotta da Elsa Fornero; incentivi alle fonti rinnovabili elettriche; riduzione del numero delle forze di polizia. Infine Renzi si dice completamente a favore del Fiscal Compact, dell’integrazione della vigilanza bancaria europea presso la BCE e dell’aumento di fondi al neo-costituito ESM. Sulla pericolosità di questi strumenti per le democrazie europee abbiamo già scritto[8].
Questi sono solo alcuni dei punti che, lungi dal risollevare il Paese dalla crisi, porterebbero a compimento l’agenda liberista e mondialista iniziata dal governo Monti. Insomma: ora che Monti sta diventando impopolare con i suoi tagli, i circoli europeisti-finanziari (vedi sopra i contatti con Ledeen) hanno bisogno di un “cavallo fresco”?
Per il resto il non-programma di Renzi è un insieme di buone intenzioni (minime) che anche se realizzate non porterebbero a nessun vero cambiamento del Paese, poi… un pizzichin di antipolitica, tanto buonismo, qualunquismo quanto basta, due manciate di populismo, una spolverata di liberismo…et voilà! Gli italiani hanno il loro mito nuovo di zecca! Pronto a sostituire i “vecchi dinosauri” della politica italiana.
Renzi nel suo documento dice anche che vuole “ripartire dall’Italia che funziona: i Comuni che, nonostante i tagli, continuano ad assicurare servizi di qualità e un vero modello di civiltà e di buongoverno”… ecco a proposito di Comuni e buon governo, cosa avrà mai fatto Renzi a Firenze?
Un bilancio su Matteo Renzi politico c’è già… purtroppo!
“Dove passa lui, resta solo terra bruciata!”. È questo il giudizio di diversi esponenti del Pd toscano che lo hanno visto all’opera in Provincia e poi al Comune di Firenze.
Della sua azione alla Provincia di Firenze, si ricorda il Genio fiorentino (sparito nella successiva gestione), la creazione di Florence Multimedia (che sostituirà il canonico ufficio stampa, arrivando a costare dagli iniziali 600mila euro del 2006 ai 4,5milioni di euro nel solo 2008!) ed una strada a grande comunicazione come la Fi-Pi-Li, rinnovata nel nomen – “Fipilissima” (!!!) – , più che nel manto stradale costellato di rifacimenti a pioggia durante tutta la legislatura provinciale di Renzi. Per la sua opera di “servizio alla comunità” – come Renzi sostiene debba tornare ad essere la politica (ed avrebbe ragione se anche ne desse prova concreta) – grazie al dossier superdocumentato[9] del sen. Achille Totaro (Pdl) e del consigliere provinciale Guido Sensi (Pdl), l’aspirante premier diviene famoso a Firenze col nome di “Renzino spendaccino”. Non è un caso che la Corte dei Conti della Toscana – che già lo ha condannato per danno erariale – stia indagando su circa 20milioni di euro di spese effettuate dalla Provincia di Firenze con a capo Renzi, ed il Ministero abbia avviato un’azione ispettiva[10].
La sua azione come primo cittadino di Firenze, invece è così riassumibile: nel primo anno di amministrazione comunale – l’anno delle promesse – Renzi gode di grandissimo credito tra i suoi concittadini, tanto da risultare il primo sindaco d’Italia per gradimento. Già nel secondo anno, però, la posizione di Renzi nella classifica dei sindaci più graditi, crolla al 51esimo posto! Ma un bilancio ce lo fa lui stesso, sia quando dice cose confacenti con la realtà, sia quando confacenti con la realtà non lo sono. Infatti, Renzi ricorda spesso la pedonalizzazione del Duomo di Firenze, l’eliminazione di una brutta struttura alla stazione centrale di Firenze, l’abbassamento delle tasse ai fiorentini (!). In effetti il suo mandato sarà ricordato dai fiorentini proprio per la pedonalizzazione dell’area su cui insiste il Duomo. Peccato che questo intervento, così come le successive pedonalizzazioni avviate – queste molto odiate – non fossero minimamente citate nel suo programma elettorale. Diversamente, il suo programma, si caratterizzava per i famosi “100 punti in 100 giorni[11]“. Addirittura ad esser buoni con Renzi, e dunque a non pretendere che i 100 punti fossero realizzati in 100 giorni, si deve purtroppo constatare che dopo più di 3 anni di amministrazione, molti di questi sono finiti nel dimenticatoio. Ne potremmo citare moltissimi, ma basterà che ogni italiano arrivi in treno alla stazione di Santa Maria Novella per verificare la non realizzazione di un progetto facilissimo: “Tapis roulant. Predisposizione del progetto preliminare per la creazione di due tapis roulant: uno tra la Fortezza e la Stazione Firenze Santa Maria Novella; uno tra la Stazione di Rifredi e Piazza Dalmazia” (punto 53).
In generale, Renzi proponeva una città più semplice ed una città più coraggiosa. Circa la semplicità, a causa delle pedonalizzazioni effettuate – appunto non previste nel programma – la vita di molti fiorentini è diventata impossibile. In queste aree sono state create situazioni folli. Per i residenti di quelle aree, per esempio, è stato limitato il diritto all’uscita ed al rientro a casa col proprio mezzo (!). In sostanza Renzi ha imposto a quei residenti gli orari a cui uscire di casa e rientrarvi. Questo fatto, folle di per sé, lo è ancora di più se si considera che Firenze non è dotata di sistemi di mobilità pubblica di massa capillari ed efficienti: niente metropolitana e linee del bus fortemente tagliate sotto la sua Amministrazione. Sempre in diverse di queste aree, è stato reso impossibile al residente di essere prelevato e riaccompagnato presso la propria abitazione, dal taxi addirittura… ma non se sei un turista con bagagli, ci riferiscono i vigili.
Sempre sul piano della semplificazione della vita cittadina, l’introduzione del nuovo regolamento per lo scarico merci, ha comportato l’aumento dei costi per gli esercizi del centro, impossibilitati ad avere la consegna dopo una certa ora.
L’altro slogan renziano – quello della città più coraggiosa, ossia capace di fare opere infrastrutturali – ha comportato invece la totale immobilizzazione di ogni opera su Firenze: dalle linee 2 e 3 della tramvia, all’allargamento dell’aeroporto fiorentino, alla tangenziale sotterranea nord-sud per lo sviamento delle auto dall’attraversamento della città, alla Cittadella viola, ai lavori per l’alta velocità ferroviaria (tutta roba che Renzi aveva promesso come prioritaria).
Così, Renzi si è dimostrato un fenomeno a decidere male ed a non tornare indietro, a chiudere, abbattere, ma non a creare. Renzi ha pensato molto al salotto buono della Città – le strade dello shopping di lusso nel centro – ma si è dimenticato di rinforzare le fondamenta della stessa. Con Renzi Firenze è diventata ancor più una città dormitorio per turisti, adatta a chi ha da passeggiare la domenica, ma non a chi deve lavorarvi gli altri giorni, insediarsi per fare impresa (visto l’aumento delle tasse), mettere su famiglia.
Fonte: www.movisol.org
Link: http://www.movisol.org/12news193.htm
28.09.2012
Note:
[1] – “Quella rete americana
sull’asse Clinton-Blair”, David Allegranti, Corriere Fiorentino, 6 settembre 2012.
[2] – “Renzi riparte da 70 imprenditori
(E anche da settantamila euro)”, Claudio Bozza, Corriere Fiorentino, 19 gennaio 2012.
[3] – “Chi scende in camper”, Il Foglio, 12 settembre 2012.
[4] – “Carrai, ecco la fedelissima ombra di Matteo. Mecacci attacca: «Chiarezza sul suo ruolo»”, La Nazione Firenze, 2 settembre 2012, pag. 6.
[5] – Presentazione, finalità e organigramma dell’Associazione Culturale Pinocchio.
[6] – Brochure della I Edizione di “Eunomiamaster” – Alta Formazione Politico-Istituzionale, Firenze (Settignano), Villa Morghen, ottobre-dicembre 2005.
[7] – “Morire di Sussidiarietà – Modelli economici e civili nell’era della globalizzazione”
[8] – “La BCE, il Fiscal Compact e l’ESM stanno uccidendo l’Europa”
[9] – “I soldi dei cittadini sprecati da Matteo Renzi nei suoi cinque anni da Presidente della Provincia”, dossier a cura di Guido Sensi e Achille Totaro.
[10] – “La risposta del MEF alle contro-deduzioni della provincia: vaghe e non documentate”, Guido Sensi.
[11] – Vedi il documento “100 punti per Firenze” sul sito personale di Matteo Renzi.