Bugie e distrazioni sul Petrodollaro che sta perdendo valore

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DI BRANDON SMITH

Alt-market.com

Ci sono certe regole importanti da seguire se si vuole entrare nel gruppo degli analisti economici mainstream che vengono ascoltati dai media. Ecco qualche annotazione che può servire a chi vuol entrare a far parte di questo gruppo di persone molto “speciali”:

  1. Non discutere sul fatto che la realtà rappresentata dalle statistiche fiscali del governo non sia il vero quadro della salute dell’economia. Basta raccontare al pubblico le statistiche per quello che dicono e poi cambiare subito discorso.
  2. Rimanere quasi sempre concentrati su falsi dati positivi. Non dare mai una delusione alle masse, ma indicare qualsiasi dato positivo come elemento di evidente ripresa, parlando disperatamente dei pochi indicatori che possono dipingere un quadro più roseo. Parlare sempre di un mercato azionario al rialzo come sintomo di un’economia che sta migliorando anche se l’indicatore azionario di cui si parla è irrilevante per i fondamenti dell’economia. Cioè, fingere che il mercato azionario sia l’unica cosa che conta. Punto.
  3. Non parlare mai di calo della domanda. Evitare di menzionarlo a tutti i costi. Invece, parlare di un “aumento dell’offerta” e fingere che la domanda non sia un fattore di cui valga la pena parlare.
  4. Chiamare qualsiasi articolo che discute i tanti e sostanziali punti negativi dell’economia “doom porn – complottismo“. Ripetere più volte “dove è la crisi?” Anche se i fondamentali della crisi sono sotto gli occhi di tutti.
  5. Fare il possibile per evitare di discutere dello stato di salute dell’economia e, se messi alle strette, travisare e stravolgere i dati per quando possibile. Confondere la discussione perdendosi in minuzie e con argomentazioni che non portano in nessun posto.
  6. Quando si verifica un incidente, parlare come se si fosse stati gli unici ad averlo preannunciato già tanto tempo fa. Per stare più tranquilli assicurarsi che nessun analista economico alternativo riesca ad essere ritenuto fonte attendibile, nel caso si dovesse fare un corretto esame del sistema fiscale.
  7. Sostenere che gli altri non dicono niente di speciale, sia quando lanciano moniti che nelle previsioni e che “tutti dicono solo quanto era già stato già detto a suo tempo” : non comportarsi adeguatamente significa rischiare il posto di lavoro.

Ora, diciamo che voi siete tra quelli che seguono queste regole con coscienza e religiosamente, in questo caso avrete buone possibilità di diventare il prossimo Paul Krugman o uno dei tanti soldatini di Forbes, Bloomberg o Reuters. Vi aspetta un bel lavoro facile e un comodo stipendio. Buona fortuna e che Dio vi accompagni!

Tuttavia, diciamo che voi siete una di quelle strane persone, che disgraziatamente hanno una coscienza e il dover fare da altoparlante e ripetere solo quello che dice l’establishment può non sembrarvi molto attraente. Oppure, forse avete solo un disturbo ossessivo-compulsivo e non potete sopportare l’idea che la “matematica creativa” sia messa alla base degli esami di dati economici. Qualunque sia il vostro caso, siete tra quelli che vogliono sottolineare i fatti salienti dell’economia, perché l’economia è vita: è la struttura che tiene insieme la nostra civiltà e se mentiamo nel raccontare quello che succede a breve termine, vuol dire che siamo preparandoci ad una catastrofe a lungo termine.

Quindi : Benvenuti in un’altra dimensione. Benvenuti nel mondo dell’economia alternativa.

Ogni aspetto dell’economia USA o dell’economia globale può essere presentato in due modi molto diversi a seconda che si vogliano “interpretare” i dati per adattarli a una conclusione preconcetta, o se si vuole semplicemente trasmetterli al pubblico per quello che sono veramente. Prendiamo come esempio il petrolio ed i petrodollari …

Per illustrare la reazione che hanno avuto le istituzioni ufficiali alle legittime preoccupazioni economiche sul petrolio, vi consiglio vivamente di tornare indietro e leggere un articolo di Foreign Policy, la rivista ufficiale del Consiglio sulle relazioni estere, intitolato “Debunking The Dumping-The-Dollar Conspiracy“, pubblicato nel 2009. L’idiozia di questo articolo era veramente sconcertante quando fu pubblicato, ma lo è ancora di più se letto in retrospettiva.

In primo luogo, è importante notare che Foreign Policy si rifiutò di riconoscere il fatto che il dollaro stava perdendo il suo status di petrodollaro, fino a quando Robert Fisk di The Independent, uno abbastanza vicino a quello che dicono i mainstream, osò infrangere il tabù, parlando di un trend che avrebbe potuto svuotare il dollaro dal suo stato di petrodollaro entro il 2018. La comunità economica alternativa aveva avvertito che il mondo si stava allontanando dalla supremazia USA sul petrolio, già parecchio tempo prima.

In secondo luogo, il CFR (Council on Foreign Relations) usa una sua tipica bugia quando si deve confrontare con la potenziale fine dello status del dollaro come riserva mondiale; il fatto che il dollaro sia la moneta di riserva mondiale perché “gli U.S.A rappresentano il maggior potere economico mondiale” è un falso perché è vero il contrario : gli U.S.A sono la maggior potenza economica del mondo solo perché il dollaro ha uno status di riserva mondiale. Lo erano anche quando erano la locomotiva industriale del mondo dopo la seconda guerra mondiale, ma questo era SOLO perché gli U.S.A. erano stato uno dei pochi centri della produzione al mondo che non erano stati demoliti da anni di distruzione cinetica. E’ chiaro che se rimane in piedi un solo posto che funziona, i vantaggi economici sono enormi, e anche per gli investimenti internazionali, ma non durerà per sempre.

Oggi, ovviamente, gli USA sono stati superati da altre nazioni nel settore della manifattura e della produzione, e sono stati anche superati come maggiori importatori-esportatori globali. L’ argomento della “supremazia” è una solenne immondizia.

In terzo luogo, quasi tutti i pericoli che Foreign Policy ha respinto definendoli, nel 2009, una “cospirazione”, oggi sono diventati realtà. Proprio come aveva avvertito Robert Fisk, e come, molto prima di lui, aveva ammonito la comunità economica alternativa: molti cambiamenti sia nel mondo del petrolio che nei rapporti geopolitici hanno creato una spirale di sentimenti ostili al dollaro. È possibile che il dollaro non sarà più il petrodollaro entro il 2018? Assolutamente si ed ecco perché ..

Mentre gli Stati Uniti rimangono il maggior consumatore di petrolio del mondo secondo la Energy Information Administration (EIA), il consumo dell’America di prodotti petroliferi è enormemente diminuito negli ultimi anni; la diminuzione della domanda da parte dei consumatori Usa, sempre più poveri, ha lasciato i produttori di petrolio alla ricerca di nuovi acquirenti altrove. Il Forum Economico Mondiale ha rilevato nel 2015 una drastica flessione della domanda americana, a partire dalla crisi del debito del 2008, ma questa ammissione è stata largamente ignorata dai main-stream dei media.

È interessante notare che, mentre la domanda stava crollando, il prezzo per barile continuava a salire per effetto delle politiche inflazionistiche di QE inflitte dalla Federal Reserve. Quasi subito dopo che la Fed ha iniziato a ridurre il QE, i prezzi del petrolio si sono drasticamente rimessi in riga con la bassa domanda esistente. La EIA sostiene che nel secondo trimestre 2017 si sia registrato un aumento della domanda mondiale ed ha “proiettato” questa domanda crescente, includendovi anche una domanda interna americana più alta nel 2018, per cui questa supererà l’offerta.

Comunque, contemporaneamente, la EIA ammette una stagnazione frustrante nella domanda globale di petrolio, con gli Usa in testa nel trascinare i consumi dal 2010.

Allora, a quale trend dovremmo credere? Dovremmo credere a quello che è proprio davanti ai nostri occhi, o a quello che ci raccontano proiezioni ottimistiche? E’ chiaro, anche in base alle statistiche “ufficiali” sulle importazioni di petrolio greggio, che nel 2009 il mercato USA ha cominciato a perdere per tornare a livelli che non si vedevano dagli anni ’90 e non ha ancora recuperato. Chiunque sa che ogni nuovo anno dovrebbe portare una domanda esponenziale, come un orologio. Ma questo non è stato affatto il caso degli Stati Uniti.

Nel frattempo la Cina ha recentemente superato gli U.S.A. come maggior importatore mondiale di petrolio, anche se la graduatoria della EIA riporta ancora che gli USA sono il più grande “consumatore” di petrolio al mondo.

L’ argomento che potrebbero portare gli analisti mainstream è che le importazioni di petrolio stanno diminuendo perché il petrolio di scisto USA sta coprendo la domanda a livello nazionale. Questo argomento rimanda, però, al processo generale di declino della domanda interna. Gli Stati Uniti sono il maggior paese consumatore di petrolio OGGI , ma questo durerà ancora a lungo? Secondo i dati, la risposta è no. Gli americani stanno acquistando meno prodotti petroliferi dopo la crisi del credito del 2008, a prescindere da dove, questi prodotti, provengano, per tanto i produttori di petrolio stanno cercando di diversificare le vendite su altri mercati e in altre valute.

Oltre a ciò, anche se fosse vero che le importazioni di petrolio stanno crollando perché il petrolio interno USA sta soddisfacendo una domanda crescente, questo fatto fa sorgere altre domande: perché le nazioni produttrici di petrolio dovrebbero continuare ad usare il dollaro come la petrocurrency quando gli Stati Uniti hanno deciso di riprendersi il pallone e tornare a casa? Gli Stati Uniti sono ormai diventati un CONCORRENTE nel mercato del petrolio con il loro shale, allora perché i paesi dell’OPEC e gli altri dovrebbero continuare a concedere agli Stati Uniti l’enorme vantaggio di mantenere il loro status di petrocurrency?

Nel frattempo, la situazione geopolitica diventa sempre più instabile. Credo che le sanzioni all’Iran siano state ignorate troppo a lungo e questo ha ripercussioni dirette sullo status del petrodollaro USA. Come? Beh, consideriamo questo fatto – l’Europa continua ad aver fame di petrolio iraniano, con il 40% delle esportazioni di petrolio Iraniano che va nella UE. Con il saltuario tentativo dell’Amministrazione Trump di rinnovare le sanzioni, l’Europa è stata presa al cappio e, da una parte, può sfidare le sanzioni e sconvolgere le sue relazioni con gli USA e dall’altra può perdere una fonte importante di importazioni di petrolio. Per ora sembra che l’Unione europea manterrà le sanzioni, ma questa volta la solidarietà con gli USA su questo punto non è più quella del 2012.

Con l’ Iran maggior fornitore di Europa e Cina, e sorpassando l’Arabia Saudita come principale fornitore di petrolio per l’India, l’ultima uscita di Trump per mettere maggior pressione economica può mettere più benzina allo sprint del motore che corre contro il dollaro- meccanismo di scambio primario per il petrolio. La domanda diventa, chi trae vantaggi dall’influenza USA sul petrolio e chi ne soffre? Più sono i paesi che soffrono per il fatto che il dollaro è la valuta di riserva mondiale, più sono i paesi che cercano un’alternativa.

La Cina si è legata molto più con la Russia per questa precisa ragione. Con la Russia che soppianta l’Arabia Saudita e diventa il suo maggior fornitore di petrolio, e con il commercio bilaterale tra Cina e Russia che ha tagliato fuori il dollaro come valuta di riserva mondiale, vediamo solo l’inizio di un cambiamento. La scorsa settimana si è accennato al fatto che la Cina tra un paio di mesi comincerà ad usare la PROPRIA moneta, lo Yuan, per stabilire il prezzo del petrolio, invece di usare il dollaro.

L’Arabia Saudita, partner storico USA nella catena del dominio del petrolio, sta allontanandosi da questa vecchia relationship. Tensioni sorte tra i sauditi e il Dipartimento di Stato USA su quel – piuttosto surreale – embargo al Qatar fanno parte di questa serie di divisioni. Con una Cina che sta aumentando la propria influenza nella regione, i mainstream hanno finalmente cominciato riconoscere che anche l’Arabia Saudita potrebbe essere “obbligata a vendere il proprio petrolio in valute diverse dal dollaro.”

Perché il petrolio è così importante? Perché l’energia, insieme con le valute, è la chiave per comprendere lo stato dell’economia. Quando la domanda di energia ristagna, questo significa che l’economia ristagna. Quando una nazione ha mantenuto il monopolio sul commercio dell’energia mondiale accoppiando la sua moneta al petrolio, questo può formare una dipendenza e la struttura finanziaria di quella nazione diventa dipendente in questo abbinamento che viene continuamente soddisfatto.

Foreign Policy nel 2009 affermò che il commercio di petrolio in dollari non era “altro che una convenzione”. In realtà io sarei in parte d’accordo : è davvero una convenzione che può cambiare drammaticamente in un dato momento. Ma Foreign Policy afferma che non ci saranno conseguenze per gli Stati Uniti se e quando avverrà il cambiamento e il dollaro perderà il suo petro-status. Questo è assurdo. Ci sono trilioni di dollari che vengono custoditi all’estero esclusivamente per la loro funzione di soddisfare le necessità di un commercio internazionale basato sulla “convenzione” dello status del dollaro come riserva mondiale. Per quale motivo servirebbero ancora quei dollari se lo status di riserva mondiale venisse abbandonato? La risposta è nessuno.

Tutti quei dollari tornerebbero negli USA attraverso vari canali. La psicologia del mercato farebbe immediatamente innescare una perdita massiccia del valore internazionale del dollaro, per non parlare di una incredibile inflazione che si svilupperebbe qui a casa nostra. Questo processo è già cominciato mi sembra sempre di più e nel prossimo paio di anni questo porterà ad un enorme “reset” (come il FMI ama chiamarlo) nell’egemonia di alcune valute.

Ci sono molti che credono che questo forse porterà ad una rinascita, ad un cambiamento per il meglio. Pensano che la morte del dollaro porterà al “decentramento” dell’economia globale e ad un “mondo multipolare”, ma la situazione è molto più complessa di quanto sembri.

Entrerò maggiormente nei dettagli nel mio prossimo articolo sul perché il dollaro e l’economia americana in generale siano stati presi di mira per una demolizione deliberata e come probabilmente si verificherà. Per quanto riguarda il petrolio e il petro-status, i main-stream sono sicuramente disponibili a riferire sugli sviluppi di cui ho parlato in un modo frenetico, ma allo stesso tempo non vogliono assolutamente rappresentarne gli effetti che ne derivano, né il significato più profondo nascosto dietro questi eventi. I main-stream si limiteranno a raccontare le storielle minori, quelle collaterali, ma rifiuteranno di parlare della storia più importante: È una contraddizione, ma una contraddizione con uno scopo.

 

Brandon Smith ( [email protected])

Fonte : http://www.alt-market.com

Link : http://www.alt-market.com/articles/3303-lies-and-distractions-surrounding-the-diminishing-petrodollar

26.10.2017

 

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

 

 

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