LA SECONDA CARICA DELLO STATO AD UN PRESCRITTO DI MAFIA ?

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DI MARCO TRAVAGLIO

Il giovin virgulto individuato dalla Casa delle Libertà per la presidenza del Senato, in nome del rinnovamento della politica, si chiama Giulio Andreotti. Molti eccepiscono che l’ex (sette volte) presidente del Consiglio ha pochi tratti in comune con Silvio Berlusconi. Ma almeno uno ce l’ha: una prescrizione. Nella sentenza più agghiacciante (e dunque più sconosciuta) pronunciata nella storia della giustizia occidentale, è scritto che Andreotti ha “commesso” il reato di associazione per delinquere (Cosa Nostra, per la, precisione) fino al 1980, e se l’é cavata solo grazie al fattore-tempo.

E’ la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Palermo nel 2003 e resa definitiva dalla Cassazione nel 2004. I giudici di appello parlano di “una autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi fino alla “primavera” del 1980”.
Nel dettaglio, ritengono provate le “amichevoli e anche dirette relazioni del sen. Andreotti con gli esponenti di spicco della cosiddetta ala moderata di Cosa Nostra, Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti, propiziate dal legame del predetto con l’on. Salvo Lima ma anche con i cugini Salvo, essi pure organicamente inseriti in Cosa Nostra, i “rapporti di scambio che dette amichevoli relazioni hanno determinato: il generico appoggio elettorale alla corrente andreottiana, il solerte attivarsi dei mafiosi per soddisfare, ricorrendo ai loro metodi, talora anche cruenti, possibili esigenze, non sempre di contenuto illecito, dell’imputato o di amici del medesimo; la, palesata, disponibilità e il manifestato buon apprezzamento del ruolo dei mafiosi da parte dell’imputato”; “la travagliata, ma non per questo meno sintomatica, ai fini che qui interessano, interazione dell’imputato con i mafiosi nella vicenda Mattarella, risoltasi, peraltro, nel drammatico fallimento del disegno del predetto di mettere sotto il suo autorevole controllo l’azione dei suoi interlocutori ovvero, dopo la scelta sanguinaria di costoro, di tentare di recuperarne il controllo, promuovendo un definitivo duro chiarimento, rimasto infruttuoso per l’atteggiamento arrogante assunto dal Bontate”.

Insomma “il sen. Andreotti ha avuto piena, consapevolezza, che suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi; ha quindi, a sua volta, coltivato amichevoli relazioni con gli stessi boss; ha palesato agli stessi una disponibilità non meramente fittizia, ancorché non necessariamente seguita da concreti, consistenti interventi agevolativi; ha loro chiesto favori; li ha incontrati; ha interagito con essi; ha loro indicato il comportamento da tenere in relazione alla delicatissima questione Mattarella, sia pure senza riuscire, in definitiva, a ottenere che le stesse indicazioni venissero seguite; ha indotto i medesimi a fidarsi di lui e a parlargli anche di fatti gravissimi (come l’assassinio del Presidente Mattarella) nella sicura consapevolezza di non correre il rischio di essere denunciati; ha omesso di denunciare le loro responsabilità, in particolare in relazione all’omicidio del Presidente Mattarella malgrado potesse, al riguardo, offrire utilissimi elementi di conoscenza”.

Conclusione “La Corte ritiene che sia ravvisabile il reato di partecipazione alla associazione per delinquere nella condotta di un eminentissimo personaggio politico nazionale, di spiccatissima influenza nella politica generale del Paese ed estraneo all’ambiente siciliano il quale, nell’arco di un congruo lasso di tempo, incontri ripetutamente esponenti di vertice della stessa associazione; intrattenga con gli stessi relazioni amichevoli, rafforzandone la influenza; appalesi autentico interessamento in relazione a vicende particolarmente delicate per la vita del sodalizio mafioso; indichi ai mafiosi, in relazione a tali vicende, le strade da seguire e discuta con i medesimi anche di fatti criminali gravissimi da loro perpetrati in connessione con le medesime vicende senza destare in essi la preoccupazione di venire denunciati ..dia a detti esponenti mafiosi segni autentici – e non meramente fittizi – di amichevole disponibilità, idonei a contribuire al rafforzamento della organizzazione criminale, inducendo negli affiliati, anche per la sua autorevole politica, il sentimento di essere protetti al più alto livello del potere legale”.

Quanto basta, per affermare che “il reato é concretamente ravvisabile a carico del sen. Andreotti”; anche se “estinto per prescrizione.”

Marco Travaglio
Fonte: www.unita.it
24.04.06
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