DI KENNETH ROGOFF
Project-syndicate.org
La versione finale di capitalismo
del nostro tempo ha cinque punti deboli fondamentali.
Spesso mi viene chiesto se la recente
crisi finanziaria globale possa segnare l’inizio della fine del capitalismo
moderno. Si tratta di una domanda curiosa, in quanto sembra presumere
che esista un sostituto valido in attesa dietro le quinte. La verità
della questione è che, almeno per ora, le sole serie alternative al
paradigma anglo-americano oggi dominante sono altre forme di capitalismo.Il capitalismo dell’Europa continentale,
che coniuga generose prestazioni nei settori sociali e sanitari con
orari di lavoro moderati, lunghi periodi di ferie, pensionamento anticipato
e prematuro, e distribuzione del reddito relativamente equa, sembrerebbe
avere tutto per venire raccomandato, tranne la sostenibilità.
Il capitalismo darwiniano della Cina,
con la sua feroce concorrenza tra imprese esportatrici, una debole rete
di previdenze sociali e l’intervento del governo in tutti i settori,
viene ampiamente propagandato come l’erede inevitabile del capitalismo
occidentale, anche se solo per le enormi dimensioni della Cina e il
tasso di crescita costantemente fuori dell’ordinario. Eppure, il sistema
economico della Cina è in continua evoluzione.
Infatti, è tutt’altro che chiaro
fino a che punto le strutture politiche, economiche e finanziarie della
Cina continueranno ad auto-rinnovarsi e se la Cina finirà per trasformarsi
in un nuovo esemplare di capitalismo. In ogni caso, la Cina è ancora
gravata dalle solite vulnerabilità sociali, economiche e finanziarie
insite in un paese a basso reddito in rapida crescita.
Capitalismo di transizione
Forse il vero punto è che, nell’ampio
dipanarsi della storia, tutte le attuali forme di capitalismo sono,
in ultima analisi, di transizione. Il capitalismo dell’era moderna
ha avuto uno straordinario andamento a partire dalla “rivoluzione
industriale” di due secoli fa, sollevando miliardi di miserabili persone
dalla loro abietta povertà.
Il marxismo e il socialismo oppressivi
hanno collezionato record di disastri al confronto. Comunque, dato che
l’industrializzazione e il progresso tecnologico si sono diffusi in
Asia (e ora in Africa), un giorno la lotta per la sopravvivenza non
sarà più un imperativo primario e i numerosi difetti del capitalismo
contemporaneo potranno profilarsi in modo preoccupante.
In primo luogo, anche
le economie capitaliste dominanti non sono riuscite efficacemente a
stabilire il prezzo dei beni pubblici, come l’aria e l’acqua pulite.
Il fallimento degli sforzi per concludere un nuovo accordo globale sui
cambiamenti climatici è sintomatico della paralisi.
Secondariamente, pur
fra la grande ricchezza, il capitalismo ha prodotto straordinari livelli
di disuguaglianze. Il crescente divario è in parte un semplice sottoprodotto
dell’innovazione e dell’imprenditorialità. La gente non si lamenta
per il successo di Steve Jobs; i suoi contributi sono evidenti. Ma questo
non è sempre il caso: la grande ricchezza permette a gruppi e ad individui
di acquistare potere e influenza politica, che a sua volta contribuiscono
a generare ancora di più ricchezza. Solo alcuni paesi – la Svezia,
ad esempio – sono stati in grado di dare un taglio a questo circolo
vizioso senza provocare un impulso al collasso.
Un terzo problema è
la fornitura e distribuzione di cure mediche, un mercato che non riesce
a soddisfare alcuni dei requisiti di base necessari al meccanismo dei
prezzi per produrre efficienza economica, a cominciare dalla difficoltà
che i consumatori hanno nel farsi imporre una tassazione congrua alla
qualità del trattamento loro ricevuto.
Il problema non può che peggiorare:
quando le società diventano più ricche e gli individui più
anziani, i costi sanitari in proporzione al reddito sicuramente sono
destinati a salire, forse eccedendo del 30% del prodotto interno lordo
in pochi decenni.
Nel settore della sanità, più
che in qualsiasi altro mercato, molti paesi sono alle prese con il dilemma
morale di come mantenere gli incentivi a produrre e consumare in modo
efficiente senza produrre disparità, largamente inaccettabili, di accesso
alle cure. È ironico che le moderne società capitalistiche si impegnino
in campagne pubbliche per sollecitare le persone a essere più attente
alla loro salute, mentre promuovono un ecosistema economico che seduce
molti consumatori a una dieta estremamente malsana. Secondo i Centri
per il controllo delle malattie negli Stati Uniti, il 34% degli statunitensi
è obeso.
Chiaramente, la crescita economica
convenzionalmente misurata – il che comporta un maggiore consumo – non
può essere fine a sé stessa.
Quarto, i sistemi capitalistici
di oggi sottovalutano enormemente il benessere e lo stato sociale delle
generazioni future. Per la maggior parte dell’epoca storica, a partire
dalla rivoluzione industriale, questo non ha avuto importanza, dato
che i doni continui ricevuti dal progresso tecnologico hanno reso vincenti
politiche miopi. In generale, ogni generazione si è trovata molto meglio
di quella precedente. Ma, con la popolazione mondiale che va a superare
i sette miliardi di individui e i sintomi dei limiti delle risorse che
diventano sempre più evidenti, non è garantito che questo percorso
possa essere mantenuto.
Le crisi finanziarie sono ovviamente
un quinto problema, forse quello che ha provocato da qualche
tempo le maggiori preoccupazioni. Nel mondo della finanza, la continua
innovazione tecnologica non ha vistosamente ridotto i rischi, potrebbe
addirittura averli ingranditi.
In linea di principio, nessuno dei
problemi del capitalismo è insormontabile e gli economisti hanno
offerto una varietà di soluzioni, sempre basate sul mercato.
Un alto prezzo mondiale per il carbone
potrebbe indurre le imprese e gli individui a internalizzare i costi
delle loro attività inquinanti.
I sistemi fiscali possono essere progettati
per fornire una dimensione maggiore nella redistribuzione del reddito
senza necessariamente implicare distorsioni paralizzanti, riducendo
al minimo le spese fiscali non trasparenti e conservando i tassi marginali
bassi.
(Per tasso marginale si intende
il rapporto al quale il consumatore
è disposto a scambiare un bene con un altro, ad esempio quanto un cittadino
è disposto a concedere del proprio reddito per ottenere un servizio
sociale).
Il prezzo effettivo dell’assistenza
sanitaria, compreso il prezzo dei tempi di attesa, potrebbe favorire
un migliore equilibrio tra principio di eguaglianza ed efficienza.
Il sistema finanziario potrebbe essere
meglio regolato, con una più rigorosa attenzione alle eccessive accumulazioni
del debito.
Sarà il capitalismo una vittima
del proprio successo nella produzione di una ricchezza così massiccia?
Per ora, il tema che si potrebbe assistere
alla morte del capitalismo, tema che va tanto di moda, potrebbe avere
una possibilità decisamente remota.
Tuttavia, dato che l’inquinamento,
l’instabilità finanziaria, i problemi della sanità e le disuguaglianze
continuano a crescere, e visto che i sistemi politici rimangono paralizzati,
il futuro del capitalismo potrebbe in pochi decenni non apparire tanto
sicuro come sembra attualmente.
Fonte: Is Modern Capitalism Sustainable?
02.12.2011
Traduzione di Curzio Bettio, Soccorso Popolare di Padova