La Corte d’assise d’appello di Palermo il 23 Settembre 2021 ha assolto al processo sulla Trattativa Stato-mafia gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno dall’accusa di violenza o minaccia a un Corpo politico dello Stato perché il fatto non costituisce reato. Assolto anche l’ex senatore di Forza Italia, Marcello Del’Utri per non aver commesso il fatto. Pena ridotta al boss Leoluca Bagarella. Confermata invece la condanna del capomafia Nino Cinà. In parole povere, una trattativa tra uomini dello Stato ed esponenti di Cosa nostra c’è stata realmente, solo che non costituisce reato. Un insulto alla memoria di uomini che per pur di non “trattare” con la mafia, sono arrivati a dare la vita. Questo ha indignato anche Luciano, fratello di Claudio Traina, morto nel 1992 in Via D’Amelio a Palermo ucciso dalla mafia nell’esercizio del suo dovere.
Il 19 Luglio del 1992 lo ricordo ancora, avevo 10 anni e mi trovavo in Francia coi miei genitori. Da non molto i miei si erano comprati una Roulotte, e quello fu il primo grande viaggio che abbiamo fatto dalla lontanissima Palermo. Il viaggio comprendeva traghetto Palermo-Genova (23 ore), siamo passati alle Colombiadi che quell’anno fecero per i 500 anni di Cristoforo Colombo, con un gigante expo a Genova. Passati da Genova, ci siamo incamminati per la Francia, arrivando fino a Parigi.
Mi ricordo che in una stazione di servizio, i miei si fermarono per fare benzina e rinfrescarsi. Al notiziario davano la notizia della strage di via D’Amelio, anche se in Francese, si distingueva il nome di Borsellino. I miei genitori così da una cabina chiamarono le mie sorelle le quali confermarono da Palermo la notizia. Ricordo ancora la faccia dei miei, che dissero: “È finita. Borsellino era l’ultimo dopo Falcone. La mafia ha vinto.” Sapevo già di Falcone, e lo conoscevo avendolo visto nei telegiornali, allora lui appariva spesso anche in trasmissioni, ma non conoscevo Borsellino, di cui mi faceva sorridere il cognome.
I miei genitori lo conoscevano e mi hanno spiegato chi fosse. Io già dalla tenera età guardavo film di mafia o seguivo coi miei genitori la serie tv “La Piovra”, ricordo ancora l’episodio dove uccisero il commissario Cattani riempiendolo di mitragliate e colpi di pistola senza pietà. Ricordo che mi facevano molta paura film come: Pizza Connection, Mary per sempre, Cento giorni a Palermo…
Avevo terrore dell’attore Sperandeo, avevo anche terrore dei figuri che in questi film appaiono, di solito hanno un casco o un passamontagna in testa, non parlano, semplicemente escono un’arma da fuoco e sparano. Grazie a Dio, non ho mai visto atti di violenza direttamente di persona, ma quel mondo rappresentato in quei film, era proprio fuori dalla porta di casa.
I miei mi spiegarono che Borsellino era forse l’ultimo giudice onesto che stava combattendo la mafia per tutti noi. Allora, il pericolo che quei film diventassero la vita comune dei Palermitani, si palesò nella mente di un bimbo di 10 anni. Cosi’, una normale famiglia Palermitana si sentiva alla notizia di questa strage, Borsellino come Falcone erano campioni della gente normale e borghese, erano i nostri eroi. Ed ora, nell’arco di qualche settimana, entrambi, non ci sono piu’.
Mi venne in mente la fine del Generale Dalla Chiesa e la moglie in “Cento giorni a Palermo”, il film finisce anche con una poesia, un monologo in dialetto siciliano, che urla disperato, e dice quanto i siciliani ne hanno le tasche piene della violenza, che i siciliani sono stufi di vedere i corpi martoriati dai proiettili. La gente è disperata per la morte del Generale. “Ca’ finisce la speranza dei Palermitani onesti… ca’ murio o’ Generale”. Alla fine, straziante la poesia/monologo da un po’ di speranza dicendo che la Sicilia non è tutta mafia: “Noavutri un’ semo tutti mafiosi!…. Amo a’ essere tutti uniti a combatterla!”. La fine mi da’ un pizzico di speranza misto ad amarezza che mi causa sempre un nodo in gola:
“… così un giorno da poter urlare ai quattro venti: SUGNU SICILIANO!”
NOTA SUL VIDEO Il titolo del video dice che questo e’ un canta-storie, ma io credo che sia più corretto dire in siciliano “cunta-storie”. Il canta-storie esiste nella tradizione siciliana ed usa la musica, il cunta-storie, racconta (cunta) le storie in monologhi. Non ne sono sicuro, ma credo che sia cosi.
Io sono Siciliano, non vivo più in Sicilia ma dovunque morirò, anche sulla Luna, morirò da Siciliano. Ma ancora non trovo quell’orgoglio che questo poeta tenta di ispirare. I Siciliani oggi hanno ottenuto l’ennesima ingiustizia con questa sentenza che disonora tutti coloro che sono caduti contro la mafia. Da quando gli americani sbarcando nel ‘43 hanno riportato questa piaga in Sicilia, la mafia ha avuto solo una serie di successi disturbati di tanto in tanto da alcuni che definisco eroi. Gente che ha dato la vita per questa lotta impari, gente che ci credeva e che lo faceva per tutti noi. Falcone e Borsellino sono stati gli ultimi di una fase durata tutti gli anni ‘80 del secolo scorso.
Da piccolo pensavo che se la mafia avesse vinto, avrebbe significato che le stragi sarebbero diventate all’ordine del giorno a Palermo, invece ovviamente era tutto l’opposto. Queste stragi chiusero la stagione di sangue che andava avanti dagli anni ‘80, non ci furono più altre stragi di quella portata. Quello era il sintomo principale per cui allora la mafia non vinse una semplice battaglia, allora vinse la guerra. Io personalmente credo che Falcone, Borsellino e tanti altri, sono morti perché sono riusciti a scoprire il collegamento tra Stato-Mafia con i servizi segreti come collante, ed hanno minacciato di rivelarlo al pubblico. Credo che chiunque abbia scoperto questo collegamento, abbia pagato con la vita. Secondo me, la mafia è un altro organo (non ufficiale) dello stato, in cui andrebbe anche indagato il ruolo della Chiesa.
La sentenza che in sintesi stabilisce che “trattare con la mafia non è reato”, da man forte alla mia tesi. Se la mafia fosse davvero un nemico dello stato, lo stato non sarebbe così morigerato, ma la combatterebbe come un corpo estraneo. Questa sentenza è stata fatta sicuramente anche per salvare dei pezzi da novanta, come Dell’Utri che è sempre stato un personaggio ambiguo ed utile al potere, molto potente a Palermo. Ovviamente stabilisce anche un precedente ed un messaggio terribile. La mafia è parte dello stato se ci si può trattare. Non si tratta col nemico, si tratta con un alleato.
Quindi rilancio con il titolo di questo articolo, il “grazie” da parte di Claudio Traina attraverso il fratello Luciano. Luciano Traina, fratello di Claudio che faceva parte della scorta di Paolo Borsellino, ucciso in via d’Amelio, ha fatto un tweet con le seguenti parole pubblicando anche la foto del funerale del fratello Claudio nel ’92:
L’articolo dalla Repubblica lo trovate qui , Luciano Traina aggiunge nell’intervista a La Repubblica Palermo:
Non possiamo dimenticare le parole di Brusca. La trattativa, che oggi dicono non fu reato, accelerò la strage di via D’Amelio
Queste parole pronunciate dal boss Brusca, sono la prova che questa trattativa definita oggi “non reato“, ha accelerato una tra le più orribili stragi della storia d’Italia. Ma non è reato, no, questa è ormai la giustizia nel nostro paese, solo le persone buone e coraggiose pagano col sangue, i responsabili, se importanti, non avranno alcuna conseguenza.
Luciano Traina, anch’egli un ex servitore dello Stato che ha partecipato alla cattura del boss Brusca, quindi anche lui e’ stato in prima linea a rischiare la vita, è ovviamente indignato per questa sentenza che è un’offesa alla memoria di suo fratello. A Luciano va tutta la mia stima e solidarietà, purtroppo sia io che lui possiamo soltanto, ancora una volta, vergognarci di essere Palermitani, Siciliani ed Italiani.
Scritto e Pubblicato da Giulio Bona per ComeDonChisciotte.org