Redazione CDC
Chi c’è dietro alle manifestazioni no green pass che si stanno svolgendo in queste settimane? E’ possibile che siano davvero un paio di chat su Telegram ad aver portato decine di migliaia di persone a manifestare nelle piazze di 100 città italiane? Se non c’è nessun partito (o un’articolazione di esso), comitato o associazione a supportare e organizzare le manifestazioni la protesta non si incalanerà e non produrrà esiti concreti. I partiti, comitati e associazioni sembrano aderire a queste manifestazioni “spontanee” come Italexit presente a Torino per una raccolta firme contro il green pass, o a organizzare le proprie, come quella organizzata dal Fronte del Dissenso a Roma, dov’erano presenti il Movimento 3V, Ancora Italia con VisioneTV, e altre associazioni e canali d’informazione.
C’è confusione intorno a queste proteste, non c’è un movimento unificato e le logiche di “parrocchia” potrebbero prevalere. Continueremo a partecipare, a osservare e a dare il nostro contributo perchè la spinta popolare non sia vanificata. E’ l’unica cosa che ci può salvare, anche se forse è già troppo tardi.
TORINO
Ruggero Arenella
Il temporale che si è rovesciato sulla città un’ora prima dell’inizio della manifestazione ha scoraggiato i torinesi che amano lo shopping e le “vasche” in via Garibaldi ad affollare le vie del centro, ma non ha scoraggiato i torinesi che amano la libertà e la democrazia ad affollare Piazza Castello e gridare a gran voce contro la dittatura.
Alle 18 la piazza comincia a riempirsi, la composizione è assai eterogenea ma manca purtroppo quella categoria ormai assente in tutte le piazze: i ventenni (quantomeno tutte le piazze che non siano costruite artificialmente dai padroni del mondo: nelle manifestazioni delle Sardine, di Fridays for Future, Black Lives Matter e Antifa assortiti, i ventenni pullulano). I manifestanti riuniti in vari gruppi, più o meno nutriti, tutti senza nessuna sigla o simbolo, esibiscono cartelli e striscioni: “Immuniziamoci contro il Tecno-Capitale”, “Contro il green pass – contro il capitalismo della sorveglianza”, “Del mio corpo decido io”. Inizia ad apparire qualche megafono, e qualche coro: “Draghi, Draghi vaffanculo!”, “Bassetti, Burioni fuori dai coglioni”, “Giù le mani dai bambini” e ovviamente “Libertà , libertà, libertà, …”. La folla ormai è calda, ed è pronta a iniziare il corteo. Destinazione: la sede della RAI.
Da una prima stima mi sembra che in totale ci sia qualche migliaio di persone, ma è difficile capirlo. Quando il corteo entra in via Po invece si riesce a fare una conta più precisa. Il colpo d’occhio è notevole. Il grido “Libertà” si fa più forte, più corposo, viene dalla pancia, è arrabbiato e pieno di passione. Sempre più voci si uniscono. Per un attimo mi viene un brivido.
In via Po, da piazza Castello a via Rossini, la folla occupa quasi tutto lo spazio. Sono circa 4000 metri quadrati, se si ipotizza che ognuno occupi un metro quadrato, i manifestanti erano circa 4 mila.
Il corteo arriva nei pressi di via Rossini, a 200 metri dalla sede regionale della RAI. E’ forse il momento più sentito, la gente è fervente e la voce della folla si gonfia d’ira: “C’avete rotto il cazzo!”, “Vergogna, vergogna!”, Giù le mani dai bambini!” e altri cori si alternano. E’ il climax della manifestazione.
Ci sono sole due camionette e una dozzina fra carabinieri e poliziotti che bloccano l’ingresso di via Verdi, per impedire ai manifestanti di arrivare davanti ai cancelli della sede RAI. Le forze dell’ordine non sembrano particolarmente preoccupate. I manifestanti esprimono tutta la rabbia inveendo verso il palazzo, ai pochi che sbucano dietro le finestre, rigorosamente mascherati: “Venduti, venduti!”. Qualche breve, accalorato, comizio riceve applausi mentre continua un lungo, piacevole, minuto d’odio verso coloro che hanno dato un grosso contribuito alla riuscita dell’operazione Covid, e l’instaurazione dell’attuale regime. Una piccola soddisfazione che non impedirà purtroppo che da quella e le altri sedi della radio e TV nazionale venga trasmessa disinformazione e propaganda di regime senza sosta.
Il corteo riparte su via Rossini e la pioggia torna a scendere. La marcia è più lenta e gli animi sono più acquietati. Si vira su corso San Maurizio e mentre si sta per prendere la via per tornare su piazza Castello ci si ferma, si fanno due minuti di silenzio per Giuseppe De Donno. Il sentimento comune è di tristezza mista a rabbia. Un cartello sul petto di due manifestanti recita: “Omicidio di Stato”.
Si riparte per piazza Castello, dove si concluderà la manifestazione. La piazza è mezza piena, la pioggia continua a scendere. Qualche breve comizio precede l’annuncio della prossima manifestazione, l’appuntamento è giovedì 5 nella stessa piazza, alle 21:30.
Mentre la la manifestazione sta per finire facciamo un piacevole incontro, alle nostre spalle c’è Enrica Perucchietti! Colgo l’occasione al volo per chiederle un’intervista, che gentilmente ci concede.
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FIRENZE
Jacopo Brogi
Non c’è un palco, si intravede un megafono ma poi scompare. Al momento, più polizia che manifestanti. Giuseppe De Donno, il medico prematuramente scomparso – che curò per primo la Covid – è il santo laico di Piazza della Signoria. Il suo nome passa di voce in voce, di volantino in volantino. De Donno è oggi il simbolo di una medicina per il popolo, tradita e uccisa da interessi multinazionali. In molti, manifestano anche per lui.
Gli uomini della Digos sono inconfondibili: gli unici mascherati in una piazza non proprio gremita, ma combattiva. Una signora dai capelli rossi legge un foglio a squarciagola: “Siamo qui grazie ai nostri nonni che hanno lottato e riconquistato la Libertà!”. La folla, ormai numerosa, si accende e si sente sicura: un unico corpo pronto a muoversi. “Tu obbedisci perchè finisca, ma è perchè obbedisci che non finirà mai!”, recita un cartello. La Firenze dello shopping, tornata da poco alla vita con un po’ di turisti stranieri, osserva diffidente e divertita queste migliaia di persone così pittoresche, tutte appiccicate e smascherate in un afoso sabato di fine luglio.
La manifestazione non è autorizzata e vorrebbe diventare un corteo per le vie cittadine. Inizia un confronto interlocutorio con le forze di polizia. “Siete disposti ad essere denunciati tutti??” Gridano dalle prime file, tutte al femminile. “Libertà!!”, la risposta collettiva. La moltitudine si muove, ormai nessuno può fermarla.
Persone di ogni età, pacifiche e preoccupate: “Sono vaccinato, doppia dose”, mi dice Gianluca. “Quindi non sono un No Vax, ho deciso di partecipare perchè i miei due figli – tredici e sedici anni – abbiano la facoltà di scegliere cosa fare, ma non adesso. Soltanto quando raggiungeranno la maggiore età. Non è giusto che debbano essere condizionati a farlo oggi perchè altrimenti gli negano il calcio e la danza, le loro passioni. Non va bene, per nessuno. Scrivilo questo: ognuno deve avere la libertà di scegliere”.
È una protesta trasversale, interclassista e spontanea. Si sono riuniti grazie al tam tam sui canali Telegram, e ormai le vie principali della città sono domate. Duomo e Repubblica, ora stanno inondando Mercato Nuovo. “Giù le mani dai bambini!, No Green Pass!”. Il ritorno a Signoria è gioioso e giocoso, ne nasce un gigantesco girotondo fra adulti e bambini che abbraccia l’intera piazza.
L’appuntamento è per la settimana prossima, stessa ora, stesso luogo. Proprio adesso, a manifestazione finita (circa 2000 presenze stimabili/ 400 per la questura), poliziotti in borghese stanno chiedendo documenti e generalità alla signora dai capelli rossi, colei che si è distinta più degli altri; l’hanno fermata quando chi protesta è tornato ad essere parte di un esiguo e isolato gruppetto. Mentre il vento si porta via il volantino più gettonato, quello con la citazione del medico eroe Giuseppe De Donno: “la terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo, non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma“.
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NAPOLI
Massimo Cascone
Nella giornata di ieri, sabato 31 luglio, si è tenuta la seconda mobilitazione nazionale contro il passaporto sanitario, alias green pass, e, tra le tantissime città coinvolte, anche Napoli ha risposto presente all’appello.
Nel tardo pomeriggio, così come in tutta Italia, molta gente ha iniziato a radunarsi in piazza Dante per discutere e confrontarsi circa le modalità migliori per manifestare la propria contrarietà a questo provvedimento liberticida. Ovviamente ad aspettarli, oltre ad un dispiegamento di forze non indifferente – 4 camionette con personale in tenuta antisommossa – uno schieramento di giornalisti, altro braccio armato del sistema, pronti ad etichettare i manifestanti come complottisti e no vax.
Dopo un inizio un po’ fiacco, a causa sia delle alte temperature pomeridiane sia delle notizie contradditorie circa l’orario d’inizio – c’era chi pensava che l’appuntamento fosse alle 17.30, chi alle 18.00 – il numero di persone è progressivamente aumentato, attestandosi intorno alle 800/1000 persone.
Serrati i ranghi e terminata la trattativa con la digos per stabilire come si sarebbe dovuto muovere il corteo, è iniziata la marcia. Al grido di “Draghi Draghi vaffanculo”, “Libertà Libertà” e “Giù le mani dai bambini”, la folla si è riversata in strada, bloccando la circolazione e, scortata da due camionette all’inizio e altrettante alla fine del corteo, ha iniziato a marciare verso piazza Municipio: luogo d’arrivo il Comune di Napoli.
Durante il percorso, tantissimi si sono uniti al corteo, arrivando quasi a raddoppiarne il volume, a dimostrazione di come spesso l’esempio può essere il giusto grimaldello per smuovere le coscienze. Almeno 1500 uomini, donne e bambini uniti hanno dato dimostrazione di quanto sia importante portare avanti questa battaglia e noi, di questo, gli siamo grati.
Arrivati sotto il Comune intorno alle 20.00, con alle spalle uno striscione che chiedeva verità sulla morte del dott. De Donno, già ricordato con un lungo applauso durante il corteo, alcune persone hanno preso parola e hanno incitato tutti a prendere coscienza di quanto grave sia la situazione attuale. “Studiate, informatevi e non indietreggiate neanche di un passo di fronte la dittatura che imperversa” questo il messaggio principale. Intorno alle 20.45 la piazza si è sciolta naturalmente; da domani (domenica) incomincia un’altra settimana di pianificazione delle migliori mosse da fare affinchè le mobilitazioni non siano solo vane passerelle.
SALERNO
Moravagine
Anche nel feudo di Don Vicienzo De Luca si manifesta contro il lasciapassare verde e l’incombente dittatura sanitaria: 200 persone si sono radunate sabato in Piazza Portanova, nel centro storico. La piazza salernitana attesta lo stato della protesta nella provincia profonda: isolamento, spontaneità, disorganizzazione.
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MILANO
Patrizia Ligabò
La seconda grande manifestazione spontanea partita da Piazza Fontana nel giro di una settimana, non era solo di “no vax”, come dicono i grandi media.
Vi erano anche pro vax, chi ci ha ripensato, e chi ci sta ancora pensando. Comunque persone di ogni fascia di età. I dubbi sono più che leciti (così come le domande) e sono umani. Lo scopo delle persone confluite in piazza è il bene comune, di tutti senza esclusione alcuna.
Uniti per difendere i nostri valori democratici, quelli su cui si fonda l’Europa; non divisi dall’odio verso l’altro, ciò che i potenti vorrebbero. Smembrarci, scansando le loro reali responsabilità. Quindi, siamo oltre la scelta personale di vaccinarsi o meno.
I motivi della protesta: In primis la libertà di scelta che deve essere garantita, senza se e senza ma. E, non secondaria, la libertà di informazione. Un’informazione che dovrebbe essere non filtrata in maniera fuorviante, o manipolata, o schierata con il regime. Ovvero, quel ruolo che il giornalista dovrebbe avere: fotografare la realtà che si presenta, con più imparzialità possibile.
Invece, le manifestazioni vengono riportate come flop, oppure non se ne parla proprio, non dando peso al popolo ed alla sua legittima espressione democratica.
Le forze d’ordine schierate erano tante, una presenza spropositata rispetto alle reali dimensioni della manifestazione. Celere, Guardia di Finanza, camionette dell’esercito. La mobilitazione era pacifica, ed in movimento, al grido ciclico e intermittente di “NO GREEN PASS!!; LIBERTA’!!; MILANO NON SI PIEGHERA’!!; GIU’ LE MANI DAI BAMBINI!! “.
Nessun cartello o simbolo di schieramento partitico, anche se si tenta già di strumentalizzare le proteste. Cartelli “SI VAX, NO GREEN PASS”. I giornalisti, cacciati alla prima manifestazione, stavolta non si sono presentati; ci sono invece fotografi e cameramen. Ad un certo punto, cortei minori sono confluiti nel principale, al grido di “LIBERTA’!!. Per chi ha capito, i provvedimenti che l’hanno limitata, sono stati devastanti sulle persone. Le possibili vaccinazioni obbligatorie per i minori, hanno mobilitato anche a Milano molti genitori, giustamente molto preoccupati.
Non vi è stato nessun episodio di violenza, nè scontro con le forze dell’ordine, ciò che è narrato dai media è fuorviante.
Il corteo si è recato sotto Palazzo Marino, sede del Comune di Milano e ufficio del sindaco. Molti passanti sono rimasti sorpresi al passaggio del corteo, ho udito più volte: ” Ma allora non sono così pochi come dicono” ed infatti non lo siamo.
Il green pass è uno strumento di controllo economico, non sanitario, che servirà per ricattare per vivere. In troppi, questo ancora lo ignorano, o ingenuamente, in buona fede, si affidano e si fidano. Quando taglieranno un miliardo – non sto scherzando – di posti di lavoro in tutto il mondo e vi toccheranno i denari e le proprietà, allora le piazze saranno stracolme, ma forse non così pacifiche e tolleranti.
Per quanto tempo ancora i media potranno ignorare una protesta che coinvolge centinaia di migliaia di italiani da nord a sud? Continuo a chiedermelo.
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ROMA
Raffaele Varvara
A Roma, 5mila manifestanti sono scesi in piazza del Popolo al grido di “NO GREEN PASS”, guidati da gruppi di associazioni e movimenti che già da un anno si fanno portavoce di un dissenso sempre più partecipato. Si sono susseguiti vari relatori tra cui Moreno Pasquinelli, Luca Teodori, Francesco Toscano e il sottoscritto. Purtroppo si sono registrati momenti di tensione tra diversi gruppi ed è intervenuta la polizia per evitare il peggio. Lo scontro si è verificato tra chi rivendicava la spontaneità della manifestazione non accettando alcuna identità partitica o associativa e chi rivendicava il diritto a sfoggiare i propri simboli per dare un indirizzo politico/culturale all’evento. La polizia in assetto antisommossa si era schierata a separare le due fazioni di manifestanti che hanno dato vita a due manifestazioni parallele. C’è ancora molto da lavorare per sanare questi conflitti superficiali e marginali rispetto alla gravità del momento nonchè sui rigurgiti di individualismo e di egoismo che costituiscono la controindicazione più grande per la ricerca dell’unità di un popolo.