Da David Koresh a Saddam Hussein
DI DICK J.RAVIS
Dieci anni e nove mesi fa, gli Stati Uniti vinsero una breve guerra contro un tiranno in questi ultimi tempi dimenticato, in un luogo dal sapore biblico. Il nostro nemico era un dittatore, sostenevano i burocrati, che terrorizzava i suoi seguaci, i suoi vicini e gli Stati Uniti. Secondo le fonti tradizionali e la stampa stenografica, egli stava anche cercando di fabbricare armi chimiche e di altro tipo, in ogni caso, armi assolutamente proibite. Il governo decise di mandare elicotteri e uomini-ninja per realizzare un cambiamento di regime.
Il tiranno che abbiamo fatto capitolare era David Koresh, il Saddam Hussein, se non del Middle East ( Centro-Est), almeno del Centro del Texas. Gli agenti dell’ ufficio Alcool, Tabacco e Armi da Fuoco assaltarono il regno di Koresh, Monte Carmel, nel Febbraio 1993. Non furono accolti con un mazzo di fiori, ma con dei fucili. I corsari dell’ATF (l’ufficio Alcool, Tabacchi e Armi da fuoco per l’appunto, N.d.A.) subirono delle perdite e dovettero battere in ritirata, ma nel giro di poche ore riuscirono a circondare con dei carri armati la traballante residenza di Koresh, al fine di proteggersi nel migliore dei modi dal fondamentalista armato che resisteva al suo interno. Avendo occupato Monte Carmel così rapidamente, senza una strategia per uscirne, rotazione o colonizzazione che fosse, dopo 51 giorni i gendarmi si spazientirono e lanciarono i propri carri armati contro la casa-dormitorio di Koresh, soprannominata “il campo di concentramento”. Quest’ultima bruciò immediatamente, in diretta su tutti gli schermi televisivi. Il risultato dell’intero affare fu che quattro agenti dell’ATF e circa 90 Monte-Carmelitani, due dozzine dei quali appena bambini, morirono inutilmente.
Le informazioni di intelligence alla base dell’invasione erano vecchie, imprecise, e in alcuni casi, completamente false. Koresh probabilmente aveva iniziato un programma per convertire i fucili Ar-15 (si tratta di un arma semiautomatica N.d.A.) in armi automatiche. Tuttavia, sebbene qualche misterioso esiliato di monte Carmel affermasse a gran voce di aver visto tre esemplari di quest’arma, prima dell’assalto, in realtà nessuno di essi fu ritrovato. Il monte Carmel, ormai ridotto ad un cumulo di macerie, non dimostrò mai di essere stato una minaccia né per gli Stati Uniti, né tanto meno per i vicini di Koresh, la maggior parte dei quali, sebbene qualcuno fu sollevato dalla sua caduta, ritenettero l’intervento decisamente inutile. Anzi , alcuni aggiunsero che gli elicotteri del governo avevano spaventato il loro bestiame.
Certamente ci sono molte differenze tra l’assalto al monte Carmel e l’invasione dell’Iraq, entrambe largamente popolari ai loro rispettivi inizi. Tuttavia due di queste differenze riducono considerevolmente il conforto che le parole possono dare.
Per prima cosa, Saddam non è morto nel suo compound, come invece è successo a Koresh. Attualmente sta subendo un processo in cui uno dei suoi avvocati difensori è l’ex procuratore generale degli Stati Uniti, Ramsley Clark, che rappresenta anche i sopravvissuti di Koresh.
(Ramsey Clark)
Secondo, il 10 novembre, durante una conferenza all’università di Hofstra di cui i media si sono scarsamente interessati, l’ex presidente Clinton ha detto al pubblico: “avremmo dovuto aspettarli fuori… è stato un errore e ne sono responsabile”.
Stava parlando di Koresh e dei Davidiani, e non di Saddam e delle Guardia Nazionale.
George Bush non ha ancora chiesto scusa per aver invaso l’Iraq, mostrando di non avere una maggiore previdenza, astuzia o considerazione rispetto a quella avuta dall’amministrazione Clinton a Waco. Suppongo che per i presidenti, come per i serial killers, la strada verso il rimorso è lunga è tortuosa.
Probabilmente tra dieci anni e otto mesi, dopo che Saddam sarà morto in prigionia, l’ex presidente Bush si scuserà, così come il nostro governo ha architettato per Koresh. I Presidenti degli Stati Uniti possono compiere grandi imprese, è vero. Ma detronizzare i re in terre bibliche non sembra essere uno dei loro punti di forza.
Dick J. Ravis è professore-assistente di Inglese alla North Carolina State University e autore di “ Le Ceneri di Waco”.può essere raggiunto all’indirizzo: dickjreavis@yahoo.
Fonte: www.counterpunch.org/
Link: http://www.counterpunch.org/reavis12102005.html
10.11.12.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NICOLA GERUNDINO