L’Eurozona: ancora e come sempre pronta al crollo

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DI RAMIN MAZAHERI

TheSaker.is

Per valutare al meglio la stabilità dell’Eurozona oggi, un modo appropriato di iniziare è riesaminare il modo in cui questa ha risposto all’ultima crisi.

Nel 2012 la Crisi del Debito Sovrano Europeo raggiunse il suo culmine, e il capo della Banca Centrale Europea Mario Draghi ricorse alla stessa tattica di Mike Ditka, il leggendario coach dei Chicago Bears, squadra di football americano.

Entrambi promisero di fare “Tutto il necessario”.

Ditka fece la sua promessa nel corso della stagione del 1990 e, come Draghi, la fece da una posizione di relativa debolezza:

Il campionato del 1986 (quello è universalmente considerato il team di football americano più vincente di sempre) era andato da tempo, la squadra di Ditka era invecchiata e alla fine del proprio ciclo. Ma lui promise di fare “Tutto il necessario” per tornare ai play-off quell’anno, e migliaia di T-shirt vennero diligentemente stampate per gli sfegatati tifosi dei Bears. Quella squadra riuscì ad arrivare ai play-off del 1990 – per il rotto della cuffia. Ma nel 1992 i Bears erano una squadra perdente e – cosa che nessuno avrebbe immaginato – Ditka venne esonerato.

Ho fatto ricorso a questo aneddoto sportivo perché – e adesso non esagero [in inglese] – nell’estate del 2012 Mario Draghi avrebbe “salvato” l’Eurozona semplicemente pronunciando una frase: “Nei limiti del proprio mandato, la BCE è pronta a fare tutto il necessario per salvare l’euro.”

L’affermazione di Draghi implicava che la BCE avrebbe violato la clausola di “niente salvataggi” inclusa nel Trattato di Maastricht. Questa è la clausola che ha impedito una soluzione immediata per un’Euro-zona che è “unita ma non per davvero”.

Ma la promessa di Draghi, analogamente a quella di “Iron Mike” apparentemente fu sufficiente affinché la volontà forzasse la vittoria sulla realtà: l’alta finanza cedette, le economie più problematiche dell’Euro-zona videro gli interessi delle loro obbligazioni precipitare e Draghi è considerato il banchiere centrale tutt’ora in attività ad aver conseguito il maggiore successo.

E questo ci porta direttamente ad oggi.

Ma in realtà, il fatto che io possa tanto semplicemente fare un salto di più di cinque anni in avanti  è il vero problema.

Perché sin dalla crisi del 2012 non c’è stata nessuna riforma, nessuna crescita della democrazia, nessuna responsabilità assegnata all’Eurogruppo e nessun cambiamento in quella cricca di banchieri/cartello che ho appena descritto nel terzo di questa serie di sette articoli sull’Eurozona.

Ho usato il libro del 2016 del Ministro delle Finanze Greco Yanis Varoufakis, “I deboli sono destinati a soffrire?” come punto di partenza per questa serie. E anche se mi sono burlato tante volte delle sue supposte analisi di sinistra, gli va riconosciuto di avere un immenso valore come informatore, inoltre descrive accuratamente lo stato di pericolo della situazione, non solo della Grecia ma dell’intero blocco monetario. Citerò ripetutamente il suo libro:

“La ragione per cui (la promessa di Draghi) ha funzionato è che è stato come un bluff riuscito, nessuno è andato a vedere la BCE. La parola di Draghi è stata accettata sulla fiducia – o sulla paura, ad essere più precisi”.

E poiché non è stata messa alla prova, l’1% non è mai stato costretto a cambiare questo status quo così pericoloso.

Dunque saltare avanti di cinque anni va bene – non vi siete persi niente: l’Eurozona è ancora completamente  incasinata e, come i Bears del 1990 verosimilmente alla fine del proprio ciclo. Non c’è stata una crisi che lo abbia reso evidente, né ha avuto luogo una conclusione “che nessuno si sarebbe immaginato”. Ancora…

Nel 2012 pensavamo che il Fronte Latino avrebbe respinto i fascisti tedeschi

(Giusto per essere chiari, questo sottotitolo non è un’esagerazione, il neoliberismo è una forma di fascismo.[in inglese])

Mi ricordo che in quell’estate del 2012 mi occupavo della Francia – l’ottimismo era alle stelle.

Al nuovo presidente della Francia, Francois Hollande, era stato assegnato un chiaro mandato anti-austerità e un “Fronte Latino” unificato stava per gettare il suo peso nella contesa. Il richiamo di Mario Monti riguardo alla necessità di un’unione bancaria in tutti i paesi dell’Eurozona ruppe i tabù che impedivano qualunque onesta discussione su questo aspetto. Poiché era una proposta di ovvio buon senso, la Germania fu costretta ad accettarla… ma solo in pubblico – in privato la rese totalmente inefficace.

L’unione bancaria che ne è venuta fuori non arriva neanche lontanamente alle 6.000 banche europee, il fondo di assicurazione collettiva per le banche fallite è totalmente inadeguato nel caso di una crisi, e non c’è ancora una regolamentazione bancaria comune in tutti gli stati dell’Eurozona. Non resisterà [in inglese] ad un vento un po’ più forte, tanto meno ad un’altra crisi.

Questo fallimento significa che: “…il legame tra banche fallite e Stati membri in bancarotta – l’orribile abbraccio – doveva essere preservato intatto… la tanto celebrata unione bancaria in Europa è viva solo nominalmente, mentre in realtà e in pratica è una disunione bancaria, tossica come non mai”.

Hollande, “il più mite dei leader” secondo Varoufakis, capitolò subito incondizionatamente su molteplici altri fronti, anche se l’alta finanza non aveva messo sotto pressione i mercati obbligazionari francesi. Nella seconda parte di questa serie ho illustrato come si sapesse dall’inizio che tigre di carta egli fosse in realtà e l’ho anche soprannominato il più stupido dei polli [in inglese]. I risultati finali sono stati che lui è diventato il primo presidente di una nazione occidentale, a mia memoria, a non essersi neanche potuto candidare alla rielezione, e che il pan-europeismo del 2012 non è durato neanche fino a fine anno.

Quindi, non fatevi ingannare, il punto in cui ci troviamo oggi, strutturalmente non è differente da quello in cui eravamo nel 2012.

Italia, Spagna, Grecia [tutti e tre in inglese], ecc. non solo sono più indebitate di quanto lo fossero nel 2012, ma lo sono in modo insostenibile. E non solo il sistema bancario dell’Eurozona è strutturalmente debole, ma in tanti erroneamente credono che i suoi problemi siano stati risolti dal 2012.

È questa miscela di rischi multinazionali combinata con le illusioni di salute economica ad essere così pericolosa per l’intera economica globale. Nel 2017 l’economia può assolutamente funzionare sulla fiducia, ma non può funzionare in perpetuo sull’ignoranza.

Quindi cos’hanno fatto Draghi e l’Eurogruppo con questo rinvio di 5 anni? Cos’altro possono fare i capitalisti? Si sono arricchiti. Loro e i loro oligarchi di fiducia. Da soli.

Perché una crisi è ancora assicurata? Non è stato distribuito nulla a livello locale

Con il tempo supplementare guadagnato grazie al suo bluff, Draghi ha introdotto molteplici ondate [in inglese] di Quantitative Easing [Alleggerimento Quantitativo, QE più avanti].

Sì, la BCE ha comprato duemila miliardi e mezzo di dollari [in inglese] di titoli di Stato solo nell’ultima ondata di misure di QE, che ha avuto inizio a marzo 2015. Questo ammontare è il doppio di quanto inizialmente era stato promesso (… con buona pace della “efficienza superiore rispetto al socialismo” del capitalismo). Questa cifra è anche leggermente più alta dell’intero PIL della Francia nel 2016, cioè prendete tutto il valore in beni e servizi che i francesi hanno prodotto lo scorso anno, e metteteli in un solo posto – le tasche dell’1%.

Perché tutti quelli che vivono sotto le regole dell’Eurozona percepiscono – anche se potrebbero non essere in grado di spiegarlo del tutto a livello intellettuale – la realtà che tutti i prestiti della BCE nel QE in realtà sono stati erogati per… nulla.

Non hanno rafforzato l’economia reale mediante la costruzione di infrastrutture che avrebbero migliorato la facilità con cui fare affari e quindi aumentato i proventi statali, né finanziato pensioni, programmi di sanità o istruzione, che avrebbero ridotto il prelievo fiscale e realizzato flussi di tassazione produttivi, né sono andati in aumenti salariali che avrebbero causato un incremento della domanda di beni di consumo e causato la crescita economica. Uno qualunque di questi provvedimenti avrebbe potuto essere qualificato come “debito buono” che avrebbe fruttato molti euro per ogni euro investito.

La “moneta inventata” della BCE invece è stata utilizzata per investimenti socialmente improduttivi, principalmente nel mercato azionario, proprio come aveva fatto la FED negli Stati Uniti [in inglese].

Le quotazioni azionarie sono alte solamente perché ricche entità sono inondate del denaro dei salvataggi a interesse dello 0%, che consente loro di prenderne in prestito ancora di più a nessun costo. Cosa fate di solito con un’entrata inattesa, se pensate che la vostra situazione finanziaria personale sia stabile? Ci giocate, e per i ricchi questo significa scommettere nei mercati azionari, creando quindi la domanda che ha spinto in alto i prezzi delle azioni.

Il mercato azionario statunitense ha triplicato i propri prezzi dal 2009 e li ha raddoppiati dal 2012 – quanti di questi soldi arrivano dai contribuenti europei? Il CAC40 del mercato azionario francese è raddoppiato dal 2009 ed è salito del 65% dal 2012, nonostante un tasso di crescita complessivo orribile, quasi da recessione, di circa l’1% da allora. La bolla immobiliare a Parigi è prevedibilmente giunta a un’altezza record [in inglese]. Tutto questo, nonostante il tasso di crescita economica dell’Eurozona sia dello 0,8% totale dal 2011, con proiezioni secondo cui nei prossimi due anni sarà appena dell’1,8% e dell’1,7%. Non c’è più NESSUN dubbio che l’Eurozona avrà un “decennio perduto” – triste….

Ma aspettate, c’è altro!

I livelli estremamente bassi dei tassi di interesse stanno in effetti penalizzando i risparmiatori e i fondi pensione – cioè, il Sistema Bancario per le persone comuni – e questa è un’ulteriore debolezza che si va ad aggiungere all’”economia reale” (in opposizione all’”economia FAI” Finanziaria, Assicurativa e Immobiliare). Il cittadino medio ha anche subito un ulteriore massacro del proprio potere d’acquisto a causa dell’inflazione (arrivata a un tasso combinato del 24% dal 2000 in Francia), quindi è ancora meno in grado di quanto lo fosse nel 2009 di soccorrere un’economia sequestrata dai banchieri .

L’Alleggerimento Quantitativo è semplicemente un piano del tipo “diventa ricco subito”, e quando si interromperà il flusso degli speculatori tornerà esattamente dove si trovava nel 2012: a tenere i governi più poveri in ostaggio nei mercati obbligazionari, come ho descritto in dettaglio alla fine della terza parte.

Se non permettete che l’assenza di una crisi vi conduca erroneamente a pensare che le cose siano fondamentalmente cambiate… farete molto meglio di tanti leader in Europa, che sono anche apparentemente convinti che le cose siano fondamentalmente migliorate….

Neanche a livello transnazionale è stato distribuito nulla

Il QE non è mai stato destinato ai Greci o ai disoccupati dell’Eurozona, le persone che rappresentano un freno alla sua crescita.

Per prima cosa, a causa della regola “niente salvataggi” dell’UE, qualunque paese che accetti un salvataggio non può essere coinvolto nel QE. Dunque la Grecia, il paese più bisognoso, non sta ottenendo nulla [in inglese] dal QE. Morale della favola: mai accettare un salvataggio della Troika, naturalmente.

Secondariamente, al fine di non violare la regola “niente salvataggi”, il QE ha finito per essere di beneficio in misura maggiore per le economie più ricche. Il modo in cui funziona il sistema è proporzionale, non ragionevole – verificate il cosiddetto “capital key” per vedere quanto abbia ricevuto ogni nazione.

Un approccio sensato sarebbe stato che la BCE non acquistasse titoli tedeschi – visto che i loro tassi di interesse sono bassi e che non c’è inflazione – ma invece indirizzasse i propri programmi di acquisto alle economie più povere. “Nein”, ha detto la Germania, che respinge qualunque tentativo di ridistribuzione di ricchezza per le nazioni più povere/in deficit commerciale, o qualunque variazione allo status quo che le consente di fare da capobranco.

Dunque è stato tutto proporzionale – la BCE consegna alla Germania il 18%, alla Francia il 16%… e al Portogallo il 2%, ecc., anche se paesi come Portogallo, Irlanda, ecc., avrebbero bisogno di una porzione molto più grande (naturalmente non per problemi del Portogallo o dell’Irlanda, ma perché i cittadini di queste nazioni sono stati costretti a pagare per salvare dai loro stessi errori, banche che in gran parte sono francesi, tedesche e olandesi).

Varoufakis erroneamente dice che tutto questo si fa “…al fine di mantenere la finzione che lo stupido statuto della BCE sia rispettato”. Ma da una prospettiva di sinistra, chiamarlo una “finzione” illusoria, o denigrarlo come “stupido” è intellettualmente pigro quanto scorretto: questa perpetuazione della disuguaglianza economica per mezzo della “capital key” è capitalismo da manuale – “il ricco si arricchisce” e al diavolo la solidarietà socialista.

Terzo, il QE non è basato su alcuna “pianificazione centralizzata”, dunque per iniziare, non sarà mai distribuito democraticamente.

La pianificazione centralizzata – sottomettere le entità capitaliste ai bisogni del Popolo – è un fondamento centrale del comunismo, ed è ciò che ha consentito all’Iran, a Cuba ed alla Cina di affrontare la tempesta finanziaria del 2009 con una solida crescita economica (addirittura contrastata da una Guerra Fredda Finanziaria nei casi di Iran e Cuba (impressionante, no?)).

Poiché l’Eurozona è capitalista, l’idea fondamentale dietro il QE è: se diamo un’enorme quantità di denaro gratis alla ricca oligarchia al governo (i banchieri)… essi lo utilizzeranno per ciò che è meglio per la società.

Questo è divertente, ma dunque, io sono un comunista timorato di Dio. Il comunismo dice che se si dà un’enorme quantità di moneta gratis a una leadership politica di avanguardia selezionata da tutti i settori della società, questa la utilizzerà per ciò che è meglio per la società stessa. E funziona… di sicuro il suo dossier è di gran lunga migliore negli ultimi quarant’anni, considerata anche l’implosione dell’URSS.

Indipendentemente dalla mia opinione e dalle differenze tra il capitalismo e la pianificazione economica comunista: “Il QE funziona, ma anche sotto le circostanze migliori possibili, non funziona tanto bene, né nel modo in cui era stato inteso.”

Di nuovo giusto, Yanis. Ma di nuovo sbagliato, Yanis: era sempre stato “inteso” a beneficio dell’1% – questo non è il socialismo.

Dunque, per farla semplice, il QE ha fondamentalmente funzionato come un ammortizzatore: la crisi del 2009 ha messo a nudo i problemi strutturali dell’Eurozona; l’alta finanza nel 2012 è andata fuori di testa; sono stati tenuti buoni con denaro gratis; ma una volta che questo si esaurirà, il dissesto della strada si sentirà ancora di più.

“Il QE del Dott. Draghi ha fatto sì che i prezzi delle azioni e delle proprietà immobiliari pregiate nei paesi in avanzo come Germania e Olanda si alzassero, ma non ha contribuito a mobilizzare i risparmi inutilizzati in quei paesi trasformandoli in investimenti produttivi, e in special modo non è riuscito a farlo nei paesi in crisi. Eppure la stampa finanziaria sembra convinta che il QE abbia funzionato.”

Questo brano mostra il pericolo che si corre quando si confonde un politico con un giornalista: un giornalista professionista sa che l’Olanda non è uno stato, ma una regione dei Paesi Bassi (nell’uso inglese).

Questo brano mostra anche il pericolo che si corre quando un politico si atteggia ad essere uno davvero di sinistra, perché Varoufakis non si rende conto che la stampa finanziaria è quasi esclusivamente letta dall’1%, ed ha il preciso fine di avvantaggiarlo. La stampa finanziaria non è per nulla  interessata a promuovere un’economia “basata su una crescita diffusa” che beneficerebbe il 99%. Questa “stampa finanziaria” di cui parla sarebbero l’Economist, il Wall Street Journal, Le Figaro, ecc. – non è certo il redattore economico della Granma di Cuba! Dunque, è naturale che per la stampa finanziaria il QE ha assolutamente “funzionato”!

Ma i media mainstream comuni – a differenza dalla stampa finanziaria – meritano assoluto discredito per aver fallito nel loro compito di portare avanti le necessità del 99% agendo in diretta contrapposizione ai loro colleghi che si radono, hanno tagli di capelli squadrati e indossano abiti gessati. Comunque, per quella che è la mia esperienza, l’Occidentale medio non è mai stato esposto agli strumenti analitici forniti dal pensiero economico di sinistra, e il giornalista mainstream occidentale medio non è differente, ha pochissimo interesse in qualunque genere di economia, ed è stato intimorito quanto basta per venerare l’altare dei bramini tecnocratici che presume parlino in sanscrito.

Quarto, ci dobbiamo chiedere: da cosa è garantito il finanziamento del QE?

Di sicuro, l’Eurozona non ha ceduto l’equivalente 2.500 miliardi di dollari in oro….

Hanno creato questi soldi “dal nulla”, li hanno prestati alle banche centrali nazionali dell’Eurozona, che a loro volta hanno distribuito questo “nulla” alle banche private, le quali anziché prestarlo per investimenti a basso rendimento ma socialmente produttivi investono il “nulla” negli alti rendimenti del mercato azionario, cosa che consente agli azionisti di mostrare i corsi azionari gonfiati come garanzia per ottenere ulteriori crediti con cui alimentare il proprio stile di vita, e tutto questo “nulla” arricchisce i bilanci/patrimoni delle banche private, consentendo  alle stesse banche private di dare un “nulla” differente (che adesso è di loro totale proprietà) ai governi nazionali, sotto forma di acquisto di titoli, ed è questo “nulla” delle banche private a permettere infine ai governi nazionali dell’Eurozona di finanziare i propri budget, e questa continua abilità di rimanere solvibili/avversione alla bancarotta/rinegoziazione del debito conferisce ai governi nazionali dell’Eurozona la credibilità necessaria a sostenere collettivamente i prestiti dei “nulla” originali della BCE.

Da nulla a nulla a nulla a nulla a nulla a nulla…. E questo balletto si ripete ogni mese per un ammontare di 60 miliardi di euro.

Qualcuno sorride, ma non si tratta né di voi, né di me.

Quindi vediamo che a livello transnazionale, il livello più alto della zona euro, i salvataggi hanno sempre avuto il fine di beneficiare i ricchi più che i poveri, e che essi sono sempre stati intesi come un mezzo per soddisfare l’1% e l’alta finanza, e mai per rimediare alle cause della crisi economica.

Di nuovo, non siamo nel 500 A.C. – il problema non è che l’oro per i guerrieri è stato sostituito dal nulla, ma dove sia andato a  finire questo nulla.

Il solo modo per riavere questi soldi sarebbe di sospendere il diritto di proprietà privata e confiscare tutto quello che si può, prima che l’1% fugga con le tasche piene. E l’unico modo per trattenere ciò che sarà stato giustamente confiscato sarebbe che questa rivoluzione fosse una rivoluzione socialista. La storia lo ha dimostrato ripetutamente, ma purtroppo non frequentemente.

Il semplice motivo per cui il QE non ha funzionato: si dimentica di chi è veramente in carica

Per prima la cosa più importante, il QE non funziona mai.

“In Giappone e negli Stati Uniti il QE ha fallito nel suo scopo di ripristinare la ripresa, ma almeno ha assicurato che alla recessione non fosse consentito di trasformarsi in depressione.”

Per cui in una struttura molto più debole come quella dell’Eurozona è sicuro che produrrà risultati meno positivi.

Se volete smettere di leggere qui, penso che possiate fare le vostre previsioni sul futuro dell’Eurozona basandovi solo su quella frase.

Ricordo a tutti che – poiché i fallimenti sono inevitabili in un sistema capitalista che rifiuta la pianificazione centrale – il principale indicatore di successo in un sistema capitalista è “Quanto durano le inevitabili recessioni, e quanto sono profonde?”. Le risposte per l’Eurozona sono: almeno 10 anni senza che se ne veda la fine, seconda solo alla Grande Depressione.

Ma eccovi la ragione principale del perché il “nulla” non funziona – non è fondato sull’idea che è Il Popolo il principale fattore economico, non l’alta finanza.

Le banche e le banche centrali non sono costrette a prestare il denaro di rischio generato dal nulla a imprese o individui, come lo sarebbero in un governo comunista o perfino in un governo del genere di quello giapponese prima dell’Accordo del Plaza del 1985. Pertanto, i banchieri hanno il denaro, ma hanno deciso di non avere fiducia nella congiuntura, e non iniettano nulla nell’”economia reale”. Quindi non erogano prestiti alle aziende – piccole, grandi e medie. Queste attività reali, che possono creare lavoro, dunque non hanno risorse per espandersi o per nuovi impieghi. Quelle persone che effettivamente un lavoro ce l’hanno, vedono che la situazione è stagnante, e sono preoccupate a causa della mancanza di stabilità. Questa instabilità occupazionale causa una mancanza di fiducia che impedisce di accendere un mutuo per una casa, o chiedere un credito al consumo per una lavastoviglie o qualsiasi altra cosa nell’”economia reale”. E quindi si crea, e si perpetua, un ciclo autodistruttivo.

Quest’analisi – guardare alla situazione con Il Popolo come motore primario (perché lo è e deve esserlo) – non si trova da nessuna parte nel libro di Varoufakis. Non capisce che la fiducia dei lavoratori e la stabilità sono il substrato roccioso di qualunque economia.

Dunque la chiave non è la fiducia degli investitori, degli azionisti, dell’alta finanza, degli speculatori valutari, dei magnati dell’immobiliare o di chiunque altro di questi che fanno piani per diventare ricchi subito: è la fiducia della persona media. Ma noi abbiamo sentito parlare solo della “fatina fiducia” dell’alta finanza… perché i media sono controllati dai capitalisti e non dai comunisti – è semplicemente così.

Ma non fate quest’errore: sono gli acquisti quotidiani da parte del Popolo che hanno l’impatto più grande sulla salute dell’economia.

E questo ci da un’altra ragione del perché l’Eurozona è più debole oggi di quanto lo fosse nel 2017.

L’austerità non consiste soltanto nel taglio dei budget e dei salvataggi, ma anche nella distruzione della legislazione sul lavoro con l’inquadramento di tutti (i lavoratori) sotto contratti a breve termine o in lavori part-time.

Questo significa che i cittadini consumatori continueranno ad essere preoccupati e continueranno a non comprare case, automobili, ecc., quindi, viene applicato nel futuro prevedibile e in tutta la sua forza uno strettissimo freno economico sull’Eurozona e sull’economia occidentale in tutta la sua interezza.

Il problema è che la democrazia di una società capitalista consente agli interessi dei ricchi di avere la precedenza . Sempre. Se qualcosa “sgocciola sotto”, bene. Se non sgocciola – a loro non può importare di meno. Ovviamente, un comunista di fronte a tutto questo direbbe “Bene, ecco perché siamo passati (al comunismo).”

Comunque, per tornare al QE – la presunta “soluzione” – e a quelli che inevitabilmente saranno i prossimi passi (in mancanza di una rivoluzione socialista).

“…l’effetto netto (del QE) sull’occupazione nell’Eurozona è stato trascurabile (questo lo aggiungo per ristabilire un fatto comunemente noto). La realtà non trascurabile è che l’Europa sta svalutando il proprio lavoro tramite la competizione interna come negli anni ’30.”

In breve, i capitalisti vogliono che tutti nell’Eurozona passino attraverso quelle riforme reazionarie che sono state le “leggi Hartz” della Germania pre-crisi, che hanno promosso il lavoro part-time e che naturalmente, hanno portato ai livelli massimi la povertà e la disuguaglianza. Questo è quanto Macron ha appena fatto con il suo decreto sul codice del lavoro.

Ma in realtà, questo non è il modello tedesco, ma quello americano: part-time, paghe orarie anziché stipendi, alta povertà, alta disuguaglianza, alta instabilità… ma bassi tassi ufficiali di disoccupazione combinati con una rete sociale appena sufficiente a evitare l’esplosione del numero dei senza tetto.

Questo è il culmine del Modello Occidentale. Questo è l’imperialismo occidentale che si rivolge al proprio interno.

Questo è tutto ciò che il Modello Occidentale ha ottenuto dai tempi della Grande Depressione, perché i precedenti avanzamenti sociali sono andati, o stanno per andare, perduti. Le altre nazioni sarebbero folli a seguirlo….

Quello che ho descritto è un processo pluriennale, e sicuramente segreto, ma di certo chiaro come il giorno.

L’eccezionale punizione della Grecia voluta dalla Troika assume senso logico solo in questo contesto di svalutazione interna/promozione della competizione interna/ distruzione della legislazione del lavoro.

Varoufakis riferisce un aneddoto in cui interroga un interlocutore con la BCE e il FMI su perché mai la Troika insistesse un una imposta sulle vendite regressiva (regressiva perché colpisce tutti in egual misura, in opposizione a una “tassa progressiva” che colpisce i ricchi, maggiormente in grado di pagare) che avrebbe soltanto depresso i proventi fiscali dello Stato, dando quindi alla Grecia meno soldi con cui ripagare i loro “aiuti. Gli venne risposto:

“’Qualcuno le cui opinioni qui contano vuole dimostrare a Parigi cosa è in serbo per la Francia se si rifiuta di mettere in atto le riforme strutturali.’”

Come ho detto, escludendo la rivoluzione come prossimo passo, questo è ciò che si prepara per tutta l’Eurozona: la Troika in tutte le nazioni che si rifiutassero di realizzare il neoliberismo per conto proprio.

È molto, molto meglio – lo dimostra la Grecia – allinearsi e rovinare-il-proprio-vicino, letteralmente, piuttosto che lasciare che sia la Troika a farlo per te.

Simpatico blocco monetario, non c’è ce dire… odio vedere cosa fate ai vostri nemici.

La crisi è in arrivo ed è il mondo a dirlo

Quindi ci sarà sicuramente un decennio perduto, come sono assicurati due decenni… proprio come in Giappone, che ci è già passato prima dell’Eurozona, essendo più legato (e da più tempo) agli Stati Uniti, come l’1% in Giappone ha stupidamente scelto di essere.

(Mi addentrerò nel precedente giapponese, e nell’evidente precedente del loro “obiettivo fallito” nell’articolo finale di questa serie.)

Il QE è già stato esteso in misura maggiore di quanto fosse originariamente inteso, ma dovrebbe ridursi gradualmente nel 2018, possibilmente terminando ad Agosto.

La decisione verrà presa il 25 ottobre [in effetti la BCE il 25 ottobre ha deciso di dimezzare il QE e di prolungarlo di 9 mesi, si veda qui].

Ma il QE sarà interrotto, perché l’Eurozona non è gli Stati Uniti, questa è un’altra delle delusioni che si aggiungono alla probabilità di un crollo dell’Eurozona:

La US Fed può stampare un infinito ammontare di dollari, ma la BCE ha dei limiti che sono pesantemente influenzati dalla Germania… e la linea di fondo è che la Germania si prende cura della Germania e non dell’Eurozona nella sua interezza. È esattamente come se New York potesse dire all’Idaho: “Se non ci paghi, aspettati una visita dei nostri agenti di recupero crediti domani.”

Questo comportamento anti-sociale da parte della Germania data a decenni addietro, va contro i desideri degli altri membri della zona euro, e l’ho descritto dettagliatamente nel secondo articolo di questa serie, Perché no il Petroeuro? O la tensione storica della Francia per un’Eurozona anti-austerità.

E cosa succede quando la Germania insiste a chiudere il rubinetto della BCE – ed è solo una questione di “quando” e non “se”? Quelle economie – Italia, Spagna, ecc. – che sono state colpite dagli speculatori nel 2012 saranno colpite di nuovo.

E perché mai costoro non dovrebbero farlo?

Le “deforme” dell’austerità hanno prodotto solo livelli di crescita reale da quasi recessione, i prestiti creati da invisibili euro digitali sono andati ai mercati azionari e non ad aumentare la produttività e la salute dell’”economia reale”; i risparmi individuali non sono aumentati a causa dei tassi di interesse dello zero per cento; la fiducia dei consumatori continua a ridursi all’aumentare dei posti di lavoro part-time causati della distruzione delle legislazioni sul lavoro.

Dunque perché mai gli avidi capitalisti NON dovrebbero caricare tassi di interesse più alti una volta che la BCE negherà il proprio sostegno? Le cose vanno molto, ma molto peggio che nel 2012!

Sembrerà di nuovo che le stesse grandi economie abbiano la necessità di un programma di salvataggio della Troika. Questo verrà nuovamente rifiutato da Italia e Spagna, visto che sono troppo potenti, ed è a questo punto che inizierà “l’Eurozona a differenti velocità”.

Ciò ci conduce alla quinta parte di questa serie: L’Eurozona è probabilmente nel suo anno finale, contrazione in arrivo

Quindi, alla fine penso che il titolo di questo articolo abbia leggermente sottostimato la situazione – l’Eurozona è di gran lunga più pronta al crollo che mai.

***********************************

Questo è il quarto di  una serie di 7 articoli sull’Eurozona attuale che combinerà alcune delle idee di Varoufakis con i miei 8 anni di esperienza fatta occupandomi direttamente della crisi da Parigi.

Eccovi la lista degli articoli che verranno pubblicati, spero che li troverete utili nella vostra lotta da sinistra!

Recensione del libro di Varoufakis: economista rock star, ma finto politico di sinistra

Perché no il Petroeuro? O la tensione storica della Francia per un’Eurozona anti-austerità

La struttura irrimediabilmente corrotta dell’Eurozona

L’Eurozona: ancora e come sempre pronta al crollo

L’Eurozona è probabilmente nel suo anno finale, contrazione in arrivo

La paura del mondo anglofono di chiamare ‘comunismo’ il comunismo

Recessione forzata come strumento di guerra sociale contro il 99%

Ramin Mazaheri è il capo corrispondente a Parigi di Press TV e ha vissuto in Francia dal 2009. Ha fatto il cronista per vari quotidiani negli Stati Uniti ed ha svolto la sua attività in Iran, Cuba, Egitto, Tunisia, Corea del Sud e in altri paesi. I suoi lavori sono stati pubblicati in svariati giornali, riviste e siti web, oltre che alla radio e in televisione.

*****

Articolo di Ramin Mazaheri pubblicato su TheSaker.is il 15 ottobre 2017

Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it

[Le note in questo formato sono del traduttore]

 

Fonte: http://sakeritalia.it

Link: http://sakeritalia.it/europa/leurozona-ancora-e-come-sempre-pronta-al-crollo/

22.12.2017

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