A chi vanno i miliardi?

La Svizzera dovrà decidere a breve su una tassa minima per le aziende. Questa scelta è stata imposta al Paese dall’OCSE. Quella che sembra un'idea di sinistra è ora combattuta da socialdemocratici, ONG e sindacati.

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Articolo del 24 maggio 2023 tradotto dallo Zeit tedesco che dà l’occasione di osservare da vicino un eclatante esempio di “trucchetto legislativo” col quale una riforma apparentemente d’impronta democratica viene però implementata al fine di mantenere lo status quo.

***

Domanda quiz di oggi: cosa fa un cantone svizzero quando raccoglie più tasse dalle sue aziende? Risposta esatta: restituisce loro i soldi!

Sembra assurdo? Si, lo è. Ma è esattamente quello che accadrà nel cantone di Zug se gli svizzeri accetteranno la nuova tassa minima per le aziende il 18 giugno. Oggi le aziende del cantone centrale della Svizzera devono versare allo Stato solo l’11,9% dei loro profitti. In futuro sarà il 15%. Ciò significa che 322 milioni di franchi in più entreranno nelle casse del direttore finanziario della SVP Heinz Tännler. Egli vuole investirne un terzo in asili nido, trasporti pubblici o scuole internazionali. Gli altri due terzi, invece, devono tornare alle aziende. Zug non ha ancora deciso come esattamente. Si sta pensando a sovvenzioni statali per la ricerca e lo sviluppo. Oppure, come scrive il governo cantonale in un rapporto: “per la promozione della compatibilità ambientale e sociale dell’estrazione delle materie prime”.
In altre parole: i soldi delle tasse svizzere devono essere utilizzati per sovvenzionare giganti del commercio globale di materie prime, come Glencore. Aziende che, come nel caso di Glencore, l’anno scorso hanno realizzato un fatturato di 256 miliardi di dollari e un utile di 17,3 miliardi. La logica è questa: La Svizzera e i suoi cantoni devono rimanere il più possibile attraenti per le aziende, altrimenti se ne andranno – e con loro i posti di lavoro e il gettito fiscale. O come disse l’allora ministro delle Finanze dell’SVP, Ueli Maurer: “Abbiamo bisogno di queste mucche da latte nella stalla”.

In effetti, le condizioni nei cantoni a bassa tassazione come Zug, ma anche nel cantone farmaceutico di Basilea Città (dove hanno sede Roche e Novartis) cambieranno in modo significativo. Oggi, l’aliquota dell’imposta sugli utili è inferiore al 15% in 18 dei 26 cantoni svizzeri. Se l’imposta minima verrà aumentata all’inizio del 2024, come previsto dal governo e dal parlamento, i cantoni perderanno un importante vantaggio localizzativo. Sono interessate 200 società con sede in Svizzera e 2000 società straniere con una filiale locale. La condizione per rientrare nella nuova imposta è un fatturato annuo di almeno 750 milioni di franchi svizzeri. Il governo federale stima il gettito aggiuntivo tra uno e 2,5 miliardi di franchi all’anno.

Ma come si è arrivati a questo? Perché la Svizzera, tra tutti i Paesi, sta aumentando le imposte sulle società, riducendo così la sua competitività internazionale?

Non lo ha fatto volontariamente. Alla fine del 2021, 140 Stati hanno deciso che in futuro le grandi aziende dovranno pagare una tassa minima in tutti i Paesi. Stati come la Francia e gli Stati Uniti, che hanno introdotto una tassa minima globale per le aziende americane sotto Donald Trump, erano in prima linea; anche la Germania si è impegnata. Il progetto è stato attuato nell’ambito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In origine era prevista addirittura un’aliquota fiscale del 21%, ma Paesi come l’Irlanda e la Svizzera, che per decenni avevano fatto buoni affari con le loro basse imposte sulle società, si sono opposti con successo.

Tuttavia, la nuova tassa minima è considerata un successo sorprendente e storico nella lotta contro la corsa globale al ribasso. Il motore di questa reciproca sottoquotazione, in cui anche le maggiori potenze economiche non sono riuscite a tenere il passo, sono state le piccole e potenti economie. “C’era la minaccia di abolire le tasse sulle imprese”, ha dichiarato Pascal Saint-Amans, a lungo responsabile della fiscalità dell’OCSE, in un’intervista alla Repubblica: “Sarebbero stati solo i cittadini dei Paesi a dover pagare le tasse, e questo avrebbe portato alle rivoluzioni”.

Il clou della nuova minimum tax è che è volontaria anche per i Paesi OCSE. Ma: se un Paese non richiede l’aliquota minima alle sue grandi società, un altro Paese in cui le società in questione hanno anche una filiale è autorizzato a scremare la differenza rispetto al 15 percento.

Fonte;

https://www.zeit.de/2023/22/oecd-mindeststeuer-schweiz-unternehmen

Traduzione di Lea Ghisalberti per ComeDonChisciotte.org

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