Naomi Wolf
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Di recente ho parlato ad un incontro tra difensori della libertà di terapia in un piccolo centro nella valle del fiume Hudson. Sono particolarmente legata a questo gruppo di attivisti: avevano risolutamente continuato a radunarsi negli abissi del “lockdown”, quel periodo malvagio della storia – un tempo malvagio non ancora alle nostre spalle – e hanno continuato a radunarsi negli spazi umani, imperterriti. E, unendomi alle loro rilassate cene di fortuna intorno ad insalate non identificabili ma deliziose e a pane gommoso fatto in casa, sono stata in grado di continuare a ricordare cosa significasse far parte di una sana comunità umana.
I bambini giocavano, come al solito, scherzando, parlando, ridendo e respirando liberamente; non soffocati da mascherine come piccoli zombi, non venivano diffidati da adulti terrorizzati dal toccare altri piccoli esseri umani. I cani venivano accarezzati. I vicini si parlavano a distanze normali, senza paure o fobie. Le band suonavano canzoni popolari molto amate o piccoli divertenti brani indie rock composti da loro stessi, e nessuno, aggraziato o goffo, aveva paura di ballare. La gente sedeva sui gradini della casa, spalla a spalla, nel calore umano, e chiacchierava davanti a bicchieri di vino o di sidro fatto in casa. Nessuno faceva domande personali di natura medica, a nessuno.
(Anche se credo che tutte le decisioni su come vivere la propria vita di fronte ad una malattia infettiva siano strettamente personali, e non consiglierei mai ad altri di assumersi uno specifico livello di rischio o di perseguire una strategia specifica di riduzione del rischio, penso che valga la pena notare, tra l’altro, che per quanto ne so, avevano passato gli ultimi due anni senza aver perso una sola vita a causa della COVID.)
Nel frattempo, quella che era stata una comunità umana al di fuori di quel piccolo gruppo, e al di fuori di altre normali comunità locali – e al di fuori di una manciata di stati normali in America – è diventata sempre più surreale, terrificante e irriconoscibile.
Dal marzo 2020, il resto del mondo, almeno la parte progressista degli Stati Uniti, è diventato sempre più gretto e bigotto nel suo modo di pensare. Con il passare dei mesi, amici e colleghi con un alto grado di istruzione e che erano stati per tutta la vita pensatori critici, giornalisti, editori, ricercatori, medici, filantropi, insegnanti, psicologi – tutti hanno iniziato a ripetere solo i punti di discussione dettati da MSNBC e CNN e, successivamente, si sono rifiutati apertamente di guardare qualsiasi fonte – anche articoli sottoposti a revisione paritaria su riviste mediche – anche i dati del CDC- che contraddicesse quei punti di discussione. Queste persone mi hanno letteralmente detto: “Non voglio vederlo; non mostrarmelo”. Era subito diventato chiaro che, se avessero assorbito informazioni che contraddicevano la “narrativa” che si andava consolidando, avrebbero rischiato di perdere lo status sociale, forse persino il lavoro; le porte si sarebbero chiuse, le occasioni sarebbero andate perse. Una donna ben istruita mi ha detto che non voleva vedere alcuna informazione non autorizzata perché aveva paura di essere estromessa dal circolo del bridge. Da qui il ritornello: “Non voglio vederlo; non mostrarmelo”.
I miei amici e colleghi che erano stati scettici per tutta la loro vita adulta nei confronti del Sistema Agroindustriale – che acquistavano solo Cibi Integrali, che non avrebbero mai permesso ai loro figli di mangiare zucchero o carne lavorata o di ingerire neanche un frammento di Colorante Rosso n. 2 nelle caramelle o addirittura di mangiare caramelle, queste stesse persone si sono messe in fila per farsi iniettare, e poi hanno offerto i corpi dei loro figli minorenni per lo stesso scopo, la somministrazione di terapia genica mRNA, le cui prove cliniche non saranno terminate prima di due anni. Questi genitori hanno annunciato con orgoglio sui social media di averlo fatto con i loro figli. Quando ho fatto gentilmente notare che i test non sarebbero finiti prima del 2023, mi hanno urlato contro.
La parte ideologicamente progressista e attenta ai diritti – il mio popolo, la mia tribù, tutta la mia vita – è diventata sempre più acritica, sempre meno in grado di ragionare. Amici e colleghi che erano orientati al benessere e che per tutta la loro vita adulta avevano conosciuto i pericoli di Big Pharma – e che sul sedere dei loro bambini avrebbero usato solo cosmetici naturali di Burt’s Bees e creme solari senza PABA [acido para-amminobenzoico, n.d.t.] su se stessi – si sono messi in fila per farsi somministrare una terapia genica sperimentale; perchè no? E, peggio ancora, si sono accalcati, come i lapidatori nel racconto di Shirley Jackson “La Lotteria”, per scagliarsi contro ed esecrare chiunque sollevasse le domande più elementari su Big Pharma e sui suoi lautamente pagati portavoce. Il loro pensiero critico, peggio ancora, la loro intera base di conoscenze su quell’industria, sembrava essere evaporata magicamente nell’etere.
Interi sistemi di credenze sono stati abbandonati dall’oggi al domani senza batter ciglio, come se queste comunità fossero in preda ad un’allucinazione collettiva, come nella caccia alle streghe del XV-XVII secolo nel Nord Europa. Persone intelligenti e informate hanno improvvisamente visto cose che non c’erano e non sono state in grado di vedere cose che erano palesemente davanti ai loro occhi.
Le attiviste che si battono per la salute femminile, che sicuramente conoscono perfettamente le storie di come le industrie farmaceutiche e sanitarie avessero sperimentato fino alla nausea e con risultati disastrosi sui corpi delle donne, si sono messe in fila per ricevere iniezioni che, a marzo del 2021, come riferito dalle donne stesse, stavano dolorosamente alterando i loro cicli mestruali. Queste stesse attiviste della salute femminile avevano parlato in precedenza, come avrebbero dovuto, della colonizzazione da parte di Big Pharma e di Big Medicine dei normali processi riproduttivi delle donne, e avevano parlato di questioni che andavano dall’accesso delle donne alla contraccezione sicura al diritto all’aborto, ai diritti delle madri ad un parto ostetrico o in una sala parto o al diritto al travaglio o al diritto di conservare il latte sul posto lavoro o al diritto di allattare al seno in pubblico.
Ma questi un tempo affidabili e ben informati custodi dello scetticismo medico e dei diritti alla salute delle donne, erano rimasti silenti e inerti, quando un personaggio come l’ex funzionario dell’HHS [U.S. Department of Health & Human Services, n.d.t.], il dottor Paul Alexander, aveva avvertito che la proteina spike dei vaccini mRNA avrebbe potuto accumularsi nelle ovaie (e nei testicoli) e quando le donne vaccinate avevano riferito di mestruazioni emorragiche, in uno studio norvegese che riportava percentuali a doppia cifra di sanguinamenti massicci. Molte donne hanno anche sofferto di trombi e persino denunciato sanguinamenti post-menopausali – e alcune madri hanno riferito che le loro figlie dodicenni vaccinate avevano improvvisamente avuto il ciclo o addirittura due cicli in un mese.
Quasi nessuno tra le luminari dell’attivismo femminista, con decenni trascorsi a perorare la causa della salute delle donne e del corpo delle donne, ha avuto il coraggio di guardare più lontano. Quelle due o tre di noi che l’hanno fatto sono state visibilmente diffamate, in alcuni casi minacciate e, in molti modi, messe a tacere.
Quando, nella primavera del 2021, avevo rivelato su Twitter questa storia di irregolarità mestruali post-vaccinazione, ero stata sospesa. Matt Gertz lavora presso la CNN e Media Matters. Il primo è un canale su cui apparivo da decenni, l’altro è un gruppo di cui conosco da anni i membri della leadership e con cui ho anche lavorato.
Nonostante avessi collaborato professionalmente con entrambi i suoi datori di lavoro, Matt Gertz, dopo il mio primo rapporto sulle irregolarità mestruali, mi aveva pubblicamente e ripetutamente definita una “teorica della cospirazione pandemica,” accusandomi in un’altra occasione di essere una “svitata.”
Onta su di me per il solo fatto di fare giornalismo. Avevo diffuso la storia delle irregolarità mestruali post-vaccinazione facendo quello che faccio sempre, usando la stessa metodologia che avevo usato per scrivere The Beauty Myth (sui disturbi alimentari), Misconceptions (sull’ostetricia) e Vagina (sulla salute sessuale femminile): avevo ascoltato le donne, che gesto rivoluzionario.
Il New York Times ha ripreso il mio lavoro sulle irregolarità mestruali, dieci mesi dopo, nel gennaio 2022, in un anno diverso, quando forse milioni di lettrici potevano già essere state fisicamente danneggiate dalla mancanza di informazioni decenti e dalla accettazione acritica di dichiarazioni rilasciate da condiscendenti autorità di regolamentazione. Non ci sono state ritrattazioni o scuse da parte del signor Gertz, del New York Times o di altri organi di informazione, come DailyMail.co.uk, che mi avevano dato della pazza ma che ora stanno riportando la mia storia come se fosse la loro – ora che è chiaro che, ancora una volta, purtroppo, avevo ragione.
Le femministe paladine della salute, che erano a conoscenza delle isterectomie di routine in menopausa, della pericolosità delle reti vaginali [per correggere il prolasso pelvico, n.d.t.], delle protesi mammarie in silicone rotte da richiamare o sostituire, del Mirena [dispositivo intrauterino, n.d.t.] che doveva essere rimosso, del Talidomide che deformava gli arti dei feti, delle pillole anticoncezionali a dosi ormonali che aumentavano i rischi di infarto e di ictus e che abbassavano la libido femminile; dei tagli cesarei di routine per accelerare il turnover negli ospedali, della sterilizzazione di donne e ragazze a basso reddito o di colore senza consenso informato – hanno taciuto sulla natura non dimostrata dei vaccini mRNA e sulle politiche coercitive, che hanno violato il codice di Norimberga ed altre leggi, imposte ad un’intera generazione di giovani donne che non hanno ancora avuto una gravidanza, costrette però a farsi somministrare un vaccino mRNA (e talvolta un secondo vaccino e un richiamo) con effetti non dimostrati sulla loro sfera riproduttiva, semplicemente per poter tornare all’università o per trovare o mantenere un posto di lavoro. Il collettivo Our Bodies Ourselves? Nulla sui rischi dei vaccini e sulla salute delle donne come categoria tematica. NARAL? [National Abortion and Reproductive Rights Action League, n.d.t.] Dove erano? Latitanti. Dov’erano tutte le responsabili attiviste per la salute femminile di fronte a questa sperimentazione globale, non consenziente, non informata e illegale sul corpo delle donne, e ora sui bambini e, presto, sui neonati?
Persone che per decenni erano state attive sui disturbi alimentari o sugli standard sociali coercitivi che avevano portato alla – orrore – depilazione delle gambe, hanno taciuto su un’iniezione non testata che sta fruttando miliardi a Big Pharma; un’iniezione che entra, secondo i libercoli di Moderna, in ogni cellula del corpo, e che quindi include l’utero, le ovaie, l’endometrio.
L’improvvisa amnesia si è estesa alla giurisprudenza femminista. Giudici femministe della Corte Suprema, come Sotomayor e Kagan, hanno discusso gli obblighi vaccinali del presidente Biden il 7 gennaio, come se non avessero mai sentito parlare delle rivendicazioni legali sul diritto alla privacy nella storica sentenza Roe v Wade. Come riportato da Politico a proposito della giudice Kagan, “la sentenza della Corte Suprema sui diritti alla privacy è servita come base per una sua successiva deliberazione, la sentenza Roe v Wade” e, come aveva affermato l’ex senatrice Barbara Boxer, “Non ho motivo di pensare nient’altro tranne che [Kagan] sarebbe una forte sostenitrice dei diritti alla privacy perché tutti quelli per cui ha lavorato sostenevano tale punto di vista.”
Tranne che… adesso pare non li sostengano più, ed ora, come per magia, anche la giudice Kagan non lo fa più. Con gli obblighi vaccinali non ci sono più diritti alla privacy, per nessuno.
Improvvisamente la giudice Kagan sembra non vederci alcuna contraddizione, dopo decenni passati a pensarla così. Le basi filosofiche di tutta la sua carriera, che l’avevano portata ad una visione coerente quando si era trattato del diritto all’aborto, del diritto dei cittadini alla privacy fisica nel processo decisionale medico – “Il mio corpo, la mia scelta” – “Riguarda solo la donna e il proprio medico” – sono scomparse, insieme alla sua costosa istruzione e a tutta la sua conoscenza della Costituzione.
La giudice Sotomayor, da parte sua, in un articolo riportato il 10 dicembre 2021, aveva affermato che era una “follia” che lo stato del Texas volesse “sostanzialmente sospendere una garanzia costituzionale: il diritto di una donna incinta di controllare il proprio corpo.” Il suo tono era giustamente indignato al pensiero che qualcuno potesse scavalcare questo diritto. Ma, il 7 gennaio 2022, meno di quattro settimane dopo, quando la giudice Sotomayor aveva deliberato sugli obblighi vaccinali del presidente Biden, quel chiaro diritto costituzionale era diventato irreperibile; era anch’esso svanito nell’etere. Una parte del cervello della giudice Sotomayor sembra essersi semplicemente spento alla parola “vaccini” – sebbene fosse la stessa donna, nella stessa Corte, con la stessa Costituzione davanti a lei, la giudice non è più riuscita gestire l’imperativo kantiano di un ragionamento coerente.
Attivisti da una vita per la giustizia e l’inclusione, per la Costituzione, i diritti umani e lo stato di diritto — amici e colleghi attivisti per i diritti LGBTQ; l’ACLU stessa [American Civil Liberties Union – Unione Americana per le Libertà Civili n.d.t.]; attivisti per l’inclusione e l’uguaglianza razziale; avvocati costituzionalisti che insegnano in tutte le maggiori università e che dirigono riviste giuridiche; attivisti che si oppongono all’esclusione basata sul genere di chiunque da qualsiasi accesso o profession; quasi tutti, almeno sul lato progressista dello spettro politico (quasi tutti: parlo di te, Glenn Greenwald) – hanno taciuto, mentre una società globale, sistematica, crudele, titanica e discriminatoria veniva eretta nel giro di pochi mesi in città come New York, un tempo il grande crogiolo, la grande equiparatrice e mentre interi stati come la California adottavano un sistema molto simile a quell’apartheid, basato però su altre caratteristiche fisiche, che questi stessi orgogliosi sostenitori dell’uguaglianza e dell’inclusione avevano boicottato al college.
Ed ora questi ex eroi per i diritti umani e per l’uguaglianza di fronte alla legge sono rimasti a guardare, con calma o addirittura con entusiasmo, mentre veniva costruito il massiccio edificio della discriminazione. E poi vi hanno partecipato. Senza nemmeno una protesta o un mugugno.
E hanno tenuto le loro feste “per soli vaccinati”, i loro galà di moda segregati e le loro discussioni organizzate senza scopo di lucro in graziosi hotel del centro di New York, isolati e sanificati, seduti a costose tavole, serviti da camerieri in mascherina – pranzi che celebravano i luminari del movimento per i diritti civili o del movimento per i diritti LGBTQ o del movimento per i diritti degli immigrati, o del movimento per aiutare le ragazze in Afghanistan ad accedere alle scuole che era stato loro impedito di frequentare – inviti che ho ricevuto, ma di cui non ho potuto avvalermi, perché – perché mi è stato impedito di parteciparvi.
E queste élite di difensori della giustizia si godevano la celebrazione delle loro virtù e dei loro valori e non sembravano accorgersi di essere diventati — in meno di un anno — esattamente ciò che avevano professato di odiare di più durante la loro vita adulta.
Potrei andare avanti all’infinito.
La conclusione, però, è che questa infezione dell’anima, questo abbandono del liberalismo classico – in realtà, non è nemmeno di parte; gli ideali più cari della civiltà moderna post-bellica, questo improvviso abbandono delle norme del pensiero critico post-illuminista, questa diluizione persino del senso di protezione dei genitori sui corpi e sul futuro dei loro figli minori indifesi, questa accettazione di un mondo in cui le persone non possono riunirsi per pregare, queste stesse strutture improvvisamente manifeste che hanno eretto questo mondo demoniaco in meno di due anni imponendolo a tutti, questi capi di stato e vertici dell’AMA [American Medical Association n.d.t.], questi direttori dei consigli scolastici e questi insegnanti, questi capi dei sindacati e questi leader nazionali e i leader a livello statale e i funzionari municipali fino agli uomini o alle donne che non invitano i parenti alla festa del Ringraziamento a causa della pressione sociale, a causa di una condizione saniraria che non è affare di nessuno e che non riguarda nessuno — insomma questo costrutto malefico è troppo imponente, è stato eretto troppo in fretta, è troppo complesso ed è veramente troppo elegante per attribuirlo solo alla cattiveria e all’inventiva umana.
Mesi prima, avevo chiesto ad un famoso attivista per la libertà di cura come avesse fatto a mantenere fede alla sua missione mentre il suo nome veniva vilipeso e doveva affrontare attacchi alla carriera e l’ostracismo sociale. Aveva risposto citando la Lettera agli Efesini 6:12: “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.”
Ci ho pensato molto nel frattempo. Per me aveva sempre più senso con il passare dei giorni.
In quell’incontro nel bosco con la comunità per la libertà di cura ho confessato che avevo ripreso a pregare. Questo dopo molti anni in cui pensavo che la mia vita spirituale non fosse così importante, certamente molto personale, quasi imbarazzante, e quindi non qualcosa che dovessi menzionare in pubblico.
Avevo detto al gruppo che ora ero disposta a parlare pubblicamente di Dio, perché avevo osservato da ogni angolazione ciò che era sceso su di noi, usando la mia normale formazione critica e le mie facoltà; e che era così elaborato nella sua costruzione, così completo e così crudele, con una tale immaginazione barocca quasi sovrumana, sgargiante, fatta dell’essenza stessa della crudeltà – che non potevo credere che fosse stato realizzato da semplici umani che lavoravano sul maldestro livello umano nello stupido spazio politico.
Ho sentito intorno a noi, nella natura maestosa dell’imponenza del male che ci circonda, la presenza di “Principati e Potestà” – livelli quasi paurosi di oscurità e di energie disumane e antiumane. Nelle politiche che si dispiegano intorno a noi ho visto ancora e ancora generarsi esiti antiumani: politiche volte ad uccidere la gioia dei bambini, a soffocarli, letteralmente, limitando loro il respiro, la parola e le risate; ad uccidere la scuola, ad uccidere i legami tra famiglie e famiglie allargate; ad uccidere chiese, sinagoghe e moschee; e, dai più alti livelli, dallo stesso prepotente pulpito del Presidente, chiedere alle persone la complicità nell’escludere, respingere, scartare, evitare, odiare i propri vicini, i propri cari e i propri amici.
Ho visto cattiva politica per tutta la vita e questo dramma che si svolge intorno a noi va oltre la cattiva politica, che è sciocca e gestibile ma non così spaventosa.
Questo… questo è spaventoso, metafisicamente spaventoso. In contrasto con la semplice cattiva gestione umana, questa oscurità ha la sfumatura del male puro ed elementare che era alla base e che aveva dato una bellezza così orribile alla teatralità del nazismo; è lo stesso orribile glamour che circonda i film di Leni Riefenstahl.
In breve, non penso che gli esseri umani siano abbastanza intelligenti o potenti da aver inventato questo orrore tutto da soli.
Così ho detto al gruppo nel bosco, che l’imponenza stessa del male che ci circonda in tutta la sua nuova maestosità, mi stava portando a credere, in un modo nuovo, letterale e immediato, alla presenza, alla possibilità, alla necessità di una forza di contrasto — quella di un Dio. È quasi una prova negativa: la presenza di un male così grande giustifica la presenza di un Dio a cui quel male indirizza la propria malvagità.
E, per me, classica scrittrice liberale del dopoguerra, dire queste cose ad alta voce è un grande cambiamento.
Gli intellettuali postmoderni con i piedi per terra non dovrebbero parlare o credere in questioni spirituali, almeno non in pubblico. Dovremmo astenerci dal fare riferimento a Dio e, certamente, non dovremmo parlare del male o delle forze dell’oscurità.
In quanto ebrea, provengo da una tradizione in cui l’Inferno (o “Gehenom”) non è l’Inferno di John Milton e della successiva immaginazione occidentale, piuttosto un più tranquillo luogo spirituale intermedio. “Satana” esiste nella nostra letteratura (in Giobbe per esempio) ma non è il Satana rock star di Milton, bensì una figura più modesta, conosciuta come “l’accusatore”.
Noi che siamo ebrei, però, abbiamo una storia e una letteratura che ci permette di parlare della battaglia spirituale tra le forze di Dio e le forze negative che sviliscono, profanano e cercano di irretire le nostre anime. Abbiamo già visto questo dramma, e non molto tempo fa: circa ottant’anni.
Altre tradizioni di fede, naturalmente, hanno modi per discutere e comprendere la battaglia spirituale che ha luogo tra esseri umani e tra leader umani, qui sulla Terra.
Non era consuetudine che gli intellettuali occidentali dovessero tacere in pubblico sulle lotte, le paure e i dubbi spirituali. In Occidente, infatti, poeti e musicisti, drammaturghi, saggisti e filosofi, hanno parlato di Dio, e anche del male, per millenni, come centro della loro comprensione del mondo e come base delle loro forme d’arte e della loro missione intellettuale. E così è stato per tutto il diciannovesimo secolo e il primo quarto del ventesimo, un periodo in cui alcuni dei nostri più grandi intellettuali – da Darwin a Freud a Jung – hanno lottato spesso e in pubblico con domande su come il Divino, o la sua controparte, si manifestasse negli oggetti delle loro osservazioni.
È stato solo dopo la Seconda Guerra Mondiale e poi con l’ascesa dell’Esistenzialismo – la glorificazione di una visione del mondo in cui il vero intellettuale mostrava il suo coraggio affrontando l’assenza di Dio e la nostra essenziale solitudine – che è diventato normale aspettarsi che le persone intelligenti non parlassero di Dio in pubblico.
Quindi – se conosci la storia del pensiero, non è strano o eccentrico per gli intellettuali parlare in pubblico di Dio, e persino dell’avversario di Dio, e preoccuparsi del destino delle anime umane. La mente e l’anima non sono infatti in contrasto e il corpo, in effetti, non è in contrasto con nessuno degli altri due. E questa accettazione della nostra triplice natura integrata fa parte della nostra eredità occidentale. Questa è una verità oscurata o dimenticata solo di recente, un ricordo di quella nostra integrità come esseri umani, che è stata, solo negli ultimi settant’anni circa, sotto attacco.
Quindi, quando ne avrò bisogno, inizierò a parlare di Dio e delle mie domande spirituali in questo periodo buio e continuerò con i reportage e le analisi che faccio sempre. Perché ho sempre detto ai miei lettori la verità su ciò che sentivo e vedevo. Questo potrebbe essere il motivo per cui sono ancora qui con me in questo viaggio di ormai quasi quarantatré anni e perché continuano a cercarmi, sebbene negli ultimi due anni, dopo aver scritto un libro che descrive come lo Stato britannico avesse sfruttato le pandemie del 19° secolo per togliere la libertà a tutti, sia stata massacrata, deplatformata, cancellata, ricancellata, ribloccata e definita pazza da dozzine di quelle stesse testate giornalistiche che, per decenni, avevano religiosamente pubblicato i miei lavori.
Personalmente credo che sia ora di ricominciare a parlare di guerra spirituale. Perché penso che questo è ciò che ci troviamo ora di fronte e le forze dell’oscurità sono così potenti che abbiamo bisogno di aiuto. Il nostro obbiettivo? Forse solo mantenere viva, in qualche modo, una luce – la luce dei veri valori umani classici, della ragione, della democrazia, dell’inclusione, della gentilezza – in questo periodo buio.
Qual è l’oggetto di questa battaglia spirituale?
Sembra essere niente meno che l’anima umana.
Una parte sembra lottare per l’anima, prendendo di mira il corpo che la ospita; un corpo fatto a somiglianza di Dio, così si dice; il tempio di Dio.
Non ne sono sicura. Non ho abbastanza fede. La verità è che sono spaventata a morte. È che non credo che gli esseri umani, da soli, possano risolvere questo problema o possano vincere contando solo sulle proprie forze.
Penso che dovremmo chiedere aiuto a qualche altra entità, come aveva fatto Milton, come aveva fatto Shakespeare, come aveva fatto Emily Dickinson; chiedere aiuto a quelli che si potrebbero chiamare angeli e arcangeli, se volete; ai poteri superiori, qualunque essi siano; ai Principati migliori, a chiunque possa intercedere in nostro favore, alla Divina Provvidenza, a chiunque pensiate possa esaudire le vostre speranze. Come dico spesso, adotterò qualsiasi tradizione di fede. Parlerò con Dio in qualsiasi lingua, non credo che le forme contino davvero. Penso che l’intenzione sia tutto.
Non posso dire con certezza se Dio e i suoi aiutanti esistono; non posso. Chi può?
Penso che siamo in un momento inaudito della storia umana – a livello globale – in cui secondo me non abbiamo altra scelta che chiedere assistenza ad Esseri – o ad un Essere – meglio armati di noi per combattere la vera oscurità. Scopriremo se esistono, se Lui o Lei esiste, forse, se chiederemo il loro aiuto.
Almeno questa è la mia speranza.
Che credo sia una specie di preghiera.
Naomi Wolf
Fonte: naomiwolf.substack.com
Link: https://naomiwolf.substack.com/p/is-it-time-for-intellectuals-to-talk
10.01.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org