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La Redazione

 

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Ilaria Salis: la versione ungherese

Le dichiarazioni del Segretario di Stato ZOLTÁN KOVÁCS
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A cura di Katia Migliore
Il 2 Febbraio 2024
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abouthungary.hu, 31 gennaio 2024

Traduzione di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org

 

I media di sinistra e i gruppi per i diritti umani hanno lanciato un attacco orchestrato contro l’Ungheria sul caso di tre cittadini stranieri accusati di aggressione organizzata di presunti simpatizzanti dell’estrema destra. Ecco i fatti che dovreste conoscere prima di saltare a conclusioni premature.

Tra il 9 e l’11 febbraio 2023, a Budapest si sono verificate cinque aggressioni in occasione dell’evento “Giorno dell’onore”, durante il quale un gruppo di uomini e donne ha attaccato alle spalle i passanti e li ha brutalmente aggrediti con vari oggetti. Tra le vittime vi erano cittadini ungheresi e stranieri. Delle nove persone aggredite, quattro hanno riportato ferite gravi e cinque ferite leggere, ma diversi attacchi potevano potenzialmente causare lesioni mortali.

Il 31 ottobre 2023, tre sospetti sono stati incriminati dall’Ufficio del Procuratore Capo di Budapest in relazione ad attacchi a Budapest motivati dall’ideologia estremista.

Ilaria Salis è stata accusata dei seguenti reati, secondo i paragrafi (1) e (8) della Sezione 164 del Codice Penale, commessi in qualità di membro di un’organizzazione criminale, come definito al punto 1 del paragrafo (1), Sezione 459 del Codice Penale:

Tentate lesioni personali che mettono in pericolo la vita, due capi d’accusa come complice e uno come complice prima del fatto.

(con lei) Tobias Edelhoff e Anna Christina Mehwald, per due capi d’accusa di partecipazione a un’organizzazione criminale, ai sensi del paragrafo (1) della sezione 321 del Codice penale. (Edelhoff si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 3 anni di carcere).

Il 29 gennaio 2024, durante il primo processo, Ilaria Salis è stata condotta in aula con la forza. I media di sinistra e le organizzazioni per i diritti umani hanno immediatamente perso la testa. Ilaria Salis deve essere stata tenuta in “condizioni disumane” che “vanno contro i diritti umani”, hanno dichiarato i commentatori di sinistra, marciando sulla vicenda.

Certo, è stata trattenuta in aula e sì, aveva già trascorso 11 mesi di detenzione. Ma “disumana”? Non proprio, no. Presa sul serio per la gravità del reato di cui è accusata? È più probabile.

(Tra l’altro, è più che sospetto che l’avvocato di Salis sia György Magyar, un avvocato apertamente di sinistra, coinvolto nell’organizzazione delle primarie della sinistra e che in passato ha guidato l’offensiva contro i tribunali in quello che è diventato noto come lo scandalo del “business carcerario”).

Ecco alcuni fatti sul caso di Salis e sulla sua detenzione di 11 mesi che dovreste conoscere prima di essere vittime di questo attacco orchestrato dalla sinistra e volto a distruggere le buone relazioni politiche Ungheria-Italia:

  • I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria che a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa e del reato commesso.
  • La credibilità di Ilaria Salis è molto discutibile, come dimostrato, tra l’altro, dalle false dichiarazioni che ha fatto sulla sua istruzione, sul suo stato di famiglia e sulle sue relazioni personali, che si sono poi rivelate false.
  • Subito dopo il suo ingresso nel centro di detenzione, è stato registrato nei suoi dati personali che la sua istruzione non era andata oltre l’ottava classe della scuola primaria. Secondo quanto dichiarato durante il colloquio iniziale, invece, aveva conseguito una laurea magistrale in Lettere antiche presso l’Università di Milano ed era stata insegnante di scuola secondaria in Italia.
  • Durante questo primo colloqui ha dichiarato di essere single, di non avere un partner, di non avere figli e di vivere da sola in un appartamento in Italia. Il 6 novembre 2023, tuttavia, il suo partner è stato registrato come persona di contatto. Il 17 gennaio 2024 ha incontrato il suo compagno nell’ambito di una visita di gruppo.

Le affermazioni fatte dai media italiani – e poi ungheresi – sulla detenuta straniera sono false; sono semplicemente menzogne e sono respinte con forza dal Servizio penitenziario ungherese.

Le condizioni di detenzione dell’indagato sono conformi a tutti gli standard dell’UE, sia in termini di salute che di assistenza fornita. In Ungheria, la legislazione in materia e i vari protocolli professionali prevedono norme rigorose per regolare le condizioni di detenzione, che vengono regolarmente monitorate dall’Ufficio del Procuratore – l’organo responsabile del controllo del rispetto della legge – e dal Commissario per i diritti fondamentali. I detenuti che ritengono che i loro diritti siano stati violati in qualche modo possono presentare un reclamo o una denuncia.

Nelle carceri ungheresi, i detenuti ricevono tre pasti al giorno, che soddisfano i requisiti di una dieta sana. Negli istituti penitenziari vengono effettuati continui controlli igienici e i detenuti ricevono un’adeguata assistenza medica.

L’affermazione della presenza di ratti è falsa e gli istituti penitenziari rispettano elevati standard igienici. Ciò è confermato dal fatto che, nonostante questi istituti siano comunità chiuse, durante la pandemia di Covid non si sono sviluppati focolai della malattia nelle carceri ungheresi.

Il trattamento negli istituti penitenziari è conforme alla legge e il servizio penitenziario svolge le proprie attività professionali nel rispetto della dignità umana. In caso di cattiva condotta o di violazione delle norme, sia da parte di un detenuto che di una guardia, i direttori delle carceri prenderanno senza eccezioni le misure necessarie.

Dopo l’ammissione, i cittadini stranieri ricevono un regolamento interno scritto nella loro lingua, in modo che possano familiarizzare con le regole dell’istituto nel modo più rapido e corretto possibile.

Il personale del carcere comunica quotidianamente con i detenuti stranieri in inglese e tedesco, ma per le questioni ufficiali si ricorre sempre a interpreti che parlano correntemente la lingua madre del detenuto.

I contatti con i genitori erano regolari e ordinati. In cinque giorni tra l’ottobre 2023 e il 17 gennaio 2024, la detenuta è stata visitata dai suoi familiari e dal suo avvocato per un totale di sette volte. La detenuta è stata visitata due volte anche da un funzionario consolare.

Tra il marzo 2023 e il 30 gennaio 2024, la donna ha effettuato un totale di 323 telefonate, di cui due su telefono fisso e 321 su cellulare. Tra il febbraio 2023 e il 26 gennaio 2024, le è stato concesso il permesso di effettuare un totale di tredici videochiamate monitorate, di cui tre non hanno avuto luogo e dieci sono state completate.

Zoltán Kovács
Segretario di Stato per le comunicazioni e le relazioni internazionali dell’Ungheria
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