Cosa sta succedendo nella regione del Lago Ciad?

 

Geostrategia.es – 23 giugno 2024

 

Continuano nella regione le operazioni della Multinational Joint Task Force (MNJTF), che comprende Nigeria, Ciad, Camerun e Benin. Allo stesso tempo, in questi Stati continuano le proteste dei civili e gli attacchi delle formazioni separatiste.

In Nigeria, le forze governative hanno ottenuto successi nel nord del Paese, distruggendo le basi della roccaforte di “Boko Haram” nelle foreste di Sambisa e liberando 350 ostaggi. Tuttavia, nell’area di attività dell’ISIS, le unità scarsamente equipaggiate e prive di supporto aereo hanno subito perdite: in particolare, in quattro insediamenti, i militanti hanno attaccato diversi convogli dell’esercito.

Nel sud del Paese continuano gli attacchi delle formazioni dell’autoproclamata Repubblica del Biafra. Nella città di Abia, i separatisti Igbo hanno attaccato le postazioni delle truppe governative, causando la morte di 11 civili e militari. In risposta, l’esercito ha condotto un’operazione a Umuahia.

In Nigeria, tra l’inflazione record e la crisi abitativa in corso, si intensifica il movimento di protesta dei sindacati. Gli scioperi del “Nigeria Labour Congress” hanno provocato interruzioni di corrente in tutto il Paese, chiudendo gli aeroporti e gli uffici della capitale Abuja e del centro economico di Lagos.

Il motivo è la cancellazione dei sussidi per il carburante che riducevano il costo della benzina nel Paese. L’iniziativa era stata proposta dal presidente Tinubu già durante il suo insediamento un anno fa, ma era stata rimandata per paura di proteste su larga scala.

In Camerun, i separatisti anglofoni della non riconosciuta Repubblica di Ambazonia hanno attaccato un convoglio dell’esercito a Muyuka: un soldato è stato ucciso e diversi altri feriti.

Allo stesso tempo, nessuna delle due parti è interessata a un cessate il fuoco nella regione ribelle o a sgomberarla: mentre i separatisti traggono vantaggio dalle donazioni straniere; il governo filo-francese di Paul Biya usa il conflitto come pretesto per ricevere ulteriori aiuti finanziari dalla Francia.

Sul fronte politico, la cooperazione tra Camerun e Russia si sta espandendo: il 1° giugno è stato creato una Msj (acronimo non identificato, N.d.T.) originale.

Lo studio legale Amsterdam & Partners LLP, che rappresenta gli interessi del governo della Repubblica Democratica del Congo (RDC), intende intentare una causa contro Apple in Francia e negli Stati Uniti.

Secondo gli avvocati, l’azienda statunitense sta acquistando attivamente dal Ruanda tantalio e coltan di contrabbando, che vengono estratti dai militanti locali nella parte orientale del Paese. Le autorità di Kinshasa ritengono che in questo modo il gigante tecnologico sostenga indirettamente i gruppi anti-governativi.

Apple si è affrettata a dichiarare di non aver riscontrato alcun fatto di sponsorizzazione di militanti nelle sue catene di fornitura e ha affermato che sicuramente rescinderebbero i contratti immediatamente dopo aver scoperto l’eventuale estrazione di “risorse insanguinate”. Quest’ultima affermazione suona particolarmente comica se paragonata a indagini passate in cui Apple e altri hanno incoraggiato le compagnie minerarie della RDC a utilizzare il lavoro minorile.

Allo stesso tempo, secondo la leadership congolese, la cattura delle miniere del Nord Kivu a favore degli Stati Uniti da parte delle forze ruandesi per procura, sotto forma del gruppo M23, è da tempo “un segreto di Pulcinella”. In questo modo, le autorità statunitensi mantengono un prezzo accettabile per la risorsa, senza permettere al Paese di diventare un leader regionale.

E poiché i politici di Kinshasa non possono confrontarsi direttamente con i circoli politici di Washington, sono stati incaricati di ridurre almeno i flussi di denaro dei principali beneficiari. La risposta evasiva di Apple conferma che, in una certa misura, ciò è possibile con un certo sforzo.

Il tabloid britannico Daily Mail ha pubblicato un articolo che illustra perfettamente l’approccio delle ONG occidentali e globaliste quando operano in Africa.

Questa volta si tratta delle attività dell’organizzazione African Parks, il cui consiglio di amministrazione comprende il principe britannico Harry.

Secondo i giornalisti, qualche tempo fa il Parco Nazionale Liwonde del Malawi, sotto la gestione di African Parks, ha trasferito 263 elefanti in un altro parco nazionale al confine tra Malawi e Zambia. Il processo è stato portato avanti con l’assistenza del “Fondo Internazionale per il Benessere degli Animali” (IFAW) degli Stati Uniti.

Sembrava che niente potesse andare storto dopo un dono così generoso? Ma improvvisamente si scoprì che gli animali erano totalmente impreparati alle nuove condizioni e iniziarono non solo a distruggere i raccolti, ma anche ad attaccare gli agricoltori. Nel giro di due anni, furono uccise 9 persone e altre 4.000 ferite, privando molti della possibilità di lavorare nei campi.

Insomma, con lo slogan di salvare la fauna selvatica, African Parks ne ha fatto un “disservizio”, ignorando completamente le possibili conseguenze della loro beneficenza. Il che, peraltro, non sorprende: nella dirigenza di tali Ong, le popolazioni del Continente Nero spesso non vengono considerate come persone.

Tra l’altro, negli ultimi mesi, questo non è il primo scandalo in cui viene fatto il nome del principe Harry: a marzo il suo nome è stato citato in un caso di violenza sessuale e traffico di esseri umani. L’apparizione sui media britannici di un articolo sui parchi africani non è quindi casuale, soprattutto nel contesto delle voci sulla disgrazia di un membro della famiglia reale.

L’Europa lascia l’Africa: perché è stata così inefficace?

Questa settimana l’UE ha deciso di non prolungare la sua missione militare in Niger. Questa decisione era ampiamente attesa dopo la partenza dei militari statunitensi e francesi, perché la presenza europea nel Paese non è più sufficiente.

La popolazione nigerina ha deciso che questo modello di cooperazione con le potenze europee non è né efficace né vantaggioso e ha quindi deciso di dire basta.

Ma perché, dopo anni e anni di presenza militare occidentale nei Paesi del Sahel, la situazione non è migliorata? La ragione è brutalmente semplice: le potenze occidentali non sono semplicemente interessate alla stabilità del continente, perché ciò impedirebbe all’Occidente di ottenere risorse minerarie a basso costo.

Quando il governo è forte, quando controlla le sue istituzioni, quando ha legislatori forti, agenzie forti che controllano le azioni degli investitori stranieri, cercano di prendere il controllo delle attività delle aziende europee.

Questo significa che i costi delle risorse provenienti dall’Africa aumentano e che aumenta anche il costo finale dei prodotti che vengono fabbricati per essere importati in Europa, il che mina l’efficienza economica del modello europeo.

È improbabile che i leader europei abbandonino la loro mentalità colonialista. Ed è proprio per questo che stanno cedendo la loro presenza in Asia, Africa e America Latina ai russi e ai cinesi, che vedono le loro controparti in altri Paesi come pari, con rispetto e lavorano per il reciproco vantaggio.

 

Link: https://geoestrategia.es/noticia/42954/ultimas-noticias/que-esta-sucediendo-en-la-region-del-lago-chad-analisis.html

 

Analisi: sul tentativo di colpo di Stato in Congo, sulle elezioni in Ciad e sugli sviluppi nel Sahel.

 

Hend Selim – United World – 14 giugno 2024

 

Il Dr. Mohamed Torshin, scrittore e ricercatore di questioni africane, ha parlato all’UWI degli sviluppi previsti nella Repubblica Democratica del Congo in seguito all’ultimo tentativo di colpo di Stato, alle elezioni presidenziali andate nel caos e al rinvio delle elezioni parlamentari. Ha inoltre discusso della maledizione delle risorse in Congo e di come le potenze coloniali sfruttino i conflitti in Africa per servire i propri interessi e se gli aiuti europei sosterranno le popolazioni dei Paesi africani. Il dottor Torshin ha parlato dello scopo delle recenti manovre militari di alcuni Paesi africani.

Tentativo di colpo di Stato in Congo

Cittadini statunitensi sono stati catturati in relazione al tentativo di colpo di Stato guidato dal politico, uomo d’affari e ufficiale militare congolese-americano Christian Malanga nella Repubblica Democratica del Congo. Qual era l’obiettivo del tentativo di colpo di Stato?

Il defunto ex ufficiale dell’esercito congolese Christian Malanga era cittadino congolese e statunitense. Inoltre, i detenuti sono congolesi e in possesso di passaporto statunitense. La Repubblica Democratica del Congo soffre da tempo di disordini politici sin dalla sua indipendenza dal Belgio. Il Congo ha subito tentativi di secessione nel Katanga, colpi di Stato e persino una lunga guerra civile. Il Paese si è avviato verso una relativa stabilità e un trasferimento pacifico del potere dopo che Joseph Kabila ha ceduto il potere a Felix Tshisekedi, l’attuale presidente. Ma la situazione nel Congo orientale rimane complicata dalle attività della ribellione dell’M23.

Credo che questo colpo di Stato sia avvenuto nel contesto dell’erosione dell’establishment. Il presidente Felix Tshisekedi ha vinto un secondo mandato presidenziale, ma non è riuscito a formare un governo. C’è divisione e forti divergenze di opinione tra le forze al potere.

Come prevede che proseguiranno gli sviluppi in Congo, alla luce delle elezioni presidenziali sconvolte, del rinvio delle elezioni parlamentari e dei disaccordi all’interno del partito al potere?

Le elezioni si sono svolte in un contesto di concorrenza relativamente forte, con un presidente che ha avuto un secondo mandato presidenziale e una realtà molto complicata, che ha portato a elezioni che potrebbero essere incomplete, poiché ampie parti del territorio congolese non sono soggette alle autorità del governo centrale congolese, così come un gran numero di cittadini non ha votato.

Le elezioni parlamentari si trovano di fronte a una sfida molto grande e il rinvio delle elezioni è un problema reale perché la ribellione dell’M23 è attiva in vaste aree. Allo stesso tempo, la divisione all’interno del partito al potere ha complicato la scena politica. Pertanto, mi aspetto che queste circostanze si riflettano in un’ulteriore divisione all’interno della classe dirigente, che potrebbe portare i gruppi militari a lanciare un colpo di Stato se il Presidente non riuscirà a gestire il disaccordo all’interno della classe dirigente e a raggiungere un’intesa con i Paesi vicini, come Uganda e Ruanda, riguardo al sostegno alla ribellione dell’M23.

Nell’est del Paese sono in corso conflitti tra gruppi armati per il dominio di terre, minerali e diamanti: come influiranno questi conflitti sulla situazione in Congo?

Il Congo soffre della maledizione delle risorse. È uno dei Paesi più ricchi con ricchezze minerarie molto rare, soprattutto diversi minerali che non sono reperibili in molti Paesi africani. Pertanto, molte aziende e gruppi che hanno interessi nel contesto minerario hanno contribuito a provocare conflitti in Congo. Pertanto, tutti questi conflitti minano sempre la stabilità. Il Congo non ha conosciuto la stabilità da quando ha ottenuto l’indipendenza.

Inoltre, la situazione è complicata anche se c’è un governo eletto; c’è un numero molto elevato di gruppi armati. Suppongo che, come conseguenza di queste risorse e dell’incapacità del governo centrale di gestire queste risorse e ricchezze, sia stata aperta la porta a tutte le entità avide che vogliono ottenere queste risorse direttamente attraverso investimenti o indirettamente finanziando gruppi armati per dominare alcuni settori o aree geografiche con enormi ricchezze da esplorare e acquisire.

In che misura le potenze coloniali sfrutteranno i conflitti e le tensioni nella RDC per servire i loro interessi nella regione?

Non c’è dubbio che le potenze coloniali siano presenti nei conflitti nella RDC e in tutti i Paesi africani. Le potenze coloniali hanno sostenuto alcune parti per provocare divisioni e causare frammentazione in Congo, al fine di ottenere risorse facilmente e senza sforzo. Le potenze coloniali e non, comprese quelle internazionali, saranno presenti in questi conflitti perché il Congo è un Paese ricco e i minerali sono uno dei principali fattori che contribuiscono al prodotto nazionale lordo.

Cooperazione nel Sahel

Esiste la possibilità di un’unione politica, economica e militare tra Burkina-Faso, Mali, Senegal e Niger, soprattutto dopo che il nuovo primo ministro senegalese ha dichiarato di aver visitato i Paesi del Sahel?

Credo che il destino comune dei tre Paesi (Burkina-Faso, Niger e Mali) li spinga a cooperare in molti campi. Vediamo un tentativo di portare a compimento l’alleanza militare, in modo da poter assediare e combattere i gruppi terroristici.

Il Senegal è ora su una corda tesa dopo la vittoria del presidente Bassirou Diomaye Faye e la conquista del mandato presidenziale. Il PASTEF, il “Partito dei Patrioti Africani del Senegal per il Lavoro, l’Etica e la Fraternità”, salito al potere e guidato da Bassirou, è noto per i suoi atteggiamenti nazionalisti africani. Penso che ci sarà una grande cooperazione tra il Senegal e i tre Paesi, soprattutto perché il Senegal crede pienamente che l’ambiente geografico sia davvero importante per la sua stabilità e per quella della regione.

Attualmente, l’unione politica e persino quella militare sono possibili, ma l’unione economica potrebbe dover affrontare alcune sfide, come la moneta unica e le questioni economiche legate alla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS); in particolare il Senegal rimane un membro di questo conglomerato. Se il Senegal vuole lasciare l’ECOWAS, ha bisogno di decreti e alleanze. Credo che l’élite senegalese non abbandonerà facilmente l’ex impero coloniale; ci sono interessi reciproci, ma non escludo questa opzione con la presenza di Bassirou al potere.

La Francia perderà la sua influenza in Senegal dopo le ultime elezioni, visto che il presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye chiede di rivedere la presenza francese?

La Francia ha un rapporto speciale con il Senegal, che ospita basi militari francesi. C’è un forte impatto culturale francese in Senegal. Ci sono partenariati economici. Quindi, liberarsi di questi fattori, soprattutto di quello culturale, è molto difficile, ma la presenza militare francese può essere riconsiderata.

Anche i partenariati e gli accordi, che richiedono audacia e poteri politici con un progetto nazionale, possono essere riconsiderati. Il PASTEF, guidato da Bassirou, può liberarsi dall’influenza francese, ma si scontrerà con le élite politiche e militari, e anche con l’élite della funzione pubblica che ha interessi con la Francia. Queste politiche possono richiedere tempo.

C’è un desiderio incontenibile [di separazione] nelle strade, ma credo che le istituzioni statali rimangano legate alla presenza francese. Credo che l’Africa affronterà tutte le potenze regionali e internazionali con misure che garantiscano i suoi interessi.

Elezioni in Ciad

Come valuta le elezioni in Ciad? È possibile attribuire i risultati elettorali alla crescente ondata anti-francese/USA nel continente africano?

Le elezioni presidenziali in Ciad hanno portato alla vittoria di Mohamed Idriss Deby, un risultato atteso, ma non si può parlare di vere e proprie elezioni. Le elezioni sono state ampiamente boicottate da alcune forze politiche e organizzazioni della società civile. Inoltre, il governo e alcuni movimenti armati come il Fronte per il Cambiamento e la Concordia in Ciad non hanno raggiunto alcuna intesa. Pertanto, le elezioni sono incomplete e non possiamo confermare che siano state corrette al 100%. Ma queste elezioni sono state un’esperienza che può essere portata avanti se l’élite al potere o Muhammad Idris Deby sono seri e hanno la capacità di affrontare i fallimenti e i problemi del Ciad.

La corrente popolare è un fenomeno che domina tutto il mondo, non solo l’Africa o alcuni Paesi africani. L’opposizione alle potenze coloniali e l’ascesa delle forze popolari sono ben note. Ci sono voci contrarie alla presenza francese e americana, ma credo che siano molto lontane dal circolo decisionale. Tutte le nuove élite devono fedeltà alla Francia e agli Stati Uniti. Penso che queste voci e la corrente popolare siano lontane dal circolo decisionale e non possano comunque influenzare la scena politica.

Europa e Africa

La Commissione europea ha stanziato 201 milioni di euro di fondi umanitari dell’UE per rispondere ai bisogni delle persone più vulnerabili colpite dalla crisi umanitaria in Burkina Faso, Camerun, Ciad, Mali, Mauritania, Niger e Nigeria. In che misura gli aiuti aiuteranno le popolazioni di questi Paesi?

Certamente, la Commissione europea e l’Unione europea hanno bloccato molti progetti di sviluppo e progetti congiunti di difesa e sicurezza con i Paesi del Sahel africano. Credo che queste somme non porteranno stabilità in Niger, Nigeria e Camerun. Credo che questi Paesi e tutti i Paesi africani abbiano enormi risorse, ma che ci sia una cattiva gestione in assenza di un progetto di sviluppo o di rinascita. Ad esempio, la Nigeria è uno dei maggiori Paesi esportatori di petrolio, nonché uno dei più ricchi di risorse umane, ma presenta alti tassi di povertà e mancanza di opportunità di lavoro per i giovani. Credo che la dipendenza dal sostegno europeo debba essere subordinata al tentativo di limitare l’emigrazione.

Se i Paesi africani sfruttano seriamente le loro capacità economiche, credo che si risolleveranno in modo significativo e renderanno stabile l’ambiente locale, oltre a limitare l’emigrazione, soprattutto dei giovani all’estero.

Qual è l’obiettivo delle manovre militari congiunte di Mali, Burkina-Faso, Niger, Ciad e Togo?

Mali, Burkina-Faso e Niger hanno forti alleanze militari e gruppi terroristici sono attivi nel triangolo di confine tra i tre Paesi. Il Ciad è uno dei Paesi influenzati da questi attacchi. Si prevede che l’espansione continui in Togo perché il regime è fragile e dura da molto tempo, oltre che per la facilità di movimento dai Paesi del Sahel e il facile accesso al Togo. Credo che questi Paesi abbiano effettuato manovre militari per inviare messaggi di presenza e di capacità di contenere qualsiasi attività a tutti i Paesi avidi e ai gruppi terroristici.

 

Link: https://unitedworldint.com/35040-on-the-coup-attempt-in-congo-elections-in-chad-and-developments-in-the-sahel/

 

Traduzione (IMC) di CptHook per ComeDonChisciotte

 

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