La Repubblica, 2 febbraio 2024
Antonello Guerrera
Raramente una mostra in Inghilterra aveva ricevuto da tutti i principali quotidiani cinque stelle su cinque e complimenti rari. Ma, come spesso accade nel cuore dell’ex British Empire, qui sono pazzi per l’Impero Romano.
Il Telegraph sentenzia: «Una delle mostre più potenti nella storia del British Museum». Il Times: «L’entusiasmo è irresistibile». Il Guardian: «Roma per tutti». L’Evening Standard: «Una rassegna mozzafiato».
Del resto, l’Impero Romano è uno dei capitoli della storia più amati dagli anglosassoni, basti pensare a Il Gladiatore con Russell Crowe, i saggi della grande storica Mary Beard fino ai video su TikTok.
C’è un precedente prestigioso: nel 2013 sempre il British Museum – attualmente terzo museo al mondo per visitatori con oltre 4 milioni all’anno – organizzò una mostra su Pompei. Ebbe un successo clamoroso, come l’omonimo romanzo di Robert Harris. Tanto che il numero degli ingressi schizzò del 20% rispetto alla media di quel periodo e venne prodotto addirittura un documentario sulla rassegna: Pompeii Live from the British Museum.
La Storia si ripete. La rassegna del British Legion: Life in the Roman Army sarà visitabile fino al 23 giugno. Il Times scrive:
«Dopo aver visitato questa mostra, pare di aver passato 25 anni a combattere per l’Impero».
Perché ci sono le armature di soldati e tanti ‘milite ignoto’, scudi, giavellotti, elmetti e spade, ‘mostri e messia’, prostitute e amanti dei castra romani, lettere su papiri dei soldati d’Egitto, fino alle ‘reliquie’ di vittorie e tremende sconfitte. Come quella a Kalkriese, in Bassa Sassonia, dove tribù germaniche devastarono le legioni guidate da Publio Quintilio Varo nel 9 d.C. «Attenzione, ci sono anche resti umani», ovvero due legionari uccisi e seppelliti a Canterbury, «ma noi li trattiamo con cura e rispetto», avverte il museo. E poi lo scheletro intatto di un soldato romano travolto dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
«I romani vissero per essere ricordati», nota il Telegraph.
E dunque questa mostra li ricorda così: c’è per esempio l’unico scudo legionario al mondo ancora perfettamente preservato e dipinto come un meraviglioso affresco di Pompei, «con lo stesso rosso sangue dei muri delle ville». C’è l’artiglieria del Vallo di Adriano, costruito dai romani per difendersi dai terribili Pici e altri irriducibili “barbari” dell’attuale Scozia: la macchina da getto ‘tormenta’, ma anche sagome che i legionari utilizzavano per esercitarsi e che il giornalista del Telegraph inizialmente confonde per «una statua celtica».
Perché al fronte generalmente i romani godevano anche di abbondanza e talvolta comfort. Come i bagni riscaldati, pantofole con la suola di legno, giochi e una torre di dadi di bronzo. Poi c’erano anche meretrici, ma non solo. Claudia Severa, per esempio, invita sua sorella a una festa di compleanno, come si legge negli scritti, tra i più antichi nel Regno Unito, rinvenuti sulle Tavolette di Vindolanda: un forte di truppe ausiliarie della Britannia costruito vicino al Vallo di Adriano su ordine di Gneo Giulio Agricola.
L’esercito romano risale fino al sesto secolo avanti Cristo, ma è con l’imperatore Augusto (63 a.C. – 14 d.C.) che fare il soldato diventa una scelta di carriera. Perché i legionari ricevevano anche una sostanziosa pensione e gli stranieri che entravano nelle truppe ausiliarie potevano ottenere la cittadinanza per loro e la famiglia. Per questo, la mostra prova ad entrare nella testa, nelle aspirazioni e nelle paure di un soldato romano qualunque, dalla Scozia al Mar Rosso, dalla vita di famiglia al forte alla brutalità del campo da battaglia. Insomma, la macchina bellica di Roma raccontata da coloro che la conoscevano meglio di tutti: i soldati.
«Vite ordinarie ma straordinarie», commenta il Guardian, «esemplificate nella mostra dalle tracce di due soldati egiziani, Terentianus e Apion».
Di Claudio Terenziano, attraverso i suoi scritti, si ricostruisce vita e gesta, dall’arruolamento alle campagne di occupazione, dall’essere inizialmente respinto nel 110 d.C. fino alla pensione. Notava lo scrittore romano Publio Vegezio Renato: «Pochi uomini nascono coraggiosi. Ma molti lo diventano grazie all’addestramento e la forza della disciplina». Ma lo show non è trionfalista, conclude il Telegraph,
«eppure è un trionfo. Una delle mostre più potenti al British che si ricordino».
Fonti:
https://www.britishmuseum.org/exhibitions/legion-life-roman-army