DI RAFAEL POCH
La Vanguardia
La Germania, che è stata tra gli ultimi ad abbattere il patto sociale del dopoguerra, ora è all’avanguardia dell’involutivo cambio di regime che l’austerità impone.
La Germania vuole affidare a un “eurocommissario” quel poco che rimane della sovranità finanziaria della Grecia come condizione per la concessione di un secondo aiuto di 130 miliardi di euro, secondo quanto riportato dal Financial Times da Bruxelles.
In attesa della riunione sull’eurocrisi del prossimo lunedì, il quotidiano cita un documento del governo di Berlino in suo possesso.L’eurocommissario dovrebbe avere il potere di sovrintendere “ai principali capitoli della spesa” pubblica greca, segnala il documento.
Giovedì, mentre Angela Merkel riceveva Mariano Rajoy a Berlino, Volker Kauder, l’eloquente capo del gruppo parlamentare dell’Unione Cristiano-Democratica (CDU), ha di nuovo citato la convenienza di quanto descritto nel documento divulgato dal Financial Times: sostituire il governo greco con un “commissario” europeo, e se fosse necessario, “inviare funzionari tedeschi che aiutino nella costruzione di un’amministrazione finanziaria che funzioni“.
Nuovo giro di vite
Kauder lo ha affermato in un’intervista con Der Spiegel. “La pressione sulla Grecia deve aumentare, va chiarito ai greci che ci sarà denaro solo se il paese agirà in modo rigido, se sarà necessario tramite un commissario di Stato
inviato dall’Unione Europea o dagli stati dell’euro“, ha detto.
L’eventualità di inviare ad Atene
funzionari tedeschi per insegnare ai greci il modo corretto di amministrare non è stata proposta da Kauder, ma dal Ministro dell’Economia Philipp Rösler, ma comunque Kauder l’ha fatta propria.
Kauder ha raggiunto la notorietà
in novembre quando, nel congresso della CDU celebrato a Lipsia, si vantò che “in Europa si parla tedesco“, tra gli applausi dei suoi compagni di partito.
Pochi giorni dopo, l’ex cancelliere
federale Helmuth Schmidt, un anziano con pedigree da europeista, qualificò quella dichiarazione una “bravata nazionale tedesca“, in un memorabile discorso in cui spiegò l’abbecedario della storia europea alla nuova classe politica del suo paese.
Schmidt mise in allarme sul pericolo di dissoluzione che rappresenta per l’Unione Europea il contrapporre il centro e la periferia in questo genere di dialettica.
La Grecia ha già un primo ministro
non eletto col suffragio universale, Lukas Papadimos, che fu imposto dall’asse Berlino-Bruxelles dopo che la terapia d’urto applicata da Giorgos Papandreou, centrata sull’imposizione di durissimi tagli alla spesa e sulla preservazione dell’interesse delle banche coinvolte nel debito ellenico, aveva aggravato ancor più il debito greco.
Papadimos, ex vicepresidente della
Banca Centrale Europea (BCE), è stato messo al potere per perseguire la stessa linea. Prima di passare per Francoforte, sede della BCE, Papadimos era stato governatore della Banca Centrale Greca tra il 1994
e il 2002, una fase dall’oscura contabilità e dalle strette relazioni con la banca di investimenti Goldman Sachs. Il documento del governo tedesco, oggi rivelato al pubblico, indipendentemente dai suoi risultati,
è senz’altro un giro ancora più stretto dato a quella stessa politica che sta asfissiando la società greca, la classe media e bassa di questa nazione. Ma la sua logica profonda è il cambiamento di regime e va
oltre la Grecia.
Cambiamento di regime
Il “cambiamento di regime”
(“regime change“), il cambio di regime con un altro, di solito era un concetto associato ai progetti dei falchi imperialisti degli Stati Uniti, con mano libera sulle forze armate, diretti ai regimi avversari o indipendenti di tutto il mondo. Storicamente è un concetto di lunga tradizione europea, sia nell’epoca coloniale che dopo la decolonizzazione.
Promosso dalla Germania, l’ipotesi ora spunta dal centro dell’Unione Europea, per essere applicato ai paesi della sua periferia. Il risultato è una svalutazione democratica, e alcuni dei momenti più significativi si stanno già attuando, con la smaccata perdita di sovranità vissuta in cinque paesi dell’eurozona (e in molti paesi ancora più deboli e dipendenti dell’Est Europa) a nome di una “democrazia concorde al mercato“.
Questo concetto (“Marktkonforme Demokratie“) venne coniato da Angela Merkel il 1° settembre in un’intervista con la stazione radio pubblica tedesco Deutschlandfunk. Disse che, “viviamo in una democrazia parlamentare e, quindi, la formazione del bilancio è un diritto basilare del Parlamento, ma comunque troveremo un modo per trasformarlo in modo tale che possa concordare col mercato“.
Da allora il concetto di “democrazia concorde al mercato” trionfa in Germania. È stata dichiarata terza “frase dell’anno” da un’iniziativa della Società
della Lingua Tedesca (GfdS) che ha ricordato criticamente come “la
democrazia è una norma assolutamente incompatibile con qualsiasi
conformità“. Nel sito web del SPD, il partito socialdemocratico tedesco, si legge che questo concetto “significa solo che non sono più i cittadini, da elettori, a poter determinare una direzione, ma gli speculatori, i mercati finanziari, gli hedge funds e le banche“.
La “Marktkonforme Demokratie” è un concetto tedesco per il cambiamento di regime, dunque, attraversoil “patto fiscale” e la “regola d’oro” (il tetto del passivo di bilancio stabilito come precetto costituzionale), il dogma neoliberista diventa legge fondamentale. Qualunque politica neokeynesiana che aspiri a dare allo Stato un ruolo finanziario attivo
sarà proibita dalla costituzione.
È un passo importante, un duro colpo, e il nuovo libro dell’illustre storiografo catalano Josep Fontana, “Por el bien del Imperio“, ci spiega che tutto ciò fu ordito sin
dalla fine degli anni ’70, quando fu avviata, prima negli Stati Uniti e poi nel Regno Unito, la distruzione del patto sociale del dopoguerra che forma l’identità dell’”Europa sociale“.
La Germania è giunta in ritardo nell’intrapresa di questo processo – lo iniziò dopo la riunificazione del 1990, una volta morta la DDR che tanto ispirò il capitalismo sociale del “Modello Deutschland” – ma ora è il simbolo di qualcosa di simile a un cambio di regime in Europa. Le sue conseguenze sono imprevedibili: sia una ribellione come nel 1848, come un ritorno all’Europa bruna e di estrema destra degli anni ’30.
Fonte: Un documento alemán pide un comisario para Grecia
28.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE