Gli Stati Uniti svelano il piano per il collasso della Russia post-Putin in Stati più piccoli

Esistono progetti e strategie che mirano a dividere la Russia: lo scrive pravda.ru citando un articolo di Niccolo Soldo che pubblichiamo di seguito integralmente

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Di Andrey Mihayloff. pravda.ru

La Commissione governativa statunitense per la sicurezza e la cooperazione in Europa (nota anche come Commissione di Helsinki) ha preparato un piano per dividere la Russia in diversi Stati minori indipendenti. La commissione ha recentemente tenuto un briefing sulla “decolonizzazione della Russia”.

La Commissione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE) è una struttura “indipendente” del governo federale statunitense. Per oltre 45 anni, la Commissione ha monitorato il rispetto degli accordi di Helsinki e ha promosso la sicurezza globale attraverso la promozione dei diritti umani, della democrazia e della cooperazione economica, ambientale e militare nella regione dell’OSCE composta da 57 nazioni.

Secondo l’articolo pubblicato su substack.com, la CSCE è un altro degli zilioni di comitati gestiti e finanziati dal governo statunitense.

Questo gruppo di esperti è guidato da quattro donne e un uomo, tutti passati attraverso il complesso delle ONG per il cambio di regime, che si tratti dell’International Crisis Group, di Radio Liberty/Radio Free Europe, del German Marshall Fund, della Piovra di Soros e così via

si legge nell’articolo.

In poche parole, il governo statunitense ha discusso sulla necessità di smembrare la Russia in una serie di Stati più piccoli

Cambio di retorica

L’argomento della discussione è di per sé interessante. Invece di tutti i comuni cliché sulla “diffusione della libertà e della democrazia”, il governo statunitense ha detto senza mezzi termini di voler “decolonizzare” la Russia.

In precedenza, i funzionari statunitensi non avevano fatto mistero delle loro intenzioni di indebolire il più possibile le forze russe attraverso il conflitto in Ucraina. Poi hanno iniziato a parlare della necessità di liberare i russi dalla dittatura di Putin per il trionfo della democrazia, in modo che potessero godere dei frutti della democrazia come il resto del “mondo libero” (cioè solo come i Paesi fedeli agli Stati Uniti).

Ora c’è una nuova svolta nella contorta logica statunitense.

Secondo l’idea della Commissione governativa statunitense per la sicurezza e la cooperazione in Europa, il popolo russo deve essere convinto che la sua felicità non deriverà dal “cambio di regime e dall’instaurazione della democrazia”. I russi potranno diventare una nazione felice solo se la Federazione Russa sarà suddivisa in Stati più piccoli (più facili da controllare e manipolare).

Vale la pena ricordare che la scorsa settimana l’ex senatore americano Richard Black ha inaspettatamente rivelato la vera ragione dell’aggressione statunitense alla Russia. Secondo lui, tutto è molto semplice: gli americani vogliono impadronirsi delle ricchezze naturali della Russia.

Questo è ciò che la Commissione di Helsinki ha confermato nel rapporto sopra citato. Altrimenti, perché sviluppare piani per la frammentazione del più grande Stato del mondo?

Di Andrey Mihayloff. pravda.ru (*)

Riportiamo di seguito l’articolo integrale di Niccolo Soldo, citato come fonte da Pravda.ru: la Commissione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE) del governo statunitense tiene un briefing sulla necessità “morale e strategica” di dividere la Russia

Illusione

Di Niccolo Soldo, niccolo.substack.com

Una delle tante mappe elaborate dai fantasisti che sognano di dividere la Russia in un insieme di piccoli Stati indipendenti.

 

Un filo conduttore delle storie postbelliche della Seconda Guerra Mondiale era quello che amava dipingere Adolf Hitler come sempre più squilibrato e distaccato dalla realtà verso la fine del Terzo Reich. Ci è stato raccontato di come gli piacesse abbandonarsi a voli di fantasia, osservando i modelli architettonici di una nuova Berlino, che sarebbe stata costruita dopo la vittoria della Germania, nonostante gli Alleati si stessero già avvicinando da entrambe le parti. Illusioni di grandezza futura, mentre tutto stava crollando intorno a lui. Un caso di “straniamento”?

La sensazione di onnipotenza che si prova dopo una serie di grandi successi può spesso indurre a pensare a sé stessi come a dei vincitori permanenti, incapaci di essere sconfitti. Si entra nel campo dell’illusione quando i fatti sul campo sono contrari alla percezione della vittoria. Questo è il terreno attualmente occupato da un ampio segmento della comunità di politica estera statunitense.

Ieri sono stato avvisato di questo “briefing online” che si terrà domani [23 giugno 2022]:

Sì, avete letto bene: una discussione sulla “necessità” di dividere la Russia per ragioni “morali e strategiche”.

Chi è il Comitato per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa?

La Commissione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, nota anche come Commissione di Helsinki degli Stati Uniti, è una commissione indipendente del governo federale americano. Da oltre 45 anni, la Commissione controlla il rispetto degli accordi di Helsinki e promuove la sicurezza globale attraverso la promozione dei diritti umani, della democrazia e della cooperazione economica, ambientale e militare nella regione dell’OSCE, composta da 57 nazioni.

In breve: è un altro degli zilioni di comitati gestiti e finanziati dal governo statunitense. Oggi il governo statunitense ha tenuto una tavola rotonda sulla “necessità” di dividere la Russia. Lasciate che ve lo chiarisca un altro po’.

Questo gruppo è guidato da quattro donne e un uomo, che sono tutti passati attraverso il complesso delle ONG per il cambio di regime, che si tratti dell’International Crisis Group, di Radio Liberty/Radio Free Europe, del German Marshall Fund, della Piovra Soros e così via. I gruppi per cui hanno lavorato collettivamente sono troppi per essere elencati, quindi non lo faremo. Ecco invece i loro nomi dei componenti e le loro biografie:

Fatima Tlis(ova) – Borsista presso il National Endowment for Democracy (centro per il cambio di regime)

Botakoz Kassymbekova – Oxus Society, ricercatrice post-dottorato presso l’Istituto di Storia e Scienze Sociali dell’Università John Moores di Liverpool

Erica Marat – Università della Difesa Nazionale (USA)

Hanna Hopko – Presidente della Conferenza “Democrazia in azione”.

Casey Michel – Istituto Hudson

Si tratta delle tipiche “creature della palude” che traggono profitto dalla miseria di coloro che sono presi di mira dagli Stati Uniti per un cambio di regime. I loro punti di vista coincidono sempre con le politiche del Dipartimento di Stato americano, indipendentemente dal modo in cui esprimono le loro parole. Pura coincidenza, ovviamente.

Il cambiamento dei termini

L’aspetto notevole di questo gruppo è il passaggio dalla “diffusione della libertà e della democrazia” alla necessità di “decolonizzare” la Russia.

L’esportazione della democrazia è stato uno dei concetti principali utilizzati per giustificare l’espansionismo e l’interventismo statunitense dopo l’11 settembre. È stato un prodotto dei neo-conservatori che hanno messo le mani sul volante della politica estera statunitense sotto George W. Bush. I fallimenti degli Stati Uniti nella diffusione della democrazia in luoghi come Iraq, Afghanistan, Egitto, ecc. hanno macchiato questi neoconservatori, causando un danno alla loro reputazione. Ma poiché negli Stati Uniti la responsabilità dei fallimenti è da tempo un concetto alieno, questi neoconservatori hanno preso tempo per leccarsi le ferite e poi riabilitare la loro immagine agganciandosi all’opposizione a Trump, bollandosi come “difensori della democrazia”, sia in patria che all’estero. E sono riusciti a rientrare con successo nei corridoi del potere.

Questi neoconservatori sono riusciti ad afferrare ancora una volta il volante della politica e, in tandem con gli interventisti liberali, stanno portando felicemente l’Occidente in un conflitto aperto con la Russia, intensificando il loro sostegno all’Ucraina e cercando di attirare la Russia in una reazione eccessiva, come ad esempio spingendo la Lituania a bloccare il passaggio di merci dalla Russia proprio nell’Oblast di Kaliningrad. La loro matrona è Vicki “Fanculo l’Europa” Nuland, la donna responsabile della politica russa che ha attraversato senza sforzo le amministrazioni della Casa Bianca, siano esse di destra o di sinistra.

All’inizio di questa guerra, l’obiettivo dichiarato degli Stati Uniti era di degradare il più possibile le forze russe nel teatro del conflitto. Dopo le prime settimane di guerra, il tono si è spostato sul cambio di regime a Mosca (l’obiettivo più ambito dal Dipartimento di Stato americano). Dopo tutto, la Russia ha bisogno di democrazia e i russi devono essere liberati dal dittatore Putin per poterne godere i frutti come il resto del mondo libero, ovvero i Paesi che piacciono agli USA.

Il panel di domani è un ulteriore passo avanti, in quanto dice ai russi comuni che anche il cambio di regime e la democrazia non sono abbastanza per loro. Hanno bisogno di dividere il loro Paese in polarità più piccole (più facilmente controllabili), in modo da poter essere liberi. Inutile dire che questo è un colpo di propaganda per Putin e il Cremlino, perché permette loro di dipingere il conflitto in Ucraina come una lotta esistenziale.

Sono solito dire che il genio degli Stati Uniti d’America è la loro capacità di assorbire, cooptare e poi monetizzare qualsiasi tendenza gli si presenti. La “decolonizzazione della Russia” è semplicemente la terminologia “woke” per la sua spartizione. Questo simboleggia come gli Stati Uniti siano riusciti a cooptare la “wokeness” per i propri obiettivi di politica estera.

La barbara guerra della Russia contro l’Ucraina – e prima ancora contro la Siria, la Libia, la Georgia e la Cecenia – ha esposto al mondo intero il carattere ferocemente imperiale della Federazione Russa. L’aggressione sta anche catalizzando una conversazione a lungo attesa sull’impero interno della Russia, dato il dominio di Mosca su molte nazioni indigene non russe e la misura brutale con cui il Cremlino ha soppresso la loro autoespressione e autodeterminazione nazionale.

Si prega di notare le parti in grassetto. Sì, è esilarante che questi fottuti stronzi abbiano la temerarietà di ignorare ciò che gli Stati Uniti hanno fatto alla Siria e alla Libia, dando invece la colpa ai russi. È anche esilarante che attacchino la Russia per aver spento un’insurrezione guidata da al-Qaeda in Cecenia. Tuttavia, questo ci porta lontano dal punto principale: l’uso della terminologia woke al servizio dell’impero statunitense.

Ho previsto che ciò sarebbe accaduto per oltre un decennio, e altre persone se ne sono accorte:

In effetti, ho scritto due pezzi su questo tema:

The Desquamation of America – gli Stati Uniti passano da un impero mercantilista a un impero ideologico che incorpora la wokeness

Turbo-America – gli Stati Uniti puntano all’oro, cioè all’egemonia globale in un mondo in cui il multipolarismo sta prendendo forma.

Sono certo che molti di voi assumeranno la posizione che avevo in passato: l’adozione della terminologia woke al servizio dell’impero è una manovra cinica. Non ci credo più. Penso che questi siano veri credenti [1]. I ceceni, i tatari del Volga, i komi, gli yakut, tutti popoli “indigeni” che soffrono sotto la colonizzazione russa, tutti desiderosi di essere liberi, tutti che cercano di liberare l’americano che è dentro di loro e che grida per uscire. Sono i neri degli Stati Uniti che ancora soffrono per l’eredità della schiavitù e della segregazione, sono i Sioux della riserva, sono i transgender vittime di bullismo, sono i giornalisti oppressi del WaPo [Washington Post] provenienti da una famiglia ricca che ha frequentato un collegio svizzero.

I miei lettori sanno bene che i servizi occidentali sulla guerra in Ucraina erano così propagandistici da renderli inutili, fino a poco tempo fa. La situazione reale sul campo è diventata troppo evidente per continuare a sostenere che gli ucraini erano sul punto di vincere sulla Russia. Questo è ciò che rende delirante un gruppo di lavoro del governo statunitense sulla spartizione della Russia. A chi serve esattamente, se non a convincere sé stessi e a giustificare il proprio impiego?

Nel mio recente articolo “Hubris”, ho spiegato quanto sia pericolosa la strada intrapresa dagli Stati Uniti che hanno scelto di affrontare contemporaneamente la Russia e la Cina, spingendo questi due Stati insieme in un’alleanza esistenziale.

In “Incompetence”, ho analizzato come il regime di sanzioni contro la Russia si sia ritorto contro gli Stati Uniti e l’Unione Europea (e stia danneggiando altri luoghi come l’Africa), senza spegnere l’economia russa, il vero obiettivo di queste sanzioni.

Ora possiamo tranquillamente aggiungere l’illusione all’arroganza e all’incompetenza nel descrivere la politica estera statunitense di oggi. Se pensate che questo sia già abbastanza grave, secondo quanto riferito, i funzionari statunitensi sono felici di far precipitare il mondo in una recessione globale e in una fame crescente (affamamento) per assicurarsi che la Russia non vinca in Ucraina:

Gli europei e i nordamericani devono sacrificare il loro tenore di vita affinché gli Stati Uniti possano trionfare in Ucraina. Anche gli africani potrebbero dover morire di fame. È per una buona causa, la decolonizzazione della Russia. Come si può dire di no?

Di Niccolo Soldo, niccolo.substack.com

NOTE

[1] L’autore usa qui il termine “vero credente” introdotto per la prima volta da Eric Hoffer nella sua fondamentale opera omonima.

Traduzione a cura di Costantino Ceoldo per ideeazione.com –  https://www.ideeazione.com/illusione/

22.06.2022

(*) = link fonte originale: https://english.pravda.ru/world/152638-usa_russia_partition/  – Traduzione di Costantino Ceoldo

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

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