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LO SPIRITO DEL 1914

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A cura di Davide
Il 2 Giugno 2015
92 Views


DI PAUL KRUGMAN

nytimes.com

I funzionari degli Stati Uniti sono generalmente molto cauti quando si tratta d’intervenire nei dibattiti politici europei. L’Unione Europea è, dopo tutto, una superpotenza economica – troppo grande e troppo ricca perché l’America possa avere un’influenza diretta – guidata da persone molto sofisticate che dovrebbero essere in grado di gestire i propri affari.

E’ quindi sorprendente apprendere che Jacob Lew, Segretario al Tesoro, ha recentemente messo in guardia gli europei sul fatto che avrebbero dovuto dare una soluzione alla situazione greca, e molto in fretta, per evitare un possibile e distruttivo “incidente”.

Capisco benissimo perché il Sig. Lew lo ha fatto. Un’uscita forzata della Grecia dall’Eurozona comporterebbe degli enormi rischi sia a livello economico che politico … ma l’Europa sembra procedere come un sonnambulo verso quel risultato. Il Sig. Lew ha solo fatto del suo meglio per suonare il campanello d’allarme.

E sì, l’allusione al recente e magistrale libro di Christopher Clark sulle origini della Prima Guerra Mondiale, “The Sleepwalkers” [I Sonnambuli], è assolutamente intenzionale. C’è la precisa sensazione di un nuovo “1914”, in relazione a quello che sta accadendo … la sensazione che l’orgoglio, il fastidio ed il puro errore di calcolo stiano conducendo l’Europa verso una scogliera che avrebbe dovuto e potuto evitare.

E’ abbastanza chiaro in che cosa consiste la sostanza dell’accordo fra la Grecia ed i suoi creditori. La Grecia, semplicemente, non sta per ricevere un afflusso netto di denaro. Potrà ricevere in prestito, al massimo, una parte degli interessi sul suo debito esistente.

D’altra parte la Grecia non può pagare tutti gli interessi in scadenza, e quindi non li pagherà, per non parlare della restituzione del debito stesso, perché ciò richiederebbe un nuovo e paralizzante giro di austerità, con i conseguenti gravi danni economici – ma in ogni caso la faccenda sarebbe politicamente impossibile da realizzare.

Ed allora già sappiamo quale potrebbe essere l’esito di un “negoziato di successo”, con la Grecia costretta a conseguire un piccolo “avanzo primario”, ovvero un piccolo surplus delle entrate rispetto alle uscite, prima del calcolo degli interessi [sul debito].

Tutto il resto dovrebbe riguardare questioni accessorie. Quale sarà il mix fra il taglio del tasso d’interesse, la riduzione del valore nominale del debito e la riprogrammazione dei pagamenti? Fino a che punto la Grecia potrà disporre dei propri piani di spesa, ovvero di poter concordare gli obiettivi generali e sistemare i dettagli più in avanti?

Queste non sono domande banali, ma sono comunque di secondo ordine, e non dovrebbero ostacolare le grandi questioni.

Nel frattempo, l’alternativa – la Grecia senza più euro, costretta a reintrodurre la propria valuta nel pieno di una crisi bancaria – è un qualcosa che tutti dovrebbero volere evitare. Eppure le trattative, a detta di tutti, stanno andando male, e c’è una possibilità molto reale che il peggio possa accadere.

Perché i responsabili della trattativa non raggiungono un accordo reciprocamente vantaggioso? Una parte della risposta consiste nella sfiducia reciproca. I Greci sentono, a ragione, che per anni il loro paese è stato trattato come una “provincia conquistata”, governata da proconsoli insensibili ed incompetenti. Se si vuole comprenderne il perché, si può guardare sia all’incredibile severità del “programma di austerità” cui il paese è stato costretto, che al totale fallimento di quel programma nel fornire i risultati promessi.

Nel frattempo, le Istituzioni che si trovano dall’altro lato considerano i Greci inaffidabili ed irresponsabili. Alcune di queste posizioni, credo, riflettono le loro opinioni sull’inesperienza della “coalizione di outsiders” [Syriza] che ha preso il potere grazie al fallimento dell’austerità, ma è anche facile capire perché è difficile fidarsi, visti i precedenti della Grecia, di una mera promessa di riforme.

Eppure, sembra che ci sia qualcosa di più della semplice mancanza di fiducia. Alcuni grandi protagonisti sembrano stranamente fatalisti, disposti e finanche impazienti di procedere verso la catastrofe – una sorta di versione moderna dello “spirit of 1914” [http://en.wikipedia.org/wiki/Spirit_of_1914], periodo in cui molti erano entusiasti della prospettiva di una guerra.

Sono convinti che il resto dell’Europa potrà scrollarsi di dosso un’uscita della Grecia dall’Eurozona, e che tale uscita potrebbe anche avere un effetto persino salutare, mostrando il prezzo da pagare per i cattivi comportamenti.

Ma stanno facendo un terribile errore. Le garanzie finanziarie che dovrebbero presumibilmente “contenere” gli effetti di un’uscita della Grecia non sono mai state testate, anche solo nel breve periodo, e potrebbero benissimo fallire. Oltre a questo, la Grecia è parte, piaccia o meno, dell’Unione Europea, e le sue difficoltà si estenderanno sicuramente al resto dell’Unione, anche se i baluardi finanziari dovessero “tenere”.

I greci, infine, non sono gli unici europei ad essersi radicalizzati come conseguenza del fallimento della politica. In Spagna, ad esempio, Podemos, Partito anti-austerità, ha appena vinto alla grande le elezioni locali.

In un certo senso, quello che i difensori della moneta unica dovrebbero maggiormente temere non è una crisi che possa aver luogo quest’anno, ma quello che potrebbe accadere una volta che la Grecia dovesse “cominciare a riprendersi” [ovvero a recuperare competitività e crescita], diventando un modello per le forze anti-sistema presenti in tutto il continente.

Niente di tutto questo deve accadere. Tutti i players seduti intorno al tavolo, anche quelli pronti ad accettare il fallimento, hanno comunque delle buone intenzioni. Non c’è un conflitto d’interessi tra la Grecia ed i suoi creditori – come ho già detto, sappiamo già che cosa comporterebbe [di positivo] un accordo che fosse reciprocamente vantaggioso.

Ma questo accordo sarà raggiunto? Lo scopriremo molto presto.

Paul Krugman

Fonte: www.nytimes.com

Link : http://www.nytimes.com/2015/06/01/opinion/paul-krugman-that-1914-feeling.html?rref=collection%2Fcolumn%2Fpaul-krugman

1.06.2015

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO

Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore

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