L’antirussismo spiegato da Orwell

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DI NICOLAS BONNAL

dedefensa.org

A proposito della rivalità tra russi e americani, un inquieto generale De Gaulle rivelò a Alain Peyrefitte: «le due super potenze vanno d’accordo come pane e formaggio».

Era lo storico Charles Beard che, durante la lugubre presidenza Truman, parlava di una guerra perpetua per una pace perpetua. La guerra perpetua è quella che l’America sta conducendo oggi in diverse parti del mondo. Gli Stati Uniti hanno guidato nel mondo 200 conflitti, come ha dimostrato Oliver Stone nel suo angosciante documentario. Sette di questi durante la presidenza del premio Nobel per la pace Obama, che sta cercando di ritornare al potere; il suo successore provvisorio Donald Trump è già in guerra in Yemen e minaccia l’Iran. Poi si vedrà. Per dimostrare che non è un agente russo, Trump potrebbe dichiarare guerra alla Russia!

La pace perpetua consiste nel fare di questo mondo libero un mondo sicuro per la democrazia – affermò Woodrow Wilson che lasciò che bolscevismo e fascismo si insediassero in Europa; i suoi eredi hanno imposto l’islamismo ai musulmani.

Veniamo al 2017, sono trascorsi cento anni da quando, il 2 aprile 1917, gli Usa entrarono in guerra.

Il Pentagono ha ottenuto i suoi 84 miliardi di supplemento. Avremo forse la guerra che desidera lo Stato profondo statunitense, benché George Orwell sia di ben altro avviso. Nel 1953 un altro storico, Harry Elmer Barnes, ha infatti evidenziato un legame tra la politica statunitense (l’America ha la rabbia diceva all’epoca Sartre, oggi tutti la celebrano) e 1984.

Il libro di George Orwell è di nuovo un bestseller, non c’è da stupirsene. Ricordatevi delle dichiarazioni isteriche del generale «Cane pazzo» Mattis al senato sulla minaccia che Cina e Russia rappresentano per l’Oceania orwelliana, ossia per l’America e il suo canile europeo, assai in ombra in questi ultimi tempi.

Per la sua Oceania Orwell ha preso ispirazione dall’Oceana di John Harrington, uno scrittore contemporaneo a Cromwell (c’è Orwell in Cromwell), e si è ispirato al modello del sinedrio e dell’oligarchia veneziana. Orwell vede l’Oceania scontrarsi con l’Eurasia (la Russia) e con l’Estasia, un’Asia unificata dalla Cina. Ecco qua :

« … allora era stato annunciato, così, su due piedi, che dopotutto l’Oceania non era in guerra con l’Eurasia ma con l’Estasia. L’Eurasia era infatti un’alleata. E, naturalmente, non si era affatto ammesso che fosse intervenuto alcun cambiamento. Soltanto si venne a sapere, e con una straordinaria fretta, e ovunque nello stesso momento, che l’Estasia, e non già l’Eurasia, era da considerare nemica».

In seguito Orwell spiega che si è sempre in guerra (rispetto alla Libia, la Cina e la Russia sono per l’Oceania statunitense o la Francia socialista pezzi più difficili da divorare) contro i rivali demonizzati dalla burocrazia dell’odio.

«Raggruppati in un modo o nell’altro, questi tre super-Stati sono coinvolti in una guerra permanente da venticinque anni. La guerra, tuttavia, non è più quella lotta disperata volta all’annientamento come nei primi decenni del ventesimo secolo. È una lotta che ha obiettivi limitati, tra combattenti incapaci di distruggersi a vicenda, che non hanno ragioni concrete per combattersi e non sono divisi da alcuna vera differenza ideologica».

Questa guerra interminabile e talvolta letale serve a mantenere calma la massa povera russa o americana. Con il risultato di avere 93 milioni di adulti senza lavoro e il 50% della popolazione attiva a meno di trentamila dollari all’anno, una miseria a fronte dell’esorbitante costo della vita statunitense.

«L’obiettivo principale della guerra moderna, aggiunge George Orwell nel lungo capitolo IX della seconda parte, è di consumare le merci senza alzare il livello di benessere. Il problema era di far girare l’economia senza accrescere la ricchezza reale del mondo. Delle merci dovevano essere prodotte, ma non distribuite. In pratica, il solo mezzo per raggiungere l’obiettivo era la guerra perpetua (…). L’atto essenziale della guerra è la distruzione, non necessariamente di vite umane, ma dei prodotti del lavoro umano.»

La guerra permette anche all’oligarchia di arricchirsi (Silicon Valley, Lockheed, Booz Allen, Boeing, CIA, NSA, Goldman Sachs, Fed, Hollywood, Marvel). Ancora Orwell:

«Contemporaneamente, la consapevolezza di essere in guerra, e quindi in pericolo, fa apparire naturale e necessario alla sopravvivenza il fatto che una piccola casta detenga tutto il potere».

La Guerra permette soprattutto di controllare la popolazione; pensate a Henry IV di Shakespeare e alle sue querelle con i sovrani stranieri.

Come in Tucidide, il pubblico si sottomette al potere sottomettendosi alla guerra:

«Fanatico, credulone, ignorante… In altre parole è indispensabile che ci sia la mentalità appropriata allo stato di guerra. Poco importa che la guerra sia realmente dichiarata e, poiché nessuna vittoria risolutiva è possibile, che sia vittoriosa o no. Tutto ciò che è necessario, e che lo stato di guerra esista».

La follia di “Cane pazzo” Mattis è stata spiegata da Orwell. Nello Stato profondo sanno che Russia e Cina non rappresentano un pericolo. È per questa regione che dilaga l’isteria. Orwell:

«è precisamente nel Partito Interno che l’isteria della guerra e dell’odio del nemico sono più forti. È necessario che nel Partito interno si sappia quando una notizia di guerra sia vera o falsa e spesso si può essere consapevoli del fatto che una guerra sia totalmente falsa o che venga combattuta per fini del tutto diversi da quelli dichiarati. Queste conoscenze sono completamente neutralizzate dalla tecnica del bipensiero».

Mattis deve aggiornarsi.

Orwell ha accertato:

«Nessuna delle tre superpotenze tenterebbe mai un’azione che comportasse il rischio di una seria sconfitta. Quanto viene intrapresa un’operazione di vasta portata, essa generalmente è rivolta a sorprendere l’alleato».

Orwell ci rassicura. La Guerra non sarà più pericolosa.

«Fino a quando le guerre potevano vincersi o perdersi, nessuna classe dirigente poteva considerarsi totalmente irresponsabile degli avvenimenti. Ma quando la guerra diventa perpetua, lei smette anche di essere pericolosa e smette di avere necessità militari. Il progresso tecnologico può anche arrestarsi, mentre i fatti più evidenti possono essere negati o trascurati»

E vorremmo giocare alla guerra con 666 miliardi l’anno? Queste basi militari sono dei luna park? E Philippe Grasset che ci parla della sistematica incapacità operativa statunitense!

Viceversa Orwell evoca la psicopolizia; un colpo di Decodex qui, un impeachment per il candidato siberiano dall’altra parte, e ovunque l’onnipresente controllo della Cia.

«L’efficienza, compresa l’efficienza militare, non è più necessaria. In Oceania, eccetto la psicopolizia, niente è efficiente».

L’allusione è all’inefficienza militare statunitense: mai gli USA e i suoi svariati vassalli hanno sfidato le vere potenze. Orwell :

«La guerra quindi, se noi la giudichiamo prendendo a modello le guerre precedenti, è una semplice impostura. Assomiglia alle battaglie di alcuni ruminanti le cui corna hanno un’angolatura tale che impedisce loro di ferirsi. Ma, benché irreale, non è priva di senso. Divora il surplus dei prodotti di consumo e aiuta a preservare la speciale condizione mentale di cui ha bisogno una società gerarchica».

L’antirussismo ha un solo obiettivo preciso: il rafforzamento di questa oligarchia e della sua influenza sul suo mondo.

 

Nicolas Bonnal

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/lantirussisme-a-la-lumiere-de-george-orwell

17.03.2017

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VOLLMOND

 

Riferimenti

 

Guerre du Péloponnèse, I

1984, deuxième partie, chapitre IX

Perpetual war for perpetual peace; the costs of war (Mises.org)

Harrington, Oceana (Gutenberg.org)

Peyrefitte – c’était de Gaulle

Shakespeare, Henry IV, part 2, act 4, sc. 5

Therefore, my Harry,

Be it thy course to busy giddy minds

With foreign quarrels, that action, hence borne out,

May waste the memory of the former days

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