DI ALESSIO MANNINO
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Gli unici che capisco, in questa tragicomica vicenda del Giro di Padania, sono gli appassionati di ciclismo. A loro si può ben concedere che gli girino le scatole nel vedere appiccicata un’etichetta politica allo sport che amano. Ma i ciclofili dovrebbero mettersi l’anima in pace e riconoscere che, in una democrazia che si voglia liberale, qualsiasi espressione del pensiero, sia pure manifestata su due ruote, va lasciata libera senza eccezioni per nessuno. Questo principio basilare già basterebbe per spazzare via tutte le becere contestazioni, degne di miglior causa, che nell’assediare il tragitto padano stanno in realtà facendo il suo gioco attribuendogli un’importanza spropositata (come ha correttamente osservato lo scrittore Giancarlo Marinelli sul Giornale di Vicenza di oggi, in risposta al blitz tricolore di Paolo Rumiz).
Ad esempio: se i contestatori di sinistra organizzassero un loro giro (che so, il “Garibaldi tour” al Sud, sulle orme della conquista garibaldina del regno borbonico), non ci sarebbe motivo di obbiettare alcunché. Anzi, io semplicemente penserei: che facciano, chi se ne frega. Dice: ma l’oggetto degli attacchi è l’idea che esista una Padania. Ma allora, primo: se è di politica che stiamo parlando, invece di prendersela coi ciclisti si vada sotto le sedi della Lega, che di quell’idea è la titolare sul mercato; e secondo, soprattutto, si pensi piuttosto a occupare il tempo e le energie contro chi la sovranità dell’Italia l’ha svenduta ai nostri attuali padroni, Trichet Draghi e l’anonima sequestri finanziaria. Fra gli svenditori si troveranno, oltre agli stessi parolai leghisti e alla destra berlusconiana, gli entusiasti eurofili di sinistra, frange comuniste comprese.
Invece si inscenano scioperi generali che guardano al dito (il governo-marionetta Berlusconi) invece che alla luna (la dittatura Bce), e si scambia una gara ciclistica politicizzata per un evento terremotante che mette a rischio il Paese. La Padania, con corredo di ampolle, inni e giuramenti, è una mitologia di partito che certamente può e dev’essere messa alla berlina in quanto parodia dell’identità. Ma se si cerca di impedirne la versione ciclabile, per essere conseguenti bisognerebbe impedire anche le feste della Lega, anzi l’esistenza stessa della Lega. Vogliamo mettere fuorilegge chi non la pensa come noi? Vi ricordate Voltaire? “Non condivido ciò che pensi ma…” eccetera eccetera. Un branco di intolleranti: questo siete diventati, cari i miei democratici figli dell’Illuminismo.
Alessio Mannino
Fonte: http://alessiomannino.blogspot.com
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10.09.2011