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L'IMMAGINARIO IN MARCIA

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A cura di Truman
Il 28 Settembre 2006
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blankUna fucina del simbolico nel Centro Italia

DI TRUMAN BURBANK
ComeDonChisciotte

Senza pretesa di completezza, riporto alcune note e commenti sul Palio di Gualdo Tadino (o “I giochi de le porte”), 29a edizione, che si sono tenuti nell’ultima domenica di settembre.

I giochi mi appaiono strutturati su una serie di sfilate e su quattro gare, ed hanno parecchie somiglianze con altre manifestazioni organizzate nei comuni del centro Italia. Il tutto si inquadra forse in un generale ritorno al medioevo, con particolare riferimento al periodo dei comuni.

Come in casi analoghi, i giochi di Gualdo Tadino (in Umbria, provincia di Perugia, circa 15.000 abitanti) sono costruiti su un particolarismo esasperato, qui basato su quattro fazioni identificate da porte.
Ma l’aspetto più interessante, almeno per me, è il recupero di immaginario visibile nei giochi, con creazione di miti moderni innestati su quelli antichi. La produzione e rielaborazione simbolica è abbondante, con un effetto di sfasamento temporale che contribuisce all’allegria e può dare il suo contributo alla mitopoiesi. (Cioè alla generazione di nuovi miti).

Solo a titolo di esempio riporto tra i simboli: l’asino, il carretto, il sole, la luna, l’uva e il vino, zucche e zucchine, la bellezza, la strega, l’arco e le frecce, la fionda o frombola, i mestieri artigiani, il gonfaloniere.
La produzione simbolica è spesso decontestualizzata, perché l’uso di simboli non è necessariamente correlato al loro valore antico.

C’è una quantità di simboli sovrabbondante derivante anche dal confronto (sfida) con i comuni vicini; un esempio gli esuberanti riferimenti al gioco degli scacchi. Hanno poco a che vedere con la tradizione popolare ma sono molto simbolici.

Il palio ha sicuramente interessanti ricadute economiche, ma non è un’impresa economica; esso è soprattutto recupero e creazione di identità. Dall’identità dei portaioli (gli abitanti dei quattro rioni identificati dalla loro porta) si va all’identità dei gualdesi (gli abitanti di Gualdo), recuperando allo stesso tempo la tradizione ed il lavoro di gruppo. Da non dimenticare che il tutto viene realizzato in modo giocoso.
Interessante vedere come ciò viene raggiunto tramite l’esasperazione del particolarismo, che fa vedere gli altri (quelli delle altre porte) come nemici. Compare anche un recupero della famiglia e delle istituzioni tramite la tradizione.
Queste espressioni delle persone, basate sull’identità di gruppo più che sull’uguaglianza o sul profitto, andrebbero studiate e rivalutate, sia da parte della sinistra – troppo spesso intellettuale – che da parte della destra – troppo spesso becera.

Un aspetto fondamentale del Palio / giochi è l’uscire tutti in piazza e nelle vie per diventare protagonisti dello spettacolo. Tutta la popolazione è coinvolta. Forse quando tutto un paese diventa spettacolo la società dello spettacolo viene superata (il riferimento è chiaramente a Guy Debord).

Da notare che esistono una cultura ed una tradizione locale nel campo dell’industria della ceramica. I giochi aiutano l’industria locale, ma aiutano anche a farne a meno ed a ritornare alla tradizione.
Il tutto può essere un’interessante alternativa rispetto ai monasteri del terzo millennio, prospettati da Pallante, che assomigliano a piccole comunità tese ad allontanarsi dal mondo globalizzato.

Visibile a Gualdo il contributo delle nuove tecnologie: auricolari e microfoni per tutti i personaggi principali, telecamere da tutte le parti, trasmissione in diretta sulla tv locale, produzione finale di un DVD. Il commento agli avvenimenti, sempre acusticamente presente, ricorda un po’ troppo la televisione: parlano sempre, anche quando non hanno niente da dire.

A ciò si somma un eccesso di rumore, a tratti ossessivo, proveniente dai tamburi. Alta pressione sonora e poca armonia. Nel gran finale della festa si brucia la strega ed arriva finalmente la musica. Adesso si può andare per taverne e bere a volontà.

La pianificazione è fondamentale: l’organizzazione del palio è continua, durante tutto l’anno. Non finisce un palio che già si pensa al successivo. Il calendario del paese diventa basato sul Palio. Il tempo ridiventa circolare, il tradizionale tempo contadino scandito dalle stagioni, che si ripete anno dopo anno.

Truman Burbank
Fonte: http://www.comedonchisciotte.org
25.09.2006

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