TOM LUONGO
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Il caos politico ha raggiunto l’apice questa settimana, prima con la censura di Alex Jones concordata dai social media, poi col crollo della Lira turca.
Come sono correlate le due cose?
Entrambe rivelano il disperato bisogno di controllo dei potenti.
Dopo l’elezione di Trump, se la sono fatta sotto. I Globalisti di cui Jones parla sempre esistono veramente. Piaccia o non piaccia, è una persona che genera idee scomode, necessarie in una società libera.
È da più di un anno che volevano metterlo a tacere. La cosa però non fa altro che alimentare l’ego suo e di quelli che lo seguono.
Convalida tutto ciò va dicendo da vent’anni.
Non fraintendetemi, adoro Alex Jones.
Non piango però per lui. Perché so che ne uscirà più forte di prima.
E sono contento che abbiano cercato di togliergli la sua piattaforma.
E sono altrettanto felice di vedere il suo pubblico crescere in modo esponenziale.
Cambridge Analytica, Edward Snowden, Tommy Robinson non sono anomalie. Sono la norma. Anche se molti potrebbero pensare che Jones sia un pazzo, fondamentalmente credono che abbia il diritto di esserlo in uno spazio pubblico.
Questa è stata una metaforica bomba gettata nei salotti digitali di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.
Ora sono consci del fatto che queste compagnie non sono neutrali. Che la folla MAGA non è solo un gruppo di “pazzi della destra alternativa”. Libertari come me e Jones sono stati vendicati.
Ed è una buona notizia per ogni voce alternativa in politica.
La posta in gioco è aumentata esponenzialmente, è ora che tutti facciano sul serio.
Accanto a quello di Jones, anche l’interesse per il nostro lavoro salirà alle stelle.
Quando inviti il caos, raccogli il vortice del martirio. Ed ogni aria di superiorità morale che l’élite ed i suoi quisling nei media e nel governo una volta avevano, è svanita come un tweet in un uragano.
E la Turchia?
Stessa cosa, caratteristiche diverse.
La Turchia è in una brutta situazione. Ha scontato un prezzo terribile per il fallimento americo-israeliano di distruggere la Siria. Ha speso miliardi per ospitare rifugiati e sostenere i ribelli, nel perseguimento dei sogni neo-ottomani del presidente.
Una volta che Erodgan si è reso conto di essere il capro espiatorio di quel fallimento, ha cercato una via d’uscita. Lo ha portato dalla parte sbagliata della politica estera americana.
La Turchia è il fiore all’occhiello della NATO. È la sua seconda maggiore forza di terra. Controlla l’accesso al Mar Nero ed al cuore del mondo.
Erdogan però vuole unirsi ai BRICS. Vuole acquistare petrolio iraniano, gas russo, energia nucleare e difesa missilistica. Tutti tabù.
Questo è il motivo per cui gli Stati Uniti stanno spingendo la Turchia verso l’iperinflazione.
Erdogan ha certamente facilitato questo attacco dissuadendo la banca centrale dall’alzare i tassi. I tassi di interesse zero di Fed e BCE non sono però sotto il suo controllo. E gli USA non si fermeranno fino a che non capitolerà.
Il problema turco è il suo corporate debt di 220+ miliardi di dollari.
Problema che però si estende anche ad altri.
Se infatti devi alla banca $1.000, il problema è tuo.
Se devi alla banca $220 miliardi, il problema è della banca.
Questa settimana si è detto che la Turchia deve temere un collasso della Lira e che i mercati del debito turco distruggeranno le banche.
“La Turchia deve accettare un salvataggio del FMI”. “Un cambio di regime è all’orizzonte”. “Oh, le banche avranno qualche problema ma è tutto ok”.
L’obiettivo è invertire la spinta di Erdogan verso est. Una settimana dopo aver detto di voler entrare a far parte dei BRICS, la Lira va in iperinflazione?
Chiamatemi complottista ma a sembra una cavolata.
Se Erdogan volesse un accordo con Trump, ne avrebbe discusso mesi fa.
Erdogan è la mia cartina di tornasole geopolitica. È lo scarafaggio che si agita sotto l’ombra di chi pensa stia vincendo.
E lui pensa che chi stia vincendo sia Putin.
USA e Turchia sono dunque ora bloccati in una battaglia fino alla morte. Piazzate la vostra scommessa.
La cosa divertente è che la Russia siede su un nuovo mucchio di dollari USA, quasi $100 miliardi, grazie alla liquidazione totale delle proprie riserve di buoni del Tesoro americani. Pensate che Putin sia disposto a mettere questa posta sul tavolo?
La Russia ha liquidato $90 miliardi in UST in 6 settimane.
Due possono giocare a questo gioco.
Il Ministro delle Finanze russo Alex Siluanov vuole rimuovere il dollaro da tutte le vendite di petrolio, in quanto ritenuta valuta non affidabile. Il dollaro? Non affidabile? Dai russi? Senza senso!
Chiunque faccia affari in dollari non gradito agli Stati Uniti può essere sanzionato in un attimo, grazie al Magnitsky Act ed al suo successore di anno scorso, gentile concessione di McCain e Bill Browder.
Sì, quel Bill Browder.
Erdogan trasformerà il suo martirio in supporto, accusando gli americani dei problemi turchi.
È una bugia parziale, e allora?
Se i nuovi alleati della Turchia la aiuteranno, scambiando il peggior debito turco con rubli e/o yuan, il dolore per i cittadini sarà grande, come lo fu per i russi nel 2015, ma poi saranno liberi.
Scommetto sempre sullo scarafaggio.
Allo stesso modo, Jones prospererà anche in questa nuova situazione.
Gli attacchi non si fermeranno a loro due. Iran, Russia, Turchia, Alex Jones, …, chi è il prossimo?
Credo il Pakistan, visto il nuovo Primo Ministro Imran Khan.
Questo però è per settimana prossima.
Tom Luongo
Fonte: https://tomluongo.me
Link: https://tomluongo.me/2018/08/13/inviting-chaos-creating-martyrs-alex-jones-erdogan/
13.08.20’18
Traduzione perr www.comedonchisciotte.org di HMG