LA SINDROME NARCISISTA DEL POTERE

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Come descritto in modo un po’ contorto
(lo ammetto non scrivo in modo semplice ed accessibile a tutti e
d’altronde non mi importa farlo dato che dentro quel “tutti”
vi è una maggioranza disinteressata a sapere qualcosa circa il
proprio destino) ho cercato di condensare molti punti cruciali della
mia analisi storica e sociale del periodo che stiamo vivendo (vedi:
“Nuovi e vecchi giochi di potere” qui su
comedonchisciotte nello spazio utenti).

In buona sostanza il quell’articolo
sostengo che vi è un élite che per ragioni storiche si
è trovata a guidare una certa parte della società umana
verso un nuovo modello sociale che ha spostato gli interessi del
potere dallo sfruttamento della terra tramite la fede (modello
medioevale) allo sfruttamento della persona tramite l’economia
(modello civile).Vi sono altri punti della mia analisi
precedente che riprenderò in questo secondo articolo, ma in
verità l’argomento che qui voglio trattare è più
semplice.

Si tratta dell’esigenza del potere di
descrivere sé stesso, di trovare in sé stesso e nella propria
celebrazione la volontà di proseguire l’esercizio del potere.
Per capirci, se il potere fosse una persona, parleremmo di una sorta
di “sindrome narcisista” talmente forte da non riuscire a
risultare in nessun caso realmente creativa. Più avanti
cercherò di essere più preciso.

Ora vorrei riprendere qualcos’altro
dell’articolo precedente, dove cercavo di spiegare il paradosso del
modello attuale, immaginando per assurdo che un appartenente alla
élite volesse veramente fare qualcosa di positivo per il
mondo. Essendo il modello economico attuale molto più
classista di quello passato, ogni tentativo di agevolare la porzione
umana più sfruttata, porta inevitabilmente al sacrificio di
chi volesse veramente un cambiamento sostanziale. Ma un cambiamento
necessario e urgente rimane comunque una priorità: per ciò
ha senso per le élite desiderare di riportare l’umanità
verso un “rinnovato medioevo”, cioè verso un modello
simile a quello passato, in cui non è più l’uomo al
centro dello sfruttamento, ma di nuovo la terra per mezzo questa
volta della tecnologia.

Per ciò parlo di “medioevo
tecnologico”.

Molti argomentano (dati alla mano) che
tutto ciò è evitabile perché “c’è
ricchezza per tutti” e che la ricchezza “è solo mal
distribuita”. Forse è vero, non ho modo di confutare
questa posizione, ma rimane che il potere ha bisogno di un modello
verticale a cui riferirsi, altrimenti non potrebbe sopravvivere.
Perciò non ha senso “fare i conti senza l’oste”,
cioè senza le ragioni della élite.

Detto in parole più semplici “al
potere costa meno dare un triliardo a una persona che distribuire un
milione a centomila persone”. Soprattutto se poi questa persona
distribuirà a proprio giudizio il triliardo alle restanti
centomila con criterio iniquo godendone i frutti, poiché
fornirà l’esempio visibile e incontestabile di come “ci
si deve comportare”.

Ma torniamo alla “sindrome
narcisista” di cui parlavo all’inizio. Mi capita spesso di dare
indicazione agli amici di dove trovare conferma delle mie analisi. Da
tempo continuo a ripetere “che il potere non inventa nulla”
e che in particolare gli strumenti di propaganda del potere non hanno
fantasia. Cinema, TV, internet, sono esempi noti come strumenti di
propaganda al grande pubblico almeno dalla seconda guerra in poi. Un
po’ meno noto e cosa si intende nel dettaglio per “strumento di
propaganda”, anche se film recenti come “Capitan America”
qualche lampadina dovrebbe accenderla anche ai più ottusi.

Il problema è che questi
strumenti sono usati per una quantità di motivi differenti,
spesso molto più sottili della più grezza superficie.
Per dirla con le parole di un “ex” agente CIA: “dove
l’argomento appare più innocente e innocuo, di solito trovi le
cose più interessanti”. Cosa c’è di più
innocente e innocuo di un film di fantascienza, ad esempio?

In apparenza si tratta di un prodotto
di intrattenimento e di fantasia che serve solo a distrarci un po’
dallo “stress quotidiano”.

Ma se chi lo produce non ha fantasia,
cosa stiamo guardando in realtà? Un primo indizio interessante
lo raccogliamo osservando “certi particolari” non legati
alle esigenze di produzione (e quindi alla certezza del produttore di
far soldi) che a distanza di tempo paiono possedere un che di
“profetico”. Tanto da rischiare dei veri e propri “autogol”
della macchina di propaganda.

Per ciò (ad esempio) stiamo
assistendo a una vera e propria azione “manipolativa” su
larga scala dei prodotti della propaganda degli anni passati, sotto
forma di censura, remake, incuria (vedi caso delle pellicole
originali del primo allunaggio) contenimento legale (cioè
l’uso delle leggi per ottenere altre forme di censura condivisibili
socialmente) e chi più ne ha …

Vi è infatti il pericolo che una
rilettura di questi prodotti faccia emergere il sospetto che non
siano prodotti della fantasia. Soprattutto davanti a certe evidenze
smaccate.

In particolare i film fantastici hanno
un “tallone d’Achille”. La mente cataloga in automatico
come “assurdi” i fatti narrati, quindi non vi presta
attenzione. Questo lascia al mezzo propagandistico una elasticità
d’azione che normalmente non sarebbe possibile avere. Ad esempio
l’inserimento di messaggi trasversali che diano un idea
approssimativa dell’agenda pianificata dalle élite.

Per far capire cosa intendo passo a
fare degli esempi meno generici. A quanti avranno la voglia e il
coraggio di leggere quest’articolo forse è capitato di sentire
qualcosa circa il 2012 e del prossimo venturo passaggio di un
fantomatico decimo pianeta, che passa in rete sotto il nome di Nibiru
o pianeta X.

Non mi metto a disquisire qui sulla
bontà di queste notizie.

Tuttavia per opera di amici attenti a
queste cose, ho scoperto un interessante analogo di questi fatti in
un cartone animato giapponese degli anni ’70, manco a dirlo soggetto
a “restauri” e “tagli” nella sua “versione
più moderna”. Trattasi di uno (forse) dei peggiori
prodotti da consumatore di quegli anni che infatti non seguì
le orme di cartoni più blasonati: Gordian.

Personalmente avrei faticato a trovare
questi esempi in una pellicola così penosa di cui tra l’altro
non ricordo nulla nella mia infanzia, segno che nemmeno da giovane
l’ho considerata meglio.

Ma bando alle critiche, vi invito
(finché vi sarà passibile) a dare un occhio alla
puntata 48 “Vicini alla catastrofe” dal quarto minuto circa
e alla puntata 52 “lo schermo del sole” dall’inizio e vi
ricordo che questo è un prodotto dei lontani anni ’70, epoca
in cui possiamo ragionevolmente supporre che il “decimo pianeta”
potesse essere per lo più argomento da fantascienza.

Da Ugape a Nibiru, se non ci
soffermiamo troppo sulle differenze dei sostantivi, direi che
possiamo cominciare a porci delle domande interessanti sulle
somiglianze. Ad esempio se un prodotto così scadente raccolga
un esempio di mirabile lungimiranza, se sia frutto del caso o se chi
ha prodotto questa sceneggiatura padroneggiava sapienze di ben altro
spessore. Messo ovviamente che si accetti come realistiche le notizie
sul decimo pianeta. Altrimenti si entrerebbe in altri scenari anche
più interessanti: una ipotesi infatti (ma qui potrei
smentirmi) che mi affascina da tempo è che le produzioni
fantastiche siano la base per una vasta “riprogrammazione”
della nostra consapevolezza.

Essi costruirebbero una serie di
collegamenti “finti” di una realtà “finta”,
cioè pianificata, adatta a imprigionare la mente logica e a
farci accettare spiegazioni lontane dalla verità di fatti
reali. Nella peggiore delle ipotesi queste connessioni di un modo
finto sarebbero in grado di distrarre le coscienze più
attente, poiché le ipotesi fantastiche proposte in queste
pellicole, volenti o nolenti finiscono nel nostro bagaglio di
“possibilità” quando dobbiamo selezionare la ragione
di certi avvenimenti estranei alla nostra esperienza quotidiana (è
più complesso di così ma qui ho bisogno di
semplificare).

Il clima non è più quello
di un tempo? Sta arrivando Nibiru e se non arriva stai certo che sono
i tempi ad essere sbagliati, non la previsione del suo arrivo.

Siccome le vere ragioni non fanno parte
del bagaglio di possibilità vagliabili dalla nostra coscienza,
perché nessuno ce le ha suggerite (saggiamente) per un effetto
di “risparmio di spesa energetica psichica” tenderemo ad
accettare acriticamente i suggerimenti indotti dalle pellicole di
fantasia.

Ma questo discorso può essere il
tema di altro articolo. Qui invece vorrei avanzare l’idea di come la
descrizione che il potere fa di sé stesso possa risultare così
gretta e meschina, da non riproporre niente, ma proprio niente di
creativo. Per avere una misura potremmo prendere il caso di Yoda, il
nanetto verde di guerre stellari che a quanto pare gli studiosi
dell’occulto indicano essere una piccola entità guida
spirituale invocata in rituali antichi rivolti ad antiche divinità
a cui almeno una parte della élite si rivolgerebbe in segreto.
Manco a dirlo “una entità a cui è attribuita
saggezza”.

Si lo so che fa sorridere pensare un
ricco e potente che prega divinità dimenticate nei secoli in
circoli ristretti di amici potenti, per chissà quali strani
motivi. Tuttavia non è nemmeno da sottovalutare il fascino che
queste cose hanno sull’animo umano ne quanto vuoto spirituale possano
promettere di riempire, considerando la vita dei dominanti per come
ci è dato saperla, dato che ci sono generose quantità
di film che ce la raccontano. Personalmente se mi trovassi al loro
posto, non so se saprei resistere a quel fascino. Sia come sia,
comunque rimane che quella entità esiste, ha quel nome e ce la
ritroviamo in un “filmetto da cassetta” di fantasia.
Interessante, no?

Ora vi lascio (se vorrete) ad un
esercizio discretamente difficile: scoprire fino a che punto sia
povero di fantasia il mondo fantastico nella propaganda del potere.

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