E’ già stata programmata la prossima aggressione americana alla Siria?

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THE SAKER
thesaker.is

Bis repetita

Sembra di essere ritornati al punto di partenza: gli Anglosionisti stanno, apparentemente, nuovamente preparandosi ad usare proprio gli stessi Caschi Bianchi (i “terroristi buoni”) per portare a termine in Siria un altro attacco chimico false-flag e addossarne poi, di nuovo,  la colpa alle forze governative. I Russi stanno nuovamente mettendo in guardia il mondo in anticipo e, proprio come l’altra volta, a (quasi) nessuno importa qualcosa. E circolano anche voci secondo cui gli Stati Uniti stanno ancora una volta pensando di imporre una (completamente illegale) no-fly zone al di sopra della Siria (cosa di cui non sentivo parlare fin dai tempi della campagna presidenziale di Hillary). E, proprio come l’altra volta, sembra che l’obbiettivo degli Stati Uniti sia quello di salvare i “terroristi buoni” da una decisiva vittoria delle forze governative.

Sembra che la mia previsione su ogni click che ci porta sempre più vicini al bang si stia, sfortunatamente, avverando e che, anche se l’Impero sembra aver rinunciato al proposito di una riconquista totale della Siria, i Neoconservatori stiano chiaramente spingendo per quello che potrebbe rivelarsi un importante attacco missilistico contro la Siria. Il fatto che lanciare un gran numero di missili in prossimità delle forze russe possa determinare un contrattacco russo che, sua volta, potrebbe portare ad un conflitto più ampio, magari anche nucleare, non sembra essere un fattore determinante nei calcoli dei Neoconservatori. Certo, i Neoconservatori sono per lo più gente abbastanza stupida (nel senso che sono in grado di concentrarsi solo sul breve termine), con uno spiccato senso di superiorità e una visione messianica del mondo. Quello che comunque mi stupisce è che ci siano così poche persone in Europa e negli Stati Uniti che si preoccupano di questo. Una guerra nucleare è diventata, in qualche modo, talmente inconcepibile che molti pensano che non potrà mai scoppiare.

L’altra cosa di cui i Neoconservatori sembrano non rendersi conto è che la situazione sul terreno in Siria non può essere cambiata con i missili o con le bombe. Innanzitutto, l’ultimo attacco degli Stati Uniti ha dimostrato ufficialmente che i Tomahawks americani sono un facile bersaglio per le (per lo più antiquate) difese antiaeree siriane. Naturalmente, gli Stati Uniti potrebbero fare affidamento su un numero superiore di AGM-158 JASSM, che sono molto più difficili da intercettare, ma, indipendentemente dai missili che potrebbero essere utilizzati, questi non riuscirebbero a degradare in modo significativo le capacità dell’esercito siriano, semplicemente perché in Siria  bersagli veramente remunerativi per i missili da crociera ce ne sono veramente pochi, tanto per iniziare. Considerando poi che gli Stati Uniti sanno benissimo che non ci sarà nessun attacco chimico (e, del resto, non potrebbe neanche esserci, dal momento che gli Stati Uniti hanno attestato l’assenza di armi chimiche Siria già dal 2013), la Casa Bianca potrebbe decidere di far saltare in aria qualche edificio vuoto e dichiarare che “quell’animale di Assad” è stato punito, almeno così suppongo. Ma, anche se non incontrasse nessuna resistenza, un attacco missilistico americano non avrebbe comunque senso. E così questo ci porta a chiederci qual’è il razionale di un attacco alla Siria. Purtroppo, la risposta, abbastanza evidente, è che l’imminente attacco missilistico ha poco a che fare con la guerra in Siria e molto di più con la politica interna degli Stati Uniti.

Le opzioni russe e siriane

[Rispetto alla volta precedente] ci sono alcune differenze. La più significativa è che, questa volta, la task force navale russa nel Mediterraneo Orientale è assai più consistente: 15 navi, comprese due fregate di ultima generazione, l’Admiral Grigorovich e l’Admiral Essen (per un resoconto dettagliato, cliccate qui) e due moderni sottomarini d’attacco diesel-elettrici della classe 636.3. Questa è una enorme potenza di fuoco antinave, antiaerea e antisommergibile e, cosa assai più importante, è anche una avanzatissima capacità di allarme precoce. Visto che i sistemi di difesa antiaerea russo e siriano sono stati integrati in modo da fornire, in automatico, una risposta di fuoco univoca, questo significa che i Siriani “vedranno” benissimo tutto quello che succede all’esterno e all’interno del loro spazio aereo (e questo sarà ancora più vero se i Russi manterranno di pattuglia, giorno e notte, i loro AWACS A-50U).

Quello che mi preoccupa di più sono le varie notizie stampa (come questa), dove si afferma che il Segretario di Stato Americano, Mike Pompeo, ha detto, la settimana scorsa, al Ministro degli Esteri Russo, Sergei Lavrov, che, se dovesse avvenire un attacco chimico, “Mosca sarà ritenuta responsabile.” Se con il “Mosca sarà ritenuta responsabile” i pazzoidi di Washington D.C. intendono “moralmente responsabile”, allora si tratta solo delle solite stupidaggini. Ma ho paura che, con quei pazzi certifificati di Bolton e Pompeo in carica, gli Stati Uniti possano prendere in considerazione l’idea di attaccare il personale russo in Siria (non necessariamente nelle ben difese basi di Khmeimim o Tartus). Questi tizi potrebbero facilmente attaccare diverse installazioni o unità militari siriane dove sanno essere presente del personale russo e dichiarare poi che non intendevano colpire deliberatamente i Russi e che i Russi colpiti erano “chiaramente coinvolti” con le forze siriane responsabili delle armi chimiche. Gli Stati Uniti hanno già preso di mira dei cittadini russi con rapimenti ed incarcerazioni, ora potrebbero iniziare ad ucciderli e ad addossare la colpa della loro morte al Cremlino. Non ci credete? Pensate solo al caso “Skripal” e vedrete che questa idea non è poi così infondata.

I Russi hanno comunque delle opzioni a loro disposizione. Una cosa che potrebbero fare è piazzare 6 MiG-31s (modernizzati) in allerta rapida nel sud della Russia (o, meglio ancora, in Iran) e tenerne un paio in pattugliamento aereo da combattimento sulla Siria (o sull’Iran). Isieme agli “occhi” degli A-50U, questi MiG-31s potrebbero dare alla Russia una formidabile capacità bellica, specialmente contro i B-1B americani dispiegati in Qatar o a Diego Garcia. Fino ad ora, i MiG-31s non sono ancora entrati in azione in Siria, ma, se la loro missione fosse quella di intercettare un gran numero di missili da crociera, allora sarebbero una piattaforma molto più flessibile e performante dei pochi Su-35 e Su-30 operanti attualmente dalla base dei Khmeimim.

Ma, per proteggere la Siria, la cosa essenziale è rinforzare i sistemi di difesa antiaerea e di allarme precoce siriani, sopratutto con i moderni sistemi mobili di difesa aerea, in modo particolare quelli a corto e medio raggio, come i Tor-M2 e i Pantsir-S2. Fino a che non si sarà raggiunto questo risultato, Stati Uniti e Russia rimarranno bloccati in un pericolosissimo “stallo messicano,” in cui entrambi sono impegnati in quello che io chiamo “il gioco del pollo atomico,” dove ognuno minaccia l’altro, contando sul proprio deterrente nucleare per scongiurare un contrattacco o una rappresaglia. Tutto questo è estremamente pericoloso, ma la Russia può fare poco o nulla per impedire ai leaders americani di ripetere in continuazione la medesima strategia. Fino ad ora, i Russi hanno dimostrato un notevole livello di autocontrollo, ma, se venissero provocati in modo eccessivo, il loro passo successivo sarebbe quello di reagire contro gli Stati Uniti in un modo che darebbe loro quella che la CIA chiama una “negazione plausibile” (ho parlato di questa opzione un’anno fa, in questo articolo). Se fossero attaccati in maniera diretta ed aperta, ai Russi non rimarrebbe, naturalmente, nessun’altra scelta se non quella di rispondere. E, anche se è vero che le forze Russe in (e in prossimità della) Siria sono in netta inferiorità numerica rispetto a quelle americane della NATO e del CENTCOM, i Russi hanno un grosso vantaggio sugli USA per quanto riguarda i missili da crociera a lungo raggio (per un approfondimento, leggete l’analisi di Andrei Martyanov Russia’s Stand-Off Capability: The 800 Pound Gorilla in Syria (La capacità russa di colpire a distanza: il gorilla da 400 kg. in Siria).

Nessuna di queste notizie rappresenta una novità, il mondo è in questa situazione da oltre un anno e ancora non se ne vede la fine. Sfortunatamente, posso solo essere d’accordo con Ruslan Ostashko: solo una grossa sconfitta militare o un ugualmente massiccio collasso economico possono costringere gente che “confonde l’Austria con l’Australia” a rinunciare al proprio malsano tentativo di dominare il mondo con la violenza.

The Saker

Fonte: thesaker.is
Link: https://thesaker.is/is-the-next-us-aggression-on-syria-already-scheduled/
31.08.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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