Il testamento politico di Adolf Hitler

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di Paolo Germani
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Il 28 aprile 1945, poco prima di mezzanotte, mentre a Berlino infuria la battaglia e la caduta del Terzo Reich è imminente, Adolf Hitler sposa la sua compagna Eva Braun, partecipa ad una breve cerimonia con un brindisi conclusivo, poi si ritira nello studio personale del bunker e detta il suo Testamento politico a Gertraud Junge, la sua fidata segretaria.

Alle ore 4:00 del 29 aprile, Adolf Hitler firma il testamento, che viene a sua volta controfirmato da quattro testimoni: Joseph Goebbels, Wilhelm Burgdorf, Martin Bormann e Hans Krebs.

Berlino è in fiamme.

Nel corso della giornata del 29 aprile il Führer viene informato della fine di Benito Mussolini. E’ stanco, sconfitto, prostrato.

Alle 15:30 del 30 aprile Adolf Hitler si suicida con un colpo di pistola alla tempia. Eva Braun lo precede con una pastiglia di cianuro. Poco dopo i loro resti vengono portati fuori dal bunker, cosparsi di benzina e bruciati.

Storia del Testamento

Il testamento di Hitler contiene le ultime volontà di Adolf Hitler. La prima parte è generale, analizza brevemente le cause della guerra ed elogia lo spirito di sacrificio del popolo tedesco che ha combattuto fino alla fine, con abnegazione e senso del dovere. La seconda parte è più specifica, indica chi saranno i suoi successori. Vi è infine una terza parte in cui Hitler dà disposizioni testamentarie sui suoi beni personali, una collezione d’arte e poco altro.

Il testamento viene diffuso in varie copie e portato a conoscenza dei destinatari. Si tratta quindi di un documento pubblico, redatto in lingua tedesca, tradotto in seguito in tutte le lingue delle potenze vincitrici.

Pochi mesi dopo, il testamento viene pubblicato anche dalla stampa internazionale, americana e britannica in primis. Suscita grande interesse tra i lettori e genera sin da subito molte controversie.

Il testamento divide l’opinione pubblica anglo-sassone ed anche a distanza di mesi le controversie non si placano.

Negli Stati Uniti e in Inghilterra l’antisemitismo, già molto diffuso prima della guerra, aumenta a dismisura. In un sondaggio del 1938, condotto negli Stati Uniti, il 41% degli intervistati concordava con l’idea che gli ebrei avessero nelle loro mani l’intero paese. Questa cifra cala notevolmente durante il conflitto, ma sale addirittura al 58% nel 1945, subito dopo la fine della guerra.

In quel periodo l’ambasciatore inglese a Washington riferiva al proprio governo che gli Stati Uniti erano da considerarsi un paese antisemita.

Sempre più americani si convincono di aver combattuto una guerra voluta dall’ebraismo internazionale e di aver dato un enorme contributo di sangue per appoggiare la causa di un altro popolo.

Tornano in auge Henry Ford e Charles Lindbergh, grandi oppositori dell’ebraismo internazionale.

La comunità ebraica è preoccupata, preme affinché la pubblicazione del testamento sia bloccata e il documento torni riservato. Si fa portavoce di questa richiesta il Ministro degli Esteri BritannicoErnest Bevin, che a gennaio del 1946 chiede alla stampa in generale ed ai governi americano e inglese in particolare, di non diffondere più i contenuti del documento e di limitarne l’esposizione al pubblico.

Nelle sue comunicazioni ufficiali il Ministro Bevin parla di una generica preoccupazione che il testamento di Hitler divenga un oggetto di culto per i tedeschi.

Ma i tedeschi, all’epoca, erano indaffarati per sopravvivere alle crisi alimentari generate dal Piano Morgenthau, la maggior parte degli uomini erano o morti in guerra o ancora prigionieri, e i tedeschi non erano affatto interessati al Testamento di Hitler, né tanto meno a ricostruire il Partito Nazional Socialista.

Le motivazioni della richiesta erano quindi altre, ben diverse da quanto sostenuto dal Ministro britannico.

Per capire come davvero stavano le cose, basta leggere con attenzione il testamento stesso. Ernest Bevin non era preoccupato per un’improbabile rinascita del nazismo in Germania, ormai sconfitto, morto e sepolto insieme al suo fondatore, ma piuttosto per le reazioni avverse che il testamento stava generando tra la popolazione anglo-americana, soprattutto sulle vere cause della guerra, sugli istigatori e promotori, individuati genericamente nella grande finanza ebraica e nell’ebraismo internazionale.

Anche se il governo americano, almeno in apparenza, non condivideva le preoccupazioni che sottostavano a questa richiesta, accetta comunque la richiesta di fermare la diffusione del testamento e lo ritira dal luogo in cui veniva esposto al pubblico, presso gli Archivi Nazionali del Maryland. Da quel momento in poi tutti i giornali occidentali smettono in contemporanea di pubblicare il documento e dei relativi contenuti si perde completamente la memoria.

Questo non fermerà l’antisemitismo nei paesi anglosassoni, che conosce punte altissime fino alla fine degli anni quaranta, ma distoglie l’attenzione da un documento divisivo che getta una luce diversa sulle cause della guerra e sui promotori del conflitto.

Una copia originale del testamento è attualmente conservata nel caveau di sicurezza degli Archivi Nazionali a College Park nel Maryland.

I contenuti controversi del Testamento di Hitler

Come si è detto in precedenza, il testamento di Adolf Hitler è suddiviso in due parti. La prima parte è il testamento politico vero e proprio, si sofferma su argomenti generali per poi disporre il passaggio dei poteri. La seconda parte è dedicata al lascito dei suoi beni personali (non tradotta).

La cosa più sorprendente del documento è il fatto che Hitler non consideri di aver combattuto una guerra contro le potenze alleate, non nomini mai Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e Gran Bretagna. Secondo Hitler non sono loro i vincitori, ma altri.

Hitler scrive che la guerra

“…è stata voluta e promossa esclusivamente da quegli statisti internazionali che erano o di discendenza ebraica o lavoravano per gli interessi ebraici.”

Sostiene in seguito:

“Ho fatto talmente tante offerte per il controllo e la limitazione degli armamenti, che i posteri  non potranno mai darmi la responsabilità per lo scoppio di questa guerra. Non ho mai voluto che dopo la prima fatale guerra mondiale dovesse scoppiare un secondo conflitto con l’Inghilterra, o con l’America.”

Per poi affermare:

“Passeranno secoli, ma dalle rovine delle nostre città e delle nostre opere d’arte, si rinnoverà sempre di più l’odio verso quel popolo che è il vero responsabile di tutto questo, e che dobbiamo ringraziare per quanto avvenuto: il giudaismo internazionale e i suoi collaborazionisti.”

“Tre giorni prima dello scoppio della guerra con la Polonia proposi ancora una volta all’ambasciatore britannico a Berlino una soluzione al problema tedesco-polacco simile a quella adottata per il distretto della Saar, messa sotto il controllo internazionale. Neanche questa offerta potrà essere mai smentita. Venne respinta soltanto perché i leader della politica inglese volevano la guerra, mossi in parte dalla speranza di arricchimento e in parte dalla propaganda dell’ebraismo internazionale.”

Quindi Hitler scrive nero su bianco che il vero nemico della Germania è stato l’ebraismo internazionale. In effetti, nel 1933 gli ebrei, subito dopo la presa del potere di Hitler, si erano riuniti in pompa magna a New York e avevano dichiarato guerra al Terzo Reich, prima ancora che Hitler minacciasse gli interessi della comunità ebraica internazionale.

Hitler considerava gli ebrei e l’ebraismo internazionale alla stessa stregua di un paese, che non figura nella mappa, ma che è in grado di manipolare gli altri paesi portandoli verso la guerra.

Questa era in realtà una convinzione già molto diffusa negli Stati Uniti, sostenuta soprattutto da Henry Ford e Charles Lindbergh.

Così continua il testamento:

“Non ho alcun dubbio riguardo al fatto che, se i popoli europei verranno trattati ancora una volta come pacchetti azionari da questi cospiratori internazionali della moneta e della finanza, allora anche quel popolo verrà trascinato nelle sue responsabilità, in quanto unico colpevole di questa lotta omicida: il giudaismo!

“Inoltre non ho alcun dubbio che questa volta moriranno di fame milioni di bambini appartenenti ai popoli ariani europei, non solo soffriranno la morte milioni di uomini, e non solo centinaia di migliaia di donne e bambini bruceranno nelle città o moriranno sotto i bombardamenti, senza che i veri colpevoli, sebbene con mezzi più umani, debbano espiare le loro colpe.”

Nel testamento l’argomento ebrei viene ancora ripreso una volta:

“…non voglio cadere nelle mani di un nemico che ha bisogno di un ulteriore spettacolo organizzato dagli ebrei per il divertimento delle loro masse isteriche.

E si conclude con queste parole:

“… incarico i leader della nazione e quelli al loro comando di rispettare scrupolosamente le leggi sulla razza e di opporsi spietatamente agli avvelenatori di tutti i popoli, il giudaismo internazionale.”

Ricordiamo che le leggi sulla razza, cui allude Hitler nel testamento, sono le cosiddette Leggi razziali di Norimberga, che discriminavano solo ed esclusivamente gli ebrei, e non gli altri popoli.

Il testamento politico di Adolf Hitler

A seguire, il testamento di Adolf Hitler tradotto in lingua italiana.

Il mio Testamento politico

Sono ormai passati più di trent’anni da quando, nel 1914, impiegai la mia modesta forza, a titolo di volontario, nella prima guerra mondiale, cui venne costretto il Reich.
In questi tre decenni sono stato mosso, in tutti i miei pensieri, nelle mie azioni e nella mia vitalità, soltanto dall’amore e dalla fedeltà verso il mio popolo. Mi hanno dato la forza di prendere le decisioni più difficili che abbia mai affrontato un essere umano. In questi tre decenni ho impiegato in questo tutto il mio tempo, le mie energie e la mia salute.
Non è vero che io o chiunque altro in Germania abbia voluto la guerra nel 1938. E ‘stata voluta e promossa esclusivamente da quegli statisti internazionali che erano o di discendenza ebraica o lavoravano per gli interessi ebraici. Ho fatto talmente tante offerte per il controllo e la limitazione degli armamenti, che i posteri non potranno mai darmi la responsabilità per lo scoppio di questa guerra. Non ho mai voluto che dopo la prima fatale guerra mondiale dovesse scoppiare un secondo conflitto con l’Inghilterra, o con l’America. Passeranno secoli, ma dalle rovine delle nostre città e delle nostre opere d’arte, si rinnoverà sempre di più l’odio verso quel popolo che è il vero responsabile di tutto questo, e che dobbiamo ringraziare per tutto questo: il giudaismo internazionale e i suoi collaborazionisti.
Tre giorni prima dello scoppio della guerra con la Polonia proposi ancora una volta all’ambasciatore britannico a Berlino una soluzione al problema tedesco-polacco simile a quella adottata per il distretto della Saar, messa sotto il controllo internazionale. Neanche questa offerta potrà essere mai smentita. Venne respinta soltanto perché i leader della politica inglese volevano la guerra, mossi in parte dalla speranza di arricchimento e in parte dalla propaganda dell’ebraismo internazionale.
Non ho alcun dubbio riguardo al fatto che, se i popoli europei verranno trattati ancora una volta come pacchetti azionari da questi cospiratori internazionali della moneta e della finanza, allora anche quel popolo verrà trascinato nelle sue responsabilità, in quanto unico colpevole di questa lotta omicida: il giudaismo! Inoltre non ho alcun dubbio che questa volta moriranno di fame milioni di bambini appartenenti ai popoli ariani europei, non solo soffriranno la morte milioni di uomini, e non solo centinaia di migliaia di donne e bambini bruceranno nelle città o moriranno sotto i bombardamenti, senza che i veri colpevoli, sebbene con mezzi più umani, debbano espiare le loro colpe.
Dopo sei anni di guerra, che a dispetto di tutte le battute d’arresto un giorno passerà alla storia come la dimostrazione dei più gloriosi e valorosi motivi d’esistenza di una nazione, non posso abbandonare la città che è la capitale di questo Reich. Poiché le forze sono troppo esigue per scatenare ulteriori attacchi contro il nemico e la nostra resistenza è gradualmente indebolita da uomini disillusi e privi d’iniziativa, vorrei rimanere in questa città, per condividere il mio destino con quei milioni di abitanti che hanno già deciso di rimanere. Inoltre non voglio cadere nelle mani di un nemico che ha bisogno di un ulteriore spettacolo organizzato dagli ebrei per il divertimento delle loro masse isteriche.
Ho deciso quindi di rimanere a Berlino e mi darò la morte quando riterrò che la posizione di Führer e cancelliere non possano più essere mantenute. Muoio con il cuore pieno di felicità, consapevole delle gesta incommensurabili e dei risultati dei nostri soldati al fronte, le nostre donne a casa, i risultati dei nostri agricoltori e dei lavoratori e dei lavori compiuti, unici nella storia, dei nostri giovani che portano il mio nome.
Dal profondo del mio cuore esprimo il mio ringraziamento a tutti, è altrettanto evidente che il mio desiderio è che voi dovreste, proprio per questo, in nessun caso abbandonare la lotta, ma piuttosto continuare contro i nemici della Patria, non importa dove, fedeli al credo del grande Clausewitz. Dal sacrificio dei nostri soldati e dalla mia persona uniti fino alla morte, nascerà di nuovo nella storia della Germania, il seme di una radiosa rinascita del movimento nazionalsocialista e quindi la realizzazione di una vera comunità di nazioni.
Molti degli uomini e donne più coraggiosi hanno deciso di unire le loro vite con la mia fino alla morte, ho pregato e, infine, ho ordinato loro di non farlo, ma anzi ho esortato loro di prendere parte ad un’ulteriore battaglia per la Nazione. Prego i capi degli eserciti, della Marina e dell’Aeronautica di rafforzare con ogni mezzo possibile lo spirito di resistenza dei nostri soldati in senso nazionalsocialista, con particolare riferimento al fatto che anche io, come fondatore e creatore di questo movimento, ho preferito la morte anziché alla codarda abdicazione o addirittura la capitolazione.
Possa, in futuro, far parte del codice d’onore dell’ufficiale tedesco – come già lo è nella nostra Marina Militare – l’impossibilità di resa da parte di un distretto o di una città, e che soprattutto i leader debbano marciare in avanti come fulgidi esempi, adempiendo fedelmente al loro dovere fino alla morte.

Seconda parte del testamento politico

Prima della mia morte espellerò l’ex maresciallo del Reich Hermann Göring dal partito e lo priverò di tutti i diritti di cui godeva in virtù del decreto del 29 Giugno , 1941, e anche in virtù della mia dichiarazione nel Reichstag il 1 Settembre , 1939 , ho nominato al suo posto Grossadmiral Dönitz , presidente del Reich e Comandante Supremo delle Forze Armate.
Prima della mia morte espellerò l’ex Reichsführer-SS e ministro degli Interni, Heinrich Himmler, dal partito e da tutte le cariche dello Stato. Al suo posto nominerò il Gauleiter Karl Hanke come Reichsführer-SS e capo della Polizia tedesca, e il Gauleiter Paul Giesler Reich come ministro degli Interni.
Göring e Himmler, a prescindere dalla loro infedeltà alla mia persona, hanno fatto un danno incommensurabile per il paese e a tutta la nazione con segrete trattative col nemico, che hanno condotto a mia insaputa e contro la mia volontà, tentando illegalmente d’impadronirsi del potere nello Stato.
Al fine di dare al popolo tedesco un governo composto da uomini d’onore – un governo che intende continuare la guerra con ogni mezzo -, ho nominato i seguenti membri del nuovo Gabinetto come leader della nazione:
Presidente del Reich: Dönitz Cancelliere del Reich: DR. GOEBBELS Ministro Partito: Bormann Ministro degli Esteri: Seyss-Inquart
[Qui di seguito altri quindici.]
Sebbene un certo numero di questi uomini, come Martin Bormann, il dottor Goebbels, ecc, insieme con le loro mogli, si sono uniti a me di loro spontanea volontà non volendo lasciare la capitale del Reich per nessun motivo, ma erano disposti a morire qui con me, debbo tuttavia chiedere loro di obbedire alla mia richiesta, e in questo caso mettere gli interessi della nazione al di sopra dei propri sentimenti. Con il loro lavoro e la fedeltà come compagni mi saranno più vicino dopo il mio trapasso, come spero che il mio spirito aleggerà tra loro. Lasciarli sarà duro ma non ingiusto, ma soprattutto non lascerò permettere alla paura di influenzare le loro azioni, e mettere l’onore della nazione al di sopra di qualunque cosa al mondo. Infine, far loro prendere coscienza del fatto che il nostro compito, quello di continuare la costruzione di uno stato nazionalsocialista, rappresenta il lavoro dei secoli a venire, che pone ogni singola persona sempre nell’obbligo di servire l’interesse comune e di subordinare il suo vantaggio personale a tal fine. Chiedo a tutti i tedeschi, tutti i nazionalsocialisti, uomini, donne e tutti gli uomini delle Forze Armate, di essere fedeli e obbedienti fino alla morte al nuovo governo e al suo Presidente.
Prima di tutto incarico i leader della nazione e quelli sotto il loro comando di rispettare scrupolosamente le leggi sulla razza e di opporsi spietatamente agli avvelenatori di tutti i popoli, il giudaismo internazionale.
Scritto a Berlino, il giorno 29 aprile 1945 04:00

ADOLF HITLER
————————————————————————————-

Testo in lingua tedesca

Presentiamo anche la trascrizione del testamento in lingua tedesca, fedele al documento originale, tratta dagli archivi  tedeschi dedicati al Nazional Socialismo.

Documento originale

Infine, il documento originale, completo di tutte le sue parti, tratto dagli archivi della rivista tedesca Bild.

Conclusioni

Nel suo testamento politico Hitler non scrive parole di comodo e non esprime idee che non pensa. Le accuse addossate alla finanza ebraica e all’ebraismo internazionale, considerati unici responsabili della guerra, non hanno lo scopo di scaricare su altri la responsabilità del conflitto, bensì quello di ribadire le sue convinzioni.

Le accuse contro gli ebrei Hitler le aveva espresse sin dalla prima stesura del Mein Kampf, ribadendole in tutti in tutti i suoi discorsi e nei suoi  scritti. In un libro di memorie, noto anche questo come Il Testamento di Hitler, dettato nei primi mesi del 1945 a Martin Borman, Hitler esprime le stesse convinzioni riportate nel documento ufficiale dettato alla sua segretaria il 29 aprile 1945.

In realtà Hitler non era l’unico che in quei tempi pensava che la guerra fosse stata scatenata dall’ebraismo internazionale. Le considerazioni di Hitler non erano infatti molto diverse da quelle espresse da Charles Lindbergh nel 1941, in un suo famoso discorso, tenuto prima che gli Stati Uniti entrassero in guerra. E non si discostano molto neppure da quelle di Henry Ford che considerava già sin dal 1920 come nefasta l’influenza che gli ebrei stavano esercitando sulla cultura americana, ed agli ebrei dedicava il libro “L’ebreo internazionale”.

E non dimentichiamo quel 58% di americani che nel 1945 pensavano che gli ebrei controllassero il loro paese.

Negli anni quaranta, agli ebrei non era imputata soltanto la seconda guerra mondiale, ma anche la crisi del ventinove, causata dalla grande finanza ebraica, con la conseguente grande depressione degli anni trenta. E, andando a ritroso nel tempo, alla grande finanza ebraica e all’ebraismo internazionale venivano addebitati la rivoluzione bolscevica, la prima guerra mondiale, la grande depressione di fine ottocento e il crollo in borsa del 1872, cui Otto Glagau aveva dedicato un libro di grandissimo successo.

Quindi, gli ebrei venivano considerati la fonte del male, non solo da Hitler e dal Nazismo, ma anche da altre centinaia di milioni di persone appartenenti a culture diverse, disperse in tutto il mondo.

di Paolo Germani

Bibliografia e sitografia

***

N.B. L’autore dell’articolo riporta fatti storici documentati, in nessun caso condivide le idee espresse da Aldolf Hitler nel suo testamento politico, ma si limita semplicemente a collocare i fatti nel tempo in cui si sono verificati. Il sito altreinfo.org è contro ogni forma di discriminazione, razziale, religiosa o di qualunque altro genere, come riportato nella politica del sito, la cui lettura è obbligatoria per tutti i visitatori prima di leggere gli articoli. Qualora il lettore dovesse ravvisare incongruità o errori nei testi dell’articolo, è pregato di segnalarlo alla redazione.

FONTE: https://www.altreinfo.org/una-storia-diversa/31371/il-testamento-politico-di-adolf-hitler-paolo-germani/
Articolo pubblicato da Tommesh per Comedonchisciotte.org con l’autorizzazione di Altreinfo.org

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