DI JAMES KUNSTLER
Clusterfuck Nation
La debole risposta Americana alle affermazioni di potere della Russia nel Caucaso, in Asia Centrale, non poteva essere più appropriata, dal momento che le nostre pretese di influenza in quella parte del mondo sono diventate ridicole.
Gli Stati Uniti hanno tratto vantaggio dalla temporanea confusione in Russia, durante i dieci anni di intervallo dal collasso sovietico, instaurando un governo cliente in Georgia, completo di consulenti militari, vendite d’armi e con la promessa aggiuntiva di poter entrar a far parte dell’alleanza occidentale, meglio nota come NATO. Questi corteggiamenti furono fatti in previsione dell’oleodotto che collega Baku (la capitale dell’Azerbaigian, ndt) a Ceyhan, progettato appositamente per il drenaggio del petrolio dalla regione circostante il bacino del mar Caspio, con uno sbocco nel mar Mediterraneo, evitando in questo modo, lungo il tragitto, le nazioni ostili.
Nel momento in cui questa mossa venne messa in atto, agli inizi degli anni novanta, c’era una certa fiducia (almeno così mi auguro, veramente) tra le cosiddette potenze occidentali, che gli Stati del Mar Caspio sarebbero usciti dalla sfera OPEC e degli Arabi, allo stesso modo dei Persiani, consegnando tutto il petrolio di cui Stati Uniti ed Europa avrebbero avuto bisogno – un desiderio folle ed una mossa idiota allo stesso tempo, come i fatti hanno voluto dimostrare.In primo luogo, le recenti esplorazioni in questa antica regione petrolifera – le cui prime trivellazioni risalgono al 19° secolo – si rivelarono alquanto deludenti. Dirigenti statunitensi propagandarono un’immagine di questa zona come di un’altra Arabia Saudita, ma il petrolio attualmente estratto dalle nuove aree di trivellazione del Kazakhistan, Turkmenistan e degli altri “Stan” continua ad essere prevalentemente del greggio pesante ed acido, in quantità misere rispetto a quanto sognato, e difficile da trasportare lungo l’estremo terreno accidentato che giunge all’oleodotto base di Baku.
Nel frattempo la Russia, risistemata la situazione interna sotto il non-vecchio e non-alcolizzato Vladimir Putin, ridestatasi, si ritrova ad essere nel 2007 la maggior produttrice mondiale di gas naturale e greggio. Tra le varie conseguenze di ciò, ci fu il suo riemergere come nuovo modello di potenza mondiale – un potere basato sulle risorse energetiche di cui dispone, con i destini energetici europei sempre più nelle sue mani. Intanto gli Usa instaurano altri Stati-cliente nel cerchio delle ex repubbliche sovietiche, nel basso ventre della Russia meridionale, completi di basi militari statunitensi, mentre attiva fronti di combattimento in Iraq e Afghanistan.
Adesso, ditemi voi se questa non è stata la più idiota ed inutile strategia della moderna storia geopolitica mondiale!
E meno male che gli espertoni di politica estera statunitense avevano immaginato che la Russia sarebbe rimasta in un coma perenne; ma l’idea stessa che avremmo potuto accerchiarla strategicamente con basi difendibili in paesi montagnosi e senza sbocco sul mare, là a metà strada attorno al mondo…? Dovete chiedervi cosa si stavano fumando al Pentagono, alla CIA e al NSC.
Così, questa stupida politica è andata a farsi benedire. Non solo la Russia continua a mantenere il controllo sull’oleodotto Baku-Ceyhan, ma adesso ogni indizio ci porta a ritenere che porteranno gli Stati del suo fianco meridionale dentro la propria sfera d’influenza attiva, e non c’è proprio un fottuto niente che gli Stati Uniti possano pretendere di fare per questo.
Potremmo aver speso 10 anni a rimettere in ordine le nostre case – svegliandoci dall’antiquatezza del nostro stile di vita suburbano, diminuendo la nostra abitudine di servirci di auto in modo spensierato, ricollegando le nostre città con una moderna rete ferroviaria, creando ricchezza attraverso la produzione di beni di valore (invece di ricorrere a truffe finanziarie), proteggendo i nostri confini, e prendendo le misure necessarie per difendere e rimodernare le nostre industrie. Invece, abbiamo scialacquato via il nostro tempo e le nostre risorse [l’autore usa una espressione molto forte: “..we pissed our time and resources..” letteralmente “abbiamo pisciato via tempo e risorse”, n.d.t.]. Le Nazioni fanno errori tragici non capendo il volere della collettività. L’incapacità di George Bush, non è altro che la perfetta metafora del fallimento di un’intera generazione. I “Boomers” [gli appartenenti alla generazione del ‘baby boom‘, cioè nati tra il 1945 e il 1964 n.d.r.] saranno ricordati come la generazione che ha messo in ginocchio gli Stati Uniti d’America.
Mentre la stagione vacanziera volge al termine, questo Paese saluta una nuova era. Abbiamo sbagliato i calcoli in Occidente ed in Asia Centrale. La Russia continua a possedere quelle parti di mondo. Esporteremo le nostre attuali guerre per il territorio anche dentro gli ‘Stan’ più distanti e chiusi (senza sbocchi sul mare, ndt) ? Altro punto, non appena ci troveremo a fronteggiare un esaurimento finanziario e militare, dovremmo anche domandarci come potremmo evacuare con successo il nostro personale dalle lontane basi in Uzbekistan e Kyrgyzstan.
Questo può essere ugualmente un momento serio per l’Europa, ed una ragione in più per il recente calo del valore corrispettivo dell’Euro, dache l’Europa si trova alla mercè della Russia per gli approvvigionamenti invernali d’acqua calda e per ciò che raggiunge i loro fornelli e gli permette d’accendere le luci.
La Russia esercita pressioni finanziarie anche sugli Usa, per tutti i debt paper e i dollari che possiede. Di fatto può scuotere il sistema bancario statunitense a suo piacimento, minacciando di scaricare da un momento all’altro i suoi titoli in dollari.
Il sistema bancario statunitense non ha bisogno di una spallata russa per cascare faccia a terra. E’ di fatto già deceduto, barcollando intorno come uno zombie da un prestito “finestra” all’altro [“loan window” , termine tecnico n.d.t.] simulando prestiti di capitale – mentre consegna brandelli dei suoi vestiti ammuffiti alla Federal Reserve come garanzie addizionali [“collateral”, termine tecnico ndt]. Gli interi Stati Uniti, non solo le sue banche, stanno diventando una terra di morti che camminano. Gli affari stanno morendo, la proprietà immobiliare è divenuta una danza macabra, intere regioni si stanno trasformando in lande desolate di cartelli “for sale”, lotti di parcheggi vuoti, palazzi disabitati, e speranze distrutte. E il tutto sembra portare a battere il sentiero del fallimento dell’immaginazione collettiva nazionale. Noi, veramente, non sappiamo cosa stia succedendo.
La favola per la quale possiamo sostenere la nostra influenza 9000 miglia lontano, quando siamo incapaci di agire insieme in Ohio, è solo una tragica presa per i fondelli. Qualcuno potrebbe affermare che tale situazione potrà rivelarsi un toccasana per gli Usa per piantarla una volta per tutte con questi vani sogni di gloria, e darci una maledetta svegliata. [“ wake the fuck up”, espressione gergale statunitense, ndt]
Titolo originale: “Reality Bites Again”
Fonte: http://jameshowardkunstler.typepad.com/clusterfuck_nation/
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18.08.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di IVAN TALLORU