Le basi blu: guerra al mar mediterraneo

Come vengono sistematicamente aggredite le nostre coste.

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Patrizia Pisino

 

Noi piccoli cittadini-schiavi siamo continuamente sottoposti al lavaggio del cervello dai messaggi  condizionanti, ormai palesi e non più  subliminali, dei cosiddetti “media mainstream”, che vogliono indurci a credere che siamo noi stessi la principale causa del cambiamento climatico, i “colpevoli” da punire. Per questo motivo ci indicano – e provano a imporci – come cambiare le nostre cattive abitudini.

Un esempio? La pessima abitudine di noi poveri lavoratori di utilizzare ancora veicoli con motori a combustibile di origine fossile per raggiungere il posto di lavoro (spesso lontano e mal servito da mezzi pubblici).
L’altra pessima abitudine di accelerare dalla prescritta velocità di crociera di 30 km orari (necessaria per la nostra e altrui sicurezza, ancorché più inquinante) sino a raggiungere i proibitivi e dannosi 50 km orari.

Si sa che, essendo tanti, noi poveri siamo sempre colpevoli e causiamo i peggiori disastri ambientali; quali danni volete che possano fare quei pochi jet, supercar o superyacht di quel misero 1% di ultraricchi che nessuno può colpire e che per questo possono continuare con lo stile di vita a loro usuale?

Quello che mi fa veramente incavolare è che, mentre noi popolo-schiavo cerchiamo di barcamenarci tutti i giorni per sopravvivere, privi anche dei servizi più elementari come una sanità pubblica che curi, un lavoro dignitoso, servizi pubblici funzionanti, i nostri cosiddetti rappresentanti al governo guidano il nostro paese verso un baratro che ci porta all’autodistruzione. Quando recentemente la commissione Difesa della Camera dei Deputati ha espresso parere favorevole allo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 6/2023, denominato «Basi Blu», relativo all’adeguamento e ammodernamento delle capacità di supporto logistico delle Basi navali della Marina militare (A.G. 111), mi sono sentita presa in giro ed indignata, come spero anche chi mi legge lo sia.

Se si progettano sistemi di difesa a così lungo termine è ormai palese che siamo un paese in stato di guerra perenne, dato che il programma è concepito secondo un piano di sviluppo pluriennale che si concluderà nel 2033 e dotato di cospicue risorse finanziarie per 1,76 miliardi di euro. Tutto ciò per favorire chi? La NATO, ovviamente, visto che ne facciamo parte in qualità di colonia (serva) dei padroni americani.

Nella scheda tecnica si legge:

Il programma in esame nasce dall’esigenza, di adeguare le capacità di supporto logistico delle principali basi navali italiane (Taranto, La Spezia e Augusta), nonché di quelle delle basi secondarie e di supporto logistico presenti nel Paese (Brindisi, Messina, Cagliari, Ancona, Venezia, Napoli e Livorno), in termini di spazio disponibile per l’ormeggio in banchina e di impianti preposti alla fornitura dei servizi principali. Oltre alla realizzazione delle opere marittime, funzionali ad ampliare le banchine disponibili per l’ormeggio, saranno potenziati i servizi essenziali di base, come lo scarico e il trattamento di acque nere e grigie, migliorate le capacità di distribuzione dei combustibili ed adeguate le reti elettriche sulla base delle maggiori esigenze di carico. La realizzazione di tali opere consentirà alla nostre basi di avere una minore impronta ambientale e di adeguarsi ai nuovi standard della NATO, consentendo di ospitare gruppi navali dell’Alleanza o di altri Paesi alleati.
Di seguito sono indicati i principali interventi previsti.
-Taranto. L’intervento – già parzialmente finanziato con il Fondo di sviluppo e coesione nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo dell’area di Taranto – prevede il dragaggio dei fondali e il consolidamento strutturale delle banchine della Stazione Navale Mar Grande di Taranto, nonché l’ampliamento della stessa, con la realizzazione di due nuovi moli, di cui uno che sostituirà un molo già esistente ma non più rispondente al requisito. Inoltre, verranno adeguati i principali impianti presso tutti i posti d’ormeggio presenti nella Base.
-La Spezia. L’intervento prevede di incrementare la capacità ricettiva della base navale e di ottimizzare gli spazi esistenti. Le attività infrastrutturali includono il dragaggio dei fondali, la ristrutturazione degli approdi esistenti e l’ampliamento del numero di ormeggi disponibili (attraverso la costruzione di nuovi moli e il banchinamento di spazi attualmente non necessari). Contemporaneamente verranno adeguati anche gli impianti elettrico, idrico, dati e imbarco combustibile presso tutti i posti d’ormeggio.

-Augusta. L’intervento prevede una serie di interventi finalizzati all’ammodernamento delle opere marittime e dei servizi in banchina presso le aree tecnico-operativa (banchina Tullio Marcon) e tecnicologistica (tra cui l’Arsenale). Si prevede anche la realizzazione di una struttura operativa per l’Ufficio operazioni portuali, presso il compendio logistico-alloggiativo di Campo Palma.
Basi secondarie e di supporto logistico. L’intervento prevede l’ammodernamento delle infrastrutture, delle opere marittime e dei servizi in banchina della base di Brindisi, finalizzato all’ormeggio e al supporto logistico principalmente delle unità navali maggiori di nuova generazione impiegate per operazioni anfibie. È inoltre previsto l’adeguamento delle opere marittime, dei servizi e delle infrastrutture di supporto logistico e abitative presso le basi di supporto logistico destinate a ospitare il naviglio minore di nuova costruzione (Cagliari, Messina, Ancona, Venezia, Napoli e Livorno).

Solo nel 2022 gli arsenali militari marittimi italiani attivi erano tre:

  1. Augusta, in provincia di Siracusa, come presidio della Marina Militare nella zona del Mar Mediterraneo
  2. Taranto, come presidio della Marina Militare nella zona del Mar Adriatico
  3. La Spezia, come presidio della Marina Militare nella zona del Mar Tirreno

Ora se ne vuole incrementare il numero trasformando i porti turistico-commerciali di cooperazione pacifica in basi militari a tutti gli effetti. Dobbiamo veramente assistere a questo scempio che di ecologico non ha niente? I nostri porti sono presi di mira sotto ogni aspetto, come si sta facendo con i degassificatori, sempre sotto l’aureola stellata dell’Europa e USA. Ci saranno sempre più territori a cui noi non possiamo accedere. Possiamo veramente accettarlo?

Altra incredibile presa in giro la costruzione di una nave da guerra elettrica ed ecologica denominata SDO-SuRS (Special and Diving Operations – Submarine Rescue Ship) che sarà costruita dal cantiere T.Mariotti per la Marina Militare Italiana con una serie di equipaggiamenti forniti da Kongsberg Maritime (KONGSBERG) che opererà in modalità completamente elettrica ad emissioni zero in porto o per operazioni offshore limitate.
Questo è un altro fiore all’occhiello per l’Italia che recentemente con orgoglio ha assunto il comando tattico dell’operazione dell’Unione Europea, EUNAVFOR (European Naval Force) Atalanta.

Scopo dell’operazione Atalanta è prevenire e reprimere gli atti di pirateria nell’Area del Mar Rosso, il Golfo di Aden e il Bacino somalo, sotto le mentite apparenze di aiuto umanitario finalizzato a garantire la protezione delle unità mercantili del World Food Programme (WFP), addette al trasporto di aiuti umanitari diretti in Somalia e Yemen. È la solita propaganda per coprire ogni azione di guerra verso le nazioni non allineate.

Ma il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto pomposamente afferma:

La minaccia della pirateria richiede una risposta ferma e coordinata a livello internazionale e la missione EUNAVFOR SOMALIA (Op. Atalanta) rappresenta un pilastro fondamentale nella strategia europea per proteggere le rotte commerciali e mantenere aperte le linee di comunicazione marittime”
“La regione del Mar Rosso, a seguito della minaccia e degli attacchi Houthi, ha reso centrale quest’area nel panorama geostrategico e geopolitico per l’Unione Europea. La decisione della UE di avviare una nuova missione nel Mar Rosso per proteggere le rotte commerciali ne è la conferma. All’Italia è stato chiesto di fornire il Force Commander dell’operazione ASPIDES. Si tratta di un ulteriore riconoscimento del lavoro svolto dal Governo, dalla Difesa e dalla Marina Militare. Il nostro impegno in queste missioni sottolinea la determinazione dell’Italia a contribuire attivamente alla pace e alla sicurezza internazionale. Siamo consapevoli delle sfide che ci attendono, ma siamo anche fiduciosi nella nostra capacità di affrontarle con successo, grazie alla professionalità e all’eccellenza delle nostre Forze Armate oltre che alla solida collaborazione con i nostri alleati e partner internazionali”.

 

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È vero! Siamo una forza militare dotata di una flotta composta da 53 unità armate. Oltre alla portaerei “Cavour”, Nave Ammiraglia della Marina Militare, ne abbiano altre 2 (una in servizio, “Garibaldi”, ed una a fine allestimento, “Trieste”, per la quale si sta provvedendo all’ampliamento dell’ormeggio a La Spezia), 8 sottomarini, 4 cacciatorpediniere missilistici, 11 fregate, 11 pattugliatori d’altura, 4 pattugliatori costieri, 10 cacciamine e 3 navi assalto anfibio (*).

È evidente che abbiamo quanto occorre per combattere in difesa dei nostri padroni, anche se poi  distruggiamo l’ecosistema marino, oltre alle vite umane, producendo un ulteriore disastro ambientale e sociale nonché umanitario.
Tutto ciò è per la nostra sicurezza.  Questi pazzi scatenati però sono autorizzati a distruggere l’agricoltura perché inquina, ad uccidere il bestiame perché inquina, a costringerci a incappottare le nostre case (con materiali spesso molto pericolosi e inquinanti) per diminuire il consumo energetico, a farci  mangiare cibi sintetici per favorire le multinazionali con scopi “umanitari”. Giornalmente il nostro cielo azzurro è solcato da bianche scie che seminano le nuvole distribuendo ossido di alluminio e bario, minerali tossici che diventano delle croci per noi qui sulla terra portandoci ad ammalarci, per poi curarci con i loro medicinali che causano ulteriori malattie se non la morte. Una pressante propaganda offusca le nostre menti aumentando ancora di più la nostra condizione di “rana bollita” teorizzata da  Noam Chomsky, che abituandosi pian piano non capisce che sta morendo.

Quando decideremo che non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo più accettare di essere condizionati?

Che il nostro più grande desiderio è la pace, la libertà di decidere della nostra vita? Che i lavoratori hanno diritto al rispetto, che tutti abbiamo diritto a vivere dignitosamente, ad essere felici e, soprattutto, a diventare sovrani in una nazione libera dalle imposizioni sovranazionali?

Quando diremo no agli esperimenti militari e si al rispetto della vita presente in tutto l’universo?

Certo alcune fievoli voci emergono: sono quelle dei vari comitati di cittadini, quelle degli agricoltori, ma saranno ascoltati?

Se non sapremo insorgere uniti e compatti, superando i piccoli interessi personali, non saremmo in grado di saltare fuori dalla pentola dell’acqua calda perché ormai ci hanno convinto che è per il nostro bene, anzi che sia un confort.

 

Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte

Revisione editoriale di CptHook per ComeDonChisciotte.org in accordo con l’autore.

(*) http://www.comidad.org/dblog/storico.asp?s=Commentario+2019&m=&pagina=11&ordinamento=desc

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01403109.pdf

https://www.concorsimarina.it/flotta-marina-militare/

https://www.cittadellaspezia.com/2022/04/11/leali-a-spezia-no-ai-nuovi-moli-militari-a-marola-439204/

https://aresdifesa.it/litalia-assume-il-comando-della-missione-atalanta/

https://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/mezzi/nuovi_progetti_2/Pagine/SDO-SURS.aspx

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