III stagione de Il Tecnoribelle di Maurizio Martucci, una produzione targata ComeDonChisciotte.org
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Era il 6 Marzo del 1983, si chiamava Motorola Dynatac X8000X, esattamente 40 anni fa il primo telefono cellulare della storia, ingombrante come un mattone, pesava addirittura un chilo, lanciato sul mercato americano per la stratosferica cifra di 4.000 dollari, l’equivalente delle odierne 10mila euro. Il primato seguiva l’invenzione di Martin Cooper, direttore della sezione ricerche e sviluppo di Motorola, un ingegnere che, davanti a sbalorditi giornalisti, già nel 1973 era riuscito ad effettuare col wireless la prima chiamata senza fili da una strada di New York. Da allora, tanto è cambiato, se persino l’idea di ricaricare il cellulare grazie alle microonde che viaggiano nell’aria è stata superata: “Non avremo il fastidio di doverli ricaricare” – sostiene oggi Cooper riferendosi alla prossima generazione di Smartphone e al 6G dell’Internet of bodies – “perché il nostro corpo è un caricatore perfetto. Quando mangiamo creiamo energia, no? E dunque perché non avere un ricevitore all’orecchio, ricaricato direttamente dal nostro corpo?” Già, perché no? Cinquant’anni dopo dal primo squillo, intervenuto in questi giorni a Barcellona nel Congresso Mondiale della Telefonia Mobile 2023, il padre dei telefonini ha ingaggiato una nuova sfida, puntando direttamente al corpo umano. “La prossima generazione utilizzerà telefoni integrati direttamente sotto la pelle dell’orecchio” ripete Cooper, a 94 anni propenso al salto evolutivo della specie, dalla scimmia al cyborg, “gli Smartphone del futuro saranno una serie di chip distribuiti nel corpo, magari dotati di sensori per tenere sempre sotto controllo i parametri vitali”.
Intanto, però, un colpo gobbo l’ha incassato il transumanista Elon Musk, il tycoon della Silicon Valley padrone di Twitter e Starlink, cioè i satelliti 5G lanciati nello spazio per irradiarci ovunque dal cielo, a cui l’ente governativo statunitense della regolamentazione dei prodotti farmaceutici, la Food and Drug Administration (FDA), per ora ha bocciato Neuralink, il progetto che per innestare il micro-chip nel cervello umano teorizza l’Uomo-Internet nella connessione neurale, autorizzazione invece concessa sia a Synchron che alla quotata al Nasdaq NeuroPace, già operative nella sperimentazione in vivo con microconduttori elettrici nella testa di cavie. Il destino dell’umanità è quindi definitivamente segnato? Senza scampo, con la Quarta Rivoluzione Industriale finiremo tutti nel post-umano? Microchippati per vite da avatar, iperconnessi, magari ricaricando col nostro corpo lo Smartphone mentre invia dati ai padroni universali del grande controllo antropologico e sociale? Ci sono forze che vorrebbero questo, ma speriamo di no, un po’ come ‘speriamo che io me la cavo’. Perché non è detta l’ultima.
Intanto domenica 2 Aprile alle porte di Roma, per la prima volta in assoluto docenti universitari, di scuola, giornalisti, medici, specialisti, amanti della filosofia e pensatori liberi saranno protagonisti di Restiamo umani, convegno nazionale di resistenza alla transizione digitale dell’Agenda 2030, il primo atto concreto per unire tutti i pezzettini del subdolo puzzle nella denuncia dell’anti-umana deriva tecnologica, mimetizzata sotto mentite spoglie tra fantascientifico progresso e futuro che prima non c’era.
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Massimo A. Cascone, 09.03.2023