Di Alessandra Turra per ComeDonChisciotte.org
“La notte dei morti viventi” (“Night of the living dead”) è l’opera prima di George A. Romero (New York, 4 febbraio 1940 – Toronto, 16 luglio 2017).
Romero è stato l’assoluto precursore dell’iconica immagine dello “zombie”, entrata prepotentemente a far parte dell’immaginario collettivo, capace di suscitare terrore e sgomento ancor oggi.
La pellicola risale al 1968 (il 1° ottobre comparve per la prima volta nei cinema), durante un preciso contesto storico, quello della guerra in Vietnam (1955–1975).
La crudeltà delle immagini rientra nel clima venutosi a creare in pieno svolgimento di una guerra che vide l’uccisione di oltre 58000 soldati statunitensi e la perdita di mezzo milione (fino a 4 milioni stimati) di vietnamiti (https://it.wikipedia.org/wiki/Cronologia_della_guerra_del_Vietnam#:~:text=Kissinger%20vince%20il%20Premio%20Nobel,quasi%20150%20miliardi%20di%20dollari).
La figura dello “zombie”, che Romero nella pellicola chiama “ghoul” (demone), mi riporta alla mente il massiccio utilizzo di droghe (principalmente eroina e marijuana) tra i soldati americani durante il conflitto in Vietnam. Dei veri e propri “zombie/soldati”, anestetizzati dal Governo per poter affrontare aberranti nefandezze e andare sprezzanti incontro alla morte.
Si stima che, tra i soldati statunitensi, il 10-15% sviluppò una forma di dipendenza e il Presidente Nixon fu costretto a finanziare programmi per il trattamento delle tossicodipendenze (https://www.focus.it/cultura/storia/captagon-droghe-guerra-storia).
La pellicola, interamente in bianco e nero e in 35 mm, è diventata meritatamente un cult del cinema horror, nonostante fosse inizialmente poco considerata dalla critica, tant’è che, con un budget di soli 114000 dollari, ne incassò solo in Usa 12 milioni e 30 milioni nel mondo.
L’incipit, nella sua semplicità, ci accompagna all’imminente sgomento che subentrerà da lì a poco.
La trama si svolge interamente nella campagna della Pennsylvania, dove Barbra e suo fratello Johnny fanno visita alla tomba del padre.
Il film si focalizza subito sul primo zombie incontrato al cimitero, caratterizzato da movimenti lenti, occhi sbarrati e volto spettrale.
Le riprese si soffermano più volte sui visi dei protagonisti per trasmetterci l’angoscia che li turba, quasi a volerci far vedere le raccapriccianti scene direttamente dai loro sguardi.
Il resto delle riprese avviene all’interno di un casolare di campagna e Romero riesce a tenere gli spettatori incollati allo schermo, senza un minimo accenno di noia.
La denuncia del regista contro il razzismo americano è palpabile, tant’è che egli ingaggia un afroamericano (Duane Jones) per rivestire i panni di Ben, eroe antisistema, vero e unico protagonista del film.
Quando Ben descrive l’incontro con un gruppo di zombies, ci tiene a precisare che essi lo fissano e non fanno nulla, quasi a voler sottolineare il distacco della società razzista americana nei confronti di un uomo di colore. Tuttavia, data la loro lentezza nei movimenti, egli riesce a schiacciarli (“sconfiggerli” con un senso di rivincita) con il camioncino.
E’ proprio Ben a ripristinare l’ordine nella casa e a mantenere il controllo sulle decisioni per la sopravvivenza del gruppo, mentre i “bianchi” litigano tra loro.
La figura immaginaria dello zombie, con Romero entra nell’Olimpo delle peggiori recondite paure del genere umano e sarà in seguito sfruttata da altri registi e per la realizzazione di innumerevoli videogiochi.
Negli ultimi anni, perfino il CDC (Center for Disease Control and Prevention) ha creato un’intera piattaforma educativa per istruire la popolazione e i militari su come difendersi da catastrofi imminenti, utilizzando come esempio un ipotetico attacco di zombies (CONOP 8888, ZOMBIE PANDEMIC 101).
Sarà un puro caso o, come di consueto, i governi sfruttano le nostre paure più recondite per dominarci?
Il tema del cannibalismo è trattato dal regista in modo esplicito, tramite crude scene di arti mozzati e disgustosi banchetti. Il cannibalismo è a tutt’oggi un argomento scottante e disturbante e gli zombie inevitabilmente si cibano di carne umana.
Il “risveglio” dei morti Romero lo fa attribuire alle emanazioni di radiazioni.
Questo mi ricorda l’ipotetica e tanto discussa interferenza tra le onde emesse dal 5G e il vaccino anti Covid, con lo scopo di scatenare altre future pandemie (Avvocato Todd Callender – rigonfiamento particelle lipidiche tramite 5G (https://www.bek.news/counterculturemom/2022-06-21/).
Altra analogia che mi balza all’occhio, i corpi dilaniati dagli zombies e gli zombies stessi, vanno immediatamente bruciati, così come i cadaveri positivi alla Covid sono stati cremati per evitare accuratamente le autopsie.
Romero, a distanza di anni, grazie alla sua indimenticabile pellicola, rimane un regista attuale, contro il sistema e ci fa riflettere.
I moderni zombies chi sono?
Riusciremo ad opporci massivamente al sistema e a risvegliarci dal torpore che ci circonda o rimarremo morti viventi?
Di Alessandra Turra per ComeDonChisciotte.org
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LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI
Genere: horror/indipendente
Paese di produzione: Stati Uniti
Regia: George Andrew Romero