Intervista a Salvatore Settis direttore della scuola Normale di Pisa

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Stravolto il valore della difesa del paesaggio

Paolo Conti
Corriere della Sera 26/11/2004

ROMA — «Uno stravolgimento delle regole che produce una pericolosa cultura dell’impunità». Salvatore Settis (direttore della Scuola Normale superiore di Pisa, professore ordinario di Storia dell’arte e dell’archeologia classica, autore di numerosi saggi polemici sulla condizione dei beni culturali in Italia) è allarmato per l’approvazione della delega ambientale.

Cosa pensa, professor Settis, di questo testo di legge?
«Penso questo. Arriva un nuovo condono che si aggiunge a all’altro condono, l’ennesima sanatoria segue un’altra sanatoria. Il Paese si è dato regole precise che qui vengono stravolte. E non si tratta di un una tantum ma del capitolo di una lunga serie. Così si ingenera nel cittadino, soprattutto in quello poco onesto, l’aspettativa che qualsiasi nefandezza contro il territorio egli compia, verrà prima o poi condonata. È un incoraggiamento al reato contro il patrimonio paesaggistico».
La maggioranza di governo parla di necessità di riordino della normativa ambientale.
«Invece ora è possibile, in alcuni casi, persino sommare sanatoria ambientale a condono edilizio. Che io sappia è ancora in vigore l’articolo 9 della Costituzione, il quale obbliga alla tutela del patrimonio artistico e ambientale.

 

La nuova legge va in una direzione diametralmente opposta: si assiste al paradosso per cui ora chi costruisce in uno spazio protetto alla fine è più autorizzato a compiere il suo delitto contro il paesaggio rispetto a chi costruisce senza autorizzazioni su un terreno qualsiasi. È un capovolgimento totale dei valori. Per di più questa norma modifica quel codice dei Beni culturali approvato dalla stessa maggioranza di governo appena sei mesi fa. Non sei anni fa.»

Il ministro Giuliano Urbani ha detto, giorni fa, che la proroga fino al 30 settembre 2004 per la sanatoria degli abusi era stata chiesta a gran voce da molte regioni, preoccupate per l’ingolfamento degli uffici.
«Ritengo che Urbani sia in una situazione di enorme imbarazzo e che ora cerchi di mediare tra ciò che lui vorrebbe e quanto la maggioranza gli ha imposto. Ora esistono persone, tra cui io stesso, che rischiano di difendere il Codice Urbani più dello stesso Giuliano Urbani. Aggiungerei, all’elenco degli aspetti negativi, che le soprintendenze non possono praticamente metter bocca. A che pro esiste una struttura statale di tutela se un aspetto così rilevante come la protezione del paesaggio, sfugge completamente al controllo?»

Sempre Urbani aggiunge: ora abbiamo gli strumenti per abbattere gli ecomostri anche laddove l’amministrazione locale è debole, magari minacciata dalla malavita e quindi impotente.
«Apprezzo l’ottimismo del ministro. Ma aspetto fatti concreti. Molti ecomostri sono stati ampiamente condannati dalla magistratura. Ma le costruzioni stanno ancora lì. Condividerò l’entusiasmo del ministro quando verranno abbattuti. L’aver inserito nello sterminato articolo di questa legge la condanna degli ecomostri aprendo contemporaneamente la strada alla costruzione di pari mostruosità è una furberia che offende la cultura giuridica».

Crede anche lei che la sanatoria serva a «salvare» la famosa villa Certosa di proprietà del presidente del Consiglio?
«Spero proprio di no. Non ho le prove né che abbia a che fare né che non ne abbia. Aggraverebbe una situazione già spaventosa. Non voglio nemmeno pensarci…»

Lei citava il Codice Urbani. Il giudizio dell’opposizione su quel testo è fortemente negativo. Il suo, invece?
«Nella sua interezza lo giudico più positivamente che negativamente. Ha mantenuto una definizione del bene culturale fedele alla tradizione, alla legge Bottai del 1939. Di negativo ha il nodo del silenzio-assenso. Ma la sinistra compie un grave errore attaccando in blocco il Codice Urbani, per di più senza nemmeno leggerlo, perché è l’unico baluardo in difesa del patrimonio paesaggistico e culturale. Invece di cannoneggiarlo, andrebbe criticato per migliorarlo: si tratta in pratica del Testo unico del governo di centro sinistra…»

Cosa dovrebbe fare il ministro Urbani, a questo punto?
«Non posso parlare a nome suo. Ma dovrebbe combattere in sede di Governo, come non dubito che faccia, ma anche offrire all’esterno un’informazione onesta e critica su quanto sta accadendo. E poi aprire un dibattito politico di alto livello che coinvolga i tecnici del settore e le forze culturali del Paese. Perché qui non si tratta di destra né di sinistra ma di un tema civile che riguarda la Repubblica italiana e i suoi cittadini».

da: www.patrimoniosos.it

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