La scienza degli zombi: cervelli di maiali decapitati tenuti in vita per 36 ore

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DAGNY TAGGART

Sembra che gli scienziati ultimamente stiano oltrepassando numerosi confini, il che fa sorgere una domanda: il solo fatto che possano fare una cosa, significa che dovrebbero farla?

I progressi nella tecnologia legata al cervello stanno raggiungendo livelli distopici. Gli scienziati hanno recentemente sviluppato la capacità di prevedere le nostre scelte prima ancora di quanto faremmo noi ed ora riescono a trasformare i pensieri umani in parole. Chip intelligenti che creeranno esseri umani superintelligenti sono in via di sviluppo e la Cina sta estraendo dati dai cervelli dei suoi cittadini.

Mentre esistono usi legittimi per alcune di queste tecnologie, non ci vuole molto per capire che molte di esse potrebbero anche essere utilizzate per scopi nefandi.

Gli scienziati stanno spingendo qualche ricerca troppo in là?

Gli sviluppi nell’intelligenza artificiale sono affascinanti e allo stesso tempo terrificanti, ma impallidiscono rispetto ad una recente scoperta nel campo delle neuroscienze.

Questo titolo aveva attirato la mia attenzione alcuni giorni fa:

Yale Scientists Kept Decapitated Pigs’ Brains Alive for 36 Hours [Gli scienziati di Yale hanno mantenuto in vita per 36 ore cervelli di maiali decapitati]

L’articolo continuava illustrando lo studio:

Nel marzo 2018, il neuroscienziato di Yale, Nenad Sestan, ha illustrato ai suoi colleghi una importante scoperta durante una riunione del National Institutes of Health (NIH): era riuscito a ‘tenere in vita’ il cervello di alcuni maiali al di fuori dai loro corpi fino ad un massimo di 36 ore.

La notizia era rapidamente trapelata al di fuori della riunione fino ad arrivare ai media. Ed ora, più di un anno dopo, i dettagli di questo importante lavoro sono stati finalmente pubblicati dalla prestigiosa rivista Nature, confermando che ciò che inizialmente sembrava fantascienza era in realtà vera e propria scienza, sollevando nel contempo dubbi allarmanti su ciò che significa veramente essere “morti.” (fonte)

Un comunicato stampa dal titolo Pig brains kept alive outside body for hours after death [Cervelli di maiale tenuti in vita al di fuori del corpo per ore dopo la morte] chiarisce i dettagli dello studio:

I ricercatori della Yale University di New Haven, nel Connecticut, hanno collegato i cervelli dei suini ad un sistema che li ha perfusi con un sostitutivo del sangue. La tecnica ha ripristinato alcune funzioni critiche, come la capacità delle cellule di produrre energia e rimuovere i prodotti del catabolismo e ha contribuito a mantenere [integre] le strutture interne del cervello. (fonte)

Sestan voleva sapere se un cervello completo poteva essere rianimato alcune ore dopo la morte, così aveva deciso di scoprirlo:

… utilizzando le teste mozzate di 32 maiali macellati a scopo alimentare vicino al suo laboratorio. La sua equipe aveva rimosso i cervelli dai crani e li aveva riposti in una camera speciale, inserendo successivamente un catetere in ogni organo. Quattro ore dopo la morte, i ricercatori avevano iniziato a pompare nelle vene e nelle arterie dei cervelli una soluzione conservante calda.

Il sistema, che i ricercatori chiamano BrainEx, imitava il flusso sanguigno facendo arrivare sostanze nutritive ed ossigeno alle cellule cerebrali. La soluzione conservativa utilizzata dal team conteneva anche sostanze chimiche che impedivano ai neuroni di generare scariche elettriche, proteggendoli da eventuali danni ed impedendo il riavvio dell’attività elettrica cerebrale. Nonostante ciò, gli scienziati hanno constatato la presenza di attività elettrica nel cervello durante l’esperimento e si sono tenuti pronti a somministrare anestetici se avessero avuto il dubbio che l’organo stesse riprendendo qualche forma di coscienza. (fonte)

I ricercatori hanno testato l’andamento dell’attività cerebrale per un periodo di sei ore.

Ecco cosa hanno trovato:

… i neuroni e le altre cellule cerebrali hanno ripreso le normali funzioni metaboliche, come il consumo di glucosio e la produzione di anidride carbonica, ed anche il sistema immunitario del cervello sembrava funzionare. Le strutture delle singole cellule e le diverse stratificazioni della corteccia si sono conservate, mentre le cellule nei cervelli di controllo, che non avevano ricevuto la soluzione ricca di sostanze nutritive e di ossigeno, erano collassate. Quando gli scienziati hanno stimolato elettricamente i campioni di tessuto prelevati dai cervelli trattati, hanno scoperto che i singoli neuroni potevano ancora trasmettere segnali.

Ma la squadra dei ricercatori non ha mai rilevato in tutto il cervello un’attività elettrica coordinata, che indicherebbe un’attività cerebrale sofisticata o persino un livello di coscienza. Gli scienziati affermano che per il riavvio dell’attività cerebrale potrebbe servire uno shock elettrico, o conservare il cervello in soluzione per periodi prolungati, per consentire alle cellule di riprendersi dai danni subiti dalla carenza di ossigeno. (fonte)

Questa ricerca ha rivelato alcuni dati scioccanti.

Sembra che la morte delle cellule cerebrali possa non essere così improvvisa, o irreversibile, come si era precedentemente creduto. Le cellule del cervello erano ancora vitali sei ore dopo, contrariamente a quelle del gruppo di controllo non conservate tramite il procedimento appena messo a punto, hanno riferito i ricercatori.

Questo studio ha rivelato un sorprendente grado di resilienza nelle cellule di cervelli che erano stati privati di sangue e di ossigeno, ha affermato Sestan. “La morte cellulare cerebrale avviene attraverso una finestra temporale più ampia di quanto pensassimo in precedenza,” ha spiegato.

“Anche se l’esperimento era terminato prima di arrivare ad un [eventuale] ripristino della coscienza, ha comunque sollevato interrogativi sull’etica dell’approccio e, essenzialmente, sulla natura stessa della morte. Le attuali definizioni legali e mediche della morte sono alla base dei protocolli per la rianimazione [1] e per il trapianto di organi,afferma il comunicato stampa.

“Per la maggior parte della storia umana, la morte è stata una cosa molto semplice,” afferma Christof Koch, presidente e ricercatore capo dell’Allen Institute for Brain Science di Seattle, Washington. “Ora, dobbiamo interrogarci su ciò che è [veramente] irreversibile.”

Nella maggior parte dei paesi, una persona è considerata legalmente morta quando l’attività cerebrale cessa o quando il cuore e i polmoni smettono di funzionare. Il cervello richiede un’enorme quantità di sangue, ossigeno ed energia, e si ritiene che anche pochi minuti senza questi sistemi di supporto vitale causino danni irreversibili. (fonte)

I ricercatori affermano che le loro scoperte potrebbero portare a nuove terapie per l’ictus ed altre patologie, oltre a fornire una nuova metodica per lo studio del cervello e del meccanismo d’azione dei farmaci che interagiscono con esso. Dicono che, attualmente, non hanno in programma la sperimentazione della loro tecnica su cervelli umani.

L’anno scorso, Sestan aveva detto che il sistema BrainEx è ben lungi dall’essere pronto per l’utilizzo umano, se non altro perché è difficile da usare senza prima rimuovere il cervello dal cranio.

Questo studio e i suoi possibili sviluppi sollevano gravi preoccupazioni etiche.

Le possibili implicazioni e le conseguenze di questa ricerca vi fanno venire i brividi?

Ci è stato sempre detto che il cervello non può sopravvivere a lungo senza sangue, che il deterioramento del cervello inizia entro pochi minuti e la morte subito dopo.

Questo studio mette in discussione queste convinzioni e solleva alcune gravi preoccupazioni di natura etica.

Gli scienziati, sia quelli coinvolti nello studio, come alcuni che non lo erano stati, hanno valutato le questioni etiche relative a questo tipo di ricerca e ai suoi possibili usi, riferisce l‘Associated Press:

Christof Koch, presidente dell’Allen Institute for Brain Science di Seattle, che non aveva partecipato allo studio, si è detto sorpreso dai risultati, soprattutto perché ottenuti in grandi animali.

“Questo tipo di tecnologia potrebbe aiutare ad aumentare le nostre conoscenze per riportare la gente nella terra dei vivi” dopo un’overdose di droga o un altro evento catastrofico che abbia mandato in ipossia il cervello per un’ora o due, ha detto. A differenza degli esperimenti sui suini, qualsiasi trattamento di questo tipo non comporterebbe la rimozione del cervello dal corpo.

L’esperimento sui maiali entra anche in un campo minato etico, ha detto. Per prima cosa, [questo lavoro] ha messo in dubbio la definizione comunemente usata della morte come perdita irreversibile della funzione cerebrale, perché l’irreversibilità “dipende dallo stato della tecnologia che, come questo studio dimostra, progredisce continuamente”, ha affermato.

E qualcuno potrebbe provarci, un giorno, con un cervello umano, ha continuato. Se i futuri esperimenti ripristinassero un’attività elettrica su larga scala, si potrebbe parlare di coscienza? Il cervello “proverebbe confusione, delusione, dolore o agonia?” si è chiesto. Una cosa del genere sarebbe inaccettabile persino in un cervello animale, ha detto. (fonte)

In un editoriale di Nature, che ribadisce la necessità di linee guida etiche per la ricerca sul tessuto cerebrale, Sestan ed altri 16 scienziati hanno spiegato le possibili diverse origini di un tessuto del genere, campioni rimossi tramite chirurgia o fatti crescere in laboratorio da cellule staminali. Hanno fatto notare che “più il campione da esperimento si avvicina ad un cervello umano funzionante, più la cosa si fa eticamente problematica.”

Lo studio solleva anche dubbi sul fatto se il danno cerebrale e la morte siano permanenti:

Lance Becker, specialista in medicina d’urgenza presso il Feinstein Institute for Medical Research a Manhasset, New York, afferma che molti medici ritengono che anche pochi minuti di ipossia possano causare danni irreversibili. Ma gli esperimenti sui maiali suggeriscono che il cervello potrebbe rimanere vitale per molto più tempo di quanto si pensasse in precedenza, anche senza il supporto esterno. “Questo documento getta una bomba a mano in mezzo in tutte quelle che sono le credenze comuni,” afferma Becker. “Potremmo aver enormemente sottovalutato la capacità del cervello di riprendersi.” (Fonte)

Questo potrebbe essere l’estratto più inquietante dell‘editoriale riguardante le questioni etiche:

Nel frattempo, scienziati e governi sono lasciati soli a confrontarsi con i dilemmi legali ed etici relativi alla possibilità di creare un cervello cosciente slegato dal corpo. “Questa è davvero una terra di nessuno,” dice Koch. “Probabilmente la legge dovrà evolversi per stare al passo.”

Koch auspica una più ampia discussione etica prima che qualsiasi ricercatore cerchi di indurre autocoscieza in un cervello disincarnato. “È un grande, grande passo,” dice. “E, una volta che sarà stato fatto, sarà impossibile ritornare indietro.” (Fonte)

Altrettanto inquietante: quando il MIT Technology Review, l’anno scorso, aveva contattato Sestan per porgli alcune domande sulla sua ricerca, quest’ultimo si era rifiutato di entrare nei dettagli, “affermando di aver presentato i risultati per la pubblicazione ad una rivista accademica e di non voler pubblicizzare le sue osservazioni.”

Steve Hyman, responsabile della ricerca psichiatrica presso il Broad Institute di Cambridge, nel Massachusetts, è stato tra quelli informati sul lavoro. Ha condiviso la sua opinione sugli esperimenti con il MIT Technology Review:

“Questi cervelli possono essere danneggiati, ma se le cellule sono vive, allora sono [da considerarsi] organi viventi. È una cosa al limite delle nostre conoscenze tecniche, ma non è diversa dalla conservazione di un rene.”

Hyman dice che la somiglianza con le tecniche di conservazione di organi per il trapianto, come cuore o polmoni, potrebbe indurre alcuni a considerare erroneamente questa tecnologia come un modo per evitare la morte. “Si potrebbe arrivare al punto che, invece di dire ‘Congelatemi il cervello,’ loro dicano ‘Attaccatemi alla macchina e trovatemi un corpo,’” afferma Hyman.

Tali speranze sono malriposte, almeno per ora. Trapiantare un cervello in un nuovo corpo “non è neanche lontanamente possibile,” secondo Hyman. (fonte)

Altre inquietanti preoccupazioni vengono sollevate nell’articolo del MIT:

Sestan ha riconosciuto che i chirurghi di Yale gli avevano già chiesto se la tecnologia di conservazione cerebrale potesse essere usata a scopo medico. Cervelli umani disincarnati, aveva detto, potrebbero diventare cavie per testare cure esotiche contro il cancro e possibili trattamenti per l’Alzheimer troppo pericolosi per essere provati su esseri viventi.

L’installazione, scherzosamente soprannominata “cervello nel secchio,” solleverebbe rapidamente gravi problemi etici e legali se venisse provata su un essere umano.

Per esempio, se il cervello di una persona fosse rianimato al di fuori del corpo, quella persona si sveglierebbe in quella che potremmo definire la camera di deprivazione sensoriale per eccellenza, senza orecchie, occhi o modo di comunicare? Si potrebbero conservare i ricordi, avere un’identità o diritti legali? I ricercatori potrebbero eticamente sezionare o smaltire un cervello del genere? (fonte)

Se siete interessati ad ulteriori informazioni sulle questioni etiche che riguardano questo tipo di esperimenti e le loro possibili conseguenze, vale la pena  leggere l’editoriale completo che può essere reperito qui:The Ethics of Experimenting With Human Brain Tissue [L’etica della sperimentazione con tessuto cerebrale umano].

Che cosa ne pensate?

Credete che questo studio potrebbe avere gravi conseguenze? In tal caso, quale sarebbe l’uso possibile di questa tecnologia? Pensate che i vantaggi superino gli svantaggi? Per favore, condividete nei commenti quello che pensate.

Dagny Taggart

[1] N.d.T. In alcuni paesi, i rianimatori che non riescono a riportare in vita una persona dopo un evento mortale, a volte utilizzano un’apparecchiatura che preserva gli organi destinati al trapianto pompando sangue ossigenato nel corpo, ma non nel cervello.

Fonte: theorganicprepper.com
Link: https://www.theorganicprepper.com/zombie-science-researchers-kept-brains-of-decapitated-pigs-alive-for-36-hours/
19.04.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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