L’AIPAC vuole farti morire in Iran

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Per avere un esempio lampante di come l’AIPAC (AMERICAN ISRAEL PUBLIC AFFAIRES COMMITTEE) conduca la politica estera degli Stati Uniti, prendete in considerazione l’articolo di Dana Milbank, AIPAC’s Big, Bigger, Biggest Moment, pubblicato dal Washington Post. La Milbank ci dice: il meeting annuale dell’American Israel Public Affairs Committee, tenutosi recentemente a Washington, ha confermato che il “comitato di azione politica” pro-Israele, (sarebbe meglio definirlo comitato, o racket, di intimidazione e corruzione, per non parlare di spionaggio) è “qui per rimanerci” (secondo Howard Kohr, direttore generale), cioè nessuna piccola e fastidiosa investigazione da parte della FBI metterà i bastoni tra le ruote alla costante pressione esercitata dall’organizzazione. Mettersi in gioco per impossessarsi dei segreti degli Stati Uniti non è un grande affare, secondo Kohr, sebbene sia un “test di determinazione collettiva [dell’AIPAC]” all’interno del suo sforzo di dominare la politica estera degli USA nel nome d’Israele. Condi Rice e “leader del Congresso” erano tra i presenti, secondo la Milbank. “L’AIPAC è molto esigente e perfino la Rice, presentata come una “amica molto speciale”, non ha soddisfatto tutti in ugual maniera. I partecipanti hanno applaudito calorosamente il suo passaggio in cui ricordava che Bush non si incontrò con Arafat, ma quando ha detto che il successore di Arafat, Mahmoud Abbas, ‘è impegnato per ottenere libertà e sicurezza’ e quando ha menzionato l’aumento di fondi USA per i Palestinesi, la platea è rimasta in silenzio.” In altre parole, per i fedeli dell’AIPAC, aiutare i Palestinesi in qualsiasi maniera non viene visto di buon occhio e non vi è dubbio che molti di loro la pensino come Ariel Sharon e gli appartenenti al Likud: I palestinesi (o “le bestie che camminano su due zampe,” come il simpatico e riccioluto ex Primo Ministro di Israele, Menachem Begin, li definì un tempo) non dovrebbero aspettarsi nulla, a parte ulteriori “operazioni” (punizioni collettive e omicidi di massa) e dovrebbero pensare ad emigrare definitivamente, magari in Antartide. Ovviamente non c’è niente che Mahmoud Abbas possa fare, eccetto convincere la sua gente a incamminarsi verso il deserto, forse con il supporto della munifica IDF (ISRAEL DEFENSE FORCE), e a stabilirsi nell’Iraq occidentale o in qualche posto in Giordania (membri dell’AIPAC e Sionisti considerano la Giordania la “vera” casa dei Palestinesi, sebbene nessuno di loro abbia mai vissuto là, o molto pochi lo fecero, fino a quando Israele non li cacciò dal paese con la minaccia delle armi nel 1948).

Milbank ci dice che “i partecipanti, in generale, hanno dimostrato un’impressionante disciplina ideologica, presso lo show multimediale dell’AIPAC intitolato ‘Il percorso dell’Iran verso la bomba,’ nello scantinato del centro congressi” (a Washington, molte cose succedono negli scantinati, provate a chiedere a Oliver North). L’AIPAC e i sionisti strategicamente introdotti al Pentagono e alla Casa Bianca hanno l’ossessione dell’Iran e del suo presunto desiderio di mettere le mani su un paio di ordigni nucleari, come pure di “spingere gli israeliani fin dentro al mare” per mezzo delle radiazioni.

L’esibizione, degna di una parco tematico, inizia con un narratore che condanna l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica per essere “restia a concludere che l’Iran sta sviluppando armi nucleari” (avevano preoccupazioni simili per l’Iraq) e il Consiglio di Sicurezza perché “deve ancora prendere in considerazione l’argomento”. In una sequenza di stanze i visitatori vedono una serie di luci lampeggianti, sono circondati da rumori roboanti che, come la bizzarra macchina del Dr. Seuss, magicamente producono uranio yellowcake (1), trattano plutonio e alla fine appaiono le testate nucleari: queste rappresentazioni sono come la manna per una conferenza AIPAC.

Naturalmente la IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) aveva assolutamente ragione sull’Iraq — non possedevano alcuna arma nucleare, e nemmeno molte altre armi inizialmente presunte e comunque nessuna arma in grado di minacciare Israele (ricordate le dichiarazioni di Condi sulla “Pistola fumante” e la “nuvola a forma di fungo”? Erano la risposta all’affermazione di Hans Blix circa il fatto che l’Iraq non possedesse alcuna arma di distruzione di massa, a cui l’attore Ari Fleischer solertemente rispose: “Il problema con le pistole è che se sono nascoste il fumo non lo si vede”). È solo una notazione nostalgica per l’AIPAC aggiungere al loro spettacolino un processore di uranio yellowcake… ci ricorda tanto la storiella che diceva che Saddam era alla caccia della favolosa yellow cake. (1)

La cosa più interessante alla conferenza dall’AIPAC è stato il “dibattito” tra la repubblicana Jane Harman (D-Calif.) e il Principe delle Tenebre in persona, Richard Perle, ex candidato per il premio “Svendi il tuo Paese”, di Jonathan Pollard (egli fu inquisito dal Dipartimento di Giustizia e giudicato colpevole di violazione delle politiche USA riguardo al passaggio illegale ad Israele di informazioni ritenute riservate dagli USA).

Perle ha attirato sorrisi benevoli denunciando l’anti-semitismo palestinese e il popolo francese. La Harman ha riferito che un tempo lavorava per l’AIPAC, ha definito il suo pubblico “molto sofisticato” e che aveva accolto la morte di Yasser Arafat come una “benedizione”. Nel dibattere con un fautore della linea dura di fronte a una platea pro-amministrazione, la Harman ha coperto di lodi il presidente Bush, definendo le elezioni irachene “assolutamente Impressionanti” e chiamando ad “applaudire” o “encomiare” Perle e l’amministrazione una dozzina di volte. “Richard è nel giusto, come anche il presidente Bush,” ha affermato a un certo punto.
Dopo circa un’ora e mezza, però, la Harman ha dovuto cedere il passo. Perle ha provocato ampi sorrisi tra la folla quando si è detto favorevole ad un raid militare in Iran, affermando che “Se l’Iran è alle soglie di un armamento nucleare, io credo che non ci rimanga altra scelta che intraprendere un’azione decisa.” Quando la Harman ha risposto che “la miglior opzione a breve termine è il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, la platea l’ha ricoperta di fischi.

In altre parole, quando si arriva ad Israele e a bombardare mussulmani e stati arabi (per poi forzare cosiddette “elezioni” al loro interno), vi è poca differenza tra democratici e ultra conservatori come Richard Perle. Sembra che l’unica differenza tra le due fazioni sia a riguardo dell’Iran: i democratici come la Barman vogliono una cambiale in bianco per uno sterminio di massa firmata dalle Nazioni Unite, mentre Perle pensa che non sia necessaria alcuna cambiale e vuole che gli Stati Uniti vadano da soli a bombardare l’Iran a nome di AIPAC e Israele.

L’Iran verrà attaccato, probabilmente il mese prossimo, forse con un colpo di mano (vedere l’analisi di Scott Ritter). Naturalmente questo sarà un vero e proprio disastro, dato che l’Iran non rimarrà inerte durante e dopo i bombardamenti. “L’intero territorio sionista, comprese le sue installazioni nucleari e l’arsenale atomico, è attualmente compreso nel raggio di azione dei missili Iraniani più avanzati,” ha affermato un ufficiale iraniano lo scorso agosto. Un attacco all’Iran “potrebbe essere portato solo da gente arrabbiata o stupida. Per questa ragione, gli ufficiali della Repubblica Islamica devono sempre essere preparati ad affrontare possibili minacce militari,” ha dichiarato Yadollah Javani, capo dell’ufficio politico della Guardia Rivoluzionaria. “L’Iran risponderebbe entro 15 minuti a qualsiasi attacco degli Stati Uniti o di qualsiasi altro paese,” è quanto ha riferito un anonimo ufficiale collegato ai Mullah governanti al giornalista Borzou Daragahi del San Francisco Chronicle in Febbraio. “Le autorità Iraniane,” continua Daragahi, “sono preparate a un possibile attacco. I giornali hanno annunciato sforzi per aumentare il numero di militanti volontari “Basiji”, attualmente pari a 7 milioni, componenti la milizia che fu utilizzata in massicci attacchi di terra durante la guerra Iran-Iraq degli anni 80. Le autorità militari iraniane hanno mostrato davanti alle telecamere televisive missili a lunga gittata Shahab, di costruzione Nord-Coreana.” In ogni caso, gli iraniani, prestando attenzione alle lezioni provenienti dalla guerriglia contro gli Stati Uniti in Iraq, non stanno limitando la loro risposta potenziale alla sola macchina militare convenzionale. “Durante lo scorso anno hanno sviluppato le loro tattiche di guerra “asimmetrica”, il cui scopo non sarebbe resistere a una penetrazione di forze straniere, ma di utilizzarle in seguito per ottenere ogni tipo di effetto dannoso” ha aggiunto un esperto militare dislocato a Tehran. È anche sicuro che, nel caso di invasione da parte degli Stati Uniti o di Israele, gli Iraniani creerebbero dei seri problemi nel vicino Iraq.

Perciò, ecco quello che Richard Perle e AIPAC non vi stanno dicendo: se l’Iran verrà invaso (o semplicemente bombardato), risponderà nel modo dovuto e questo richiederà un più robusto intervento militare da parte degli Stati Uniti, cioè dovranno essere gettati nella mischia molti più giubbotti anti-proiettile. Considerando che il Pentagono sta incontrando molti problemi nel reclutare soldati (anche la ‘generazione dei cellulari’, più o meno persa nelle frivolezze del consumismo, riesce a realizzare che arruolarsi nell’esercito può comportare l’essere feriti seriamente o addirittura uccisi), se in Iran si svilupperà lo stesso inferno che vediamo oggi in Iraq, la sola opzione possibile sarà la leva obbligatoria, altrimenti detta ‘servitù involontaria’ o, meno politicamente, ‘schiavitù’.

In poche parole, Richard Perle e l’AIPAC vogliono che doniate i vostri figli (o voi stessi) per sacrificarli al piano della Grande Israele e al lungamente sognato impero della Pax Israeliana. Perle e gli ultraconservatori capiscono che non possono attaccare l’Iran senza che questo abbia un notevole effetto sulle truppe (un fatto menzionato dall’ultraconservatore William Kristol, che, più o meno tra le righe, ha chiesto la leva obbligatoria, visto che gli accigliati reclutatori militari con le loro manciate piene di moduli di arruolamento presso i centri commerciali o le scuole superiori non stanno funzionando per niente).

Può darsi che il prossimo anno, di questi tempi, mentre l’AIPAC sta divorando “26,000 pasti kosher, 32,640 hors d’oeuvres, 2,500 libbre di salmone, 1,200 libbre di tacchino, 900 libbre di pollo, 700 libbre di bistecche e 125 galloni di humus (2),” come ha notato Milbank, i vostri figli e figlie ventenni saranno ridotti a mangiare MRE (Razioni Militari Pronte, ndt) in un buco nella sabbia, in qualche posto del deserto persiano con il micidiale uranio impoverito che gli passa sopra le teste. Dato che vi sono 66.622.704 iraniani (dati 2002) e molti di loro sono giovani maschi, e 24.001.816 iracheni (meno centomila o forse più uccisi negli ultimi due anni dalle “nostre truppe” sotto la perversa guida di personaggi come Donald Rumsfeld), possiamo aspettarci che i cofani funebri avvolti nelle bandiere (non fotografabili) arrivino in numero record presso l’aeroporto militare di Dover.

NdT:

1: Ossido di Uranio (U3O8), un solido granulare, comunemente chiamato “yellowcake” (torta gialla) a causa del suo caratteristico colore
2: Humus, diffusa pietanza orientale a base di ceci.

Autore: Kurt Nimmo
Fonte: http://kurtnimmo.com/blog/index.php?p=676
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di MILHO.

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