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Il popolo dei lemming
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A cura di Moravagine
Il 19 Dicembre 2020
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Se i malvagi dominano, è a causa della viltà dei dominati: e tutto ciò è giusto.

(Plotino, Enneadi)

di Moravagine per Comedonchisciotte.org

 

I lemming (noti anche come “lemmi” in italiano) sono roditori appartenenti alla famiglia dei cricetidi. Essi vivono, articolandosi in diverse specie e sottospecie, nella tundra a ridosso del Circolo Polare Artico. Nell’immaginario collettivo, i lemming sono legati all’idea del suicidio di massa: per far fronte a picchi di sovrappopolazione, infatti, essi si lascerebbero precipitare da scogliere e dirupi, dando vita ad uno dei più macabri spettacoli della natura.

Secondo un recente sondaggio condotto dalla società Demopolis per la trasmissione Otto e mezzo, il 67% degli italiani riterrebbe inopportuno “allentare le misure di contenimento anti-covid in vista delle festività”; la stessa indagine attesta che il 75% dei nostri concittadini è favorevole al coprifuoco dalle 22 alle 5, il 68% vede di buon occhio la chiusura di bar e ristoranti alle 18, mentre l’81% sarebbe genericamente “preoccupato per la diffusione del covid” (il 3 aprile scorso si raggiungeva addirittura il 95%).

Parallelamente, il Censis ha presentato il suo rapporto annuale sulla società italiana sintetizzandolo in un motto piuttosto eloquente: meglio sudditi che morti. Secondo tale ricerca, infatti, la sensibilità degli italiani sarebbe stata profondamente modificata dall’emergenza sanitaria: il 58% di essi si pronuncia a favore di limitazioni della libertà per tutelare la salute, il 77% vorrebbe pene più severe per chi viola le norme su mascherine, distanze e assembramenti, il 31% auspica che gli “irresponsabili” non vengano curati se si ammalano della nota patologia.

Tutti i frequentatori di queste pagine sanno come funzionano questi “sondaggi”: essi sono, nella migliore delle ipotesi, tendenziosi, manipolati, artefatti, sempre funzionali all’agenda del regime. Purtuttavia, va riconosciuto che, come proverbialmente accade per le leggende, qualcosa di vero c’è. Basta guardarsi intorno, origliare qualche conversazione, porre qualche innocente domanda.

Più volte si è discusso, in redazione, nel forum e nei commenti, su quale fosse la migliore strategia per “avvicinare” e provare a “sensibilizzare” gli esponenti di questa imponente massa atterrita; è prevalsa la volontà di andarci cauti, per evitare di sortire un effetto “respingente”; facendo ora un bilancio, bisogna prendere atto che tale strategia ha fallito.

In meno di dieci mesi, hanno demolito diecimila anni di civiltà: strette di mano, abbracci, baci, corteggiamenti, danze, concerti, feste, giochi, funzioni religiose, assemblee, manifestazioni…sembrano tutti ricordi di un passato remotissimo, come la giovinezza nella memoria dei vecchi. Questo “Grande Reset” delle anime è avvenuto agitando lo spauracchio di un “nemico invisibile” dei cui effetti letali ben pochi hanno avuto diretto riscontro.

Ai lemming tutto ciò va più che bene, ed è il caso di farsene una ragione. Si è molto discusso sulle cause e sugli effetti, ma l’esito finale di questo processo è sotto gli occhi di tutti. Chiunque abbia provato a costruire ponti di dialogo con costoro, ne è rimasto pesantemente frustrato. A meno che non si abbia l’indole del missionario (o meglio, del martire), ci si è convinti che fosse meglio desistere. Più che di pensiero critico, i lemming difettano di pensiero autonomo. Essi ripetono pappagallescamente (pur essendo dei roditori) alcune obiezioni che vorrebbero presentarsi come un distillato di buon senso. Fra queste, mi permetto di citare le più gettonate:

  • Vatti a fare un giro nelle terapie intensive!
  • Non hai rispetto per i morti!
  • E’ per colpa di quelli come te che ci chiudono in casa!
  • Ma che interesse avrebbero a fare tutto questo?
  • Io rispetto le regole.
  • Sarebbe giusto che quelli come te si pagassero le cure (e formule similari).
  • Cazzaro! Irresponsabile! Pazzo! Assassino! Negazionista! Fascista!

I lemming non hanno memoria, e ne sono orgogliosi. Se si fa loro notare che alcuni dei loro beniamini, come Scanzi o Zingaretti, son passati con disinvoltura dal più intransigente “negazionismo” all’esaltazione fanatica di siringhe, confinamenti e deportazioni, i roditori fanno spallucce (e dopo un attimo di smarrimento ti urlano che non hai rispetto per i morti); se si citano i tanti casi che avrebbero dovuto condurre al famigerato intasamento delle terapie intensive e a decine di migliaia di decessi (festeggiamenti calcistici, spritz selvaggi, manifestazioni “negazioniste”) , ti ringhiano in faccia che quei maramaldi erano tutti “asintomatici” che poi hanno infettato i nonni che a loro volta hanno infestato gli ospedali.

I lemming sono gli eredi di quelli che, fra Cristo e Barabba, scelsero di salvare  quest’ultimo. Essere come (quasi) tutti gli altri è la loro ragione di vita: nessuno può arrogarsi il diritto di coltivare una sua autonomia di giudizio. Essi son sempre stati maggioranza, seppur mai così schiacciante. Con la storia del covid hanno trovato una ragione di vita ed uno straccio da ignavi al quale aggrapparsi. Non vedono l’ora di marchiarsi con una primula. Non aspettano altro che si dica loro cosa fare. I dubbiosi, i renitenti, i ribelli saran tutti travolti dalla loro marcia di morte.

Ci sono tante cose che i lemming non capiscono, ma si adeguano lo stesso con grande fervore. Soprattutto, i lemming si fidano. Si fidano del governo, della televisione e degli “esperti”. Un brivido corre lungo la schiena pensando a coloro che seguiranno le “regole” contenute nel grottesco decalogo natalizio elaborato dall’igienista Carlo Signorelli (un altro espertone) , ai milioni di nostri concittadini che si presteranno a tombolate in maschera, brindisi a distanza, finestre aperte.  Del resto, abbiam già visto cose che pensavamo di non poter neanche immaginare.

I lemming, a differenza dei topi, loro parenti stretti, non abbandonano la nave quando affonda: si inabissano con essa come tanti capitani coraggiosi.

Alla luce di queste considerazioni, sono in tanti a chiedersi (e non certo da oggi) come si debba agire e reagire, cosa sia buono e giusto fare, se e come sia possibile salvarsi, se non il corpo, almeno ciò che resta dell’anima. Si propone all’uopo questa ipotesi di strategia.

Piano A: la lotta politica

Teoricamente, la più nobile delle battaglie: si combatte tutti insieme contro gli oscuri pifferai che indirizzano la marcia dei lemming, confidando in una palingenetica Rivoluzione o, almeno, in una catartica rivolta. Praticamente, un tentativo, più o meno maldestro ma generoso, di continuare a guardarsi allo specchio senza abbassare lo sguardo, sussurrando ai resti della propria coscienza “Io la mia parte l’ho fatta”. Ad ogni modo, come diceva un esperto di rivoluzioni (che, per inciso,  trascorse metà della sua vita nelle patrie galere), Il dovere di un rivoluzionario è la lotta sempre, la lotta comunque, la lotta fino alla fine.

Piano B: la resistenza individuale (o di gruppo)

Nella galassia dell’informazione indipendente, percependo l’inesorabile esaurimento del Piano A, sta affiorando con prepotenza un interrogativo: come salvare una parvenza di vita davanti all’abisso che ci si presenta davanti? Come separare, in altre parole,  la propria sorte da quella dei lemming? Nel futuro prossimo, la sopravvivenza potrebbe passare attraverso  piccoli nuclei resistenti fondati sull’autosufficienza e sul mutuo soccorso in grado di promuovere unilateralmente una  “secessione” dalla postumanità.  Il nostro paese, allo scopo, traboccherebbe di opportunità, fra montagne abbandonate, paesi morenti distesi sui fianchi delle colline, campagne mangiucchiate dalla boscaglia. Sarà opportuno parlarne seriamente, con tutti i se e i ma del caso.

Piano C: l’asilo politico

Lunga è la tradizione degli esuli: è del resto risaputo che nessuno è profeta in patria. Due direzioni potrebbe assumere questo nuovo flusso migratorio: verso Est, confidando che l’orso russo non si faccia accalappiare, o verso i mille Sud del mondo, in uno di quei paesi “sottosviluppati” ove le genti, si spera, verranno resettate solo in un secondo momento. Possibile in linea teorica, ma difficilmente attuabile sul piano pratico (corridoi umanitari? navi che veleggiano verso la libertà?), la richiesta di asilo politico comporterebbe comunque il rischio, in qualsiasi momento e senza preavviso, di fare la fine di Julian Assange.

Piano D: la macchia

“Darsi alla macchia”, come si dice, sarebbe la (pen)ultima delle possibili romanticherie; in estate si potrebbe ottimisticamente pensare di resistere un paio di settimane, in inverno un paio d’ore. A meno che voi non siate quest’uomo qui.

Piano E: un onorevole harakiri

Il suicidio di massa dei lemming, in realtà, è un’invenzione della Disney: nel documentario White Wilderness del 1958, infatti, decine di sfortunati roditori furono indotti dagli operatori a lanciarsi da alte scogliere nelle gelide acque canadesi. Si trattò di una messinscena al quadrato: nella provincia dell’Alberta, nel Canada Occidentale, dove furono girate le riprese, non vi sono nè lemming nè mari in cui inabissarsi: le vittime sacrificali furono prelevate altrove e la farsesca tragedia fu resa da un abile montaggio.

Meditate, gente, meditate.

 

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