Il Procuratore generale del District of Columbia Karl Racine ha fatto causa a Google per frode ai danni degli utenti in quanto dava informazioni sbagliate sulla protezione della privacy per avere accesso ai loro dati di posizione GPS. Racine accusa il colosso della sorveglianza digitale, sviluppato dall’esercito e poi esternalizzato ad Alphabet, di ingannare e manipolare i consumatori per aver accesso ai loro dati sulla posizione, rendendogli praticamente impossibile fermarne il tracciamento.
Anche i procuratori generali del Texas, dell’Indiana e di Washington hanno intentato causa a Google con le stesse motivazioni. Google ha risposto che le quattro cause si basano su “affermazioni imprecise e superate sulle nostre impostazioni” e che metterà in chiaro le cose.
Finora, di chiari ci sono solo i profitti astronomici che la multinazionale ricava dal tracciamento della posizione di milioni di utenti, e i dati sono il petrolio della Quarta Rivoluzione Industriale, quella basata sulla trasformazione della vita umana in pacchetto di azioni prevedibili per la sua trasposizione sul piano della merce. Google e lo sterminato flusso di dati che gestisce, è la prima fortezza del capitalismo della sorveglianza, che in vent’anni ha tessuto la sua rete sul mondo e oggi sta mostrando i muscoli. Bisogna abituarsi all’idea che gli algoritmi di Google non sono stati creati per aiutare le ricerche sul web, ma per tracciare e archiviare non soltanto la posizione, ma ogni singola azione che compiamo sul web. Questi flussi di dati sono memorizzati e smistati da algoritmi che in base a essi elaborano un profilo della personalità e lo incrociano con la domanda di migliaia di soggetti interessati a indurre nella persona un determinato comportamento. Più il comportamento si standardizza, più il suo valore di mercato cresce, perché la prevedibilità dell’azione dà al sistema Google caratteristiche certe da incrociare con una determinata domanda.
L’indagine del procuratore Racine si concentra sull’ “uso illegale” di “modelli oscuri” avvenuto tra il 2014 e il 2019 per permettere agli utenti di “recuperare i profitti ricavati dai dati sulla posizione”.
MDM 25/01/2022
https://www.nytimes.com/2022/01/24/technology/google-location-services-lawsuit.html