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La Redazione

 

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Suoni dall’oriente

Aziza Mustafa Zadeh, una pianista azera che mescola Jazz e atmosfere orientali
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A cura di Giulio Bona
Il 9 Novembre 2022
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Aziza Mustafa Zadeh

Aziza Mustafa Zadeh

Conosco da diverso tempo la pianista azera per un paio di pezzi al pianoforte che personalmente amo. Ho cercato delle recensioni interessanti per conoscere, anche personalmente, altre opere di quest’artista straordinaria. Su debaser.it ho trovato due interessanti e concise recensioni di 2 albums: Jazziza e Always che vorrei condividere con voi.

Intanto condivido anche quello che conosco io di lei, il primo pezzo é Contrasts:

Intenso, minore, si sente l’influenza neoclassica ma con le ritmiche che usa lo rende un pezzo unico. Il pezzo cambia diverse volte ritmo e “volto” ma rimane il tema principale che verrá poi ripetuto. Belli gli “scatti”, la pianista dimostra un’agilitá olimpica ed una pulizia estrema del suono. Il pezzo diventa poi una specie di danza popolare con ampie pause che tolgono il respiro a chi le ascolta. I culmini sono estremamente “scenici” come dalla tradizione russa, fatti da lei sono bellissimi, fanno “balzare” il cuore nel petto! La chiusura é repentina come nelle musiche popolari dell’est.

Il secondo é the Dance of Fire, pezzo completamente fusion ed eseguito da una jazz band, dalle melodie si capisce subito che non é un normale pezzo jazz:

I trilli che lei esegue e le scale sono la particolaritá di questo pezzo, la parte melodica é piú il suo stile personale, con figure di musiche popolari, gighe dall’est europa, mescolato a groove jazz, incredibile e bellissimo. Davvero una danza di fuoco. Ascoltatelo fino alla fine… é bello sin dall’inizio, ma poi cambia e sorprende chi lo ascolta!

 

L’ultimo pezzo che mi ha colpito totalmente é: Bana Bana Gel. Lei qui canta anche, qui l’artista vi porta su un altro pianeta. La sua musica é un mix incredibile di musica letteralmente araba mescolando jazz, musica classica, canti popolari… musica dodecafonica, bebop, tango… la trovo geniale:

Introduzione di Giulio Bona

 

 

Aziza Mustafá Zadeh

Aziza Mustafá Zadeh

 

 

Adesso condivido con voi un paio di interessanti articoli presi da debaser.it su due album di Aziza, in fondo all’articolo trovate i links.

 

Album: JAZZIZA, Articolo di Stefanet, Debaser.it

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Qualcuno la chiama “la principessa del jazz”. Sciocchezze. E’ certo però che Aziza M. Zadeh, pianista azera, è stata baciata dalla fortuna, perché ha mille e una virtù. E’ una donna molto bella, suona con una tecnica stupefacente, ha una voce tra le più “incredibili” per estensione, intonazione e tecnica. Nei suoi dischi troviamo musicisti del calibro di Al di Meola, Toots Thielemans, Stanley Clarke, Bill Evans (sax), John Patitucci. Philip Catherine. E in più compone ottima musica.

Figlia d’arte, a soli 17 anni vince (e non in patria, ma nel temibile terreno americano) il premio Monk, e stupisce il mondo con uno stile assolutamente originale e inconfondibile. Viene scritturata dalla Sony e ottiene prestigiosi riconoscimenti in Europa. La sua musica viene descritta come “mugham”, secondo alcuni derivazione in chiave moderna del maqam, e viaggia, in un miracoloso e sottile equilibrio, nel regno della contaminazione stilistica tra il jazz di Chick Corea e la musica tradizionale della sua terra, l’Azerbaijan. Come riesca a compiere questa magia può essere spiegato solo ascoltando i suoi dischi, intensissimi e pieni di pathos.

Sensazionale è l’impatto ritmico che riesce a produrre al piano o duettando con i musicisti che l’accompagnano. Sfrenate danze orientali, vorticosi assoli, incalzanti variazioni di tempo e classiche ballate al chiaro di (mezza) luna si susseguono tenendo alto il livello compositivo. Riconoscibilissimo è l’uso frequente di scale arabe e medio-orientali, a cui vengono sovrapposte alcune figurazioni jazzistiche classiche insieme a ritmi flamenco. Non mi stupirei affatto, però, se qualcuno storcesse il naso di fronte a tanta profusione di energia e vitalità. Non si tratta di musica per tutti, e non mancano i detrattori tra i puristi. Ma non si possono negare la stoffa, la capacità di coinvolgimento e l’alta qualità delle sue composizioni. Jazziza è, come si può intuire, il CD più “occidentale” della Zadeh, ed in cui figurano molti standards (“My Funny Valentine”, “Scrapple From The Apple”, “Take Five”, tanto per citarne alcuni).

Il feeling tra i musicisti è alto e la pianista sfodera i suoi “fondamentali” con sicura padronanza, dando prova di grande capacità di arrangiamento e di eccezionali capacità vocali, come nel caso di “Nature Boy”, che viene eseguita in una sorta di originalissimo “scat orientale”. Comunque la si voglia giudicare, un’artista unica e bravissima.

Per ascoltare Jazziza su YouTube:

 

 

 

Album: ALWAYS, Articolo di JakeChambers, Debaser.it

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Se il jazz è nato dal melting pot creatosi agli inizi del novecento negli Stati Uniti d’America, non dovrebbe stupire più di tanto che, in tempi di “villaggio globale”, questo crogiolo eternamente ribollente si arricchisca di stimoli e suggestioni provenienti dalle più remote parti del mondo, inclusa la piccola repubblica ex-sovietica dell’Azerbaijan.

La pianista e cantante Aziza Mustafa Zadeh è doppiamente figlia d’arte. Suo padre è il grande Vagif Mustafa Zadeh, uno dei pianisti più seminali ed innovativi provenienti dall’allora URSS, prematuramente scomparso all’età di quarant’anni, fautore di una fusione tra jazz e mugam, la musica tradizionale azera. Sua madre Eliza è una cantante classica proveniente dalla vicina Georgia. Con una tale familiarità, la giovane Aziza non aveva davvero che l’imbarazzo delle scelta, su quale strada artistica percorrere per arrivare al successo. Si interessò di pittura e danza , ma risultò presto che l’eccellenza l’avrebbe raggiunta nella musica, tanto è vero che nel 1986, a soli diciassette anni, vinse il prestigioso premio “Thelonius Monk” a Washington, prima tappa di una fortunatissima carriera internazionale.

Questo “Always”, secondo disco della pianista, uscito nel 1993, vincitore del Phono Academy Prize in Germania e del premio Echo Prize della Sony, si divide tra performance solistiche ed in trio, accompagnata da quella che all’epoca era l’ossatura ritmica delle band di Chick Corea: il batterista Dave Weckl e il bassista John Patitucci. E se Corea (assieme a Jarrett) è l’influenza più riconoscibile sul versante più schiettamente jazzistico, è altresì vero che la grande preparazione e cultura musicale della nostra attinge anche al mondo classico, da Chopin a Rachmaninoff. La Zadeh esibisce un pianismo sontuoso, lussureggiante, con la mano sinistra, mobilissima, a scatenare dei piccoli terremoti ritmici. Le sue composizioni, frutto di raffinate, complesse stratificazioni tematiche, alle orecchie degli occidentali richiamano inevitabilmente l’esotismo ed il mistero evocati da tanta musica romantica di ispirazione orientaleggiante. Con la differenza che qui siamo di fronte all’originale…

Inoltre, la nostra è una cantante di impostazione lirica, dotata di notevole estensione vocale, con una particolare predilezione per le incursioni nei sovracuti. Sembra impossibile da una donna tanto eterea sgorghi un simile torrente di energia musicale: per questo motivo Aziza andrebbe apprezzata specialmente dal vivo, anche perché – ricordo che il vostro umile recensore è un pur sempre un uomo – è di una bellezza e di un fascino da togliere il fiato.

A dire il vero, pur riconoscendo la straordinaria duttilità vocale della pianista azera, mi sembra che i brani cantati siano i meno riusciti. Sia quando canta dei veri e propri testi nella sua lingua madre, che quando si esibisce in una specie di “scat mediorientale”, l’impressione è che indugi in una sorta di virtuosismo fine a se stesso… Ma si tratta comunque di peccati veniali, abbondantemente ripagati dai numerosi momenti in cui le sue dita sulla tastiera fanno miracoli. Brani come “Vagif” (dedicata al padre), “Heartbeat”, “Kaukas Mountains”, sono ricchi di torride improvvisazioni, che non si fanno dimenticare facilmente.

In seguito, la Zadeh ha pubblicato diversi altri lavori, tutti interessanti, che vedono la partecipazione di musicisti fusion quali Al di Meola e Stanley Clarke (“Dance of Fire”), o in completa solitudine, come “Seventh Truth”, che ha scatenato un mezzo scandalo nel suo paese d’origine per via di un suo casto nudo in copertina. Musicista da scoprire.

Per ascoltare Always su YouTube:

 

 

 

Link articolo su Jazziza: https://www.debaser.it/aziza-mustafa-zadeh/jazziza/recensione

Link articolo su Always: https://www.debaser.it/aziza-mustafa-zadeh/always/recensione

Link a sito dell’artista: https://www.azizamustafazadeh.de/

 

 

Articolo di Giulio Bona per ComeDonChisciotte.org

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