DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
Le criptovalute non hanno alcun valore intrinseco e sono inutili come forma di scambio. Comportano esorbitanti costi di transazione e sono anche molto lente. Tutte insieme, si sono trasformate in una specie di incubo ecologico.
Non sono supportate dal flusso di risorse e dagli asset di uno Stato. Inoltre, la maggior parte può essere resa inutile o da una frode o da una manipolazione digitale. Sono essenzialmente degli “schema Ponzi” mascherati da “valuta del cittadino”, che sfuggono al controllo dei Governi.
E’ questa la grande scoperta della “Banca dei Regolamenti Internazionali” – BRI, la “banca dei banchieri centrali” – con sede in Svizzera e principale autorità mondiale sulla cripto-follia.
Diverse Banche Centrali stanno esaminando il possibile uso della tecnologia blockchain per i sistemi di pagamento (come ad esempio il “Project Jasper” in Canada, il “Progetto Stella” in Giappone e il “Progetto Ubin” a Singapore), ma nessuna ha ancora trovato dei motivi convincenti per emettere delle proprie cripto valute, controllate dallo Stato.
Il rapporto della BRI afferma che il sistema Bitcoin già da solo consuma più elettricità dell’intera Svizzera. Quest’energia è necessaria per poter navigare nella vasta rete di computer utilizzata dai “minatori” per verificare le transazioni del “distributed ledger” [https://www.blockchain4innovation.it/esperti/cosa-funzionano-le-blockchain-distributed-ledgers-technology-dlt/]: “In parole povere, la ricerca di un trust decentrato si è trasformato rapidamente in un disastro ambientale”.
Le criptovalute non sono affatto sicure. Sono sensibili sia ad un crollo della fiducia che ad un attacco di coloro che dispongono di una forte potenza di calcolo.
“La fiducia può evaporare in qualsiasi momento per la fragilità del ‘consenso decentrato’ attraverso il quale vengono registrate le transazioni. Una criptovaluta può semplicemente smettere di funzionare con il risultato di una completa perdita di valore”, ha affermato il rapporto, che è un capitolo della prossima relazione annuale della BRI.
La BRI ha anche affermato che tutti i sistemi valutari devono affrontare un problema intrinseco. Se sono “modulabili” per potersi espandere facilmente, favorendo i commerci e le transazioni, possono essere allo stesso modo facilmente sviliti.
E’ questo il trade-off [http://www.treccani.it/enciclopedia/trade-off/] che ha tormentato tutte le valute da quando hanno iniziato ad esistere in forma moderna, intorno al 600 a.C., in Cina, India e Asia Minore. Gli episodi prolungati di denaro stabile sono piuttosto rari: “La fiducia è venuta meno così spesso, che la storia può essere considerata come un cimitero di valute”.
La stanza n. 68 del British Museum è dedicata alle “commodity money” [https://en.wikipedia.org/wiki/Commodity_money] e alle valute di carta fallite, eliminate o quando è crollato l’ordine politico alle loro spalle, o quando gli abusi inflazionistici ne hanno distrutto la fiducia. Il Kipper-und Wipperzeit della svalutazione concorrenziale delle monete, effettuato dai Principi tedeschi all’inizio del XVII secolo, ha un posto d’onore [https://it.wikipedia.org/wiki/Kipper-_und_Wipperzeit].
La cripto-follia è in un certo senso una risposta alla crisi finanziaria globale del 2008 e allo stesso tempo una reazione libertaria contro il Quantitative Easing effettuato dalla Federal Reserve statunitense e dalle altre Banche Centrali. Ma non offre un’alternativa praticabile.
Il Bitcoin e gli altri sistemi falliscono il test che è alla base di una valuta che funzioni bene. Il rapporto della BRI ha affermato che: “Più le persone usano una criptovaluta, più i pagamenti diventano difficili. Tutto questo annulla la proprietà essenziale delle monete dei nostri giorni [la facilità d’uso]”.
In effetti, c’è un limite di velocità sul numero delle transazioni che si possono aggiungere al “libro mastro” in un dato momento. I nuovi blocchi sono razionati secondo determinati intervalli. Se si raggiunge il massimo, il sistema fa marcia indietro: “Con il tetto alla capienza, le tasse salgono. A volte le transazioni sono rimaste in coda per diverse ore, interrompendo il processo di pagamento”.
In un recente episodio, il costo di ogni singola transazione sui Bitcoin è arrivato a 48 usd. Visa e Mastercard possono gestire insieme 5.600 transazioni al secondo e i margini – non la commissione commerciale – sono sottilissimi.
Secondo la BRI, la criptovaluta Nexus richiederebbe, alla fine del processo, un terabyte di capacità di calcolo perché i “libri mastri” crescono di cento byte per ogni transazione. Questo potrebbe anche portare all’arresto di Internet.
Inoltre, il sistema Bitcoin è limitato dal suo protocollo fino ad un massimo di 21 milioni di monete. Come valuta, sarebbe brutalmente deflazionistica. In aggiunta, non esiste un’autorità responsabile per regolare il valore di queste valute sulla base delle necessità economiche e delle fluttuazioni della domanda: “Le criptovalute, semplicemente, non sono flessibili come le monete sovrane”.
Il rapporto chiarisce che gli svantaggi non possono essere considerati come meri problemi iniziali di una tecnologia ancora giovane. Al contrario, sono strutturali e inerenti al concetto. La necessità di proteggere le criptovalute dagli imbrogli – “il problema della doppia spesa” [double spending problem, https://www.investopedia.com/terms/d/doublespending.asp] – è ciò che porta alla necessità dell’immenso e complicato apparato che le rende economicamente inutili.
Il sistema non garantisce nemmeno il pagamento finale. In altre parole, potete perdere i vostri soldi. Il rapporto sostiene che: “Gli utenti possono verificare se una specifica transazione sia stata effettivamente inclusa in un ‘libro mastro’, ma possono comunque essere create delle versioni rivali del ‘libro mastro’ a loro insaputa. Questo può comportare il rollback delle transazioni. Le criptovalute possono essere manipolate da quei ‘minatori’ che controllano una notevole potenza di calcolo. Non si può sapere se un attacco strategico sia o meno in corso, perché un hacker rivelerebbe l’esistenza del ‘libro mastro’ falsificato solo una volta che fosse sicuro del successo”.
Esiste inoltre un rischio “forking” [https://whatis.techtarget.com/definition/fork] quando le criptovalute si dividono. Nel solo mese di Gennaio sono state generate “Bitcoin ALL”, “Bitcoin Cash Plus”, “Bitcoin Smart”, “Bitcoin Interest”, “Quantum Bitcoin”, “BitcoinLite”, “Bitcoin Ore”, “Bitcoin Private”, “Bitcoin Atom” e “Bitcoin Pizza forks”.
La BRI ha affermato che: “L’analisi teorica suggerisce che il metodo sulla cui base il ‘libro mastro’ viene aggiornato potrebbe crollare in qualsiasi momento, con il risultato di una completa perdita di valore”.
Molti libertari si sono rivolti alle criptovalute perché non si fidano né delle banche né dei Governi. Ma hanno finito per dover commerciare attraverso non regolamentati fornitori di “cripto wallet” o “cripto-exchanges”, lasciando le loro criptovalute in balia del furto digitale: “Alcuni di questi provider, come ad esempio ‘Mt Gox’ o ‘Bitfinex’, si sono rivelati per essere dei frodatori, o sono essi stessi vittime di attacchi hacker. Quasi un quarto delle offerte iniziali di monete, ICO, sono da considerarsi opache, dei fraudolenti ‘schema Ponzi’”.
La BRI afferma che esiste comunque un valore sociale negli schemi di pagamento blockchain “autorizzati”, come ad esempio il sistema “Building Blocks” del programma alimentare mondiale per la gestione degli aiuti alimentari in Medio Oriente. Utilizza un protocollo Ethereum.
Si può fare molto con il sistema blockchain anche per migliorare la finanza commerciale e l’elaborazione dei 540 miliardi/usd di rimesse annuali. Ma tali sistemi di cripto-pagamento non vanno confusi con le criptovalute.
Questa bolla è ora definitivamente esplosa. Il sistema Bitcoin si è letteralmente schiantato, passando a 6,474 usd dal picco di 19,187 usd raggiunto a Dicembre. La maggior parte delle principali criptovalute sono diminuite di due terzi o anche più, riducendo il loro valore nozionale di almeno mezzo trilione di dollari. Ma non c’è un limite in basso. Queste valute non sono riscattabili, dietro di loro non c’è niente. Il rapporto della BRI è l’ultimo e autorevole chiodo sulla bara delle criptovalute.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: www.telegraph.co.uk
17.06.2018
Scelto e Tradotto da Franco per www.comedonchisciotte.org – Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore