DI ALESSANDRA MIGLIACCIO
Bloomberg
L’embargo dell’Unione Europea al petrolio iraniano minaccia di accelerare la chiusura delle raffinerie in Europa, ha detto il direttore dell’organizzazione dei raffinatori italiani.
“I paesi asiatici che non applicano l’embargo potrebbero comprare il petrolio iraniano a sconto e vendercelo di nuovo“, ha affermato Piero De Simone,
direttore generale dell’Unione Petrolifera, nel corso di un’intervista
tenuta a Roma: “L’Italia già rischia la chiusura di cinque raffinerie e a livello europeo stiamo parlando di circa 70 possibili chiusure.”
La scorsa settimana l’Unione Europea ha acconsentito a l’importazione di petrolio dall’Iran a partire da luglio in un pacchetto di misure per prendere di mira il finanziamento del programma nucleare del paese. Questa iniziativa avviene mentre i raffinatori sono in difficoltà per l’eccesso di capacità produttiva e la domanda in calo dei combustibili. Petroplus Holdings AG che ha cinque impianti in tutt’Europa, si è dichiarata insolvente dopo che le banche hanno ritirato i prestiti.
Mentre i raffinatori sostituiranno le importazioni iraniane col petrolio saudita e russo dagli Urali, De Simone si dice preoccupato per il fatto che raffinatori asiatici useranno petrolio iraniano conveniente per insidiare i concorrenti.
“Gli iraniani
dovranno scaricare da qualche parte la propria produzione ed sono sicuro
che troveranno acquirenti“, ha detto: “L’ultima cosa
di cui avremmo bisogno è altra concorrenza sleale. O facciamo qualcosa
a livello europeo o rischiamo una simile a quella di Petroplus per molte
raffinerie europee.“
Secondo un rapporto del 18 gennaio
dell’International Energy Agency (Agenzia Internazionale dell’energia) i margini derivanti dalla raffinazione del Brent in benzina, diesel e altri combustibili nell’Europa nord-occidentale
sono scesi a 26 centesimi di perdita al barile di dicembre contro i 51 centesimi
di guadagno del mese precedente.
“Sotto pressione”
“Con i prezzi
del petrolio in ascesa e che probabilmente rimarranno altri, i margini
resteranno sotto pressione”, ha affermato l’analista Amrita
Sen di Barclays Plc in un articolo: “Ci aspettiamo la chiusura
di altre raffinerie non remunerative sia negli Stati Uniti che in Europa.”
Mentre l’Unione Europea
ha importato 450.000 barili al giorno dall’Iran nella prima metà
del 2011, la Cina ne ha acquistati 543.000 nello stesso periodo e l’India,
la Corea del Sud e il Giappone 913.000 barili in totale, secondo i dati
del Dipartimento dell’Energia statunitense.
Italia, Spagna e Grecia
insieme formavano circa il 68 per cento delle importazioni dell’UE
dall’Iran nel 2010, secondo i dati della Commissione europea, con l’Italia
che ha ottenuto circa il 13 per cento del suo petrolio dall’Iran, secondo
le statistiche dell’Unione Petrolifera.
Differenza di
capacità
De Simone ha affermato
che gli impianti più piccoli e più vecchi specializzati
nel tipo pesante di petrolio fornito dall’Iran potrebbe subire sarà
il colpo più pesante. L’Italia ha al momento una capacità di produzione
di circa 103 milioni di tonnellate di combustibile l’anno, mentre
la richiesta interna è pari a circa 74 milioni di tonnellate, ha detto,
una differenza che corrisponde approssimativamente a quattro o cinque
piccole raffinerie. L’Europa, Russia inclusa, ha 175 raffinerie di
petrolio, secondo i dati di Bloomberg.
“Col tempo probabilmente
vedremo che solo le raffinerie più
grandi, soprattutto quelle capaci di produrre diesel che viene sempre
più richiesto, potranno sopravvivere, e non sarà
facile”, ha asserito.
L’eccesso di capacità
del settore rende “difficile” la prospettiva per la raffinazione
petrolifera nei prossimi decenni”, sono le parole di Christof Ruehl,
capo economista della BP.
Il raffinatore svedese
Preem AB ha riferito di voler tagliare il 10 per cento della sua forza
lavoro negli impianti di Goteborg e Lysekil.
L’associazione di De
Simone auspicherebbe dazi di qualche tipo per i paesi che offrono prezzi
più bassi perché non operano con lo stesso livello di sicurezza
ambientale, di garanzie sulla sicurezza e per il lavoro dei raffinatori
europei.
“I raffinatori
asiatici e dell’Estremo Oriente traggono profitto da vantaggi ingiusti
che deve essere bilanciati in qualche misura”, ha detto De Simone.
Fonte: Iran Embargo May Speed Refinery Closures
25.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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