La proteina Spike danneggia le cellule vascolari

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Dr. Joseph Mercola – 25 maggio 2021

Durante il 2020, molte persone hanno imparato di più sui coronavirus, e in particolare sul virus SARS-CoV-2 che causa la Covid-19. Le immagini del virus “chiodato” sono state diffuse dai media.

L’immagine ricorda una mazza a catena, o flagello. Questa era un’arma medievale con una palla d’acciaio chiodata all’estremità di una catena o di una cinghia di cuoio, un’immagine che può essere spaventosa. Attualmente i ricercatori ritengono che le punte (spike) siano responsabili di danni vascolari significativi che portano a gravi malattie (1).

La maggior parte delle persone sarà infettata almeno una volta nella vita da qualche tipo di coronavirus. Se la pandemia Covid-19 è la prima volta che sentite parlare di coronavirus, dovreste sapere che il primo fu scoperto nei polli nel 1930 (2) Qualche decennio dopo fu identificato il primo coronavirus umano (3).

Attualmente, gli scienziati hanno identificato quattro tipi di coronavirus che sono endemici e possono causare fino al 15% dei comuni raffreddori (4). È interessante notare che se tutti i coronavirus hanno avuto origine in natura, il tasso di mutazione del virus ha subito una forte accelerazione in 20 anni.

Negli ultimi due decenni, sono emersi tre nuovi coronavirus: SARS nel novembre 2002 (5), MERS nel settembre 2012 (6) e SARS-CoV-2 nel dicembre 2019 (7). I sintomi della COVID-19 da un’infezione con SARS-CoV-2 possono variare molto.

Alcune persone portatrici del virus non hanno avuto sintomi. Altre hanno segnalato febbre, mal di testa, dolori al corpo, tosse secca, perdita di appetito e perdita dell’olfatto (8). In altri possono svilupparsi sintomi più gravi che colpiscono le vie respiratorie e portano alla polmonite.

Circa il 36% degli individui ha sperimentato sintomi gastrointestinali o neurologici, con o senza sintomi respiratori (9). Un recente articolo pubblicato su Circulation Research (10) ha rivelato che sono le proteine spike del virus a giocare un ruolo chiave nei sintomi.

 

La SARS-CoV-2 con le proteine spike non danneggia solo i polmoni

 Un team di ricercatori, tra cui scienziati dell’Università della California a San Diego, ha valutato gli effetti del virus SARS-CoV-2 negli animali. I ricercatori non sono stati sorpresi dai risultati clinici, ma i dati hanno portato ad una spiegazione dettagliata di come la proteina spike (S) scatena i danni al sistema vascolare (11).

I ricercatori hanno creato uno pseudo virus, ovvero una cellula circondata dalle proteine spike che non conteneva un virus (12). Utilizzando un modello animale, i ricercatori hanno inserito lo pseudo virus nei polmoni e hanno scoperto che il virus non era necessario per creare danni. Di fatto, la proteina spike era sufficiente a causare l’infiammazione.

L’esperimento è stato poi replicato in laboratorio utilizzando colture cellulari. Il team ha esposto le cellule endoteliali sane che rivestono le arterie allo pseudo virus con le spike. Studi passati avevano dimostrato che l’esposizione al virus SARS-CoV-2 aveva provocato danni alle cellule legandosi all’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2).

Tuttavia, il team ha scoperto che le cellule hanno risposto in modo simile quando sono state esposte allo pseudo virus. Quando la proteina S si è attaccata al recettore ACE2 ha interrotto la segnalazione ai mitocondri e ha causato danni e frammentazione. Le alterazioni della funzione mitocondriale sono state confermate in laboratorio come parte dell’inibizione della segnalazione di ACE2.

I risultati hanno anche rivelato che il virus potrebbe indurre l’infiammazione delle cellule endoteliali e l’endotelite. Secondo quanto riferito, la proteina ha diminuito i livelli di ACE2 e compromesso la biodisponibilità del monossido di azoto (13) (che è vasodilatatore, n.d.T). Il co-autore senior dello studio, Uri Manor, ha spiegato in un comunicato stampa del Salk Institute (14):

“Se si rimuovono le capacità replicative del virus, esso ha ancora un importante effetto dannoso sulle cellule vascolari, semplicemente in virtù della sua capacità di legarsi a questo recettore ACE2, il recettore della proteina S, ora famoso grazie alla Covid. Ulteriori studi con proteine spike mutanti forniranno anche nuove informazioni sull’infettività e la gravità dei virus SARS-CoV-2 mutanti”.

 

I sintomi a lungo termine possono essere legati al danno vascolare

 Alcuni dei sintomi della Covid-19, che per alcune persone durano settimane o mesi, possono essere la conseguenza di un danno vascolare. Alle persone che hanno avuto questi sintomi è stato dato il nome di “long haulers” (15) (pazienti a lunga persistenza, n.d.T.).

In teoria, si sono ripresi dai sintomi peggiori della malattia e sono risultati negativi al test. Eppure, continuano ad avere sintomi senza un’infezione attiva. Secondo un articolo pubblicato su JAMA (16), circa il 10% delle persone che hanno avuto la Covid-19 possono avere sintomi di lunga durata.

I Centers for Disease Control and Prevention (17) riferiscono che una combinazione dei sintomi riportati di seguito, senza un’infezione attiva da Covid, può comparire settimane dopo l’infezione e durare per mesi. I sintomi possono peggiorare dopo l’attività fisica o mentale.

 

Annebbiamento cerebrale, descritto come difficoltà a pensare o a concentrarsi Dolore toracico
Tosse e difficoltà di respirazione Depressione o ansia
Vertigini quando ci si alza per la prima volta Tachicardia o palpitazioni
Affaticamento Febbre
Mal di testa Dolori articolari o muscolari
Perdita dell’olfatto (anosmia) o del gusto Respiro corto

 

La fisiopatologia predominante della Covid-19 comprende il danno endoteliale e la lesione microvascolare, la stimolazione dell’iperinfiammazione e la trombofilia (18). Una recente revisione in Physiological Reports (19) ha esaminato come il danno capillare e l’infiammazione da endotelite innescata dalla Covid-19 potrebbero contribuire ai sintomi persistenti tramite interferenza con l’ossigenazione dei tessuti.

Gli effetti combinati del danno capillare in più organi chiave possono accelerare l’infiammazione legata all’ipossia e portare a sintomi a lungo termine. Anche se l’esercizio fisico peggiora temporaneamente i sintomi a lungo termine, ed alcuni hanno respinto l’allenamento a intervalli ad alta intensità (HIIT) come opzione, un articolo pubblicato su Frontiers in Cardiovascular Medicine dalla Danimarca suggerisce il contrario (20).

Gli autori di questo studio sostengono che la fisiopatologia della Covid-19 può essere superata dagli effetti fisiologici dell’HIIT e dovrebbe essere considerato come una delle scelte riabilitative per invertire potenzialmente questi sintomi. Gli autori propongono che l’esercizio potrebbe aumentare la clearance virale e modulare la segnalazione di TNF-alfa e interleuchina-1 beta.

Questo potrebbe a sua volta ridurre l’infiammazione vascolare. Gli autori riconoscono comunque che l’HIIT è il tipo di intervento di esercizio più controverso da prescrivere dopo la Covid-19, a causa del rischio di arresto cardiaco improvviso secondario [dovuto] al danno cardiovascolare.

Diversi esperti (21, 22) raccomandano che anche chi è abituato all’esercizio ad alta intensità dovrebbe prima completare un esame cardiovascolare e tornare solo gradualmente all’attività fisica. Citano un piccolo studio retrospettivo su 28 persone con una storia di Covid-19 in cui i ricercatori hanno concluso che “la riabilitazione cardiopolmonare completa dopo la Covid-19 è sicura, fattibile ed efficace” (23).

 

Il trattamento precoce può ridurre il numero di pazienti a lunga persistenza

 Nella mia intervista con il Dr. Vladimir Zelenko nel marzo 2021, abbiamo discusso il trattamento della Covid-19 con idrossiclorochina. A quel punto, Zelenko aveva trattato 3.000 pazienti con sintomi di Covid-19 e solo tre dei suoi pazienti ad alto rischio erano successivamente stati vittime della malattia.

Mentre l’intervista si concentrava sui protocolli di trattamento e l’uso del farmaco antimalarico idrossiclorochina, Zelenko ha condiviso una statistica interessante sul suo protocollo. Nei primi mesi di Covid-19, Zelenko aveva deciso di trattare i suoi pazienti ad alto rischio il più presto possibile, senza aspettare i sintomi gravi. Questo si è rivelato il fattore chiave del suo significativo successo.

Senza aspettare i risultati dei test, che spesso richiedevano cinque giorni, quando i pazienti ad alto rischio mostravano sintomi più gravi, iniziava immediatamente il trattamento. La sua comprensione del meccanismo dietro l’idrossiclorochina e lo zinco ha portato ad usare questa combinazione, insieme all’azitromicina, per prevenire la polmonite batterica e altre infezioni batteriche comuni con la Covid.

Ciò che è interessante sono le statistiche dei pazienti di Zelenko con sintomi a lungo termine. Come ho discusso, circa il 10% della popolazione che viene infettata da Covid-19 andrà incontro a sintomi persistenti (24). Tuttavia Zelenko ha trattato 3.000 pazienti e nessuno di quelli che avevano ricevuto il trattamento entro i primi cinque giorni ha continuato a sviluppare sintomi a lunga persistenza.

Anche se ha avuto pazienti con sintomi persistenti da Covid-19, questi avevano richiesto assistenza medica dopo i primi cinque giorni di sintomi, il che significa che il processo infiammatorio era in fase avanzata. Dalla sua esperienza, e da quella dei pazienti che ha trattato, l’intervento precoce con il protocollo ha quasi eliminato il rischio di sintomi persistenti.

 

I ricercatori trovano un altro obiettivo del vaccino

 Durante lo sviluppo del vaccino, i ricercatori e le aziende farmaceutiche si sono concentrati sulla proteina spike che circonda il virus. Sembra che questo sia il modo in cui il virus entra nelle cellule e sembrava ragionevole che se il virus non avesse potuto replicarsi all’interno delle cellule, l’infezione poteva essere fermata.

Tuttavia, come è stato scoperto, il virus ha più di una singola proteina spike (25). Ci sono quattro proteine che formano la struttura che circonda l’RNA. C’è un involucro (E), una membrana (M) e un nucleocapside (N), oltre alla spike (S). Il nostro sistema immunitario riconosce tutte e quattro queste proteine. I ricercatori hanno scoperto che gli esseri umani producono più anticorpi alla proteina N che alla proteina S (26).

Tuttavia, sembrava contro-intuitivo puntare alla proteina N, poiché questa si trova all’interno della struttura con l’RNA virale. Pertanto, qualsiasi anticorpo prodotto dal corpo contro la proteina N non impedirà al virus di entrare nelle cellule (27). Nuove informazioni hanno rivelato che, una volta che gli anticorpi della proteina N entrano nella cellula, vengono riconosciuti da un recettore antibiotico, il TRIM21.

Questo recettore anticorpale distrugge la proteina N, che poi raggiunge la superficie della cellula infetta. Le cellule T del nostro corpo riconoscono i frammenti e uccidono la cellula insieme a qualsiasi virus. Questo ha suggerito ai ricercatori che indurre gli anticorpi della proteina N può essere un altro modo per stimolare la risposta immunitaria contro la SARS-CoV-2.

Un altro vantaggio di concentrarsi sulla proteina N è che ha un tasso di mutazione più basso (28). In altre parole, quando il virus muta in natura, il vaccino attuale potrebbe non avere più alcuna efficacia contro di esso, proprio come il vaccino contro l’influenza deve essere modificato ogni anno per affrontare le varianti dell’influenza. La sequenza nella proteina N è più stabile, quindi i ricercatori ipotizzano che un vaccino possa essere efficace per un periodo più lungo.

 

La lista degli attuali effetti collaterali del vaccino sta crescendo

All’inizio di maggio 2021, rapporti dalla Francia hanno evidenziato cinque casi di miocardite inpersone cui era stato somministrato il vaccino Pfizer BioNTech. La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco che può avere effetti per tutta la vita perché indebolisce il muscolo e crea tessuto cicatriziale (29).

L’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali (ANSM) ha rilasciato il suo aggiornamento settimanale sul vaccino,segnalando che “in Francia sono stati dichiarati cinque casi [di miocardite]” (30). L’agenzia non ha ritenuto sufficienti le informazioni per concludere che il vaccino avesse avuto un ruolo, ma avrebbe continuato a monitorare i rapporti.

Dal 22 aprile 2021 sono state somministrate in Francia più di 13,5 milioni di dosi di vaccini Covid. L’ANSM riporta 16.030 eventi avversi in coloro che erano stati vaccinati. Israele ha anche riportato diversi casi di miocardite dopo che le persone avevano ricevuto la seconda dose.

Una revisione del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) degli Stati Uniti mostra 12 rapporti di miocardite registrati negli Stati Uniti entro il 30 aprile 2021. Secondo Our World in Data (31), entro il 30 aprile 2021, era stato completamente vaccinato il 30,32% della popolazione degli Stati Uniti. VAERS ha anche segnalato che entro il 30 aprile 2021 si sono verificati 157.277 eventi avversi (32).

Questi numeri sono probabilmente molto più bassi del numero reale di persone che hanno sperimentato eventi avversi dai vaccini. I dati della ricerca (33) mostrano che il personale di assistenza sanitaria identifica e segnala gli eventi avversi da vaccini in un numero tristemente basso. Infatti, il vaccino Johnson & Johnson Covid-19 è stato recentemente sospeso per insegnare ai medici come segnalare le lesioni da vaccino (34). La sospensione è stata poi revocata negli Stati Uniti.

 

 

 

Link: https://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2021/05/25/spike-protein-coronavirus.aspx?ui=59ed2e7639939da92ff0e3fd8a4becd1e38e467e8312fec7760fac1ab9753aaf&sd=20210422&cid_source=dnl&cid_medium=email&cid_content=art1HL&cid=20210525&mid=DM893787&rid=1166601739

Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

 

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