DI ERMANNO GIUDICI
Il leone Cecil in Zimbabwe è stato fermato nella sua corsa da una freccia, scoccata da un ricco dentista americano che dichiara di praticare la “caccia etica” con l’arco e gira il mondo per abbattere animali e farne trofei.
Cecil era un maschio adulto, un leone che rappresentava l’icona della fauna dello Zimbabwe, per il suo portamento fiero e la sua criniera scura che lo avevano reso famoso in tutto il mondo. Ma non è questo il punto, non è Cecil o perlomeno non è solo Cecil, considerando che l’Africa è purtroppo diventata, anche, un allevamento di leoni destinati ad essere uccisi da ricchi turisti in quel fenomeno conosciuto come “canned-lion”, leoni imbottigliati.
Quello su cui vorrei riflettere non è nemmeno la protervia di questo gesto, la stupidità che porta un uomo ad uccidere il leone simbolo di una nazione al fine esclusivo di impossessarsi di un macabro trofeo, mettendo nei guai tutte le persone che avrà corrotto, grazie al potere economico dei dollari in un paese dove il reddito pro capite è molto basso. La rete è insorta per questa uccisione, giustamente scandalizzata da questo gesto inqualificabile, ma bisogna accettare il fatto che Cecil sia solo un simbolo di quella caccia “per ricchi stranieri” che affligge e mortifica l’Africa e non solo. Caccia legale, fatta in riserve, su animali allevati a bella posta, magari prima impiegati per allietare i turisti e poi destinati a diventar trofei.
Questo è il trailer del documentario d’inchiesta “Blood Lions” , recentemente presentato al festival di Durban: un focus proprio sulla barbara pratica di allevare leoni che vengono dapprima utilizzati per far felici i turisti e poi messi in vendita come trofei, quando sono ancora vivi. Una pratica che mortifica ogni tipo di conservazione della natura, ogni rispetto per gli animali e dimostra quanto sia vigliacco l’uomo, che va a sparare a un grande felino imprintato, poco pericoloso, alimentato stando comodamente appostato davanti a dove l’animale è stato abituato a ricevere il cibo. Guardate cosa succede e le difficoltà che hanno avuto per realizzare questo coraggioso film che svela un fenomeno ancora poco conosciuto.
Non bisogna infatti dimenticare che oramai in molte parte, specie nelle riserve private africane, gli animali selvatici sono utilizzati più in attività fatte per compiacere i turisti che non per educare i visitatori a una gestione responsabile della natura. Safari che non hanno più nulla di avventuroso, ma che la massificazione di un turismo poco responsabile e poco attento ha contribuito a rendere come fenomeni da circo, dove i grandi felini si comportano come comparse, grazie all’alimentazione costante che in tanti casi li ha resi animali da salotto da esibire ai turisti. Molte associazioni protezionistiche internazionali si battono contro queste forme di turismo, cercando di informare ed educare il pubblico a compiere solo viaggi con operatori che si impegnano a fare attività eco-sostenibili e rispettose di ambiente, animali e comunità locali.
Forse anche per questo motivo è stato così facile attirare in trappola Cecil e consentire a un ricco americano, senza testa né coraggio, di far terminare in modo davvero inglorioso la sua vita. In fondo Cecil temo che non fosse diverso da Alerx, il leone protagonista del fortunato cartoon Madagascar.
Ermanno Giudici
Fonte: www.ilpattotradito.it
Link: http://www.ilpattotradito.it/il-leone-cecil-in-zimbabwe/
30.07.2015