Da portaborse di Chi-Town a presidente dell’ECOWAS: ecco chi è l’ex riciclatore di denaro sporco che vorrebbe invadere il Niger

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Causale: Raccolta fondi

Alexander Rubinstein e Kit Klarenberg
thegrayzone.com

Dopo il rovesciamento del governo filostatunitense del Niger, le nazioni dell’Africa occidentale del blocco ECOWAS [Economic Community of West African States] hanno minacciato l’invasione del Paese vicino.

Prima di guidare la carica per l’intervento, il presidente dell’ECOWAS Bola Tinubu aveva trascorso anni riciclando milioni di dollari per i trafficanti di eroina di Chicago e, da allora, è stato coinvolto in numerosi scandali di corruzione.

Il 28 luglio, alcune ore dopo che il leader del Niger, sostenuto dall’Occidente, era stato arrestato dalla guardia presidenziale del Paese, il presidente nigeriano e presidente della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) Bola Tinubu era entrato in azione, avvertendo che il gruppo di nazioni “non tollererà alcuna situazione che metta fuori gioco un governo democraticamente eletto”.

“Come presidente dell’ECOWAS… dichiaro senza equivoci che la Nigeria è fermamente al fianco del governo eletto del Niger”.

Due giorni dopo, l’ECOWAS aveva imposto severe sanzioni al Niger e il blocco aveva lanciato un duro ultimatum: se la giunta appena insediata non avesse reintegrato il presidente estromesso entro una settimana, allora sarebbero stati i governi africani filo-occidentali del gruppo a farlo – con mezzi militari, se necessario.

Sabato 6 luglio – un giorno prima della scadenza – i leader dell’ECOWAS avevano approvato un piano di invasione del Paese, con l’inquietante avvertenza che “non diremo ai golpisti quando e dove colpiremo”.

Se l’ECOWAS farà come dice, gli Stati membri Benin, Cabo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea Bissau, Liberia, Nigeria, Sierra Leone, Sénégal e Togo saranno sottoposti a pressioni per contribuire con il loro soldati all’invasione del Niger.

Questi sviluppi hanno portato il Niger, Paese dell’Africa occidentale tipicamente trascurato, sotto i riflettori dei media occidentali. Ma, se dovessero scoppiare le ostilità, nel mirino non ci sarebbe solo un singolo Stato africano impoverito.

I vicini Burkina Faso, Mali e Guinea, anch’essi governati da amministrazioni militari che hanno recentemente preso il potere con la forza, hanno avvertito che qualsiasi attacco al Niger sarà considerato come un attacco contro di loro. Se i loro rivali dell’ECOWAS faranno la prima mossa, anche le nazioni soprannominate dai media mainstream  la “cintura dei golpe” dell’Africa si sono impegnate ad usare le loro forze militari – un annuncio che dovrebbe porre fine a qualsiasi illusione che la restaurazione del vecchio presidente del Paese sia un processo indolore.

A guidare la coalizione filo-occidentale è Bola Tinubu, il presidente del Paese più potente, la Nigeria. Si tratta di uno degli uomini più ricchi della Nigeria, anche se l’origine della fortuna di questo presidente tormentato dagli scandali rimane poco chiara.

I documenti esaminati da The Grayzone rivelano che Tinubu è stato a lungo un asset degli Stati Uniti e che è stato citato come complice in una massiccia operazione di traffico di droga che lo ha visto riciclare milioni di dollari per conto di un parente trafficante di eroina.

 

La carriera di Bola Tinubu macchiata da accuse di traffico di droga e corruzione

Per oltre 30 anni, Bola Tinubu è stato una forza importante nella scena politica ed economica della Nigeria, conosciuto con soprannomi locali che vanno da “la Madre del Mercato” a “il Padrino di Lagos” e “il Leone di Bourdillon”. Ma il suo potere all’interno della Nigeria era passato in gran parte inosservato al pubblico internazionale fino al 2023, quando era diventato presidente dell’ECOWAS dopo aver vinto la presidenza in un’elezione seguita da vicino dal governo statunitense.

Come presidente, Tinubu aveva subito dato vita ad un regime di riforme economiche sostenute dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, entrambi controllati dagli Stati Uniti. Nel corso della sua carriera politica in Nigeria, Tinubu ha sempre avuto uno stretto rapporto con l’ambasciata statunitense. Secondo una serie di cablogrammi riservati del Dipartimento di Stato pubblicati da WikiLeaks, i funzionari americani si affidavano molto alle valutazioni di Tinubu sul panorama politico nazionale.

La prima parte della vita del presidente dell’ECOWAS è avvolta nel mistero e non si sa nemmeno quanti anni abbia veramente. Quasi tutti i dettagli della storia personale di Tinubu – prima della sua apparizione a Chicago con un visto da studente – sono in discussione, compreso il suo vero cognome.

I registri della Chicago State University mostrano che Tinubu si era laureato in Economia e Commercio nel 1979. Negli anni successivi, secondo i media, Tinubu aveva lavorato presso alcune importanti multinazionali statunitensi, tra cui la Mobil Oil Nigeria, la società di consulenza Deloitte e la GTE, che, all’epoca, era la più grande azienda di comunicazioni e servizi pubblici degli Stati Uniti.

Dei pochi dettagli sulle prime imprese del Presidente nigeriano che possono essere confermati, molti derivano da un documento giudiziario del 1993 che cita Tinubu come complice in una massiccia operazione di contrabbando di droga nel Midwest.

Come ha spiegato il giornalista David Hundeyin, i documenti del tribunale distrettuale degli Stati Uniti del distretto settentrionale dell’Illinois chiariscono che Tinubu aveva accumulato una piccola fortuna riciclando denaro per un parente trafficante di eroina a Chicago e che i funzionari del governo statunitense avevano infine sequestrato oltre un milione di dollari da vari conti bancari registrati a nome dell’attuale presidente nigeriano.

Un rapporto del 1993 dell’agente speciale dell’IRS Kevin Moss spiegava che “è possibile ipotizzare che i fondi in alcuni conti bancari controllati da Bola Tinubu… rappresentino i proventi del traffico di droga; pertanto questi fondi sono confiscabili a favore degli Stati Uniti”.

Nei documenti, Moss parla di un rapporto di lavoro estremamente stretto tra il futuro presidente e due spacciatori di eroina nigeriani di nome Abiodun Olasuyi Agbele e Adegboyega Mueez Akande, quest’ultimo indicato come cugino di Tinubu in una richiesta di prestito per un veicolo.

“Secondo i dipendenti della banca, quando Bola Tinubu era andato alla First Heritage Bank nel dicembre 1989 per aprire i conti, era stato presentato loro da Adegboyega Mueez Akande, che, all’epoca, aveva un conto presso la banca. Inoltre, i registri bancari indicano che Bola Tinubu ha anche aperto un conto corrente congiunto a nome suo e della moglie, Oluremi Tinubu, che aveva precedentemente aperto un conto corrente congiunto sempre presso questa banca con Audrey Akande, la moglie di Adegboyega Mueez Akande”, aveva spiegato Moss. In molte delle richieste, gli indirizzi usati da Tinubu corrispondevano perfettamente a quelli usati in precedenza da Akande.

“Secondo i registri bancari… Tinubu ha aperto un conto individuale del mercato monetario e un conto NOW [Negotiable Order of Withdrawal] presso la First Heritage Bank nel dicembre 1989,” aveva osservato l’agente speciale. “Nella richiesta, Tinubu ha dichiarato che il suo indirizzo era 7504 South Stewart, Chicago, Illinois” – lo stesso indirizzo usato in precedenza da Akande”.

“I registri bancari hanno rivelato che, cinque giorni dopo l’apertura del conto, il 4 gennaio 1990, 80.000 dollari erano stati depositati sul conto NOW della First Heritage Bank tramite bonifico bancario attraverso la First Chicago dalla Banc One Houston”, continua il rapporto. Secondo l’IRS, il denaro era stato inviato da Akande.

Ma, secondo l’agente speciale dell’IRS, i rapporti finanziari del presidente nigeriano con i trafficanti di eroina andavano ben oltre. Aveva infatti scritto che i registri della Citibank avevano documentato “due ulteriori conti aziendali intestati alla Compass Finance and Investment Company, Ltd. entrambi controllati da Bola Tinubu”.

“Quando Bola Tinubu ha aperto questi conti, ha presentato un atto costitutivo ed uno statuto che identificava Mueez Adegboyega Akande e Abiodun Olasuyi Agbele come direttori della Compass Finance and Investment Company, Ltd.”, aveva scritto Moss.

Alla fine, nel 1990 Tinubu era riuscito in qualche modo a depositare più di 660.000 dollari sul suo conto alla First Heritage Bank e più di 1,2 milioni di dollari l’anno successivo – il tutto sostenendo di guadagnare solo 2.400 dollari al mese con il suo impiego alla Mobil Oil Nigeria.

Quando le indagini sullo schema di riciclaggio di denaro avevano iniziato a farsi serie, Tinubu aveva lasciato gli Stati Uniti ed era tornato in Nigeria. Alla fine, Moss era riuscito a parlare con Tinubu per telefono in diverse occasioni e l’agente speciale ha riferito che il futuro presidente aveva inizialmente riconosciuto i suoi rapporti personali e finanziari con la coppia di trafficanti di droga.

Ma, alla fine di gennaio del 1992, “Tinubu aveva informato gli agenti che stavano indagando su questo caso che non aveva alcuna associazione d’affari o relazione finanziaria con Abele o Akande”, ha scritto Moss. “Questa informazione contraddice le sue precedenti dichiarazioni del 13 gennaio 1992, quando aveva detto alle forze dell’ordine che il denaro usato per aprire il conto alla First Heritage Bank proveniva da Akande”.

In Nigeria, Tinubu aveva già iniziato la sua transizione nell’arena politica. Nel 1992 era stato eletto al Senato e, nel 1999, era diventato governatore dello Stato di Lagos, carica che aveva mantenuto fino al 2007. Ad un certo punto del suo mandato Tinubu aveva stabilito un rapporto con l’ambasciata statunitense, rapporto che sarebbe durato negli anni a venire, secondo una serie di cablogrammi diplomatici pubblicati da Wikileaks.

Anche gli alleati di Ttinubu al Dipartimento di Stato non avevano potuto fare a meno di notare la sua propensione alla disonestà. Un cablogramma particolarmente degno di nota sottolineava che il politico era “noto per distorcere i fatti” e che “in passato era stato sorpreso ad abbellire i suoi risultati scolastici”.

Alla fine, però, l’utilità di Tinubu era sembrata essere più importante del suo rapporto casuale con la verità e il futuro presidente nigeriano aveva continuato a fornire ai funzionari americani una valutazione quasi continua della situazione politica del suo Paese. Un incontro tipicamente intimo con Tinubu si era concluso con il commento dell’ambasciatore statunitense in Nigeria: “Come sempre, abbiamo trovato perspicace il suo punto di vista sulla scena politica nazionale “.

Quando, nel 2011, questi cablogrammi erano diventati di dominio pubblico, molti nigeriani erano rimasti scioccati dalla franchezza con cui i loro funzionari eletti parlavano con gli inviati di Washington. “La disponibilità delle nostre élite a divulgare ai funzionari statunitensi informazioni non richieste sulla nazione tradisce una sete infantile di dittatura paterna”, aveva scritto il professore ed editorialista nigeriano-americano Farooq Kperogi.

Anche se Tinubu sembrava essere sfuggito alla giustizia per il suo presunto ruolo in una associazione a delinquere per il traffico di eroina, le accuse di corruzione avrebbero continuato a perseguitare il presidente dell’ECOWAS per tutta la sua carriera politica in Nigeria. Dopo aver lasciato l’incarico di governatore di Lagos nel 2007, Tinubu,  secondo l’emittente tedesca DW, “aveva scelto un candidato vincente dopo l’altro”, la stessa emittente, all’inizio di quell’anno, osservava che il magnate “è ritenuto uno dei politici più ricchi della Nigeria, ma la fonte della sua ricchezza è sconosciuta”.

Negli ultimi anni sono cominciati a emergere indizi sulle origini della fortuna accumulata da uno dei principali attori politici africani.

Nel 2009, Tinubu era stato indagato dalla Metropolitan Police di Londra, che stava verificando le accuse di collaborazione con altri due governatori nigeriani per creare una società di facciata nota come “African Development Fund Incorporation”.

Gli investigatori sostenevano che l’insolito accordo commerciale fosse in realtà uno sforzo congiunto per acquisire illegalmente azioni di ECONET, un’azienda di telecomunicazioni fondata da Strive Masiyiwa, membro dell’intelligence statunitense e fiduciario della Fondazione Gates. Ma i tentativi di verificare la legittimità delle transazioni in questione erano caduti quando il governo federale nigeriano aveva ostacolato l’indagine britannica, che, alla fine, si era conclusa senza alcun arresto. Ad oggi, le autorità nigeriane non hanno ancora rilasciato le prove richieste dalle autorità britanniche.

Nel 2011, Tinubu era stato processato davanti al Code of Conduct Tribunal in Nigeria per aver gestito illegalmente 16 conti bancari esteri. Desideroso di evitare l’imbarazzo che aveva precedentemente subito quando era stato fotografato in tribunale, il presidente dell’ECOWAS avrebbe rifiutato di prendere posto al banco degli imputati in un’udienza giudiziaria.

Ma l’attenzione sgradita sembra aver fatto poco per frenare i gusti stravaganti del politico e Tinubu si è nuovamente trovato coinvolto in uno scandalo di corruzione a seguito di un’indagine sulla lussuosa villa di 7.000 metri quadrati in cui il presidente nigeriano soggiorna quando riceve cure mediche a Londra.

Tinubu nella sua villa di Londra con il governatore nigeriano Dapo Abiodun (grafica di Premium Times).

Secondo l’agenzia nigeriana Premium Times, l’enorme villa nell’esclusivo quartiere londinese di Westminster era stata acquistata per pochi spiccioli dal figlio di Tinubu, che, in qualche modo, era riuscito a comprare la proprietà con uno sconto di circa 10 milioni di dollari da un ricco latitante, anche se i beni del venditore, compresa la villa in questione, erano stati congelati da un tribunale nigeriano. Le foto pubblicate sui social media nel 2017 mostrano Tinubu in posa all’interno della villa insieme all’allora presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari.

L’attuale e il precedente presidente avevano lavorato a stretto contatto per decenni e Tinubu aveva pubblicamente rivendicato il merito della presidenza di Buhari durante la campagna elettorale. “Se non fosse stato per me che mi sono messo davanti a voi alla guida dell’esercito, dicendovi ‘Buhari, vai avanti, noi siamo con te’, non sarebbe mai potuto diventare presidente”, aveva detto ai sostenitori durante un comizio dello scorso anno.

Ma la sospetta confluenza di denaro e influenza politica non era terminata con la misteriosa villa di Londra. Durante le elezioni generali nigeriane del 2019, il filmato di alcuni furgoni blindati che entravano nella residenza di Tinubu era diventato virale sui social media, e l’incidente era stato ampiamente considerato come la prova del fatto che il politico era impegnato in uno schema fraudolento di acquisto di voti. Ma Tinubu aveva mantenuto la sua posizione di sfida, dicendo ai giornalisti: “Tengo i soldi dove voglio”.

“Mi scusi, sono soldi miei o del governo?”, aveva chiesto. “Se non rappresento nessuna agenzia governativa e ho soldi da spendere, se ho soldi, se mi va bene, li do alla gente gratuitamente”, aveva insistito.

A gennaio, la spiegazione ufficiale dell’episodio era nuovamente stata modificata quando uno dei rappresentanti del suo partito aveva dichiarato ad un’emittente televisiva nigeriana che i blindati in questione avevano semplicemente “perso la strada” ed erano arrivati all’indirizzo sbagliato. Alla domanda sul perché Tinubu avesse apparentemente ammesso di distribuire contanti al pubblico, il segretario organizzativo del partito a Lagos aveva offerto agli sconcertati presentatori una spiegazione altrettanto improbabile: “L’ha detto scherzando”.

L’ECOWAS come arma neocoloniale

Sebbene l’ECOWAS sia stata ufficialmente fondata con il Trattato di Lagos nel 1975, la sua storia ufficiale ricorda che le origini del blocco risalgono alla creazione del franco CFA nel 1945, che aveva consolidato l’impero francese dell’Africa occidentale in un’unione a moneta unica. Pubblicamente, la mossa era stata descritta come un benevolo tentativo di proteggere queste colonie dalle conseguenze della forte svalutazione del franco francese nel 1945, in seguito alla creazione del sistema di Bretton Woods dominato dagli Stati Uniti. Come aveva detto all’epoca il Ministro delle Finanze francese:

“In una dimostrazione di generosità e altruismo, la Francia metropolitana, desiderosa di non imporre alle sue figlie lontane le conseguenze della propria povertà, fissa tassi di cambio diversi per le loro valute”.

In realtà, l’introduzione del franco CFA aveva permesso a Parigi di mantenere rapporti commerciali fortemente diseguali con le sue colonie africane, in un momento in cui la sua economia era devastata dalla Seconda Guerra Mondiale e il suo impero d’oltremare si stava rapidamente disintegrando. La moneta rendeva poco costoso per gli Stati membri importare dalla Francia e viceversa, ma proibitivo per loro esportare qualsiasi cosa altrove.

Questa dipendenza forzata dell’Africa occidentale francofona aveva creato un mercato vincolato per i francesi e, per estensione, per il resto dell’Europa. Questa dinamica, che ha bloccato lo sviluppo economico regionale per decenni, persiste tuttora. Il continuo dominio del franco CFA garantisce che gli Stati dell’Africa occidentale rimangano sotto il controllo economico e politico della Francia. Queste nazioni africane sono impotenti ad attuare cambiamenti politici significativi, poiché non hanno il controllo della propria politica monetaria.

Il fatto che la moneta sia così importante nella storia autorizzata dell’ECOWAS è istruttivo, perché il blocco è stato a lungo criticato come un’estensione dell’imperialismo francese. Non a caso, nel 1960, l’allora presidente francese Charles de Gaulle aveva fatto dell’adesione al franco CFA una condizione preliminare per la decolonizzazione dell’Africa.

Sebbene l’ECOWAS abbia teoricamente lo scopo di massimizzare il potere contrattuale collettivo degli Stati membri promuovendo la “cooperazione economica e politica interstatale”, tale armonizzazione rende più facile per le ex potenze imperiali come la Francia sfruttare e indebolire i Paesi che la compongono. Il blocco impone ai suoi membri un quadro giuridico e finanziario rigoroso, approvato dall’Occidente, e qualsiasi Stato che si discosti da queste regole viene duramente punito.

Nel gennaio 2022, l’ECOWAS aveva imposto severe sanzioni al Mali, spingendo migliaia di persone a scendere in piazza a sostegno del governo militare che aveva preso il potere nel gennaio dell’anno precedente. Tra gli sforzi del nuovo governo per ripulire il Paese dalle maligne influenze straniere vi era stata l’imposizione di un divieto totale sui media francesi, una decisione che era stata criticata dalle Nazioni Unite ma accolta con favore dalla popolazione maliana.

L’ECOWAS aveva applicato misure simili al Burkina Faso in risposta al colpo di stato militare del settembre 2022, che aveva visto Paul-Henri Sandaogo Damiba rimosso dopo soli otto mesi di potere. Sebbene lo stesso Damiba si fosse impadronito del potere attraverso un colpo di Stato militare, la condanna da parte dei funzionari occidentali era stata limitata e molto limitati erano stati i suggerimenti all’ECOWAS di imporre sanzioni, forse a causa dell’orientamento filo-occidentale del leader spodestato e del suo status di diplomato in molteplici corsi di formazione d’élite dell’esercito statunitense e del Dipartimento di Stato.

Dal 1990, l’ECOWAS ha scatenato sette conflitti distinti in Africa occidentale, al fine di proteggere i despoti preferiti dall’Occidente in tutta la regione. Nel frattempo, tra il 1960 e il 2020, Parigi ha lanciato 50 diversi interventi palesi in Africa. Le cifre relative alle attività clandestine condotte in questo periodo non sono disponibili, ma la firma della Francia è impressa su numerose elezioni truccate, colpi di stato e assassinii che hanno mantenuto al potere governi compiacenti e corrotti in tutto il continente.

Come aveva osservato il presidente Jacques Chirac nel 2008, “senza l’Africa, la Francia scivolerà al rango di terza potenza [mondiale]”. Questa prospettiva era stata riaffermata in un rapporto del Senato francese del 2013, “L’Africa è il nostro futuro”. In effetti, per Parigi è intollerabile la semplice esistenza di governi anti-imperialisti in qualsiasi parte della regione.

Fortunatamente per l’élite francese, per fare il lavoro sporco sono ancora disponibili figure compromesse come Bola Tinubu.

Alexander Rubinstein e Kit Klarenberg

Fonte: thegrayzone.com
Link: https://thegrayzone.com/2023/08/05/bagman-ecowas-chairman-invade-niger/
05.08.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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