Riceviamo e pubblichiamo una accorata lettera di un ufficiale delle nostre forze armate indirizzata all’attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone. Si firma come “MILITE IGNOTO”, anche se noi lo abbiamo conosciuto.
Il testo che segue rappresenta, una volta di più, quanto l’opera di divisione e frantumazione della società italiana abbia raggiunto anche quei settori che sono deputati, secondo Costituzione, alla nostra Difesa.
Discriminazione, emarginazione, esclusione sociale, violazione della dignità umana e costrizione, ricatto. Un mix esplosivo ed antidemocratico che colpisce indistintamente chi non si allinea.
Disobbedire a leggi ingiuste diventa quindi un dovere per chi ha fatto un giuramento di fedeltà alla Patria (che include l’estremo sacrificio a difesa della collettività nazionale), proprio come “MILITE IGNOTO”: ha scelto liberamente di non vaccinarsi e ha perso lo stipendio.
Scrive sotto pseudonimo, per ovvi motivi, ma rappresenta tutti quegli italiani che hanno a cuore la democrazia e lo stato di diritto; tutti quelli che, soprattutto in tempi di guerra, non vogliono piegarsi e che lottano quotidianamente contro l’Ingiustizia.
Buona lettura.
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AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA
Egregio Comandante, come d’obbligo ed educazione, prima mi presento.
Sono un MILITE IGNOTO, fra i tanti che mi accingo qui a rappresentare in questa mia lettera.
Mi permetto in premessa di aggiungere che questa lettera è stata scritta non a due ma a migliaia di mani, come se portasse in calce migliaia di firme, quelle di Ufficiali, Sottufficiali e uomini e donne di truppa di tutte le Forze Armate che hanno prestato totale fedeltà e la massima lealtà verso le istituzioni militari e civili, dal giovane soldato al Generale di Corpo d’Armata, con alle spalle, chi pochi mesi, chi decenni di onorato e spesso duro servizio.
La prego di credermi quando dico che nessuno di noi può essere visto, nell’ esprimere dissenso verso le ultime direttive, come un fanatico o peggio ancora come un sobillatore verso le libere istituzioni anzi, semmai, siamo e rimarremo sempre uomini e donne che sostengono con forza e tenacia la democrazia e la libertà della nostra Patria.
Siamo dei Patrioti che, in quanto tali, si sentono di ricorrere anche al dissenso laddove i valori che hanno reso meravigliosa la nostra Patria vengano minati.
Il pacifico e disciplinato dissenso, oltretutto anche contemplato nel nostro Codice Dell’Ordinamento Militare (COM Dlgs 66/2010 art. 1349, Il militare al quale è impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine e di informare al più’ presto i superiori. ) non è forse una delle più alte forme di patriottismo laddove anche solo un dubbio possa sorgere sulla liceità di una legge di stato?
La disciplina del militare non è forse l’osservanza consapevole delle norme attinenti allo stato di militare in relazione ai compiti istituzionali delle Forze armate e alle esigenze che ne derivano ( art. 1346 COM)?
Ora, per un disegno, a tutti noi in verità ignoto, notiamo con il massimo dispiacere e delusione, che questo nostro forte attaccamento ai valori di democrazia è attualmente vessato dalle azioni attuate dalle recenti delibere nei nostri riguardi.
Mi permetta, in tale ambito, di segnalarLe l’inaccettabile compressione dei diritti costituzionali discendente dalla disposizione di cui al D.L. 172/2021 laddove prevede che il militare, ed altre categorie di civili, che decidano di non sottoporsi alla vaccinazione vengano collocati in sospensione dalla prestazione lavorativa senza emolumento alcuno.
E’ del tutto evidente che lo scopo è quello di coartare la volontà e vincere le legittime perplessità di quanti nutrono dubbi circa l’efficacia dei pretesi vaccini (con riferimento ad esiti infausti della malattia Covid19 poiché è stato acclarato che non impediscono la diffusione del virus) e temono gli ignoti e non indagati effetti collaterali nel medio e lungo periodo.
Nel nostro caso l’art.893 del COM (legge speciale non derogabile da legge ordinaria se non espressamente normato) prevede che:
“1. Il militare in servizio permanente è fornito di rapporto di impiego che consiste nell’esercizio della professione di militare.
2. Il rapporto di impiego può essere interrotto, sospeso o cessare solo in base alle disposizioni del presente codice.”
Da questo emerge in modo evidente come la disposizione in commento in ordine alla sospensione per mancata ottemperanza all’obbligo vaccinale non possa trovare applicazione nel caso delle forze militari essendo queste disciplinate da una normativa speciale ed in quanto tale, modificabile e derogabile da normativa parimenti speciale.
Anche a voler ritenere efficace la disposizione in parola nonostante il chiaro dettato normativo, in ossequio ai principi di equità, proporzionalità e ragionevolezza del provvedimento che è necessario applicare ai fini di una lettura costituzionalmente orientata della disposizione, dovrebbe essere applicato nel caso di specie l’art. 920 COM che recita:
“1. Al militare durante la sospensione dall’impiego compete la metà degli assegni a carattere fisso e continuativo…”.
Seppur in assenza nel COM di una esatta fattispecie “sospensiva” corrispondente ai dettami del DL172/21, sembrerebbe quasi inconcepibile, oltre che vessatorio e discriminatorio, poter concedere, ad un militare imputato in un procedimento per reato penale (art. 916 del COM) o sotto grave procedimento disciplinare (art. 917 COM), una sospensione con metà degli assegni fissi o continuativi, laddove invece si arriva al totale azzeramento di questi ultimi per un militare che, per scelta consapevole, ha deciso di non vaccinarsi. Neanche il peggior “potenziale” criminale subirebbe questa sanzione secondo i dettami del COM, mentre esiste il rischio di vedere famiglie, fatte da uomini e donne in divisa che finora hanno servito con onore il proprio Paese, arrivare a perdere la dignità ed il rispetto della persona umana, diritti, questi, inviolabili anche per il peggiore dei criminali.
Quando ci si considera patrioti, si ripensa sempre al giuramento fatto ed ai significati che quella promessa ci ha trasmesso. La promessa fatta attraverso il nostro giuramento di fedeltà alla “Repubblica” Italiana, alla “Costituzione” ed alle leggi (immagino si intendano quelle non incostituzionali) assume oggi ancor più importanza laddove (INFORMAZIONI DELLA DIFESA 6/2011):
FEDELTÀ , che vuol dire onore, dedizione, obbedienza e sacrificio, si rivolge non ad una parte dello Stato (quelle che per lo più identificano l’apparato centrale di Governo, lo Stato-apparato o lo Stato-legislatore), ma all’intera organizzazione politica sovrana del popolo italiano; l’osservanza della Costituzione e delle leggi è traducibile nel rispetto giuridico delle norme (tutte le norme con le loro specialità ); il sacro dovere della difesa della Patria, si traduce nell’ obbligo morale di dissentire per garantirlo; l’accettazione dello status di militare, che consiste nell’assunzione di rischi e di obblighi e nel rispetto della disciplina, quale condizione dell’ordinamento militare (garantita dal COM).
In conclusione il dovere di fedeltà alla Costituzione, sancito dall’art.54, ha un contenuto aperto, che dipende dai vincoli assunti dal singolo individuo nei confronti dell’ordinamento, dalla concreta sussistenza di pericoli per la democrazia, ordinamento militare che si relaziona con quello statuale attraverso il principio: “l’ordinamento delle Forze Armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.
Oggi, a pochi giorni dall’inizio delle procedure di attuazione del D.L. 172/2021, ci sono parecchie migliaia di suoi SOLDATI, PATRIOTI, che oltre ad essere meritevoli, rispettosi ed attaccati alla lucentezza delle stellette che indossano ed ai valori espressi e sentiti del loro solenne giuramento, si sentono ora come indifesi e senza via di uscita per una scelta che oltretutto, oggi, è ancora formalmente e legittimamente concessa.
Mi rivolgo pertanto a Lei in quanto nel ruolo che riveste rappresenta l’eccellenza militare fra i militari, mi rivolgo in particolare all’eccellenza di spirito e giustizia, di lealtà ed onore.
Indipendentemente da quello che Lei crede sia giusto o sbagliato in materia di vaccinazione, non dovrebbe permettere che i suoi uomini e donne siano posti ad un bivio della loro vita, e con loro le migliaia di mogli, mariti e figli, con l’ingiusta mannaia della sottrazione dello stipendio non compendiata dal Codice che hanno sempre seguito e che sempre seguiranno.
Le chiedo umilmente di considerare l’applicabilità dell’art. 920 COM al caso che ci occupa.
Tutti noi confidiamo in Lei, come figura responsabile che ha a cuore la tutela dei suoi uomini e donne in divisa, nel fare in modo che non siano offese giustizia, dignità ed equità.
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Articolo introdotto e pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org