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La guerra tecnologica di Biden diventa nucleare

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A cura di Markus
Il 19 Ottobre 2022
17086 Views

Mike Whitney
unz.com

La scorsa settimana l’amministrazione Biden ha intensificato la sua guerra alla Cina, facendo esplodere una bomba termonucleare nel cuore della fiorente industria tecnologica di Pechino. Nel tentativo di bloccare l’accesso della Cina alla cruciale tecnologia dei semiconduttori, il Team Biden ha annunciato nuove e onerose regole di esportazione finalizzate a un “taglio completo delle forniture” di tecnologia essenziale per i semiconduttori che, secondo un analista, ha portato ad una “paralisi operativa immediata.” Il terrore scatenato dall’annuncio è stato giustamente riassunto in un thread postato sull’account Twitter di Jordan Schneider.

“Molte persone non sanno cosa è successo ieri. In parole povere, Biden ha costretto tutti gli Americani che lavorano in Cina a scegliere tra lasciare il proprio lavoro o perdere la cittadinanza americana. Tutti i dirigenti e gli ingegneri americani che lavorano nell’industria cinese dei semiconduttori si sono dimessi ieri, paralizzando la produzione cinese nel giro di una notte. Una sola tornata di sanzioni da parte di Biden ha fatto più danni di tutti e quattro gli anni di sanzioni sotto Trump. Sebbene durante gli anni di Trump gli esportatori americani di semiconduttori dovessero richiedere delle licenze, queste venivano approvate entro un mese.

Con le nuove sanzioni di Biden, tutti i fornitori americani di blocchi IP, componenti e servizi sono partiti da un giorno all’altro, interrompendo così ogni servizio [alla Cina]. Per farla breve, tutte le aziende di semiconduttori di ultima generazione stanno affrontando un’interruzione totale delle forniture, le dimissioni di tutto il personale americano e la paralisi immediata delle operazioni. Questo è l’aspetto dell’annientamento: L’industria cinese dei semiconduttori è stata ridotta a zero da un giorno all’altro. Un collasso completo. Nessuna possibilità di sopravvivenza.”
Pubblicato sull’account Twitter di Jordan Schneider @jordanschnyc da un thread tradotto su @lidangzzz

Naturalmente, il governo cinese è stato colto alla sprovvista dalle nuove regole draconiane che includono “tutte le aziende cinesi di progettazione di chip per l’elaborazione avanzata” e che senza dubbio “garantiranno l’eliminazione di tutti i prodotti e le tecnologie americane dall’intero ecosistema.” Il nuovo regime di sanzioni probabilmente infliggerà un danno significativo alla fiorente industria tecnologica cinese e causerà un danno considerevole ai partner statunitensi, che non sono stati consultati in merito. Sebbene l’annuncio sia stato una vera e propria sorpresa, esso si inserisce in un elenco molto più ampio di azioni ostili degli Stati Uniti nei confronti della Cina verificatesi negli ultimi mesi. Alcune di queste includono:

1. Molteplici delegazioni statunitensi (Nancy Pelosi e altri membri del Congresso in carica) si sono recate a Taiwan per mettere in discussione la politica di una sola Cina, che è stata la pietra miliare delle normali relazioni tra i due Paesi negli ultimi 40 anni.

2. Due navi da guerra statunitensi attraversano lo stretto, BBC

3. Manovre USA-India sul confine tra India e Cina.

4. La persistente determinazione dell’amministrazione Biden a fornire alla Corea del Sud un sistema di difesa missilistica letale che potrebbe essere usato per anche scopi offensivi e quindi minacciare la sicurezza cinese.

5. L’incessante rafforzamento di una coalizione “anti-cinese.”

6. Due gruppi di portaerei statunitensi conducono esercitazioni nel Mar Cinese Meridionale.

7. E ora – secondo il Financial Times – l’UE viene esortata a ripensare la sua politica nei confronti della Cina.

Anche se non è assolutamente esaustivo, l’elenco dovrebbe dare al lettore un’idea dell’aumento della belligeranza attuale contro Pechino. L’intimidazione nei confronti della Cina è diventato un lavoro a tempo pieno, il che non è del tutto inaspettato, dal momento che la politica di “contenimento” USA-Cina risale ai tempi della Guerra Fredda. Ciò che ora è diverso – come indica la Strategia di sicurezza nazionale 2022 (NSS) di Biden – è che gli Stati Uniti si vedono nel mezzo di una “lotta tra grandi potenze” in cui il nemico principale è la Cina, considerata “l’unico concorrente con l’intento e, sempre più, la capacità di rimodellare l’ordine internazionale.” (In altre parole, l’amministrazione Biden ammette che siamo in guerra con la Cina e che dobbiamo usare ogni mezzo necessario per prevalere in questo conflitto. Come ha recentemente osservato l’analista di politica estera Andre Damon, l’NSS non è una strategia per la difesa della Repubblica, ma un “progetto per la Terza Guerra Mondiale.”

In effetti, il solo contenimento non sarà più sufficiente. Saranno necessarie azioni sempre più provocatorie che contribuiscano a isolare, diffamare e, in ultima analisi, indebolire la Cina in modo che diventi un “attore responsabile” nel “sistema basato sulle regole.” In altre parole, Biden cerca un vassallo compiacente che batta i tacchi e faccia quello che gli viene detto.

Vi ricorda qualcosa?

Le nuove e onerose regole di esportazione di Biden si inseriscono perfettamente in questa più ampia strategia di confronto e ostilità persistente. Inoltre, sono in linea con l’opinione neoconservatrice spesso ripetuta secondo cui “non ci sarà speranza di coesistenza con la Cina finché il Partito Comunista governerà il Paese.” Quindi, ancora una volta, possiamo constatare che gli attacchi dell’amministrazione alla Cina non sono semplicemente progettati per “contenere” lo sviluppo cinese, ma mirano anche ad un cambio di regime. Riteniamo che il recente inasprimento della guerra tecnologica di Biden non abbia nulla a che fare con le preoccupazioni per la sicurezza nazionale (come “i campi ancora emergenti dell’intelligenza artificiale e dell’informatica quantistica”), ma sia in realtà un altro disperato tentativo di ritardare l’allentamento della presa di Washington sul potere globale. Ecco come l’autore Jon Bateman ha riassunto la questione in un articolo del Foreign Policy Magazine:

“Il Bureau of Industry and Security (BIS) ha annunciato nuovi… limiti all’esportazione in Cina di semiconduttori avanzati, attrezzature per la produzione di chip e componenti per supercomputer. I controlli… rivelano un’attenzione particolarmente concentrata nel contrastare le capacità cinesi ad un livello ampio e fondamentale…. Il danno principale per la Cina sarà economico, su una scala assolutamente sproporzionata rispetto alle citate preoccupazioni militari e di intelligence di Washington…. Questo cambiamento lascia presagire misure statunitensi ancora più severe, non solo nell’informatica avanzata, ma anche in altri settori (come le biotecnologie, la manifattura e la finanza) considerati strategici. Il ritmo e i dettagli sono incerti, ma l’obiettivo strategico e l’impegno politico sono ora più chiari che mai. L’ascesa tecnologica della Cina verrà rallentata ad ogni costo.” (“Biden è ora all-in sull’eliminazione della Cina“, Jon Bateman, Foreign Policy Magazine)

Ecco, dunque, tutto nero su bianco. Gli Stati Uniti faranno tutto il necessario per conservare il loro posto di primo piano nell’ordine globale “con qualsiasi mezzo.” E Bateman ha ragione: ci saranno senza dubbio “misure statunitensi ancora più severe, non solo nell’informatica avanzata ma anche in altri settori (come le biotecnologie, la produzione e la finanza).” E questo, ovviamente, significa più sanzioni e tariffe, più interruzioni di linee di approvvigionamento vitali e costi più elevati per ogni cosa. Se pensavate che la guerra con la Russia avesse avuto un impatto sui prezzi dell’energia, “non avete ancora visto nulla!” Riportare indietro 40 anni di globalizzazione sarà un’esperienza straziante, pari ad un intervento di chirurgia dentale senza Novocaina. Questo è tratto da Reuters:

“Gli Stati Uniti stanno cercando di affrontare le conseguenze indesiderate delle nuove limitazioni alle esportazioni dell’industria cinese dei chip, che potrebbero inavvertitamente danneggiare la catena di fornitura dei semiconduttori, secondo quanto riferito da persone che hanno familiarità con la questione…. Dalla mezzanotte di martedì, i fornitori non possono inoltre fornire assistenza e spedire merci non statunitensi alle fabbriche con sede in Cina senza un’apposita licenza, se sono coinvolte personale o aziende statunitensi. Di conseguenza, anche articoli di base come lampadine, molle e bulloni necessari al funzionamento di vari utensili potrebbero non poter essere spediti fino a quando i fornitori non avranno ottenuto le licenze. E, senza il supporto minuto per minuto di cui le fonderie hanno bisogno, queste potrebbero iniziare a chiudere, ha riferito una fonte…

Gli Stati Uniti hanno pianificato di rivedere caso per caso le licenze per le fabbriche non cinesi in Cina colpite dalle nuove restrizioni, ma, anche in caso di approvazione, ciò potrebbe creare ritardi nelle spedizioni. È probabile che le licenze per le fabbriche di chip cinesi vengano negate.” (“Gli Stati Uniti si affannano per evitare che le restrizioni alle esportazioni di chip cinesi interrompano la catena di approvvigionamento.Reuters)

Capite cosa intendo? Più interruzioni della catena di approvvigionamento significano prezzi più alti, bilanci familiari più disastrati e un numero minore di famiglie americane in grado di tirare avanti con i loro salari sempre più magri. Qualcuno a Washington ha pensato a queste cose prima di mettere in moto il meccanismo? L’amministrazione Biden è così ossessionata dal contenimento della Cina che è disposta a far precipitare il tenore di vita degli Stati Uniti, avvicinando il mondo all’annientamento nucleare. Ecco ulteriori informazioni tratte da un articolo di Asia Times:

Le misure statunitensi non incideranno sui sensori, sulla sorveglianza satellitare, sulla produzione militare e su altri sistemi strategici della Cina, perché la maggior parte delle applicazioni militari utilizza chip più vecchi che la Cina può produrre in patria….. Le nuove restrizioni statunitensi non impediranno ai 2.000 missili cinesi anti-nave e superficie-superficie di colpire le portaerei statunitensi nel Pacifico occidentale o le basi aeree statunitensi a Guam e Okinawa, né impediranno agli oltre 1.000 intercettori cinesi di puntare missili aria-aria a lungo raggio contro gli aerei statunitensi…

Inoltre, la Cina si impegnerà a fondo per sostituire la tecnologia americana di produzione e progettazione dei chip. Nell’industria statunitense dei semiconduttori le spese di investimento e di ricerca e sviluppo si ridurranno drasticamente, mentre la Cina stanzierà un budget massiccio per il settore.

In un periodo di cinque o dieci anni, il vantaggio tecnologico dell’America nella progettazione e produzione di semiconduttori è destinato a scomparire. Con il crollo degli investimenti nell’industria occidentale dei semiconduttori, il danno per gli Stati Uniti e per le altre economie occidentali sarà probabilmente maggiore di quello inflitto alla Cina… un divieto assoluto da parte degli Stati Uniti di vendere chip alla Cina eliminerebbe il 37% delle entrate delle aziende statunitensi di semiconduttori, e porterebbe… alla perdita diretta di 15.000-40.000 posti di lavoro altamente qualificati nell’industria statunitense dei semiconduttori.”

Nel peggiore dei casi, il danno all’economia cinese sarà probabilmente temporaneo… Ma l’impatto della depressione incipiente nell’industria occidentale dei semiconduttori potrebbe causare danni permanenti. (“Il divieto dei chip in Cina è un esercizio di autolesionismo estremo da parte degli Stati Uniti,” Asia Times)

Quindi, tutto questo potrebbe ritorcersi contro, come le sanzioni mal concepite contro la Russia che hanno spinto tutta l’Europa in una crisi energetica senza precedenti?

Sì, è proprio quello che [l’articolista] sta dicendo. Le nuove regole causeranno alla Cina qualche patimento a breve termine, ma, sul lungo periodo, danneggeranno solo l’industria americana. È un altro classico esempio di “tagliare il naso per far dispetto alla faccia,” che sembra essere il modus operandi di Biden su un gran numero di questioni.

Vale la pena notare che il piano di Biden è un altro gigantesco passo verso la “de-globalizzazione” (ovvero la reimposizione di barriere commerciali transfrontaliere per impedire un’ulteriore integrazione economica e una riduzione dei costi). Per decenni, i leader politici e imprenditoriali hanno propagandato le virtù della delocalizzazione delle imprese e dell’esternalizzazione dei posti di lavoro, come se questa fosse la vera espressione del piano divino di Dio. Ma ora che la crescita della Cina minaccia l’egemonia globale degli Stati Uniti, le élite della politica estera hanno fatto un rapido dietrofront. Ora il genio della globalizzazione deve essere preso e ricacciato nella sua bottiglia, in modo che l’Occidente possa preservare il suo primato separandosi efficacemente dalla potenza cinese.

A proposito, “disaccoppiamento” è la nuova parola d’ordine tra gli esperti di politica estera. Il termine implica che gli Stati Uniti dovrebbero attuare “un certo grado di separazione tecnologica dalla Cina, ma non dovrebbero arrivare a danneggiare gli interessi statunitensi nel processo.” In altre parole, Washington è sulla buona strada per porre fine in modo selettivo a molti settori di collaborazione commerciale con la Cina, cercando di non darsi la zappa sui piedi.

Auguri.

Quindi, dove ci sta portando tutto questo, vi chiederete?

A maggiori conflitti, a scontri più feroci, a prezzi più alti, a standard di vita più bassi e, infine, alla disintegrazione dell’ordine dominante. Questo è certo. Il problema, ovviamente, è che i falchi anti-Cina ora controllano le leve del potere a Washington, il che significa che gli attacchi alla Cina si intensificheranno, il disaccoppiamento si accelererà e ne seguirà presto una crisi internazionale fortemente destabilizzante.

L’amministrazione Biden sta sprecando il potere degli Stati Uniti in azioni unilaterali inapplicabili e che non avranno un impatto significativo sullo sviluppo della Cina. Sarebbe meglio studiare altri modi per facilitare la transizione verso un nuovo mondo, piuttosto che cercare pateticamente di riportare indietro le lancette dell’orologio all’ormai passato “momento unipolare.”

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/bidens-tech-war-goes-nuclear/
17.10.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

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