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La Redazione

 

Tutte le strade portano a Pechino

Questa è la storia di due pellegrini che seguono la strada che conta davvero nel giovane XXI secolo.
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A cura di CptHook
Il 17 Aprile 2023
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Pepe Escobar – Strategic Culture – 15 aprile 2023

 

Questa è la storia di due pellegrini che seguono la strada che conta davvero nel giovane XXI secolo, uno proveniente dal NATOstan e l’altro dai BRICS.

Cominciamo con Le Petit Roi, Emmanuel Macron. Immaginatelo con un sorriso di plastica in faccia mentre passeggia accanto a Xi Jinping a Guangzhou. Seguendo il suono – lungo e delicato – del classico “Alta montagna e acqua che scorre” (potete ascoltarlo qui, merita, N.d.T.), entrano nella Baiyun Hall per ascoltarlo suonato dal Guqin (uno strumento bellissimo) di 1000 anni. Assaporano la fragranza del tè millenario e riflettono sull’ascesa e la caduta delle grandi potenze nel nuovo millennio.

E cosa dice Xi a Le Petit Roi? Spiega che quando si ascolta questa musica eterna suonata da questo strumento eterno, ci si aspetta di essere in compagnia di un amico del cuore; si è in sintonia come l’alta montagna e l’acqua che scorre. Questo è il significato più profondo dell’antica storia dei musicisti Yu Boya e Zhong Ziqi, 25 secoli fa nel Regno di Chu: l’amicizia di cuore. Solo gli amici di cuore possono capire la musica.

E con questo, come hanno spiegato gli studiosi cinesi, Xi ha tirato fuori il concetto di Zhiyin. Dopo la morte di Zhong Ziqi, Yu Boya ruppe il suo Guqin: pensava che nessun altro potesse capire la sua musica. La loro storia ha dato origine al termine “Zhiyin”: qualcuno che capisce la musica, con l’aggiunta del significato di amici intimi che possono capirsi completamente.

È lecito chiedersi se un burattino narcisista come Macron sarà mai abbastanza colto da comprendere il sottile e sofisticato messaggio di Xi: chi lo capisce è una vera anima gemella. Inoltre, Macron non è stato inviato a Pechino e Guangzhou dai suoi padroni per fare l’anima gemella, ma per cercare di piegare Xi ai voleri della NATO sulla questione Russia/Ucraina.

Il suo linguaggio del corpo non lascia dubbi: incrocia le braccia per dimostrare la sua noia. All’inizio poteva essere insensibile all’idea che la vera amicizia richiede comprensione e apprezzamento reciproci.

Ma poi è successo qualcosa di straordinario. Il messaggio di Xi potrebbe aver toccato un punto chiave nel tormentato intimo del narcisista Petit Roi. E se nelle relazioni internazionali la comprensione e l’apprezzamento reciproci fossero la chiave per far sì che le nazioni trovino un terreno comune e lavorino insieme verso obiettivi comuni?

Un’idea rivoluzionaria; non esattamente “l’ordine internazionale basato sulle regole” imposto dall’egemone.

 

Sei un vero sovrano?

Invitando il Petit Roi in Cina e trascorrendo personalmente non meno di 6 ore con il suo ospite, Xi ha messo in atto al meglio una diplomazia millenaria. Ha ricordato al suo ospite la turbolenta storia tra la Francia e le potenze anglosassoni e ha parlato di sovranità.

La sottile trama di base: “L’Europa” farebbe meglio a pensare bene se restare sottomessa all’egemone e a minimizzare il più possibile le enormi turbolenze economiche quando arriverà il giorno del confronto con gli Stati Uniti. È implicita la priorità di Pechino di spezzare i crescenti tentativi statunitensi di accerchiare la Cina.

Xi ha quindi trattato la Francia come un potenziale vero [stato] sovrano anche nell’ambito dell’UE, o in qualche modo separandosi dal dogma dell’UE.

Naturalmente questo invito confuciano alla crescita epistemologica implicava un altro messaggio chiave. Per coloro che non sono disposti ad essere amichevoli con la Cina a causa di complesse sovrapposizioni geopolitiche, non sarà mai troppo tardi per Pechino mostrare il lato meno “amichevole” dello Stato cinese – ove tale situazione si dovesse verificare.

Traduzione: se l’Occidente punta al Machiavelli[smo] totale, la Cina applicherà il Sun Tzu totale. Anche se Pechino preferirebbe optare per relazioni internazionali sotto l’egida della Bellezza, della Bontà e della Verità piuttosto che del “o con noi o contro di noi”, della guerra del terrore e della demenza delle sanzioni.

Il Petit Roi ha dunque avuto un suo momento sulla “via di Damasco”? Il verdetto è aperto. Ha letteralmente spaventato l’egemone con il suo sfogo sul fatto che l’Europa deve resistere alle pressioni per diventare “seguace dell’America”. Questo è praticamente in sintonia con i 51 punti concordati da Pechino e Parigi, con l’accento sulle “legittime preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti”.

Gli americani si sono spaventati ancora di più quando Macron ha affermato che l’Europa dovrebbe diventare una “terza superpotenza” indipendente. Le Petit Roi ha persino speso qualche timida parola a favore della de-dollarizzazione (certamente sotto la supervisione dei suoi maestri finanziari) e non a favore delle guerre per sempre.

Così gli americani, in preda al panico, hanno dovuto inviare in fretta e furia a Pechino la quinta colonna tedesca Annalena “360 gradi” Bearbock per cercare di annullare le esternazioni di Le Petit Roi – e riaffermare il copione ufficiale “Washington ordina, Bruxelles obbedisce”. Nessuno, da nessuna parte, le ha prestato la minima attenzione.

Questo si aggiunge alla sottotrama più clamorosa dell’intera vicenda: il modo in cui la dominatrice della Commissione europea Ursula von der Leyen è stata trattata da Pechino come ancor meno che irrilevante. Uno studioso cinese l’ha descritta in modo sprezzante come “solo il portavoce di un’organizzazione di cani senza denti. Persino il suo abbaiare sembra il lamento di un cane malato terminale che sta per essere eutanasizzato”.

Il “cane malato terminale” ha dovuto passare il controllo passaporti e la dogana (“Niente da dichiarare”?) Nessuno status diplomatico. Nessun invito ufficiale. Nessuna sovranità. E no, non può prendere il treno speciale ad alta velocità insieme a Macron per andare a Guangzhou. Ecco quindi un altro messaggio, questo piuttosto grafico: non si scherza con l’etica del Regno di Mezzo (altro nome del Celeste Impero, N.d.T.), vecchia di 3.000 anni.

 

Lula e “Zhiyin”

I più importanti studiosi cinesi sono rimasti assolutamente incantati dall’applicazione da parte di Xi di stratagemmi diplomatici che erano stati così utili 25 secoli fa, ora riproposti sul palcoscenico globale della strada verso un mondo multipolare.

Alcuni chiedono una nuova “Strategia degli Stati Combattenti” riscritta per il XXI secolo. L’enorme tavola rotonda allestita dal protocollo cinese con la “giungla” al centro e Macron e von der Leyen posizionati come per un colloquio di lavoro ha avuto un successo mostruoso su Weibo e We Chat. Ne sono scaturite infinite discussioni su come la Cina sia ora finalmente in grado di “inserire un cuneo tra i barbari”.

Rispetto a tutto questo clamore, la storia della visita del presidente brasiliano Lula a Shanghai e a Pechino sembra un’illustrazione grafica di Zhiyin.

Lula ha puntato alla giugulare fin dall’inizio, durante l’insediamento dell’ex presidente Dilma Rousseff come nuovo presidente della NDB, la banca dei BRICS.

Con un linguaggio semplice e diretto, comprensibile a chiunque dal Sahara alla Siberia, Lula ha detto: “Ogni notte mi chiedo perché ogni Paese deve essere legato al dollaro per gli scambi commerciali? Perché non possiamo commerciare con le nostre valute? E perché non abbiamo l’impegno di innovare?“.

È direttamente implicito il fatto che il BRICS+ in espansione dovrebbe progettare e promuovere una propria valuta (il lungo e complesso processo è già iniziato), oltre a consentire il commercio nelle valute nazionali.

Il potente messaggio di Lula era rivolto all’intero Sud globale. Un esempio brasiliano è la creazione da parte della cinese ICBC di una camera di compensazione in Brasile che consente lo scambio diretto yuan-real.

Non c’è da stupirsi che il Washington Post, giornalaccio-stuoino (“rag” nel testo originale ha entrambi i significati, N.d.T.) ufficiale della CIA, con la schiuma alla bocca, abbia immediatamente emesso il verdetto dello Stato profondo: Lula non sta obbedendo al diktat “dell’ordine internazionale basato sulle regole”.

Ciò significa che lo Stato Profondo si scaglierà contro Lula e il suo governo – ancora una volta – e farà di tutto per destabilizzarlo. Perché ciò che ha detto Lula è esattamente ciò che Saddam Hussein e Muammar Ghaddafi hanno detto – e cercato di attuare – in passato.

Quindi Lula avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile. Ecco, ancora una volta, “Zhiyin”.

Ecco come Xi ha accolto ufficialmente Lula a Pechino. Pochissime persone al mondo, non cinesi, capiscono che quando qualcuno della statura politica di Xi ti dice, proprio davanti a te, che sei “un vecchio amico della Cina”, è così.

Tutte le porte sono aperte. Si fidano di voi, vi abbracciano, vi proteggono, vi ascoltano, vi aiutano nel momento del bisogno e faranno sempre del loro meglio per mantenere l’amicizia vicino ai loro cuori.

E questo conclude, per ora, la nostra storia di “amici del cuore” che prendono la strada di Pechino. L’amico dei BRICS ha certamente capito tutto quello che c’è da sapere. Per quanto riguarda il Piccolo Re del NATOstan, che sogna di diventare un vero leader sovrano, il momento della verità sta bussando alla sua porta.

 

pepe_escobarPepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.

 

 

Link: https://strategic-culture.org/news/2023/04/15/all-roads-lead-to-beijing/

 

Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte

 

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