Di Fulvio Grimaldi per ComeDonChisciotte.org
Dei bravissimi compagni, tuttora comunisti, in uno della dozzina di minuscoli partitini che si fregiano dell’illustre nome, dai quali molte volte sono stato invitato a presentare miei documentari sulle recenti guerre, dal Vietnam alla Jugoslavia, dal Medioriente all’America Latina, mi vorrebbero per una conferenza sull’Afghanistan. Mi hanno chiesto di fargli avere i materiali che ho dedicato ai recenti avvenimenti (www.fulviogrimaldicontroblog.info) e mi hanno fatto avere questa loro assurda locandina, destinata a denigrare la lotta vincente di tutto un popolo e far piacere unicamente ai colonialisti in fuga, seviziatori del paese per vent’anni. Al punto di introdurvi, a rimedio al proprio fallimento, il loro mercenariato di tagliagole ISIS e di contractors.
Non hanno neppure il colossale, epocale danno, economico, politico, sociale e soprattutto di immagine nell’opinione mondiale di una simile sconfitta e cacciata dal paese delle cui immense risorse mineraria (indispensabili per le nuove tecnologie) volevano appropriarsi. Sono arrivati alla grottesca conclusione – autentico omaggio a USA e NATO – di rappresentare una resistenza indomita di due decenni come una finzione alle dipendenze dell’imperialismo.
Sulla base di cosa? Primo, di un’avversione pseudo-dirittoumanista ai Taliban, stile Boldrini-Soros, da portatori di una cultura occidentale della quale hanno assorbito le ipocrisie eurocentriste e tutte le menzogne propagandistiche. Secondo, del fatto che dopo vent’anni di insuccessi americani e stragi di afghani da bombardamenti (almeno 350.000 vittime), i Taliban hanno costretto Trump e poi Biden al negoziato. Dei cui esiti tutto resta da vedere, anche alla luce dell’importante ruolo che nello scacchiere stanno svolgendo potenze amiche come Cina e Russia.
Naturalmente, data le posizioni del tutto opposte sulla fuga degli USA e dei loro fantocci e sulla vittoria di popolo conseguita dai Taliban, ogni collaborazione risulta esclusa.
Ma inoltro la mia risposta a questi che, nonostante il madornale errore, restano amici, per esprimere ancora una volta tutta la mia desolata disillusione sull’incapacità di coloro che un tempo rappresentavano la speranza e gli obiettivi delle masse. Erano eredi di un 1917 e di un 1789 e di quelle lotte rivoluzionarie, per uscire da una visione subalterna e sclerotica su chi siano amici e nemici, sia quanto alla globalizzazione bio-tecnologica-totalitaria, sia quanto alla geopolitica imperiale e alla resistenza dei popoli.
Franco Fracassi, a che gioco giochi?
Nel momento in cui Trump e poi Biden, su evidentissima sollecitazione del Deep State neocon USA, hanno utilizzato il pretesto del virus manovrato dalla Cupola finanziaria globalista, per lanciare una furibonda campagna contro la Cina, attribuendole quella e ogni altra nefandezza, entra puntuale in campo il collega Franco Fracassi con una sua inchiesta sul virus fabbricato dai cinesi e uscito dal laboratorio di Wuhan. La disputa sulle origini del virus, cinese, statunitense, pipistrelliano, resta del tutto aperta, in mancanza totale di prove inconfutabili dell’una o dell’altra versione. Resta la partita geopolitica di netta propaganda nella quale ognuno si schiera secondo tendenza. Del resto, conta, più dell’incerta origine, l’uso che i maggiorenti dell’operazione sanitaria della cosa hanno fatto.
Ora rispunta Fracassi a mettere in discussione l’evidenza clamorosa di una disfatta epocale del ventennale colonialismo bombarolo e seviziatore sociale USA e Nato in Afghanistan. Attribuisce, l’investigatore, alla maniera di questi cari vetero comunisti in disarmo ideologico, un evento che urla al mondo la crisi dell’imperialismo americano e dei subalterni a null’altro a una grande messa in scena. In tale sceneggiata i Taliban, non più ventennale movimento di liberazione, sono ridotti a infame strumento collaborazionista, alla faccia degli amici russi e cinesi, presentissimi nel paese con investimenti e cooperazione, del secolare nemico anglosassone colonialista. L’infamia risulta abbagliante dalla disponibilità dei Taliban di accedere a un negoziato col nemico a Doha.
Bravo Fracassi, salvata la faccia agli USA e ribadita al mondo la faccia turpe e anche traditrice dei Taliban.
Ecco la mia risposta all’invito alla conferenza sull’Afghanistan
Ti invio del materiale – interviste e scritti miei – sull’Afghanistan. Del resto si trovano nel mio blog, www.fulviogrimaldicontroblog.info, su Facebook, Telegram e VK.
Non credo che lo apprezzerai e vorrai farne uso, anche in vista di una mia presentazione a Zagarolo, dato che esprime una visione e un’analisi nettamente diversa e opposta alla vostra che ritengo tragicamente sbagliata.
Il fatto che un occupante sia costretto a una fuga indecorosa, dimostrazione del consenso che il movimento di liberazione nazionale Taliban vanta presso la stragrande maggioranza della popolazione, smentisce tutte le teorie di una subalternità dei Taliban agli USA. Che sono addirittura ridicole, alla luce del colpo epocale inferto a Biden e all’imperialismo occidentale da una debacle che più catastrofica non poteva essere. Come si evince anche dai disperati e livorosi clamori e dalle geremiadi del verminaio politico-mediatico degli utili idioti e amici del giaguaro.
Il semplicismo con cui si considerano gli accordi di Doha una resa dei Taliban agli USA rivela una scarsissima competenza geopolitica e una visione infantilmente schematica dei rapporti di forza che, sempre, si esprimono tra scontri e negoziati.
Da una posizione di assoluta forza dei Taliban, sostenuti dal popolo davanti a un governicchio fantoccio di ladri e corrotti, dopo vent’anni di stragi e di insuccessi di USA e NATO, saggiamente i Taliban, vedendo il nemico in posizione di debolezza e mancanza di opzioni, per porre fine a questo strazio del loro popolo, hanno deciso di negoziare. Per lo più si deve ricordare che Trump voleva a tutti i livelli porre termine alle “inutili guerre infinite” degli USA e della Nato.Si vedrà quali sono i termini del negoziato. Probabilmente ci saranno delle aperture dei Taliban agli interessi economici USA, bisognerebbe vedere a quali condizioni e soprattutto in quale quadro dei rapporti e investimenti di Cina e Russia, rispettosi della sovranità degli Stati.
Gli USA sono inguaiati in tutto il mondo, dall’America Latina al Medioriente, le loro rivoluzioni colorate e i colpi di Stato falliscono da Hong Kong al Myanmar, dall’ISIS lanciato contro Iraq e Siria ai contraccolpi in America Latina. Se dal loro ritiro ricaveranno qualche partecipazione all’enorme ricchezza mineraria afghana, in subordine a Cina e Russia, sarà già tanto e varrà bene la fine dell’incenerimento degli afghani, donne col burka comprese, mediante missili e le bombe USA e NATO, noi compresi.
Quanto a gente dipendente dal dollaro USA (quelli del governo afghano sono tutti in banche USA e ora sono stati congelati da Biden, tanto è padrino dei Taliban!), converrebbe che i comunisti si occupassero di quanto è successo in Vietnam e va succedendo a Cuba. Dove il “dollaro USA” è riuscito e, rispettivamente, va riuscendo ad assicurarsi nuovi servi.
Di Fulvio Grimaldi per ComeDonChisciotte.org
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Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org