L’ipocrisia come stile di vita

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Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

Sigmund Freud per primo ha svelato l’esistenza ed i contenuti dell’inconscio nella nostra vita, una presenza addirittura preponderante rispetto ai ricordi richiamabili a comando per essere disponibili alla coscienza. Questa parte “conscia” del nostro vissuto, erroneamente interpretata come il tutto da noi stessi, è in realtà la “punta dell’iceberg”, per usare una metafora di uso corrente, cioè la sola parte emersa della nostra personalità, del nostro io. Tutto il resto non è stato cancellato dagli archivi della memoria, bensì “rimosso”, nascosto sotto il pelo dell’acqua e reso così invisibile, un tabù, proibito e perciò inaccessibile alla coscienza, salvo riemergere grazie ad opportune tecniche psicoanalitiche o ipnotiche.

Le cause di rimozione di molti ricordi esperienziali possono essere molteplici, e sono oggetto delle indagini psicanalitiche. E’ comunque evidente che i ricordi rimossi rappresentano verità scomode, esperienze vissute considerate inopportune alla formazione dell’immagine attuale del proprio IO, quella da mostrare a se stessi e al mondo. Un’immagine che dev’essere accettabile e positiva, o semplicemente conforme ai criteri valoriali correnti della società di appartenenza. Tutta la parte inconscia rimane comunque rilevantissima nel determinare una personalità complessa e conflittuale, nell’influenzare la formazione di opinioni e punti di vista, nel contribuire sottotraccia al processo decisionale, nel conformare il proprio modo d’agire e reagire alle sempre nuove circostanze della vita.

Tutto ciò è fisiologico, fa parte dell’essere umani, conformismo compreso. Ma ciò che è fisiologico è bene fin tanto che si mantiene nei limiti di un equilibrio sano, in armonia col tutto. Quando invece qualcosa deborda vistosamente da questi equilibri naturali e virtuosi diventa patologico, fonte di malattia e sofferenza. La cosa sorprendente però è che un proliferare esagerato di una qualche patologia dello spirito, che ad esempio si diffonde colpendo la maggioranza della popolazione, diventa perciò stesso la nuova normalità, l’immagine di una semplice peculiarità culturale della società. Nuove “culture” che purtroppo si possono anche manipolare, orientare, formare e imporre anche dall’esterno della società stessa, ad esempio ad opera di pochi soggetti dominanti per quanto non rappresentativi degli interessi popolari, ma molto rappresentativi d’interessi di parte, inconfessabili per quanto evidenti. L’infopandemia e la propaganda bellica ne sono esempi eclatanti, che affondano le radici del loro successo nella fragilità umana connaturata all’esigenza di conformarsi alla maggioranza, che può diventare tale anche per spinte esogene. Da qui si può comprendere la rapida diffusione di tali aberrazioni, poste in essere a partire dal dominio incontrastato, in forza di una soverchiante superiorità e disponibilità finanziaria di un’elite di “padroni universali”, su media, informazione e intrattenimento, formazione scolastica e universitaria, sistema sanitario, militare, industriale, bancario, istituzioni pubbliche e politica, religione, ecc. In una parola su tutto ciò che è necessario alla società per vivere, ma con tutte le specifiche condizionalità funzionali a tali entità per come si sono evolute, o deviate e degradate a seconda del giudizio. Condizionalità che finiscono per essere imposte alla popolazione nei suddetti modi strumentali, oltretutto forzandone il consenso contro i propri interessi, ovvero oltre il danno la beffa.

A questo punto è interessante capire se questa congiuntura diabolica sia tutta imputabile alla suddetta elite e suoi vassalli, ovvero se c’è una umanità aggredita e un diavolo aggressore, oppure vi sia una corresponsabilità nel rimanere passivamente consenzienti di fronte al precipitare degli eventi storici, ovvero se siano le stesse masse vessate ad aver prodotto in qualche modo queste elite diaboliche, sopportandole e supportandole come loro effettiva rappresentanza delle debolezze dell’animo umano.

Questa seconda ipotesi tutto sommato sarebbe confortante, nel senso che aprirebbe la strada alla possibilità di rivoluzionare il sistema degradato, a guarire da tale patologia di massa, operando concretamente dal basso, ovvero cominciando a cambiare il mondo cambiando se stessi, uno per uno, conoscendosi meglio per poter intervenire spiritualmente nella rinascita della propria esistenza terrena, offrendo così al prossimo un esempio che indica la via della guarigione meglio di qualsiasi altra modalità persuasiva. Ovvero come uscire felicemente dalla caverna di Platone trascinandosi dietro i più, anziché esserne aggrediti a morte come avviene nelle altre modalità di rivelazione.

Un’ultima osservazione è però doverosa, ed entra nel merito della psicopandemia e di una delle sue cause primarie, ragionevolmente individuabile in una ipertrofia patologica dell’ipocrisia diffusa nella società, assunta consciamente o inconsciamente (che è molto peggio) come stile di vita.

Intendiamo per ipocrisia il peccato indigeribile perfino da Gesù, che consiste nel simulare atteggiamenti virtuosi per coprire un agire vizioso.

Di esempi ne abbiamo più che in abbondanza, da qualsiasi parte ci vogliamo girare.

Uno a caso, diventato famoso recentemente è Zelensky, professione originaria attore, scelto dal deep state americano per fare il portavoce dei servizi segreti cooptati dall’amministrazione Biden, recitando la parte del presidente ucraino che difende la propria nazione, ovviamente democratica, aggredita dal cattivone di turno, ovviamente tiranno anche a casa sua. L’abilità principale del perfetto ipocrita è quella di saper mentire spudoratamente di continuo, recitando una parte diametralmente opposta a quello che è il suo vero ruolo, in questo caso di marionetta telecomandata da oltreoceano. Quanti italiani ci sono cascati? Almeno quanti ucraini lo hanno eletto a suo tempo, affascinati da un personaggio che lo stesso Zelensky aveva interpretato in una soap opera di successo, meglio di qualsiasi campagna elettorale. Un po’ più sofisticato è il guerrafondaio Stoltemberg, che perlomeno ricopre il ruolo ufficiale di portavoce della NATO, sempre a guida americana.

Per restare in Italia citiamo a caso giornalisti, virostar, il venerabile Mario Draghi, medici traditori del giuramento d’Ippocrite, politici a contratto, magistrati strumentalmente instupiditi, ecc. ecc.

Si farebbe prima a citare chi non si è piegato all’ipocrisia come stile di vita, una categoria ormai numericamente confrontabile con le specie in via d’estinzione. E che questa sia l’era dell’ipocrisia al potere lo leggiamo e ascoltiamo letteralmente ovunque, nel corrente linguaggio orwelliano dei veri significati contrari alle false parole, che ormai predomina incontrastato. Questo fenomeno rappresenta una forza motrice potente e instancabile che spinge verso un delirante conformismo ipocrita, che per lo più inconsciamente ha colpito le masse, trasformandole in zombi acefali e incattiviti. Ognuno li può facilmente individuare nella propria cerchia di conoscenze, tanto sono diffusi a tutte le latitudini. Si tratta di vittime della pressione mass-mediatica, sempre pronti ad agire in buona fede obbedendo a qualsiasi stravagante comandamento proveniente da un sistema corrotto, in avanzato stato di decomposizione, ma che loro considerano ancora il migliore possibile. E là dove non basta il lavaggio del cervello interviene l’arma della paura e del ricatto esistenziale, a completare l’opera di distruzione delle coscienze pulite, come mamma le ha fatte. Insomma l’ipocrisia al potere che si trasmette giù giù, senza incontrare resistenza, fino alla base della piramide sociale, con la stessa logica della catena di comando in una struttura gerarchica, abituata a stroncare qualsiasi opposizione con ogni mezzo.

Se questo è il paesaggio che osserviamo quotidianamente, che scoraggia ogni speranza di poterlo cambiare con gli strumenti virtuosi costruiti con enormi sacrifici dai nostri avi, che conquistarono col sudore e col sangue vette sempre più elevate di civiltà ora in demolizione controllata, non ci resta che rassegnarci alla cruda realtà dei tempi, che per contro ha il pregio di scuotere le nostre coscienze, per quel che ne rimane, risvegliandole a nuova vita, cioè semplicemente alla vita, che è sempre nuova per definizione. E dove trovare la forza? Ovviamente nel motore stesso della vita, nell’amore in tutte le sue più sane manifestazioni, in un amore che sia anche autenticamente cristiano (non parlo di fede ma di contenuti rivoluzionari), che ci muova a compassione dei fratelli più sfortunati, zombificati e incattiviti come reazione patologica di “legittima difesa” da un sistema spietato nei contenuti e nei modi. Nessuna giustificazione verso il loro agire, solo amorevole compassione verso di loro, che è l’unico atteggiamento utile per poterli recuperare alla vita. Occorre molto coraggio e molta pazienza per affrontare queste fatiche, le stesse che il perfetto ipocrita crede di aver scansato adagiandosi in qualche misera e instabile zona di conforto. Scelta sbagliata fratello! Del resto è nel destino di noi umani il non avere un luogo in cui “posare il capo”.

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

08/07/2023

Alberto Conti. Laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, docente matematica e fisica, sviluppatore software gestionale, istruttore SAP, libero pensatore, collaboratore di Giulietto Chiesa, padre di famiglia, appassionato di filosofia, psicologia, economia politica, montagna, fotografia, fai da te creativo, sempre col gusto alla risoluzione dei problemi.

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