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La Redazione

 

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IL LUPO CHE URLA (PARTE I)

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A cura di God
Il 17 Maggio 2006
96 Views
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Chi c’è dietro gli squadroni della morte in Iraq?

DI MAX FULLER

Il seguente filmato in Flash esamina l’epidemia di violenza che si sta diffondendo in Iraq e considera chi dovrebbe esserne ritenuto intellettualmente responsabile. Ogni dichiarazione è basata su solide prove tratte da fonti tra i media mainstream.

Le implicazioni delle prove sono ancora più inquietanti.

Per vedere le scene che compongono il filmato avete bisogno di Macromedia Flash Player

In basso a destra abbiamo attivato un box che raccoglie gli articoli sulla “guerra civile” in Iraq.

SCENA 1: L’ATTENTATO ALLA MOSCHEA DI SAMARRA [PLAY SCENA 1]

Trascrizione scena 1

Il 22 febbraio, ignoti hanno distrutto il duomo della moschea Askari a Samarra, un importante santuario sciita.

I media hanno riferito che sciiti oltraggiati sono scesi nelle strade, attaccando mosche sunnite per vendetta.

Descrizione scena 1

L’attentato alla moschea di Askari fu un’operazione altamente professionale che richiese molte ore di preparazione. Secondo il nuovo Ministro delle Costruzioni iracheno, le cariche esplosive furono piazzate dentro i quattro pilastri di sostegno. E’ stato necessario aprire dei fori nei pilastri, un lavoro che avrebbe richiesto almeno quattro ore per essere completato. Ci si aspetta che crediamo sia il lavoro di insorti sunniti fondamentalisti e che ci siano riusciti senza destare sospetti o attirare attenzione. Infatti, i testimoni oculari hanno affermato che l’attentato è stato perpetrato da uomini armati che indossavano le uniformi dei commandos della polizia.

Subito dopo l’attentato, i leader religiosi si sono appellati alla calma. Dimostrazioni congiunte sono state organizzate dai rappresentati delle comunità sciite e sunnite per l’unità e contro il settarismo. Secondo i resoconti della stampa, alcuni di quelli che hanno partecipato a tali dimostrazioni di non-settarismo sono stati uccisi presso blocchi stradali da assassini ignoti. Una giornalista che andò effettivamente a Samarrra per riferire su quel che stava accadendo, la reporter irachena Atwar Bahjat, è stata lei stessa rapita da assalitori ignoti ed assassinatainsieme ai suoi colleghi.

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[La moschea di Samarra dopo l’attentato]

SCENA 2: UN’ONDATA DI VIOLENZA SETTARIA [PLAY SCENA 2]

Trascrizione scena 2

Centinaia e centinaia di Iracheni sono morti nei giorni seguenti. Questo è il modo in cui l’hanno riferito i media.

Almeno 1.300 persone sono morte in un’ondata di violenza settaria che ha colpito l’Iraq in seguito all’attentato. — The Guardian

Il massacro settario è stato innescato la scorsa settimana dalla distruzione di un importante santuario sciita — BBC

Sembrava impossibile mettere un freno a tensioni che stavano raggiungendo il punto di non ritorno.

Descrizione scena 2

Le stime sul numero di persone che uccise nella settimana dopo l’attentato alla moschea variano. Secondo il Washington Post, funzionari all’obitorio di Baghdad hanno affermato che sono stati portati loro oltre 1300 corpi, stime che apparentemente corrispondo a quelle fornite dalla polizia irachena. La maggior parte delle vittime non è morta in violenza di folla, ma sistematicamente giustiziata dopo un prelievo dalle proprie case ad opera di uomini armati sconosciuti. Decine di resoconti affermano che molte delle vittime erano state arrestate da membri dell’esercito del Mehdi, un’accusa vigorosamente negata dal portavoce di al Sadr.

Significativamente, il picco nelle esecuzioni extra-giudiziarie ha avuto luogo in un’atmosfera di alta sicurezza, durante la quale sono stati disposti blocchi stradali in tutta Baghdad e mentre la città era sotto coprifuoco. Ci si aspetta che crediamo le milizie settarie siano in grado di operare con impunità in tali condizioni. Quando il coprifuoco fu rimosso, gli omicidi tornarono al loro livello normale (molto alto).

blankSCENA 3: JOHN PACE ACCUSA IL MINISTRO DEGLI INTERNI [PLAY SCENA 3]

Trascrizione scena 3

Infatti, queste erano solo le ultime vittime di una lunga serie, formatasi settimana dopo settimana negli obitori iracheni.

John Pace (nella foto), il responsabile uscente per i diritti umani in Iraq dell’ONU, ha descritto la situazione con termini duri.

Ogni mese, solo a Baghdad, centinaia di Iracheni sono stati torturati a morte o hanno subito esecuzioni sommarie per mano degli squadroni della morte al servizio del Ministero degli Interni.

Descrizione scena 3

Robert Fisk è stato uno dei primi a riferire sull’enorme numero di vittime assassinate che comparivano nell’obitorio di Baghdad, sottolineando che, moltiplicato per tutto l’Iraq, il numero delle vittime inizierebbe a corrispondere con quello del controverso Rapporto Lancet, secondo cui circa 100.000 decessi civili in più, per la maggior parte violenti, si erano verificati nel primo anno e mezzo di occupazione in base a rilevamenti statistici standard. Per aver evidenziato il numero di uccisioni extra-giudiziarie, il direttore dell’obitorio di Baghdad è stato recentemente costretto ad abbandonare il paese dopo aver ricevuto minacce di morte. Gli attuali dati pongono la media quotidiana di omicidi tra i 60 e i 100 al giorno solo a Baghdad, cioè circa 30.000 all’anno.

L’accusa di John Pace che gli omicidi siano perpetrati dal Ministero degli Interni è in totale accordo con ogni altra valutazione seria sulla violenza in corso in Iraq. Per esempio, delle 3.498 vittime di uccisioni extra-giudiziarie registrare dall’Organizzazione per la Ricerca e il Monitoraggio, il 92 % era stato arrestato da membri del Ministero degli Interni.

SCENA 4: L’OMICIDIO DI YASSER SALIHEE [PLAY SCENA 4]

Trascrizione scena 4

John Pace stava ripetendo quanto già messo in luce dal giornalista Yasser Salihee nel giugno 2005.

I testimoni hanno detto che molte delle vittime erano state arrestate da folti gruppi di uomini che guidavano Land Cruiser bianche della Toyota con simboli della polizia ed indossando le uniformi dei commandos della polizia.

L’indagine di Salihee è finita bruscamente con un proiettile in testa ad un regolare checkpoint dell’esercito Usa.

Descrizione scena 4

Yasser Salihee, che lavorava per l’agenzia stampa Knight Ridder, resta probabilmente l’unico giornalista in Iraq che abbia iniziato ad indagare seriamente la vera fonte delle diffuse esecuzioni extra-giudiziarie. Il suo ultimo articolo è stato pubblicato alcuni giorni dopo il suo omicidio ed evidenziava fortemente la responsabilità dei commandos della polizia irachena. Allo stesso tempo, Salihee doveva trattare con ridicole negazioni che venivano dal Ministero degli Interni e a cui faceva eco Stephen Casteel, insistendo che gli omicidi erano opera di insorti travestiti da poliziotti. Senza dubbio Salihee è stato influente nel dissipare quelle affermazioni, ma non sapremo mai quanto in là sarebbe andata la sua indagine e quali prove schiaccianti avrebbe prodotto. Tom Lasseter, che ha co-firmato il resoconto di Salihee, non ha continuato il lavoro del suo collega ed ha accettato la posizione ufficiale di settarismo.

Almeno altri due giornalisti che avevano iniziato ad indagare sui casi di esecuzioni extra-giudiziarie da parte delle forze di sicurezza sono stati anch’essi assassinati. Uno di loro, Stephen Vincent, lavorava a Bassora, dove gli omicidi degli squadroni della morte sono dilaganti.

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[Yasser Salihee]

SCENA 5: LA SINTESI DEI MEDIA: LE FORZE DI SICUREZZA DEVONO EQUIVALERE ALLE MILIZIE SCIITE

[PLAY SCENA 5]

Trascrizione scena 5

Per i media la soluzione è semplice: le milizie sciite e i loro squadroni della morte hanno preso il controllo del ministero degli interni.

Il Ministero degli Interni è controllato dal principale partito sciita, lo SCIRI. Il ministro è un ex leader della milizia dello SCIRI, uno dei principali gruppi accusati di perpetrare gli omicidi settari. — The Independent

Queste milizie sono descritte come fuori dal controllo dei poteri occupanti, forse rispondenti solo ai loro alleati in Iran.

Descrizione scena 5

Trovandosi con abbondanti prove che le nuove forze di sicurezza dell’Iraq siano responsabili per almeno una buona parte dei diffusi casi di torture ed esecuzioni extra-giudiziarie, i nostri intrepidi media non hanno chiesto una spiegazione di come le istituzioni create dagli occupanti statunitense e britannico e sotto la loro tutela possano essere responsabili per tali efferati crimini o a che grado vi sono coinvolti. Invece, hanno ciecamente e sconsideratamente accettato l’accusa che le milizie settarie si siano infiltrate tra le forze di sicurezza e stiano conducendo una campagna di terrore completamente indipendente da dentro il Ministero degli Interni. Ci si aspetta che crediamo lo staff degli Stati Uniti nel Ministero alzi semplicemente le mani in un gesto di disperazione mentre i loro protetti sono in preda a furia omicida! La questione è frequente nei media occidentali e ripetuta nella maggior parte dei media del mondo. Per aggiungere un insulto al genocidio, l’Iran è frequentemente accusato di prendere parte agli omicidi.

SCENA 6: IL MINISTERO DEGLI INTERNI [PLAY SCENA 6]

Trascrizione scena 6

Per valutare questa affermazione dobbiamo guardare più da vicino allo stesso Ministero degli Interni.

Fateci tornare indietro fino al 28 gennaio 2004, il giorno del passaggio ufficiale di sovranità al Governo Provvisorio Iracheno.

Descrizione scena 6

E’ importante rilevare che il Ministero degli Interni è stato istituito sotto l’occupazione e guidato da uno statunitense, Stephen Casteel, fino al nominale trasferimento di sovranità al governo provvisorio di Ayad Allawi. Sotto gli auspici del Ministro, sono state fondate molte organizzazioni di carattere para-militare, tra cui le varie squadre SWAT e i Commandos Speciali della Polizia, concepiti per fornire al Ministero degli Interni una capacità offensiva. Queste unità sono divenute operative verso la fine del 2004 e si sono attivate a Samarra e Mosul, tra gli altri luoghi. Sulla loro scia emergevano prove di uccisioni extra-giudiziarie, ben prima che i partiti sciiti salissero al potere e molto prima che chiunque si fosse sognato di accusare le milizie sciite. Le violazioni dei diritti umani furono testimoniate da almeno un giornalista, in un momento in cui alcune fonti mediatiche stavano trasmettendo la vittoriosa istituzione delle nuove unità, rivelando allo stesso tempo la vicinanza con cui lavoravano ai ‘consiglieri’ delle forze speciali Usa.

Lo stesso Ministero degli Interni fu descritto da Peter Beaumont dell’Observer come ‘il centro dell’orrore’ in un articolo che d’altro canto oscurava la relazione tra il nuovo governo dell’Iraq e le forze occupanti.

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[I commandos della polizia durante l’addestramento]

SCENA 7: IL CARATTERE DI FRONTIERA DELLA FORZE DELL’ORDINE [PLAY SCENA 7]

Trascrizione scena 7

Sabato 28 giugno, il nuovo team SWAT del Ministero degli Interni fece il suo debutto a Baghdad, sostenuto dalle forze Usa.

Un giornalista dell’UPI descrisse gli improvvisi pestaggi con bastoni e tubi di gomma mentre gli uomini erano trascinati via urlando dalle loro case.

Descrizione scena 7

Il resoconto UPI di Mithcell Prothero è notevole per i dettagli che offre sulle gravi violazioni dei diritti umani commesse dal nuovo team SWAT iracheno sotto lo sguardo vigile e la protezione delle forze statunitensi, e per il notevole livello di apologetica in quel che chiama il “benvoluto ritorno al carattere di frontiera delle forze dell’ordine”. Uno dei dettagli più sorprendenti, in questo resoconto di un raid della polizia irachena, è la descrizione degli agenti dell’intelligence che operano tra i poliziotti, spuntando i nomi sulle liste mentre i raid vengono condotti casa per casa. L’uso delle liste, confermato in altri resoconti, dimostra che raid come questi sono meticolosamente pianificati in operazioni di intelligence.

SCENE 8 e 9: LE FOTO DELLA GUARDIA NAZIONALE DELL’OREGON [PLAY SCENA 8], [PLAY SCENA 9]

Trascrizione scena 8

Il giorno seguente dei soldati dalla Guardia Nazionale dell’Oregon osservarono dei selvaggi pestaggi sui terreni del Ministero degli Interni.

Uno dei soldati scattò delle foto come prova dai cannocchiali del suo fucile.

Trascrizione scena 9

I soldati fecero irruzione nel complesso disarmando i carcerieri. I detenuti mostravano i segni di feroci pestaggi.

Alcuni dei prigionieri erano ovviamente a rischio di vita, così i soldati iniziarono ad applicare un primo soccorso d’emergenza.

Descrizione scene 8 e 9

Le prime due di queste notevoli foto furono scattate dal sergente maggiore Kevin Maries con gli obbiettivi telescopici del suo fucile ed è possibile che siano unici in quanto prova prima facia di gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal personale del Ministero degli Interni. Le foto rimanenti furono scattate entro il complesso del Ministero degli Interni dopo che i soldati avevano disarmato i torturatori. I soldati scoprirono altri detenuti all’interno degli edifici, dove trovarono ulteriori prove della presenza di strumenti di tortura. Gli scatti sono disponibili presso l’agenzia di foto online Corbis, ma per quanto ne sappiamo non sono mai state pubblicate neanche in minima parte.

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SCENA 10: IL PENDOLO TRA LA LIBERTA’ E LA SICUREZZA [PLAY SCENA 10]

Trascrizione scena 10

I soldati hanno chiesto rinforzi. Dopo ore di intense trattative è stato ordinato loro di ritirarsi. Riluttanti, hanno obbedito.

Steven Casteel, il massimo alto consigliere degli Stati Uniti nel Ministero degli Interni, ha detto, “C’è sempre un’oscillazione tra la libertà e la sicurezza”.

Descrizione scena 10

Il resoconto di questo evento nel Portland Oregonian è una lettura sconvolgente. E’ abbastanza chiaro che questi comuni soldati statunitensi erano profondamente scioccati da quel che avevano scoperto star avvenendo entro il Ministero degli Interni e non potevano credere alla loro orecchie quando i superiori ordinarono di evacuare il Ministero e lasciare i detenuti nelle mani degli aguzzini. Si dice che le trattative durarono per molte ore. Alla fine, l’evento è venuto alla luce perché uno dei soldati, Jarrel Southall, ha disobbedito agli ordini ed emesso una dichiarazione scritta ad un giornalista embedded. Nonostante la gravità dell’incidente, non gli è quasi stata data attenzione nei media nazionali Usa.

Uno degli aspetti più sorprendenti di questo incidente è la sua somiglianza con il caso in cui le forze Usa scoprirono un centro di detenzione nell’area Jadiriyah di Baghdad. Sebbene l’ammontare di torture rimanga consistente, in questo evento più attentamente controllato, che ricevette molta più attenzione mediatica, la colpa fu velocemente ascritta alle milizie sciite e al controllo settario del Ministero degli Interni, nonostante il fatto che la camera di tortura sotterranea in questione fosse gestita dal Ministero degli Interni. Per quanto ne sappiamo, nessun organo mediatico mainstream (forse con l’onorevole eccezione del Morning Star) è riuscito a college questo incidente con quello passato e le nostre lettere ai principali fogli inglesi sono state ignorate.

Alla richiesta di commentare il fatto precedente, Stephen Casteel, che solo due giorni prima era il Ministro degli Interni con pieni poteri, dovette dire questo: “C’è sempre un pendolo tra la libertà e la sicurezza, e nella cultura del Medio Oriente hanno sempre permesso al pendolo di tendere più verso la sicurezza.”

Max Fuller
Fonte: http://www.cryingwolf.deconstructingiraq.org.uk
Link: http://www.cryingwolf.deconstructingiraq.org.uk/sceneselection.html
05.2005

Scelto e tradotto da CARLO MARTINI per www.comedonchisciotte.org

VEDI ANCHE: IL LUPO CHE URLA (PARTE II)

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