THE ANTI-EMPIRE REPORT, No. 18

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DI WILLIAM BLUM
16 febbraio 2005

Che cosa vuole realmente la mafia imperiale?

Dopo quella che è stata definita ironicamente l’“elezione” irakena, le richieste di un più imminente ritiro delle forze americane dall’Iraq si sono moltiplicate. Tra le numerose voci della classe influente, quelle del senatore Kennedy, del Brooking institution e di un funzionario governativo inglese. La logica spiegazione dietro ad una richiesta simile fatta in questo momento dovrebbe essere, in teoria, l’inizio in Iraq di quello che la Casa Bianca chiama “democrazia”. Gli Stati Uniti dovrebbero poter dichiarare conclusa la missione e andarsene, senza perdere la faccia.
Tale proposta avrebbe avuto senso se questa cosiddetta democrazia fosse stata la vera ragione dell’invasione e dell’occupazione americana in Iraq. Ma il fatto che i funzionari di Washington non perdano occasione per chiarire che non hanno alcuna intenzione di lasciare l’Iraq in un prossimo futuro rivela quanto queste richieste di ritiro siano assolutamente poco illuminate, visto che i motivi secondo cui l’America resta in Iraq non hanno niente a che vedere con la democrazia, checché se ne dica. Il 17 febbraio 2003, un mese prima dell’invasione americana, io scrissi un saggio intitolato: ”Che cosa vuole realmente la mafia imperiale?” Il saggio è disponibile in rete. {1} Elenco brevemente quelle che nel saggio indico come le motivazioni dell’attacco: espansione dell’impero americano, idealismo, petrolio, globalizzazione, industria bellica, Israele.
Le elezioni in Iraq sono state etichettate come “riuscite” da molti, prima di tutto perché, così pare, sono state tenute, e secondo poi perché, nel giorno delle elezioni, si è assistito ad una minore violenza rispetto al solito.
Per la cronaca, è bene ricordare che anche sotto Saddam Hussein, in tantissime occasioni si svolsero elezioni pacifiche. Chiunque poteva candidarsi al parlamento se otteneva l’approvazione del partito di Baath. E’ molto probabile che lo stesso procedimento sia stato attuato anche nelle recenti elezioni, e che l’approvazione sia arrivata da altre forze, incluse le autorità d’occupazione. Credete che qualche candidato abbia voluto utilizzare la piattaforma elettorale del ritiro anticipato delle forze militari statunitensi e della cessazione della costruzione di numerose basi militari americane permanenti? Non avrebbe avuto l’approvazione. Ma, poiché difficilmente gli elettori erano a conoscenza dei nomi dei candidati o delle loro piattaforme, la domanda è puramente accademica.
In ogni caso, è incerto se gli Stati Uniti s’interessino o meno di chi realmente formi il governo irakeno, perché chiunque sia non avrà mai abbastanza potere da ostacolare gli obiettivi di Washington, soprattutto quelli relativi al petrolio, alle basi militari, all’attenzione verso il sostentamento delle corporation americane e ai bisogni del governo israeliano.

Retorica comunista:

“La difesa dell’internazionalismo proletario è sacro dovere di ogni comunista, di ogni partito dei lavoratori e di ogni marxista-leninista.”
Durante la guerra fredda ci fu insegnato che uno dei segnali della superiorità americana rispetto ai comunisti russi era il linguaggio: noi non parlavamo in questo modo.
Tale linguaggio comunista veniva sistematicamente schernito dai prodotti culturali e dai conservatori americani.
Adesso invece, ai militari americani che vanno in Iraq vengono date schede e diapositive contenenti alcuni “argomenti di discussione” che li aiutano a relazionarsi al meglio con i media e con chiunque abbiano necessità di comunicare.
Alcuni degli “argomenti” sono: “Siamo un team che si affida ai suoi valori, che mette le persone al primo posto, un team che si batte a sostegno della dignità e del rispetto per tutti.” … “Non siamo una forza occupante” … “Ci stiamo muovendo insieme al governo irakeno verso la creazione di un futuro per i figli dell’Iraq”.
… “Le forze di coalizione aiuteranno gli irakeni a costruire una nuova nazione indipendente e a prendere di diritto il loro posto nella comunità mondiale” {2} E queste sono le parole che Dick Cheney ha speso in onore di Viktor Yushchenko, neopresidente ucraino (parole di approvazione, visto che il neopresidente è pro-occidente): “Le nazioni libere sono rimaste al suo fianco quando ha chiesto che la voce del popolo fosse ascoltata. allo stesso modo il mondo rimarrà con lui nel consolidare tutto ciò che l’Ucraina è riuscita ad ottenere” {3}Nel suo discorso d’insediamento del 20 gennaio, durato 21 minuti, il presidente Bush ha ripetuto la parola “liberty” (libertà in senso lato NdT) 15 volte e la parola “freedom” (libertà di agire, indipendenza NdT) 27 volte, ciò significa che l’una o l’altra parola entrava casualmente nel discorso ogni 30 secondi. Nel suo discorso non ha mai menzionato l’Iraq o l’Afghanistan o qualsiasi altra questione di carattere internazionale. I consiglieri del presidente dissero che tale discorso non era altro che “l’istituzionalizzazione retorica della dottrina Bush e che rifletteva le sue più profonde convinzioni relative a quelli che sono gli scopi della sua politica estera”. Tuttavia, aggiunsero, “ il discorso fu scritto in modo molto attento, al fine di evitare di legarlo ad un’applicazione inflessibile o poco realistica del suo obiettivo, quello cioè di eliminare qualunque tirannia”. {4}Solo un uomo della, ehm….sicurezza del presidente poteva credere di riuscire in questa impresa.

E il realismo social comunista.

Uno spot televisivo per la Anheuser-Busch trasmesso durante l’ultimo Super Bowl: Un aeroporto, un contingente di soldati americani in uniforme. Stanno presumibilmente dirigendosi verso l’Iraq, o forse sono appena rientrati. Le persone nel terminal guardano verso di loro, e capiscono subito chi sta arrivando…Sono (incredulità)… E’ possibile (moto di sorpresa) che siano? …
Si! GLI EROI!! Veri eroi, onesti agli occhi di Dio!! I volti degli spettatori sono colmi di profonda gratitudine e di orgoglio. I soldati cominciano a capire quello che sta succedendo, mentre la folla sotto di loro li osanna, i loro volti si riempiono di pari gratitudine ed orgoglio mentre rispondono “Grazie”. Lo schermo dice ”Grazie” Nessuno con gli occhi asciutti in tutto il dannato terminal.
Se fossimo stati in USSR, sarebbero stati lavoratori-eroi del movimento stacanovista che si dirigono verso la fabbrica.

I colpevoli salvati da una coscienza colpevole.

Il 13 febbraio hanno ricordato il 60esimo anniversario del bombardamento di Dresda da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna durante la Seconda Guerra Mondiale. Quel giorno migliaia di persone hanno marciato per le strade di Dresda per condannare l’incendio che distrusse la vecchia e bellissima città e provocò la morte di decine di migliaia di persone senza nessun motivo. (Qualcuno indicò come motivazione la possibilità che la città fosse presto caduta sotto il controllo sovietico). I media occidentali parlarono dei manifestanti semplicemente come “neonazisti” e “fascisti”, come se i tedeschi, o chiunque altro, non avessero buone ragioni per essere sconvolti dal bombardamento, azione che poteva benissimo essere definita un crimine di guerra. L’Independent di Londra disse che “gli ecclesiastici di Dresda hanno dato la colpa delle ostilità verso gli alleati alla propaganda comunista della Germania dell’est che per decenni sostennero che il raid fosse un atto non necessario dell’”aggressione anglo-americana” inflitta a cittadini innocenti”. Dresda faceva parte della Germania dell’est.
La parola operativa in questo caso è “senso di colpa”. Il senso di colpa tedesco è così forte che, tranne i partiti di destra, i tedeschi di solito rifiutano ogni tentativo di alleviarlo dando la colpa agli alleati per qualsiasi cosa. E allo stesso modo rifiutano i tentativi di far figurare il popolo tedesco come vittima della Seconda Guerra Mondiale.

Il cancelliere tedesco Gerhardt Schröder ha fatto un appello ai tedeschi chiedendo di rifiutare tali interpretazioni del raid di Dresda. “Mostrare una responsabilità storica significa non mettere sulla stessa bilancia crimini e sofferenza” ha detto. “ La sofferenza causata da una guerra che la stessa Germania ha iniziato è qualcosa che non posso dimenticare”. {5}Lo stesso fattore di colpa è entrato in gioco recentemente tra la Germania e il segretario della difesa US Donald Rumsfeld. Secondo una legge tedesca del 2002 che permette ai procuratori di indagare sui crimini di guerra in qualunque luogo siano essi stati commessi, il Center for Constitutional Rights di New York ha archiviato una richiesta con l’ufficio del procuratore tedesco per indagare sui crimini di guerra a carico di Rumsfeld sorti dopo lo scandalo della prigione di Abu Ghraib. I tedeschi scelsero di ignorare la loro stessa legge e rifiutarono di proseguire con l’indagine. Un risultato mai messo in dubbio. L’idea del governo tedesco che procede contro un ufficiale americano per crimini di guerra sarebbe pura fantascienza.

Come definite un uomo che ha detto: “Quando la storia sarà scritta, i contras saranno gli eroi del popolo”? {6}L’uomo che parla si stava rivolgendo a quell’adorabile gruppo di nicaraguegni che negli anni ‘80 bruciarono scuole e cliniche mediche, uccisero insegnanti, dottori e infermiere, sabotarono qualunque risultato che il governo Sandinista vantava con orgoglio ( tutto ciò aiutati dalla preziosa assistenza della CIA, che adempiva così al suo ruolo storico di controrivoluzionaria).
Quest’uomo si chiama Elliott Abrams, anche noto come nuovo consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Bush, alla sua ennesima promozione dopo che negli anni ’80, durante l’amministrazione Reagan, lottò strenuamente contro le più vili dittature, le squadre della morte, le torture nell’America Centrale e nel Cile di Pinochet. Nel 1991 si dichiarò colpevole di un crimine molto meno grave, nascose cioè informazioni al congresso nell’affare Iran-contras ma fu perdonato dal papà di George W.

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In tempi più recenti, la storia è stata molto più benevola con Abrams che non con le sue previsioni. Sarebbe difficoltoso trovare qualcuno al di fuori del gruppo degli estremisti neo-con che abbia una parola caritatevole nei confronti dei contras, che tra le altre cose lavorarono per la diffusione del traffico di droga e non disdegnavano violenze sessuali.
Come è possibile leggere nel mio saggio, a cui facevo riferimento prima, un altro leader neo-con, Michael Ledeen, dell’American Enterprise Institute ha tentato di fare prognostici proprio prima dell’invasione americana in Iraq nel 2003, dichiarando che “ se solo …noi intraprendessimo una guerra totale contro questi tiranni, credo che potremmo farcela, e negli anni a venire i nostri bambini canteranno canzoni bellissime ispirate a noi.”
Non ho potuto resistere. La scorsa primavera ho mandato al sig. Ledeen un’e-mail ricordandogli quello che aveva detto e aggiungendo solamente:
“Mi piacerebbe sapere quali sono le canzoni che i suoi figli cantano in questi giorni”.
Non ho ricevuto risposta.
Qualcuno di voi ha l’indirizzo e-mail di Elliott Abrams?

Non sono forse dannatamente intelligenti?

Che cosa è successo? Hanno tagliato di 506 milioni di dollari i fondi per l’Environmental Protection Agency ? Come possono fare una cosa simile? Vogliono forse smantellare l’EPA? Si, questa è l’idea sostanziale. La stessa cosa con la previdenza sociale. E con qualunque agenzia federale che cerchi di ostacolare le corporation o i ricchi benestanti e che vuole indebolire un governo che aiuta sempre meno persone. I giganteschi tagli alle tasse non hanno portato solo soldi nelle casse dei ricchi sottoscrittori del partito repubblicano, ma hanno anche prodotto un deficit che ora viene utilizzato come scusa per altri tagli nella spesa sociale sempre in cima alla lista dei desideri dei randiani dell’amministrazione Bush.

Nella precedente uscita di questo report ho parlato di quanto i democratici siano stati impressionanti nel loro tentativo di sembrare repubblicani sulle questioni religiose, elogiando devotamente Dio e la bibbia. Adesso ci sono chiari segnali della retromarcia dei democratici sulla questione dell’aborto. {7} E la ciliegina sulla torta è stata una lettera del 13 gennaio firmata da 21 senatori democratici, tra cui Kennedy, Clinton, Kerry, Biden, Schumer e Kohl, che chiedevano al presidente di porre in primo piano la questione dell’allargamento delle forze militari. La lettera si apre con: “L’esercito degli Stati Uniti è troppo esiguo per le missioni che affronta.
Per questo oggi le scriviamo per esortarla ad includere alla richiesta di fondi FY2006 un budget ulteriore per l’allargamento dei corpi d’armata e dei marines”. {8}Il tempo in cui i democratici offrivano chiare e liberali alternative alle idee dei conservatori repubblicani è diventato ormai solo argomento per i nostalgici, e i progressisti certo adattano le situazioni a loro favore.
Ma è meglio che continuino a camminare con gli occhi ben aperti e senza voltare la schiena. Howard Dean, capo del partito democratico, non renderà loro la vita facile.
Non è stato scelto per porre un freno al movimento di destra. “ Non m’interessa essere chiamato liberale” ha detto l’anno scorso. “Solo non credo sia vero”.

Una tale ipocrisia deve essere rispettata.

Durante l’incontro della Commissione ONU sui diritti umani, l’anno scorso, gli Stati Uniti presentarono una mozione in cui criticavano il resoconto sui diritti umani presentato dalla Cina. E sembra che vogliano fare la stessa cosa quest’anno, durante l’incontro che si terrà a marzo. Il trattamento dei prigionieri da parte dei cinesi è un fatto che infastidisce il dipartimento di stato, come anche il trattenere prigionieri senza rivelarne i nomi. {9} (Qualcuno di voi ha per caso detto Guantanamo?)
Mi domando quando gli Stati Uniti inizieranno a “restituire” i prigionieri alla Cina per essere interrogati con torture. Oppure hanno già iniziato?
Il dipartimento di stato è anche preoccupato che Cuba e lo Zimbabwe facciano parte di una commissione che si preoccuperà di sviluppare il programma dell’incontro. “E’ opinione degli Stati Uniti che qualunque nazione violi regolarmente e sistematicamente i diritti dei cittadini non dovrebbe essere invitata a riesaminare l’andamento di altri paesi su una questione come quella dei diritti dell’uomo”. {10}(Nota educativa per spiegare i precedenti:
Durante il periodo della rivoluzione, Cuba ha mostrato uno dei migliori resoconti sui diritti umani di tutta l’America Latina. Nel mio saggio discuto proprio di questo. Dateci un’occhiata.) {11}Un altro membro della commissione insieme a Cuba e Zimbabwe che tuttavia non è stato segnalato per violazione dei diritti dal dipartimento di stato è l’Arabia Saudita. Verrebbe da pensare che se il dipartimento è politicamente incapace di criticare i sauditi, dovrebbe almeno avere abbastanza rispetto per se stesso e buon senso ed evitare di segnalare qualunque altro membro della commissione.

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Isabella Piovanelli

Articolo originale a:
http://members.aol.com/bblum6/aer18.htm

Note:
{1} http://members.aol.com/bblum6/mafia.htm
{2} Editor & Publisher, January 18, 2005
{3} Washington Post, January 27, 2005
{4} Washington Post, January 22, 2005
{5} The Independent (London), February 14, 2005
{6} LA Weekly (Los Angeles), March 9-15, 1990, p.12
{7} Nicole Colson, “Have the Democrats Surrendered on Abortion Rights?”
Counterpunch, February 10, 2005; Washington Post, February 13, 2005, p.A5
{8} Press release issued by the office of Sen. Jack Reed (D.-RI), US Fed News,
January 13, 2005
{9} Washington Post, February 7, 2005
{10} Washington Post, February 9, 2005
{11} http://members.aol.com/bblum6/democ.htm

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