Riceviamo e pubblichiamo, sotto pseudonimo, le considerazioni di una personalità che ben conosce i meccanismi del Ministero Affari Esteri e della politica estera italiana che abbiamo ritenuto essere di pubblico interesse.
Il fatto che si scelga di scrivere pubblicamente sotto pseudonimo su temi così rilevanti, la dice lunga sul clima politico che vive, ormai da troppo tempo, questo Paese.
Buona lettura.
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Spett. Redazione,
1. L’ignobile attacco del Sndmae, il cd “sindacato” dei diplomatici italiani, contro Elena Basile, diplomatica andata in pensione con il grado sub apicale di Ministro Plenipotenziario, impone uno sguardo sinottico sulle condizioni sempre più pietose in cui da molto tempo versano la Farnesina e la carriera diplomatica.
Vanno premesse alcune precisazioni, per il grande pubblico: alla carriera diplomatica si accede attraverso un concorso pubblico annuale ritenuto più difficile ed ostico di quello per accedere alla magistratura. A tutti gli effetti, il superamento del concorso equivale di per sé ad una laurea in scienze politiche, che è infatti il titolo universitario più frequente tra i diplomatici italiani. Si entra quindi in una carriera simile a quella della magistratura, ma le similitudini iniziano e finiscono qui.
2. Sotto il profilo istituzionale, l’importanza del Ministero della Giustizia e del CSM resta centrale per il nostro Paese. Tutto il contrario per la Farnesina. Non c’è molto da dire: il 90% delle decisioni importanti per la politica estera del nostro Paese vengono ormai notoriamente assunte a Bruxelles, e la competenza per la politica comunitaria è ormai stata integralmente trasferita dalla Farnesina alla Presidenza del Consiglio. I nostri diplomatici hanno ben poco di che lamentarsi, visto che hanno attivamente contribuito allo svuotamento delle competenze del loro Ministero, ormai giustamente trattato da oltre un decennio come un Ministero di terza fascia. D’altronde, quando la nomina a Ministro degli Esteri di un soggetto come Di Maio non viene minimamente protestata, di cosa ci si lamenta, dopo? Hanno sghignazzato proprio tutti, in Europa e nel mondo!!!!
3. Chiunque interloquisca con i magistrati italiani, registrerà una notevole e generalizzata insoddisfazione per le condizioni materiali della funzione (in sintesi, eccessivi carichi di lavoro a fronte di dotazioni amministrative quanto mai carenti), ma non per i meccanismi di scorrimento di carriera ed attribuzione delle sedi. I magistrati, infatti, salvo gravi incidenti di percorso, hanno carriera, stipendio e attribuzione delle sedi automaticamente assicurati per anzianità di servizio.
Chiunque parli con i diplomatici italiani (salvi i circa 25 Ambasciatori di grado, ed una ristretta quota di Ministri Plenipotenziari, più che soddisfatta), percepirà invece una enorme e generalizzata insoddisfazione sia per i meccanismi di scorrimento di carriera che di attribuzione delle sedi. Che sia l’una che l’altra siano collegate al merito professionale, è una affermazione trattata off the records da moltissimi diplomatici come una vera e propria barzelletta da avanspettacolo. Gli aneddoti di ogni tipo si sprecano, ed è solo per pietà cristiana che ci asteniamo dal riportarli. Le promozioni dei diplomatici e l’attribuzione delle sedi sono sempre state decise principalmente da sostegni politici; mediati, con la riforma della carriera e degli stipendi di alcuni decenni fa, da uno squallido, noto gruppetto di circa una quindicina di diplomatici che hanno occupato e si palleggiano tra loro le cariche di vertice dell’ amministrazione romana, e che trascorrono il 90% della loro carriera incistati a Roma.
Il risultato di tale contesto, per il diplomatico medio, è sotto diversi profili triste e patetico. Nella prima parte della carriera, generalmente con due brevi permanenze a Roma e due periodi di non oltre 7 anni all’estero, il percorso è in definitiva sostenibile e soddisfacente: si gira per il mondo, e c’è una ampia scelta di sedi estere e funzioni. Ma arrivati ai 45-50 anni, la situazione muta radicalmente: primo, le esigenze familiari (in primis, la stabilità e l’educazione dei figli) limitano necessariamente la disponibilità personale per molte sedi estere, e secondo, il quanto mai arbitrario e profondo gap tra promossi e non promossi – l’ordine di precedenza nel sinistro bollettino – aumenta esponenzialmente. Si rischia di finire in una sede periferica difficile, pericolosa o non voluta; o nelle poche grandi Ambasciate, ma con funzioni sostanzialmente secondarie; o di restare a Roma, con competenze nella stragrande maggioranza dei casi derogatorie. Il risultato di tale contesto è un appiattimento ed un servilismo da far paura.
Anche gli aneddoti sul folto gruppo di diplomatici che hanno avuto la carriera distrutta o azzoppata si sprecano. Di questi, meno di una decina negli ultimi decenni è stato beccata con le mani nel sacco, ossia condannata per malversazioni di fondi o violazioni di leggi e regolamenti. Il 90% ha invece avuto meri incidenti mediatici, originati da vicende professionali o personali dalle quali sono spesso poi usciti indenni o vincitori, o attacchi mediatici a sfondo politico-sindacale. Vedasi ad esempio il noto caso del diplomatico abbandonato per diversi mesi in un carcere filippino e poi assolto dall’infamante accusa di pedofilia; ma si potrebbero citare molti altri casi. O le decine di diplomatici che, come Consoli, negli ultimi decenni hanno avuto seri problemi con le comunità italiane all’estero, particolarmente in Germania, Svizzera, Francia e Belgio, specie attinenti alla dubbia regolarità della gestione dei fondi statali da parte delle associazioni italiane all’estero. La trama è sempre la stessa, da decenni: un comunicato ostile del Comites (il locale comitato “rappresentativo” degli Italiani all’estero, nonostante venga eletto da un miserrimo 8% medio di votanti tra i residenti all’estero) nei confronti del Console (e dei suoi controlli o provvedimenti), una interrogazione parlamentare politico-sindacale altrettanto ostile, un’ ispezione inviata dal Ministero, un rapporto ispettivo che pur non identificando alcuna irregolarità nella gestione del Console di turno, ne censura il comportamento ostile o conflittuale nei confronti della comunità. Risultato: carriera rovinata. Niente promozione, e sedi o funzioni derogatorie.
In buona sostanza, il diplomatico italiano sa che se finisce mediaticamente esposto da una vicenda professionale o personale o da un mero attacco politico-sindacale, finirà con assoluta certezza primo, indifeso ed abbandonato dalla Farnesina, e secondo azzoppato nella carriera. Il risultato – repetita juvant – è un appiattimento ed un servilismo da far paura.
4. Di quanto sopra, all’opinione pubblica italiana giustamente interessa molto poco. In fin dei conti, arbitrio e servilismo sono, più che variabili, costanti agevolmente visibili a chiunque in ogni settore della P.A. e della società italiana, e difficili da arginare. Ma il comunicato del Sndmae su Elena Basile riesce a collocarsi molto, ma molto al di sotto di questo livello.
Vanno premesse alcune precisazioni: le Ambasciate e Rappresentanze Permanenti italiane nel mondo sono oltre 100. Tutte sono dirette da diplomatici che svolgono funzioni di Ambasciatori. Di questi oltre 100 diplomatici che svolgono funzioni di Ambasciatori, solo circa 25 sono Ambasciatori di grado, gli altri sono diplomatici di grado inferiore, ossia Ministri Plenipotenziari o anche Consiglieri di Ambasciata. La signora Elena Basile, con il grado di Ministro Plenipotenziario, risulta aver regolarmente svolto le funzioni di Ambasciatore in Belgio e in Svezia, per un regolare periodo di circa 4 anni in ognuna delle sedi, per un totale di circa 8 anni. Non ha raggiunto il grado formale di Ambasciatore, riservato appunto a solo circa 25 diplomatici, ma la sua carriera è stata regolare, e fortunatamente priva di incidenti.
5. Come noto, la signora Basile ha espresso opinioni critiche verso la politica della NATO, dell’ Ucraina e di Israele, com’è suo diritto di libera cittadina, ai sensi della Costituzione italiana. Non essendo più in servizio quale dipendente della Farnesina, può dire e scrivere esattamente tutto quello che vuole, e ci mancherebbe solo che così non fosse!
Il Sndmae non aveva proprio nessun titolo ad intervenire, ma l’ha fatto, precisando con un comunicato ufficiale che la citata ha “svolto nel corso della sua carriera anche le funzioni pro tempore di Capo Missione in Svezia e Belgio e non è mai stata promossa al grado di Ambasciatrice” (1).
Tale formulazione – incluso l’infame pro tempore – ha intenzionalmente indotto nell’opinione pubblica la quanto mai errata e diffamatoria impressione che la citata fosse una impostora che si è arrogata un titolo improprio. Ed infatti nei titoli e nei testi degli articoli dei giornali, da Repubblica a Il Giornale, Elena Basile, grazie al comunicato del Sndmae, è stata letteralmente linciata con espressioni derogatorie e, sostanzialmente, insulti, quali “presunta” o “pseudo Ambasciatore”, “Ambasciatrice che non lo era”, etc. Con tale vergognoso comunicato, il Sndmae – diretto, ma guarda un po’, da un mero Consigliere (ossia da un diplomatico che se non si comporta bene non verrà promosso Ministro) – non si è quindi semplicemente limitato, come al solito, ad abbandonare al suo destino un esponente della carriera diplomatica mediaticamente esposto, ma lo ha addirittura obiettivamente ed intenzionalmente screditato, inducendo nell’opinione pubblica l’errata impressione che si trattasse di un impostore!!!! Vivissimi complimenti! Felice “difesa della carriera”!
6. Ma non solo! E qui la questione ci concerne tutti: nel suo comunicato ufficiale, il Sndmae si è spinto fino al punto da “stigmatizzare dichiarazioni ed interventi pubblici che gettano un’ombra sulla fedeltà ai valori repubblicani dei membri della carriera stessa, come quelle pronunciate dalla collega, ormai a riposo, Elena Basile“ (1).
Sorvolando sul pessimo gusto dell’ “ormai a riposo”, espressione ovviamente mai utilizzata per altri noti diplomatici in pensione che commentano sui nostri media, c’è da non credere ai propri occhi! Esprimere opinioni critiche della Nato, dell’Ucraina e di Israele, per il sindacato rappresentativo della maggioranza dei diplomatici italiani, equivarrebbe a “gettare un’ombra sulla fedeltà ai valori repubblicani”? Ma neanche durante il fascismo!!!! Agli estensori del comunicato andrebbe consegnata una copia della Costituzione italiana, e nella mera versione semplificata per le scuole medie inferiori. E questa gente, secondo voi, dovrebbe difendere l’Italia, la sovranità italiana e gli interessi nazionali?
Cosa c’è dietro? C’è – molto semplicemente – l’ormai avanzato processo di colonizzazione del nostro Paese, anche (ma non solo) via dittatura del pensiero unico. Pensate che tale processo sia per caso sfuggito ad almeno una minoranza dei nostri diplomatici? Per nulla, anche all’estero ormai da due decenni sono ormai ridotti ad eseguire gli ordini dei burocrati delle Rappresentanze estere dell’UE! Dal comunicato del Sndmae, sembra che i nostri diplomatici – bontà loro – si illudano di essere una categoria necessaria: ad assicurare il definitivo successo della colonizzazione del nostro Paese. Ci tengono al loro privilegiato strapuntino, per quanto sempre meno comodo e sempre meno rilevante.
Ma è proprio qui che si sbagliano, come se la crisi del ruolo della Farnesina e delle loro competenze reali non fosse già stata più che sufficiente: ne usciranno sempre più a pezzi anche loro, è solo ed esclusivamente una questione di tempo. E’ da parecchio che il cittadino dell’UE che paga le tasse se lo domanda: ma a cosa servono 27 Ministeri degli Esteri e 27 separate reti diplomatiche estere, quando la politica estera viene ormai quasi integralmente decisa a Bruxelles? A meno di niente: il servizio diplomatico europeo ormai bussa alle porte, ed è più che ovvio che sarebbe necessaria una drastica ed esponenziale riduzione degli ipertrofici, inutili organici attuali di 27 Ministeri degli Esteri e di 27 separate reti diplomatiche estere. Ma anche nell’ipotesi negativa, comunque le competenze reali dei Ministeri degli Esteri nazionali dell’UE appaiono destinate a subire un ulteriore e costante ridimensionamento, con stanziamenti finanziari sempre più ridotti. E se chi non concorda con tale processo, risulterebbe mettere in dubbio la “fedeltà ai valori repubblicani”, a maggior ragione proprio nessuno alzerà un dito… .
Non resta quindi che augurargli: buona fortuna!!! Y que Dios los ayude!!!
Alice Talleri
NOTE
(1) Sindacato Nazionale Dipendenti Ministero Affari Esteri (sndmae.it)