DMITRY ORLOV
cluborlov.blogspot.com
Recentemente è successa una cosa che un po’ mi ha fatto sentire come una specie in via di estinzione. Un gruppo di aziende transnazionali che operano su Internet, comprendenti Google, Facebook, Apple e diverse altre, hanno rimosso, tutte allo stesso tempo, i contenuti che appartenevano ad infowar.com, il sito gestito da Alex Jones. Questo sincronismo è la prova sicura di una cospirazione, qualcosa di cui Alex Jones parla anche troppo.
Una volta avevo partecipato ad una trasmissione radiofonica condotta da Alex Jones, e lui era riuscito a sintetizzare tutto quello che avevo da dire nella frase “gli Stati Uniti sono sul punto di collassare, proprio come aveva fatto l’URSS,” il che è notevole, visto quanto poco eravamo riusciti a comunicare, non avendo quasi nulla in comune. E’ un conservatore e un libertario, anche se credo che negli Stati Uniti non esistano conservatori. Che cosa hanno “conservato” di recente, oltre al diritto di portare la pistola? Per quanto riguarda il libertarianesimo, ritengo il vero libertarianesimo storico una forma di socialismo, mentre la versione americana è solo divertente: questi rimangono dei libertari unicamente fino a quando non hanno bisogno di un’ambulanza o dei vigili del fuoco, e poi diventano socialisti. Libertari americani come Ayn Rand, secondo me instancabile e pessima scrittrice, in preda a distorsioni cognitive, che però trovo utilissima come cartina di tornasole per [evidenziare] le menti mediocri.
Inoltre, Jones crede nella politica, mentre io rimango dell’idea che la politica interna degli Stati Uniti sia una perdita di tempo. E’ stato statisticamente provato che gli Stati Uniti non sono una democrazia: la volontà popolare in politica vale esattamente zero. Non importa chi sia il presidente, la differenza è solo una questione di stile. Trump è un toro in un negozio di cristallerie, mentre la Clinton sarebbe stata un cervo abbagliato dai fari. Il risultato è lo stesso: gli Stati Uniti sono in bancarotta e l’impero è finito.
Fra Jones e me c’è anche una differenza di fondo. Prima di tutto io sono uno sperimentatore e un saggista; l’esperienza personale e lo stile letterario sono, per me, di vitale importanza, mentre Jones dà poca importanza alla ricerca, lavora sui pettegolezzi, è abbastanza scontato e ripetitvo, ma ha l’istinto giusto dell’agitatore di folle. Si riallaccia alla vecchia tradizione americana dei predicatori itineranti, che declamavano geremiadi, martellavano sulla Bibbia e minacciavano fuoco eterno e punizioni divine. Il contenuto dei suo discorsi è secolare, ma la sua tecnica retorica è revivalista. Ha un tono predicatorio, stridente ed emozionale. Nella sua formazione culturale c’è anche un po’ dell’imbonitore da baraccone, e, alle volte, non disdegna di spacciare qualche falso rimedio survivalista.
Detto questo, abbiamo alcuni importanti punti in comune. Nessuno di noi due fa parte di quella narrativa ufficiale che viene continuamente ribadita dai mass media americani, con risultati sempre più modesti. Gli Americani in grado di pensare non sono più così creduloni. Jones ha approfittato di questo calo di credulità da parte del pubblico (per quel che vale) per mettersi ad inseguire tutte le teorie della cospirazione in circolazione, mentre io sono proprio come voi, un ingenuo. Certo, alcuni turisti arabi armati di taglierino hanno distrutto tre grattacieli in acciaio mandandoci contro due arei fatti di alluminio. Fate voi i conti, ma fa 2/3 di aereo per grattacielo, dovrebbero bastare, giusto? Il cherosene, che brucia fra 426 C° e 815 C°, ha fuso dei pilastri d’acciaio (l’acciao fonde a 1510 C°). Due tubi di alluminio pieni di cherosene, carne e bagagli hanno distrutto tre strutture in acciaio. Io trovo questa spiegazione perfettamente plausibile, e voi? Se volete saperne di più è facile scoprirlo, ma non aspettate che ve lo dica io perché, essendo così credulone, sono assolutamente soddisfatto.
Jones ed io siamo anche differenti per il fatto che lui è enormemente popolare, mentre io sono abbastanza popolare solo per me stesso e, di solito, non ambisco ad avere una fama mondiale. Mi piace scrivere, ai miei lettori piace quello che scrivo, e sono tutti contenti, eccetto i bambini, perché quando scrivo non posso giocare con loro. Ma Jones sta diventando enorme, abbastanza popolare da sostituirsi ai mass media, che stanno continuamente perdendo credibilità. In parte, è anche colpa loro: per quanto tempo pensano ancora di poter far trottare il cavallo morto della “connivenza con i Russi” e delle “interferenze russe,” prima che la gente incominci scuotere la testa e ad andarsene via? In parte, tutta la diarrea verbale che vediamo sulla CNN o che leggiamo su nytimes.com è solo una cortina fumogena, perché la verità è diventata tossica per gli interessi di chi tira le leve dei mass media negli Stati Uniti. Di questo argomento tratterò ancora martedi prossimo. La decisione politica di censurare Jones è stata un segno di disperazione: la diarrea verbale non funziona, e allora è arrivato il momento del Piano B, che è semplicemente gridare “Stai zitto!”, il più ad alta voce possibile.
Proprio per la sua enorme e dilagante popolarità (che questi ultimi attacchi nei suoi confronti hanno, di fatto, contribuito ad aumentre), Jones è un bersaglio grosso, mentre io sono solo uno piccolo. Però sono venuti prima per Alex Jones e poi potrebbero benissimo venire anche per me, perciò ora è il momento di incominciare a fare attenzione e di fare un passo indietro. Queste entità di Internet, Google, Facebook, Apple, Google Podcast, Spotify, iHeartRadio, MailChimp, Disqus, LinkedIn, Flickr, Pinterest e molte altre, non hanno più diritti di censurarlo di quanti ne abbia la vostra compagnia telefonica di selezionarvi le chiamate o di stabilire quali numeri vi sia permesso chiamare. Quello che è stato fatto a Jones è palesemente illegale, sia in base alle leggi degli stati Uniti che per quelle internazionali e, anche se quelle società non hanno molto da temere negli Stati Uniti, dove sono politicamente protette, a livello internazionale hanno molto più da perdere.
Jones, a quel che risulta, non ha mai violato i termini d’uso di nessuno di questi servizi Internet, e, comunque, lo hanno escluso. Nelle discussioni pubbliche che hanno preceduto questo evento, comprese quelle al Congresso degli Stati Uniti, si è parlato di “espressioni di odio” e di “incitamento alla violenza.” Questi termini sono abbastanza vaghi da poter essere arbitrariamente utilizzati contro i propri nemici, garantendo contemporaneamente la piena immunità agli amici, il tutto in modo completamente avulso dal contesto e dai fatti. Per esempio, due anni fa sulla PBS [Public Broadcasting Service] c’era stato questo scambio di battute fra l’ex vice-direttore della CIA Michael Morell e Charlie Rose:
Morell: “Dobbiamo fare in modo che i Russi in Siria paghino un prezzo.”
Rose: “Glielo faremo pagare uccidendo dei Russi?”
Morell: “Certo.”
Il contesto e i fatti sono: i Russi erano in Siria su richiesta ufficiale del governo siriano, riconosciuto a livello internazionale, per sconfiggere i terroristi e i mercenari stranieri e per ristabilire il controllo del governo siriano sul proprio territorio nazionale. Le forze degli Stati Uniti non stavano facendo quasi nulla di utile in Siria, ma, comunque fosse, la loro presenza era illegale, erano una forza d’invasione. E qui abbiamo Morell che propone di uccidere dei soldati russi che stanno combattendo contro i terroristi, solo per mandare un messaggio. Se questo non è un “incitamento alla violenza” è veramente difficile immaginare cos’altro potrebbe essere. E tuttavia, dopo due interi anni da questa vergogna, la PBS continua a trasmettere; che cosa sta succendo?
Al di là delle pretestuose affermazioni sulle “espressioni d’odio” e sugli “incitamenti alla violenza,” quello che è successo è stato un ordine di imbavagliare Jones, partito direttamente da Washington, D.C. Come tutta risposta, una falange decisamente impressionante di aziende transnazionali operanti su Internet ha fatto il saluto e si è messa in marcia per eseguire l’ordine, chiarendo in maniera decisamente ovvia chi sono quelli per cui [queste società] lavorano. Ed è probabile che questo, per loro, possa diventare un grosso problema.
Per prima cosa, queste compagnie transnazionali sono autorizzate a fornire i loro servizi in tutto il mondo sulla base della legislazione internazionale. L’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani difende il diritto alla libertà di opinione e di espressione: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.” Jones dovrebbe citare in giudizio gli Stati Uniti e le società che lo hanno censurato presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, e adire per vie legali sia contro quei soggetti che negli Stati Uniti hanno emanato quell’ordine illegale (da identificare nel corso del procedimento) sia contro le aziende transnazionali che lo hanno eseguito.
Secondo, l’attività di queste società transnazionali nei vari paesi del mondo è regolata dalle leggi locali che, in molti casi, impediscono loro di agire come agenti di paesi stranieri senza essersi preventivamente registrati come tali. Se Google e Facebook eseguono ordini impartiti dal governo degli Stati Uniti, allora si comportano non come aziende d’affari ma come rappresentanti clandestini di una potenza straniera. Essere riconosciute come tali diminuirebbe in modo significativo la portata internazionale, il potenziale di crescita e le valutazioni di questa compagnie.
E siccome Google, Facebook e Apple sono aziende quotate in borsa, e l’impegno che hanno è quello di salvaguardare gli interessi degli azionisti, sarebbe forse il momento, per questi ultimi, di darsi una mossa e cambiare i gruppi dirigenti. Dopo tutto, che cosa sarebbe più profittevole per loro: cospirare illegalmente con il governo degli Stati Uniti, diventare dei paria e perdere il mercato mondiale o mantenere scrupolosamente rapporti di libera concorrenza con i vari governi, lavorando nel rispetto della legislazione internazionale? Per loro c’è ancora la possibilità di disinnescare l’intera situazione: definirla un errore, ripristinare i servizi, risarcire Jones per le perdite subite e promettere di non farlo mai più
Dmitry Orlov
Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2018/08/censoring-alex-jones.html
14.08.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org